E voi, Miniftri, con divoto canto Accompagnate il sacrificio intanto.
Parte dei Ministri del Tempio ripongono Su l'Ara le Vittime, allé quali Iliona accende il fuoco; parte spargono fiori fu l' Ara; poi tutti accompagnano col ballo ballo il canto del
Giove, ascolta i voti amici
De la Tracia supplicante; E a proteger gl'infelici Stendi il braccio fulminante.
Ilio. Si popoli, sì amici, a la difefa De la vostra pietà lascio il Germano... Segui, Darete, i paffi miei; si vada Dal Tiranno a tentar l'ultima prova; Piangere inutilmente or quì non giova.. Dar. Che mai si può sperar? Loscellerato Sempre nel mal oprar dura oftinato. Iliona, e Darete fi partono per to stesso luogo Sotterraneo..
SCENA. III.
Pirro, Andromaca, Deifilo creduto Polidoro.
Ual romor? Quanta gete? Ora cõprendo; Polidoro è nel Tempio:E da qual parte
Ci entrò costui, s'ogni fentiero è chiuso? L'avrà liona, che di là si parte, دو Per lo stesso cammin forse condotto.
Andr. Prence, vedesti Pirro Ah sommo Giove,
Non lasciar, che costui di più s'innoltri! Pir. Polidoro, sei tu quel generofo, Che per meco venir facea contesa?
Ora tremante tu ricorri al Tempio, Qual si rintana ne la buca, e fugge La man del cacciator timida belva. Lascia, Prence, il timor, vien meco ardito; Per farti Re ti van cercando i Greci.
Andr. Non ti lasciar sedur, cor mio; che questa E' l'arte, con cui guida il Greco a morte. Deif. Lo so. Pirro t'inganni, io son qual fui. Se prima gareggiai per venir teco, Fu per salvar Deifilo; ma adelfo Cerco salvare Andromaca; per questo, Non per campar da morte, io venni al Tempio Pir. Andromaca è mia preda, ed io quà venni Più per lei, che per te; lasciala, o folle, A un Regno, che l'aspetta, e a un Re, che l'ama; Che restando con te sarà infelice. Andr. Amo meglio merir con Polidoro, Che vivere con te Spofa, e Regina. Pir. Eh cò, bella
Deif. Mutiam, Pirró, linguaggio:
Non cede a le lusinghe alma Trojana. Per questo sen d'Andromaca a la mano, E non per altra via paffar fi deve. وو Pria di rapirla, e profanare il Tempio,.
Devi svenar me pur, come svenasti.
,, Il mio buon Genitor di Giove a l'Ara:
Questo è il nostro destino, e il tuo costume.. Eccoti la tua preda, eccola in seno Del suo amante fedel, del tuo nemico. Dammi. l'ultimo amplesso, anima mia
ad Andromaca. Pria che vibri costui l'usato colpo. Anima vile, non ti movi ancora? Non sperar mai, che sin ch'io vivo, ell'ami Altri che Polidoro; un folo colpo La può far tua. Via scellerato, vieni. Pir. T'inganni, Polidoro; io non ho fete
Del sangue tuo, ne vo' far forza al Tempio. Per Andromaca poi, so l'arte alfine Di posseder quella beltà superba..
Io svenarti, perchè mai? Perchè forse ami colei? Nò, che miei saran que' rai A dispetto del tuo amor. Perchè forse il tuo Germano Mi trafisse il Padre a torto?
Nò, che già con la mia mano lo t'uccisi il Genitor.
Andromaca, Deifilo creduto Polidoro
On'è tutta pietà la sua pietade:
Ma ciò, che non fè Pirro, il Re fra poco Più di Pirro crudel farà eseguire. Deif. Tant'oltre vuoi, che l'impietade arrivi? Andr. E di più ancora, sedi più poteffe Oprar la tirannia contra le leggio
De la ragion, de la pietà, del sangue. Deif. Costanza dunque, e quei momenti, o cara, Che ci lascia il crudel, diansi a l'amore:
Non ha la crudeltà poter sul core....
Deliziosa contigua al Tempio di Giove
Polinestore, Pirro, ed il Capitano delle Guardie.
Polinestore, avrai dal Capitano
,, Cid, che avvenuto sia nel Tempio, inteso. So, che molti de tuoi porgono preghi » A te, perchè si salvi Polidoro. » Sia pur falvo, se vuoi, che del suo sangue دو Punto vago non fon, come tu credi: , Ma se intendi esser pio, talchè rispetti Vanamente di Giove il Tempio, e l'Ara, , Rendimi almeno Andromaca, ch'è mia. „Non ti giova esser pio, se non sei giusto. Polin, E Polidoro, e Andromaca ho promesso, Nè mancar può di fe la mia promeffa, Come non manca mai di raggi il Sole. Chi può temer, non che affermar, ch' io voglia Polidoro negare ai Greci amici? Imprudente non sono, e non ritratto Ciò, che già maturò sano consiglio:; Prendilo pure ove fi trova, e cela, Che inutilmente al Nume egli ricorre. Non fiamo noi, che facciam forza al Tempio, Ma chi ricorre iniquamente ai Tempj.
Pir. Non è facile impresa il separarlo
Dal Nume, a cui s'avviticchio dintorno Qual edera tenace al tronco amato. Polin. Non hai come rapirlo? Io pur ti diedi. Armi, epotere; anzi ftupisco come Sino a quest' ora a prenderlo indugiasti.
Pir. Vivo non ci sarà chi al Tempio il tolga. Polin. Prendilo ò vivo, è morto, e a le tue Navi Teco il conduci ai Prenci Argivi in dono; Che ben empio sarei più, che a svenarlo,... Se potendo troncar con un sol colpo Dei nemici di Grecia il seme, e'l germe, Non lo facesi per timor dei Numi. Pir. Per ufar forza alcuna a Polidoro Non venni in Tracia, e men per trucidarlo; Tocca ufarla a te solo in Sesto, e in Tracia. Polin. Ben parli, che a ciascun Principe tocca Ne' propri Stati esercitar la forza. Entra nel Tempio, o Capitano; prendi Polidoro per forza; e se ostinato Perfiste in non lasciare d l'Ara, dil Nume, Fa, che lasci la testa anche su l'Ara; Poi dalla a Pirro, ed a la testa aggiungi Lagemma, che il Trojan porta per ufo. Intendi? Polidoro, ò vivo, è morto..
Iliona, e detti.
O vivo, d morto Polidoro? Ah
Ferma, d'empio Signor peggior Ministro.
O vivo, è morto Polidoro? Ah mostro!
Ah furia! E' questa l'esecranda Reggia
Di Tebe, ò pur di Colco? Ahi, che più enorme. Di quel di Tebe, e Golco è il tuo delitto!
Sai tu, crudel, qual Polidoro fia?
Sai dove ora si trovi?
Polin. Il so; per questo
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