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CAPITOLI

DI

M. BOSONE DA GUBBIO

E DI

JACOPO ALIGHIERI

SULLA

DIVINA COMMEDIA

DI

DANTE ALIGHIERI

AL LETTORE

La serenità de' bei giorni, e la dolcezza della temperatura dell' aere nel mese di ottobre dello scorso anno insurger fece nell' animo mio, e in quello di alcuni miei degnissimi congiunti, coi quali soglio menar miei giorni, il desiderio di deliziarne per alquanti dì nella campagna, onde quivi godere, in luogo più aperto, della amenità di quella stagione. Posciachè dunque si pose mente a' tanti siti delle nostre bellissime contrade, chi fra noi per uno parteggiando, chi per un altro, fu alla fin fine prescelta, ogni altro lasciando, l'antica abbadia di Montecasino, sì nobile, e famigerata nelle istorie del medio evo. Imperciocchè prevalse la scelta, la quale doppio vantaggio offeriva nella nostra gita; il primo quello della uscita già discorsa; il secondo, che assai utile e dilettamento ritrar ne potrebbe lo spirito, allorchè ivi andato si fosse coll' occhio di osservatore, per quanto ad ognuno di noi era con

cesso.

Nel di otto adunque di quel mese ne avviammo per quella volta, e verso il tramonto del sole del dì seguente giugnemmo in quel magnifico cenobio. E, sia detto a riconoscenza verso que' buoni PP., noi fummo ricevuti con quella tale generosa ospitalità e larghezza di cuore, ch'è tutta propria di essi loro.

Nella seguente giornata, poichè furono ristorate le nostre forze e col cibo e col riposo, che ne resero soavi le dolci ombre di una notte tranquilla,

al pari col sole ne uscimmo ad osservare quel grandioso edifizio; e ne fu scorta nella piacevolissima andata il P. D. Raffaele de Pasca, giovane religioso, quanto di nobil prosapia, altrettanto erudito, e di dolci costumi. Con guida sì amabile passammo ad osservare primieramente il ricco tempio, d'inesprimibile e squisito gusto architettonico. A descrivere il quale non si presta la debolezza della mia penna; e solo dir posso che fui compreso da tale ammirazione che mente non mi soccorre a manifestarla. E in vero sarebbe impossibile l'immaginare a colui, che dalle storie non conosca la grandezza de' PP. Benedettini, come si abbia potuto su di erma ed alta vetta di aspro monte tanta magnificenza e sopraffino gusto insieme riunire.

e

Senza essere stanco di osservare, pieno di stupore e di meraviglia mi partii da quel luogo, condotto venni nella biblioteca. La quale io trovai corrispondere alla magnificenza del tempio: e pari in cortesia rinvenni quivi il bibliotecario il P. D... Gattola, il quale, con ogni affabilità accogliendomi, di tutto mi diè pieno ragguaglio, mostrandomi le migliori e più rare edizioni, che si contengono in que' scaffali, tra le quali la celebre edizione del 1459 del Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durante, e di altre antiche e rarissime opere.

Dalla biblioteca passai in fine nel grande archivio, depositario di Mss. rarissimi; qual cosa senza fallo forma il maggiore e più splendido ornamento del nostro regno. Ivi con eguale cortesia fui ricevuto dall' archivario il Ch. P. D. Ottavio de Fraja Frangipane; uomo di elevato ingegno e nella diplomatica peritissimo; il quale mostrommi varii di que' codici preziosi. Ma siccome anticipatamente io ben conosceva, che ivi esister dovesse un Mss. del

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