Annali delle Due Sicilie dall'origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell'augusto sovrano Carlo III. BorboneStamperia e cartiere del Fibreno, 1841 |
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Parole e frasi comuni
alcuni Amalfi anno apud assedio Atanasio di Napoli Atenolfo avea aves Bari baroni Benevento Brenna Calabria CAMERA Annali Vol cardinal Carlo castello Chiesa Chron cipe città colla conte Ruggieri Corradino Corrado d'Angiò dicti duca duca di Napoli ebbe Enrico erano Ex regest fece Federico feudi figlio figliuolo Filippo flotta fratello Frider furono Gerusalemme giorno Giovanni Gisulfo governo gran Greci Gregorio Guaiferio Guaimario guerra Guglielmo Guiscardo imperatore innanzi l'imperatore Landenolfo Landolfo Landone Ludovico mandato Manfredi Maria mese Messina moglie monaco monistero Montecasino morte Muratori Napoli nemico Normanni nostrae nuovo ordine Ottone padre Palermo papa Pietro pontefice presso prigione principe di Capua principe di Salerno proccurò Puglia quam quest'anno quod Radelchi regno Riccardo Roberto rono Saraceni scrisse Sicilia Siciliani Sicone Siconolfo soccorso spedi sposa sunt Svevia Taddeo da Sessa Tancredi Terra truppe tutt'i Vedi vescovo zione
Brani popolari
Pagina 203 - Di Cesare non torse gli occhi putti, Morte comune e delle corti vizio , Infiammò contro me gli animi tutti , E gì' infiammati infiammar sì Angusto , Che i lieti onor tornare in tristi lutti.
Pagina 203 - Tanto eh' io ne perdei lo sonno ei polsi. La meretrice, che mai dall' ospizio Di Cesare non torse gli occhi putti, Morte comune, e delle corti vizio, Infiammò contra me gli animi tutti, E gì' infiammati infiammar sì Augusto, Che i lieti onor tornaro in tristi lutti. L' animo mio, per disdegnoso gusto, Credendo col morir fuggir disdegno, Ingiusto fece me contra me giusto. Per le nuove radici d...
Pagina 247 - L' ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor del Regno, quasi lungo il Verde, Dov' ei le trasmutò a lume spento. Per lor maledizion sì non si perde Che non possa tornar l' eterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde.
Pagina 247 - Cosenza, che alla caccia Di me fu messo per Clemente, allora Avesse in Dio ben letta questa faccia, L' ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor del Regno, quasi lungo il Verde, Dov' ei le trasmutò a lume spento.
Pagina xliv - Hac plurimus urbe moratur - Nauta, maris coelique vias aperire peritus. — Huc et Alexandri diversa feruntur ab urbe - Regis et Antiochi; haec freta plurima transit; - His Arabes, Libi, Siculi noscuntur et Afri; — Haec gens est totum prope nobilitata per orbem. - Et mercanda ferens et amans mercata referre ». Nel sec.
Pagina 247 - Poi disse sorridendo : I' son Manfredi, Nipote di Costanza imperatrice, Ond'io ti prego che, quando tu riedi, Vadi a mia bella figlia, genitrice BaU'onor di Cicilia e d'Aragona, E dichi a lei il ver, s'altro si dice.
Pagina xliv - Partibus innumeris, ac plurimus Urbe moratur Nauta, maris coelique vias aperire peritus. Huc et Alexandri diversa feruntur ab Urbe, Regis et Antiochi. Haec freta plurima transit. His Arabes, Indi, Siculi noscuntur et Afri. Haec gens est totum prope nobilitata per Orbem, Et mercanda ferens, et amans mercata referre.
Pagina 250 - Tu ci sembravi un lupo rapace fra le pecorelle di questo regno; ma da che per la nostra volubilità ed incostanza siam caduti sotto il presente dominio, tanto da noi desiderato, ci accorgiamo in fine che tu eri un agnello mansueto. Ora sì che conosciamo quanto fosse dolce il governo tuo, posto in confronto dell'amarezza presente.
Pagina 247 - L' ossa del corpo mio sarieno ancora In co' del ponte, presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e muove '1 vento Di fuor del regno, quasi lungo '1 Verde, Ove le trasmutò a lume spento. Per lor maledizion sì non si perde, Che non possa tornar 1' eterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde.
Pagina 220 - Dato haggio lo meo core In voi, madonna, amare; E tutta mia speranza In vostro piacimento. E no mi partiraggio Da voi, donna valente; Ch'eo v'amo dolcemente: E piace a voi ch'eo haggia intendimento; v'alimento mi date, donna fina; Che lo meo core adesso a voi s'inchina.