Ant. Non l'intese giamai, benche con cura 4 Essatta, e diligente, Ricercar lo faceffe Ario. Tra le spoglie d'Effira, Anco il fugello di quel Regno haurai? Anth. No Signor, che trouato ei nõ fù mais Tutto ciò mille volte Preto narrommi. Min. Hor ecco Il fugello real del Rè d'Effira. Suoi fogli messaggieri. Anth. Piaceffe al Ciel; ma senti Sul bomero sinistro bà bianca piuma. Min. Hà questo segno ancora. Anth. Se questo è, Padre caro alto Signore, Per la faluezza di tua Regia testa, Supplice ti scongiuro A darlo ad Archimene, She Che più degni Himenei non trouerais Arse di fiamma impura Hor, cangiata natura, Fatť'è pudico il pria lascino amore. Nel pentito mio sen face men degna, E li vedrai ben tosto Figliar Signor non afpettati effetti. Aric. E' d'humana fiachezza, Che lor con gl'himenei destino il Regno Anth. Felice messaggiera Io vado,e di tornar pronuba spero. Ario. Ma che farem di Melistea tua figlia Pariftide? le nozze D'Archimene felici Non ftimerò, se giouane si bella Sposa anch'ella non fia. Parif. Trà Signora, ed ancella Il paragon disdice. Il stato d'Agramonte Paril. A tali gratie, ò Sire : SCENA VLTIMA. Anthia: Bellerofonte: Archimene : Ariobate: Minocle: e tutti. Ant. D I che temete, fortunati amati? Già sposi siete,e dolce, e lieta Tepra i sospiri,e virajciuga i prāti:(forte Bell. Non ben ficuro il core Ancor ritien l'imagine di morte. Arch. E l'anima fofpefa Ancor turba il dolore. Anth. Ecco Bellerofonte 1 E quai E quai benigne S telle, A miei voti pietose, Scoperte han sì gran cofe; 4 Far resistenza al Ciel più non conuiene; Sia sposo d'Archimene Bellerofonte, & ella Moglie di lui feconda, e casta sia; Ecsì destino, e voglio, 4. S'inchineranno ubbidientii Lici. Bell. Gran doni tn vn fol punto Magnanimo Signor da te riceuo; Vita, Regno, e conforte: Se più bramar volesfi Bramar più non potrei D'ogni felicità giunto a gl'ecceffi : In qual ftato io mi fia E fi leggerà in fronte, Humil feruo è del Rè Bellerofonte. Arch. O caro Padre, o Sire Da mille gioię oppressa, Nulla sò proferire; Di gratie in uece io baccio La riuerita destra, L A E riuerente Ancella Tutti i penfier miei rassegno in quella. Ario. Di paterna pietà teneri affetti Mi niegano il parlar figli diletti. - Anth. Scorta da cieco ardore Pur troppo vaneggiai; Vola se stessa homai viuer Anthia. Ti rapi, man pacifica ti rende, Ecco d'Effira il già perduto impero; El mio d'Argo à te dono Bella Archimene in questo serto aurato, Con diuerfa vicenda Più lieto, e fortunato, Ch'ei non fè ful mio crin sul tuo rifpléda. Ario. O di cor generofo Magnanimo pensiero; Si gran rifiuto, ò bella, O cara figlia amata, Ogni colpa passata hoggi cancella . Bell. O generofa donna 1 Men |