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a' marinari, esserli venuta voglia di cantare una canzonetta ad Apollo per salvezza propria, della nave, e di tutti i naviganti, e rizzossi in piè sopra una proda della poppa; ed avendo primie ramente invocati gl' Iddii marini, incominciò la canzona; e non era ancora a mezzo, quando il sole si coricò a vista del Peloponneso. I marinari impazienti dell' indugio, non aspettarono a notte bruna, ma s' avventano per ucciderlo. Egli veggendo le spade nude e il nocchiero coprirsi la faccia per non vedere si scelerato misfatto si lanciò nel mare il più lungi che potè dallá fregata. Accorsero i delfini avanti che il corpo suo fusse sommerso e il sollevarono mentre era da prima tutto pieno di dubbiezza, d'ignoranza e travaglio. Ma poi sentendo esser portato dolcemente, e scorgendo sì grande frotta di delfini schierati d'ognintorno, che l'accerchiavano amicabilmente, e succedere l'uno appresso l'altro per portarlo, quasi a fare un servizio comune, a cu fusser tutti obbligati necessariamente; e dí più veggendo la fregata per lungo tratto allontanata: da questo s'accorse della velocità colla quale era portato, e diceva non esser stata si forte la temenza della morte, o il desiderio della vita, che maggior non fusse l'ambizione di salvarsi, affinchè il mondo conoscesse, che egli era in grazia degli Iddii, ed avea di essi salda credenza. E risguardando insieme il cielo tutto pieno di stelle, e surger la luna luminosa é chiara, e il mare per gran calma appianato quasi additassero il sentiero al suo corso; pensò frà sè stesso, chè la giustizia non ha un occhio solamente, ma che con altri e tanti, quante sono

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le stelle del cielo, risguarda d'ognintorno tutto quello che si fa nella terra e nel mare. I quali pensieri, diss' egli, sostentarono le forze, ed alleviarono i travagli del corpo. Infine soggiunse che rasentando l'altro e discosceso promontorio di Tenaro, si guardaron destramente di non'urtarvi dentro; anzi torcendo essi, e solcando terra terra bellamente come se avesser volato condurre in porto sicura alcuna scafa (1), 's' accorse chiaramente che tutto questo fatto del portarlo era addivenuto colla scorta della divina providenza. Appresso a queste parole d'Arione, disse Gorgia, domandai ove pensava doversi quella nave condurre. Credo, rispose (2), che senza fallo toccherà a Corinto, ma è ancora molto indietro; perchè essendosi (3) scagliato in mare al princi

(1) Scafa barchetta.

(2), Kispose, civè «Arione.

(3) Essendosi cioè Arione. O è Gorgia che dà di per sè stesso la ragione della risposta di Arione: e allora è regolarissimo questo essendosi. O pure Gorgia prosegue a far rispondere lo stesso Arione, e in que. sto caso regolarmente sarebbe dovuto dirsi essendomi come innanzi dicesi, credo. Ma a chi riferisce l'altrui discorso accade facilmente il passare dalla persona, prima ad altra persona, ossia, ora tenere la maniera, dirò così, drammatica, ora la maniera istorica. 11 passo di Plutarco, non ci darebbe che un' immagigine del familiare ragionamento. Ma alcune volte questi improvvisi passaggi sono una virtù nel discor60 ? massimamente il passare. dalla maniera storica alla drammatica, ed ha molta efficacia. Per esempio Livio nel primo delle Istorie descrivendo le Sabine interpostesi fra le armi de' genitori e degli sposi, prima riferisce come elle piegavano ne se sanguine nefando soceri generique rospergerent ec. Poi tutto a

pio della notte, credeva d'aver corso sopra il dorso de' delfini non meno di sessanta miglia, e che di poi s'era interamente fatto il mare tran quillo. E soggiunse Gorgia, che essendosi cep cato con diligenza il nome del padrone della fre gata, e del piloto, e dell' insegna del vascello, egli (1) mandò barche e soldati in tutte parti ove potesse approdare, che (2) menavan seco Arione nascoso, acciocchè essendo essi prima avvisati di sua salvezza non fuggissero; e che non si tosto arrivato (3), che intesa la nave essere in mano de' soldati, e presi tutti i passaggieri, e marinai. Comandò adunque Periandro (4) a Gorgia, che incontanente si levasse, e facessegli serrare in sicura prigione, ove non fusse parlato loro da persona, che potesse narrare, Arione esser salvo. ADRIANI, Volgariz. di Plautarco.

un tratto, quasi dimentico di essere relatore, pro· segue: si affinitatis inter vos, si connubii piget, in nos vertite iras, ec. Merita che si veda Longino nel suo Trattato del sublime, cap. 27, dove loda si fattí passaggi e ne dà esempi.

(1) Egli cioè lo stesso Gorgia.

(2) Che cibé i quali, e si riferisce a' soldati. (* (3) Non fu si tosto arrivato, ciod esso Gorgia. Quando questi mandò soldati in cerca di que' perfidi marinari, era in Tenaro. Quando poi-ihtese che i ma rinari erano stati presi esso Gorgia era arrivato sa Corinto.

(4) Periandro. Questi, era presente alla narrazione di Gorgia, onde, udito il caso, volle conoscere del delitto, e a' rei diede poscia la meritata pena, come narra Erodoto. Alcuni vogliono che questo racconto abbia avuto origine dall' essere stato Arione salvato sopra una nave che avea per insegna un delfino, Mu stoxidi, hota 27 al lib. di Erodoto.

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XXVIII. Vecchio onorato dai Lacedemoni.

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Un vecchio avvolontato (4) di vedere i giuochi che si celebravano in Olimpia, non avea ove sedere, e qua e la scorrendo ricevea molte ingiurie ed oltraggi, e niuno lo volea ricevere. Arriyato che fu al luogo ove sedeano gli spartani, tutti i giovanetti si rizzarono, e molti uomini fatti gli cedevano il luogo. Tutta l'assemblea con lieto scoppiettar (2) con mano lodò questa buona creanza, e il vecchio crollando la canuta chioma e la bianca barba, con le lagrime in sugli occhi così disse: O Dio, come sono i costumi corrotti! Tutti i Greci conoscono il bene, e solo vi s'appigliano i Lacedemoni. Dicesi ancora che ciò avvenne in Atene nella festività (3) solenne ch'essi appellano Panatenea (4). Sbeffavano gli Attici un vecchio e come se lo volesser ricevere lo chiamavano e venuto che era lo scacciavano. Passato ch'e' fu quasi dinanzi

(1) Avvolontato, da volontà, desideroso. È bella parola, ma oggi da usar con giudizio perchè andata in disuso.

(2) Scoppiettar con mano, batter le mani.

(3) Festività, per festa, solennità, mancava ai di zionarii, come indicati nell' ultima nota al mio pri mo discorso su' grammatici, allegando un esempio di Feo Belcari, che poi il Mannzzi ha posto nell'eccellente suo vocabolario. Eccone un altro esempio.

(4) Le feste Panȧtenee celebravansi in Atene per · onorar Minerva. Prima di Tesco erano solo di Atene, e dicevansi Atenee,, ma fatte poi comuni a tutti gli abitanti dell'Antica ricevettero il nome di Pana tenee. Nota tolta dall'edizione milanese degli Opuscoli di Plutarco.

a tutti gli altri, viene avanti, a' seggi de'Lacedemoni, i quali tutti rizzandosi in piè gli offeriscono luogo fra essi. Il popolo si compiacque di questo fatto, e lietamente romoreggiò, con gran dimostranza d'averlo approvato. Disse allora uno Spartano certo conoscono gli Ateniesi il bene, ma nol fanno.

ADRIANI, Volgariz. di Plutarco.

XXIX. La moglie di Pite.

Narrasi che la moglie di Pite che visse al tempo di Serse, fu buona e'savia donna. Perchè essendosi Pite avvenuto a trovar miniere d'oro, e senza misura insaziabilmente e stranamente compiacendosi delle ricchezze che ne traeva, vi si consumava dentro, e di più facendovi scendere i cittadini, gli forzava egualmente tutti a cavare, portare e purgare l'oro, e non fare nè esercitarsi in altro. Perchè (1) morendone molti, e tutti venendo meno sotto il peso delle fatiche; le donne venute alla porta, ove abitava la moglie di Pite, le porsero umili preghiere. Ella risponde che se ne vadano, e si riconfortino e chiamati a sè certi orefici suoi fidati, e serratili, comandò (2) che facciano pani e vi

(1) Perchè, per la qual cosa. Vedi la nota 2 a facc. 127.

(2) Comanda che facciano, cioè che facessero. Cosi verso la fine che più non si accosti al sepolcro e.. gli mandi ec. Co' verbi segnatamente che esprimono comando, ammonizione, e simili, si trova il presente del soggiuntivo in vece del preterito, e, usato bene, ha un certo che di efficacia, a meglio farci

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