MAESTRO PAOLO DELL'ABACO.
Udendo il ragionar dell'alto ingegno, Che rende lume dell'alto intelletto, Per mio caro maestro vi ho eletto, E come a padre a voi ricorro e vegno.
Per un pensier, che nella mente tegno, Il qual non poco mi tien in sospetto, E sempre acceso mi starà nel petto Se con vostra fontana io non lo spegno.
Adunque a tal disio date conforto,
In me spirando vostro gran valore, Sì che 'l ver chiaro per voi mi sia scorto.
Dir se Amor è pria, che gentil core, O gentil core pria, che Amor fu orto, O se più tosto l'un dell'altro muore.
CHE TROVASI IN FINE DELLA CANTICA DELL'ALIGHIERI
DELL'EDIZIONE DEL VENDELINO
Credo in una Santa Trinitate Padre, Figliuolo, e Paraclito Santo, Coeterni in una personalitate.
Poi la Sapienza qua giù prese quanto Della Vergin Beata sempre verace, Venendo a carcarsi dell'uman manto. Preso, ligato, battuto senza pace, Sotto Pilato crocifisso, e sepulto, Gridando ancora il popolo fallace. Discese all' Inferno per lo vecchio occulto E liberollo dalla man superba, Dotando lui di grazioso indulto. Poi suscitato dov'è la dolce erba Ascese, che ciba il coro gloriato, Scampato, e salvo dalla voglia acerba. Sedendo al padre dal suo destro lato Onnipotente, e di tutto Creante
Con lo Spirito Santo da lor due mandato. Ancor nel Mondo tornar giudicante
I vivi, e morti conformi a lor dieta, Luce donante, e pena conservante.
Credo in la Santa Trionfante, e quieta Chiesa Cattolica di tutt'i Santi, Gloriosa Madre Militante, e lieta. Ancor nel sacro che noi tutti quanti Ne fa col corpo; e col sangue beato Esser comune, e del Cielo abitanti. E nel battesmo da Cristo ordinato Ho per grandezza la remissione, E sua indulgenza per nodo ligato. Ho ferma fede nella surrezione
Del nostro corpo intero sano, e puro Anzi l'eterna, e final professione; Poscia la vita del secol futuro. Amen.
Io scrissi già d'amor più volte in rime, Quanto più seppi dolci, belle, e vaghe, Ed in pulirle oprai tutte mie lime. Di ciò son fatte le mie voglie smaghe, Perch'io conosco avere speso invano Le mie fatiche ad aspettar mal paghe. Da questo falso amor omai la mano A scriver più di lei io vò ritrare, E ragionar di Dio come Cristiano. Io credo in Dio Padre, che può fare Tutte le cose, e da chi tutt'i beni Precedon sempre di bene operare. Della cui grazia terra, e Ciel son pieni, E da lui furon fatte dal nïente Perfetti buoni, lucidi, e sereni. E tutto ciò che s'ode, vede, e sente Fece l'eterna sua bontà infinita, E ciò che si comprende con la mente. E credo, ch'e' l'umana carne, e vita Mortal prendesse en la Vergin Santa Maria, che co' suoi prieghi ognor ci aita: E la divina essenza tutta quanta
In Cristo fosse nostro santo, e pio, Siccome Santa Chiesa aperto canta.
El qual veracemente, e Uomo e Dio, E unico Figliuol di Dio nato Eternalmente Dio di Dio uscio Non fatto manual, ma 'ngenerato
Simile al Padre, e 'l Padre ed esso è uno Con lo Spirito Santo, ed incarnato. Questi volendo liberar ciascuno
Fu sulla santa croce crocifisso Di grazia pieno, e di colpe digiuno. Poi scese al profondo dell' abisso
D' Inferno tenebroso per cavarne Gli antichi Padri, ch' ebbero il cor fisso Ad aspettar che Dio prendesse carne Umana, per lor trar della prigione, E per sua passion tutti salvarne. È certo, chi con buona opinione Perfettamente, e con sincera fede Crede, è salvato per sua passione. Chi altramente vacillando crede,
Eretico, e nemico è di sè stesso; L'anima perde che non se n' avvede. Tolto di croce, e nel sepolcro messo, Con l'anima, e col corpo il terzo dì Da morte suscitò, credo, e confesso. E con tutta la carne ch' ebbe qui
Dalla sua Madre Vergin Benedetta, Poi in alto in Cielo vivo se ne gì. E con Dio Padre siede, e quindi aspetta Tornar con gloria a giudicar li morti, E di loro, e de' vivi far vendetta. Dunque a ben far ciaschedun si conforti, E Paradiso per ben far aspetti, Ch' alle grazie di Dio saran consorti: E chi con vizii vive, e con difetti Sempre in Inferno speri pene, e guai Insieme co' Demonii maladetti.
« IndietroContinua » |