Opere del cardinale Sforza Pallavicino: Storia del Concilio di Trento. libro 17-24. Del bene. Trattato dello stile e del dialogo. Arte della perfezion cristiana

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N. Bettoni, 1834
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 428 - n antro riposto e fosco d'iperborei monti, 0 di ladroni in orrida spelunca, m'asconderei da gli altri, il dì fuggendo, e da le stelle e dal seren notturno. Ma che mi può giovar, s'io non m'ascondo a me medesmo? Oimè, son io, son io, quel che fuggito or sono e quel che fuggo: di me stesso ho vergogna e scorno ed onta, odioso a me fatto e grave pondo. Che giova ch'io non oda e non paventi 1 detti e '1 mormorar del folle volgo, o l'accuse de...
Pagina 428 - ndegnamente il sole a me risplenda; Se '1 titolo real, la pompa, e l'ostro, E...
Pagina 445 - ... che, avendo questi per unico fine il vero, non son prodotti con una fatale infelicità, onde il più delle volte sieno delusi dal falso; che però la maggior parte delle comuni credenze è vera, e che la buona filosofia non dee affaticarsi in altro che in ispiegare agli uomini...
Pagina 407 - Componeva egli nondimeno, come dimostrano le sue poesie latine e toscane, con uno stile alquanto smilzo ed asciutto, più tosto sano che vigoroso, pulitissimo, ma non ricchissimo, ed in cui molto è da lodare, ma poco altro da ammirare, se non che nulla vi si possa rinvenir da riprendere.
Pagina 426 - guardator di ciclo»; il quale, avendo gli occhi sopra la testa, è quasi forzato, assai più che l'uomo, di vagheggiare perpetuamente le bellezze celesti. Qui riprese il Querengo : — Voi dite vero. E chi avvertirà il sito degli occhi umani e di varie bestie che a pari...
Pagina 405 - ... concorrere a questo abuso: e perciò voglio introdurre in ogni mio dialogo interlocutori di tal condizione che, premettendone io gli elogi, quantunque brevi e sinceri2 da ogni minio di falsità, giovino a liberare appresso la posterità questo secolo dalla calunnia che gli danno i suoi propi figliuoli: quasi che in lui siasi cominciata a scemare la schiatta delle virtù. Di che insieme farò vedere a me ed a...
Pagina 445 - Io per arrivare, quanto può l'umana debolezza, a così fatta scienza, miglior guida stimo Aristotile che Piatone, benché al secondo per altro io sia così affezionato, come sapete. Piatone in filosofare fu sempre vago di proposizioni maravigliose, e però lontane dalla credenza universale. Per tanto fu anche in maggior venerazione del popolo, il quale tanto reputa i letterati superiori a...
Pagina 300 - Signore dice, che per l'amor di Dio lascino e fac« ciano cantare anche sopra il libro de' principi seco«lari, e che in ciò non abbiano rispetto alcuno, « nelle cose però , che sono giuste ed oneste, ed anche « in queste avranno a procurare, che non paja, che « la cosa venga da noi. » Conforme adunque al desiderio del pontefice ed anche della maggior parte dei padri, e per cantare ancora sul libro de...
Pagina 422 - e Monsignore a lui dirimpetto. In varie altre barchette poi erano distribuite varie maniere di messi. In una i carnaggi, tutta ripiena di molte belle salvaticine, onde la campagna di Bracciano è popolatissima. Nell'altra i pesci, che s'erano imprigionati nella rete pur dianzi; e che passati in un istante dall'acqua al fuoco parevano quasi guizzar ancora in que' laghetti più dolci, ov'erano stati sommersi dalla perizia de
Pagina 428 - n rupe o in antro Riposto e fosco d'iperborei monti, O di ladroni in orrida spelonca M' asconderei dagli altri, il dì fuggendo E da le stelle e dal seren notturno , Ma, che mi può giovar s'io non m'ascondo A me medcsmo?

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