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sti: II - 21.

ria: 22 26.

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figliuolo: 27. —

Sedizione di Cassio e della Si-
Come Cassio ucciso fosse col
Clemenza di Marco verso i Cas-

siani. Morte di Faustina ed onori ad essa attriRitorno di Marco: sua libera

31.

1

Col figliuolo Commodo debella gli

buiti: 28

lità: 32.

Sciti: egli muore: 33.

Elogi di Marco: 34. 35.

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180.

933. L. Fulvio Aruttio Presente per la

seconda, e Ses. Quintil. Condiano. XX.

I. POICHÈ Marco Antonino

OICHÈ Marco Antonino, morto essendo Antonino dal quale era stato adottato, il principato ebbe conseguito, socio tosto e partecipe dell' imperio assunse Lucio Vero, figliuolo di Lucio Commodo (1). Era egli veramente debole della persona

(1) Questo pezzo della istoria crede il Reimaro non essere di Dione, ma di Sifilino, il che sarebbe difficile a provarsi, vedendosi, massime nella relazione della guerra Partica, alcune frasi affatto dioniane. Nato era M. Antonino il giorno 26 di aprile dell'anno di Roma 874, e secondo i computi del Noris, conseguito aveva l'imperio nel giorno 7 di marzo dell' anno 914, tanto per volontà di Adriano, il quale preferito lo aveva come maggiore di età, quanto per disposizione di Pio, il quale, morendo, la repubblica e la figliuola raccomandata gli aveva, e fatta nella di lui camera trasferire la statuetta d'oro della Fortuna, che soleva tenersi nella camera imperiale. - Sparziano nota che Marco e Lucio i primi la repubblica governarono come due Augusti ad un tempo; quindi la medaglia col lemma: CONCORDIA AVGVSTORVM; Tito aveva tuttavia regnato col padre, Trajano con Nerva, Pio con Adriano, Marco stesso con Pio. Nato era Lucio Vero nel giorno 15 dicembre dell'anno 888, secondo Capitolino ; ma se vero è ch' egli morisse,

e dato agli studj delle lettere. Perciocchè narrasi che già essendo imperatore, non fosse da vergogna o da pigrizia trattenuto dal recarsi alle case de'precettori, e frequentasse altresì Sesto filosofo della Beozia (1), e non gl' increscesse il recarsi ad udire le dissertazioni rettoriche di Ermogené (2); seguace fu però egli principalmente dei precetti degli stoici. Lucio all' incontro e più robusto era e più giovane, e più atto altresì alle cose della guerra (3). E questi Marco trascelse a suo genero, data avendogli in isposa la figliuola sua Lucilla, е a guerreggiare mandollo contra i Parti (4).

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II. Imperciocchè Vologeso (5) il primo mossa aveva come narra lo scrittore medesimo, in età di 42 anni nel 922, ne verrebbe di conseguenza ch' egli nato sarebbe nell'anno 881; pure col primo computo si accorda il calendario Lambeciano.

(1) Sesto Cheronese, figliuolo di una sorella di Plutarco, maestro di Marco nella filosofia, non, come altri scrissero, nelle lettere greche, nelle quali fu erudito da Alessandro grammatico, e dai retori Caninio Celere ed Erode Attico. Male a proposito fu questo confuso con Sesto Empirico, agli stoici avverso, e la di lui effigie tratta da una medaglia presso lo Spon, fu spacciata per quella di Sesto Empirico nelle edizioni di Laerzio.

(2) Di questo Ermogene parlano Filostrato e Svida, Narra il priche Marco già imperatore ebbe ad aminirarlo assai giovane come oratore estemporaneo, e colmollo di donativi.

mo.

(3) Nota Capitolino che Vero amava la caccia, la palestra e tutti gli esercizi giovanili, e tra gli spettacoli circensi quelli preferiva dei gladiatori. Filosofo vien detto egli pure da s. Giustino, ma più che lo studio amava i piaceri.

(4) Lucilla fu promessa sposa a Vero nell' anno 914, ma il maltrimonio non celebrossi se non in Efeso, dove spedita l'aveva il padre sulla fine della guerra Partica.

(5) Questi era Vologeso II, del quale si è altrove fatta menzione.

la guerra; ed una intera legione romana solto Severiano (1) stazionata in Elegia, città dell' Armenia, da ogni parte circondata, coi suoi duci medesimi a colpi di saette assalita aveva e distrutta; ed inoltre le città della Siria, non senza cagionare grandissimo terrore, frequentemente invadeva. Lucio, poichè giunto fu in Antiochia, radunato avendo buon numero di soldati, siccome ottimi duci sotto di sè aveva, così rimase nella città, affine di stabilire di là il tutto, e di approvvigionare l'armata del bisognevole; a Cassio quindi confidò la cura dell' esercito (2). Questi sostenne coraggiosamente l'attacco

Fugato egli aveva di già Atido Corneliano, allora prefetto della Siria. Crede il Reimaro quella guerra cominciata nell'anno 915; nota però Capitolino che già disposta era da Vologeso sotto Anto

nino Pio.

(1) Luciano accenna che Gallo di nazione era quel Severiano ; che da un oracolo era stato eccitato ad invadere l'Armenia, e che peri trafitto da un dardo, assalito essendo dai Parti guidati da Otriade. Altri narrano che ucciso fu dallo stesso Otriade, altri che fatto prigione, eleggere dovette per comando di Osroe di quale morte morire volesse. Era forse quell' Osroe uno degli Arsacidi e re dell'Armenia.

(2) Quella guerra, al dire di Capitolino, fu condotta da Stazio Prisco, Avidio Crasso e Marzio Vero, per quattro anni consecutivi, duranti i quali l' Armenia fu recuperata, fu presa Artaxata sotto Prisco, e le armi romane giunsero a Babilonia e nella Media. Il Reimaro accusa Sifilino di parzialità a riguardo di Vero, al quale attribuire sembra tutto l'onore di quella spedizione, mentre gli storici dicono concordemente che Vero trattenevasi l'inverno in Laodicea, l' estate in Antiochia e presso Dafne, ingolfato nei piaceri e nelle dissolutezze ; io osservo però che anche Sifilino, aceennando il lungo soggiorno di Vero in Antiochia, tutte le imprese dice compiute dagli altri duci da esso deputati.

di Vologeso, e abbandonato dai compagni e fuggitivo vedendolo, lo inseguì, e giunse fino a Seleucia e Ctesifonte (1); poi devastata avendo ed incendiata Seleucia, dai fondamenti distrusse la reggia di Vologeso che nella città di Ctesifonte trovavasi. Tornando però sui suoi passi, gran numero di soldati parte per la fame, parte per le malattie perdette; tornò tuttavia nella Siria colle truppe che gli rimanevano. Gonfio oltremodo per questi successi, gloriavasi in vero Lucio, ma in ultimo questa fortuna gli riuscì piuttosto di detrimento (2). Perciocchè di là a qualche tempo narrasi che insidie tendesse perfino al suo suocero Marco, e che spento fosse col veleno pria che cosa alcuna tentasse (3).

(1) Queste due città, come altrove si disse, erano situate sul Tigri, l'una rimpetto all' altra. Capitolino accusa Cassio di fede violata verso i cittadini di Seleucia, che ricevuti avevano i soldati romani; altri scrissero che primi rotti avevano i patti que' cittadini. Ctesifonte era il soggiorno dei re Parti nell' inverno.

(2) Dopo la presa di Ctesifonte Partico Massimo fu nominato, come si vede nelle medaglie presso il Mezzabarba, poi Restitutore della regione Partica, Armeniaco e Medico per le imprese nella Media da altri duci eseguite. Que' titoli però in Roma anche a Marco furono attribuiti. Vero, tornato in Roma, fu detto padre della patria e con Marco stesso trionfo nell'anno 920.

(3) Capitolino osserva che Vero dopo il trionfo poco riguardo ebbe al fratello; che più dissolutamente visse, e che quindi nacque tra di essi discordia. Una guerra però insorta era coi Marcomanni poco dopo il trionfo, e Marco parti col fratello onde opporsi a que' popoli ed ai Vittovali; provveduto avendo quindi alla sicurezza dell' Illirio e dell' Italia, incamminossi di nuovo a Roma, ove bramava di ridursi Vero della voluttà amante, ma questi nel viaggio colpito da apoplessia presso Altino mori. Il solo Galeno, socio di

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