Introduzione alla volgar poesia: in due parti divisa

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Presso Gianbatista Novella, 1778 - 271 pagine
 

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Pagina 188 - Bacco, eù oè! Chi vuoi bever, chi vuoi bevere, vegna a bever, vegna qui. Voi imbottate come pevere. Io vo
Pagina 151 - Che d' aurea luce ornato, Tutto di luce accende Dovunque ei passa ; e insegna Ben di qual luogo ei vegna. O Verginella eletta, In te la grazia ha il regno ; Di sua salute il pegno Da te già il mondo aspetta : Pegno e parto felice Di te, gran Genitrice. Ella a quel dir le ciglia Grava d' alto stupore ; E picciol vaso è il core A tanta maraviglia.
Pagina 188 - Ognun succi come me: Ognun segua, Bacco, te! Ognun gridi Bacco Bacco, E pur cacci del vin giù: Poi con suoni farem fiacco". Bevi tu, e tu, e tu. I
Pagina 53 - Luce intellettual piena d' amore, Amor di vero ben pien di letizia , Letizia, che trascende ogni dolzore.
Pagina 50 - Porlo sopra ad un uscio in prospettiva Per mantener l'immagine sua diva. Ma pur almen si scriva Questa disgrazia di colore oscuro, Ad uso d' epitaffio in qualche muro : Ahi caso orrendo e duro ! Giace qui delle barbe la corona, Che fu già di Domenico d
Pagina 103 - Perche senno senile in te scorgea, Credendo pieno il fuso, ove attorcea L'aureo tuo stame, il ruppe in si poch'ore E te de la natura estremo vanto Mise sotterra; e me, ch'ir dovea pria, Lasció qui in preda al duol eterno, al pianto. Ne saprei dir se fu piu iniqua, e ria, Troncando un germe amato, e caro tanto, O non sterpando ancor la vita mia».
Pagina 51 - 1 lungo infiamma le campagne, E quando aprono i fiori, E quando i rami poi tornan minori. Gigli, calta, viole, acanto e rose E rubini e zafiri e perle et oro Scopro, s'io miro nel bel vostro volto. Dolce armonia de le più care cose Sento per l'aere andar e dolce coro Di spiriti celesti, s'io v'ascolto.
Pagina 52 - Veramente siam noi polvere ed ombra ; " Veramente la voglia è cieca e ingorda; " Veramente fallace è la speranza.
Pagina 70 - Soccorri all' alma disviata e frale , E '1 suo difetto di tua grazia adempì ; Sicché, s' io vissi in guerra ed in tempesta, Mora in pace ed in porto, e, se la stanza Fu vana, almen sia la partita onesta. A quel poco di viver che m' avanza, Ed al morir degni esser tua man presta ; Tu sai ben che 'n altrui non ho speranza.
Pagina 262 - Pindarico, [27] e sog» giunge che in un certo libro si dice di lui che da alcune forme di Dante, e del Chiabrera accoppiate con certi modi delle Orientali favelle ha preso il suo stile. E aggiunge egli subito: E questa senza fallo è la cagione, per la quale vien dato al carattere del Guidi il pregio di nuovo nel nostro idioma. E finalmente riferisce l'intenzione dello stesso Guidi, intesa dalla di lui stessa bocca da esso Crescim...

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