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quaedam procurandis prodigiis fieri solita sena- | Gneo, amendue per la seconda volta (A. R. 496, tus faciunda censuit; quod in Albano monte locis- A. C. 256) il senato ordinò che si celebrassero que aliis pluribus, atque adeo in urbe ipsa, lapi- alcune sacre funzioni solite a farsi quando si avedes frequentes grandinis instar deciderant. Lati va d'uopo d'investigar la cagione di qualche avnas ferias instaurari, causaque earum dictatorem venuto prodigio; perchè sul monte Albano ed in dici visum est. Q. Ogulnius L. F. A. N. Gallus di- molti altri luoghi, e per fino nella stessa città, ectator, M. Laetorius M. F. M. N. Plancianus ma- rano caduti minuti sassi a foggia quasi di grandigister equitum fuerunt. C. Atilius, qui classi prae- ne. Parve quindi opportuno che si rinnovassero rat, ad Tyndaridem Siciliae cum appulisset, clas- le ferie latine, e che a tal uopo dovesse crearsi sem Punicam ordine parum composito praeterna. un dittatore. E questa dignità fu impartita allora vigantem conspicatus, eius oppugnandae consi- a Q. Ogulnio Gallo figliuolo di Lucio e nipote di lium subito coepit. Iussisque sequi ceteris navi- Aulo; e con lui fu poscia maestro dei cavalieri bus, ipse cum decem, quae primae parari potue- M. Letorio Planciano figliuolo e nipote di due runt, evolat; et ad Poenos iam longius evectos Marchi. Frattanto il console C. Atilio a cui era summa velorum remorumque contentione pergit. venuta in sorte la flotta, approdato nella Sicilia a Tindaride, e veduta la flotta Cartaginese che veleggiava per quelle parti disordinata anzi che no, si volse immantinenti al consiglio di assaltarla; e fatto comandamento alle altre navi di seguitarlo, egli con quelle dieci che più presto delle altre poterono allestirsi, si pose a gonfie vele in cammino, e sollecitando il viaggio coll'opera delle vele non meno che dei remi, raggiunse i Cartaginesi, oltrepassati già di gran tratto.

XXIX. Hamilcar in ea classe vehebatur, non contemnendus imperator: qui paucas sibi naves instare videns, alias portu vix egressas esse, magnam partem etiamnum in ancoris haerere, converso cursu C. Atilium eiusque naves tota classe circumvenit: deprimuntur celeriter naves novem, impari adversum tanto plures certamine nequidquam omnia expertae. Praetoria tamen meliori, quam ceterae fuerant, remigio instructa, sociisque navalibus praesentia consulis animatis, vi perrupit, salutemque invenit; iam enim aderant Romanorum aliae naves, quarum superventu mutatur fortuna pugnae, merguntur Punicae naves octo, capiuntur cum ipsis remigibus decem: reliquae ad Liparaeorum insulas intendunt cursum. Haec mari gesta; terrestrium copiarum segnius bellum fuit, urbe Lipara sine successu oppugnata; sed in apertorum locorum vastationem desaeviit hostilis ira; eademque calamitas etiam Meliten insulam haud longe dissitam comprehendit. Ob haec gesta C. Atilius consul triumphum navalem de Poenis egit. Eodem anno etiam A. Atilius proconsul ex Sicilia de Poenis triumphavit a. d. XIV kalendas februarias; laetaeque tum Romanis res erant, qui non terrestribus modo proeliis, sed etiam mariti mis superiores, non iam de Sicilia annexisque insulis, quarum imperium satis sibi certum esse putabant, sed de Africa invadenda, bellique terrore Carthaginis ipsius portis impingendo, incipiebant consultare. ]

TITO LIVIO, I.

XXIX. Trovavasi in quelle navi Amilcare, capitano non punto spregevole, il quale veggendo esser picciolo il numero dei legni che lo assalivano, alcuni altri essere appena allora usciti dal porto e la maggior parte starsene ancora tuttavia alle ancore raccomandati, dato volta, aggirò col gran numero della sua flotta C. Atilio e tutte le sue navi. Immantinenti ne furono calate a fondo ben nove, indarno tentando ogni via di vincere in un certame tanto ineguale di pochi contro moltissimi. Ma la nave sulla quale era il capitano, siccome quella che aveva e migliori remiganti, e soldatesca e ciurma dalla presenza del console inanimita, colla forza si aperse una via, e salva si sottrasse al pericolo. Imperciocchè in questo mentre soprarrivarono alcune altre navi Romane, e con esse la fortuna della battaglia si era incontanente cambiata. Furono allora sommerse otto navi Cartaginesi, e dieci ne furono prese co' rematori: le altre volsero il corso verso le isole dei Liparei. Queste cose si oprarono in mare. Ma nou fu così presta la guerra delle forze terrestri. Indarno si tentò di espugnare la città di Lipari: ma l'ira ostile fece conoscersi nel devastare i luoghi aperti, ed avvolse nella stessa sciagura anche Malta, isola non guari lontana. In conseguenza di questi fatti poi il console C. Atilio ottenne l'onore del trionfo navale sopra i Cartaginesi. E nello stesso anno anche Aulo Atilio proconsole venuto dalla Sicilia trionfo dei Cartaginesi nel giorno decimoquarto innanzi alle calende di febbraio. E volgean pro

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LIBRO OTTAVO

SOMMARIO

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Il console Atilio Regolo uccide in Africa un serpente di smisurata grandezza, non senza molla strage de’suoi soldati: ed avendo combattuto varie volle contro i Cartaginesi prosperamente, e per questo non mandatogli dal senato un successore, se ne lagnò egli con lettere al senalo stesso. In queste allegava, fra le cagioni di chiedere un successore, che il suo poderuccio era malmenato dai mercenari. Indi cercando la fortuna di offerire in Regolo un memorabile esempio dell'una sorte e dell'altra, fatto venire dai Cartaginesi Santippo comandante degli Sparta

Alilius Regulus cos. in Africa serpentem portentosae magnitudinis cum maxima militum elade occidit, et cum aliquot praeliis adversus Carthaginienses pugnasset, successorque ei a senatu prospere bellum gerenti non mitteretur, id ipsum per lilleras ad senatum missas questus est; in quibus inter causas pelendi successoris erat, quod agellus eius a mercenariis desertus esset. Quaerente deinde fortuna, ut magnum utriusque casus exemplum in Regulo proderetur, arcessito a Carthaginiensibus Xanthippo Lacedaemoniorum duce, victus proelio, et captus est. Res deinde a ducibus Romanis omnibus terrani, Regolo è vinto in battaglia e preso. Le belle marique prospere gestas deformavere naufragia classium. Ti. Coruncanius primus ex plebe pontifex maximus creatus est. P. Sempronius Sophus, M'. Valerius Maximus censores, cum senatum legerent, tredecim senatu moverunt; lustrum condiderunt, quo censa sunt civium capila CCXCVII millia, DCCXCVII. Regulus missus a Carthaginiensibus ad senatum, ut de pace, et, si eam non posset impetrare, de captivis commutandis ageret, et iureiurando adstrictus rediturum se Carthaginem, si commulari captivos non placuisset; utrumque negandi auctor sena tui fuil: et, cum fide custodita reversus esset, supplicio a Carthaginiensibus de eo sumto, periit.

geste di quanti furono i comandanti Romani si in mare che in terra, son deformate e guaste dai naufragi delle flolle. Primo della plebe, Tito Coruncanio è creato pontefice massimo. Eleggendosi il senato da' censori P. Sempronio Sofo e M. Valerio Massimo, ne furono rimossi tredici senatori. Chiusero il lustro, in cui si noverarono dugento novantasettemila settecento novantaselte cittadini. Regolo, spedito dai Cartaginesi al senato a trattar della pace, o, se non gli riuscisse di ottenerla, del cambio de' prigionieri, ed obbligatosi con giuramento che sarebbe tornato a Cartagine, se il cambio non fosse accettato, persuase al senato di negare l'una e l'altra cosa, e poichè, serbala la data fede, ritornò, i Cartaginesi lo fecero perire tra’lormenti.

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[ I. (A.R. 497,A.C. 253) Dopo queste cose, ebbero il consolato L. Maulio soprannominato Lungo figliuolo di Aulo e nipote di Publio, e Q. Cedicio figlio di Quinto e nipote di un altro Quinto, a cui poi (essendo morto durante il tempo della magistratura) venne sostituito M. Atilio Regolo figliuolo di Marco e nipote di Lucio, console per la seconda volta. In quest'anno finalmente anche l'Affrica, che fino al presente era stata sempre illesa dagli ostili danni, cominciò a sentire il peso della guerra, avendovi posto piede i Romani, dopo di avere in una gran battaglia sconfitta la flotta Cartaginese: e in questo libro ci apparecchiamo appunto a narrare in qual guisa codeste cose avvenisse

[I (A. U. 497, A. C. 255). Consulatum deinde L. Manlius A. F. P. N. vulgo Longus inivit, et Q. Caedicius Q. F. Q. N. cui in magistratu mortuo suffectus est M. Atilius M. F. L. N. Regulus, qui semel consul fuerat. Hoc anno demum Africa, quae hactenus cladium hostilium exsors egerat, sentire bellum coepit, Romanis in eam ingressis, postquam Carthaginiensium classem magna pugna vicissent. Quae uti gesta sint, ipsiusque Reguli utramque fortunam, et indignum viri virtute exitum, hoc libro exponemus. Anno superiore cum C.Atilio consule Carthaginienses ita proelio navali contenderent, ut quanquam ipsi pluribus amissis navibus pugna priores excessissent, tamen quia Romanas etiam aliquot submerserant, se non in-ro, e la doppia fortuna che Regolo'incontrò, e il feriores fuisse interpretarentur: Romani contra eventum eum pro victoria haud dubia computabant. Ita fiebat, ut spe et fiducia pari populus uterque studium maritimarum rerum per aemulationem summam prosequeretur.

II. Igitur et consules in Africam transferre bellum iussi, cum trecentarum triginta navium classc Messanam appulsi; atque inde litus Siciliae dextrum legentes praeter Pachynum ad recipiendas pedestres copias, tum castra circa Ecnomum collem habentes, pergebant: et sub idem tempus Hamilcar imperator Poenorum, et praefectus classis Hanno, trecentarum sexaginta navium du

fine a cui soggiacque, veramente indegno della virtù di uomo sì grande. Nell' anno antecedente i Cartaginesi, combattendo in mare contro il console C. Atilio, vi avevano avuto tal esito, che sebbene fossero stati costretti di ritirarsi pei primi dalla battaglia dopo d'aver perdute non poche delle loro navi, pure avendo anche essi mandate a fondo alcune navi Romane, avean creduto di non esserne stati vinti: e i Romani per lo contrario interpretavano anche essi quel fatto come una manifesta vittoria. E così avveniva che ciascuna delle nazioni, allettata dalla stessa speranza e dalla stessa fiducia, attendesse alla cura delle cose marittime con una somma emulazione.

II.Dall'una parte adunque i consoli avendo avuta incombenza di trasportare la guerra nell'Affrica, dopo essere approdati a Messina con una flotta di trecentotrenta navi, s'erano avviati rasente la destra spiaggia della Sicilia, e portatisi già oltre Pachino per trovarvi le forze di terra accampate allora in vicinanza del colle Ecnomo: e dall'altra parte in quel medesimo tempo anche Amilcare,

ces, Carthagine Lilybaeum, et inde Heracleam. Minoam transgressi; eo in portu stationem agitabant, consilia Romanorum observantes, et si versus Africam instituere cursum auderent, prohibituri. Quod edocti consules ad utrumque casum studiose cuncta comparant, ut sive navalis proelii teptandae spes forent, sive alicubi exscensionem fieri oporteret, consilium in expedito haberent. Itaque pugnacissimis quibusque militum in naves impositis, quatuor classes, tamquam eiusdem universae partes totidem, faciunt; legionem primam in prima classe, duas sequentes ordine suo constituunt: in quarta collocant triarios.

III. Has copias ita disponunt, ut singulis navibus treceni remiges, milites vero centeni viceni vehantur; ita numerus hominum in universa classe ad millia centum quadraginta accedebat. Hunc numerum aliquanto superabant Poeni, plus centum quinquaginta millibus hominum adducentes. Et militum quidem genus prae suis parvi faciebant consules: maior ea deliberatio erat, cum in alto mari pugnandum fore appareret, ubi celeritas navium et gubernatorum artes plurimum valent, quo ordine adversus istud discrimen aptissime componi acies posset; postremo rationem instruendae classis talem ineunt. Hexeres duas, quibus consules ipsi velebantur, pariter in fronte statuunt: utrique harum hinc primam, inde secundam classem longa et simplici serie annectunt, ita collocatis navibus, ut omnium prorae foras obversae essent: hexeresque propemodum coniunctae irent, proximae his longius inter se digrederentur: atque ita deinceps spatium inter duas oppositas naves relictum cum ipsis ordinibus cresceret.

IV. Sie minimo inter primas naves, maximo inter postremas intervallo, cum ex duabus istis classibus forma cuneatae aciei effecta esset, tertiam deinde legionem admoverunt: quae simplici navium ordine spatium istud inter priores duas apertum praetexens, triquetram totius aciei faciem exhiberet. Pone hanc, a tergo tertiae classis, hippagines funibus tractoriis ad naves tertianorum pertingentibus remulco trahebantur. Postremi o

condottiero dei Cartaginesi, ed Annone, prefetto della flotta, alla testa di trecentocinquanta navi trasferitisi prima da Cartagine al Lilibeo, e di quivi poscia ad Eraclea Minoa, se ne stavano in quel porto osservando quali fossero i disegni dei Romani, con animo di opporsi a loro se mai tentassero di far vela alla volta dell'Affrica. Di che avendo i consoli avuta notizia, si diedero con ogni diligenza a far loro apparecchi in modo che potessero essere disposti tanto al combattere in mare se fossero a ciò necessitati, quanto allo sbarcare, se accadesse che questo consiglio paresse loro il più sano. Fatti dunque montar sulle navi quanti soldati sapevano più valorosi e più forti, composero quattro picciole flotte, le quali fossero come quattro parti di una sola flotta che tutte le comprendeva: e collocarono la prima legione. nella prima flotta, e così per ordine le altre due, riserbati poi per la quarta i triarii.

III. Ripartirono poi queste forze per modo che su ciascheduna nave fossero portati trecento rematori e centoventi soldati, di qualità che in tutta la flotta il numero degli uomini ascendeva a centoquarantamila. Con tutto ciò i Cartaginesi crano anche in questa parte alcun poco superiori, siccome quelli che contavano più di centocinquantamila individui. Ma i consoli non si davano gran fatto pensiero di quei soldati a fronte dei propri. Bensì con più cura attendevano a deliberare ( dacchè ben vedevano che avrebber dovuto venire a battaglia nell'alto, dove la celerità delle navi e l'arte di chi le governa possono contribuire non poco all'esito della battaglia)con qual ordine più giovasse di collocare le navi; e finalmente concorsero nell'avviso di ordinarle nel modo seguente. Posero nella fronte due exere sulle quali stavano i comandanti medesimi: a queste poi aggiunsero dall'una parte la prima, dall'altra la seconda delle flotte minori già mentovate, disposte in un'ordinanza lunga e semplice, e colle navi collocate in tal guisa che tutte le prore ne fossero volte all'infuori, e le exere andassero quasi congiunte, e quelle a loro vicine si dilungassero assai più, e così procedendo di mano in mano, lo spazio fra due navi opposte andasse sempre crescendo col numero delle file.

IV. E di questa maniera lasciando un picciolissimo spazio fra le prime navi, ed uno spazio grandissimo fra le ultime, ed essendosi formata con queste due flotte un'ordinanza in forma di cuneo, comandarono che si avanzasse la terza legione, la quale con un solo ordine di legni occupando tutto l'intervallo fra le due prime, fece si che la forma in cui tutta intiera la flotta era disposta rendesse sembianza di un triangolo. Dopo que

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