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prontezza deʼsuoi talenti e delle graziose accoglienze con che riceveva tutti. Quando fu d'uopo sostenne tutta la maestà del suo trono, alquanto scaduta nel precedente pontificato, come nelle sagre fun

sto genio, benefico, splendido e magnifi co, giustificano l'enormi somme da lui spese in tante grandiose intraprese. Fu alquanto disapprovata la eccessiva predilezione ch'egli ebbe pei suoi due nipo.

versi suoi famigliari, permettendo che ri cevessero gratificazioni per grazie che lo ro faceva, però senza altrui pregiudizio.

zioni; forse non fu mai circondata la catti, ed il troppo favore che accordò a di· tedra di s. Pietro di più grande e di più imponente decoro, quanto in tutto il suo porificato, anche per l'incremento delle preziose suppellettili, quando egli compariva rivestito delle pontificie insegne. La sua dignità acquistava maggior risalto pel taglio di sua persona maestosa, una delle più belle del suo tempo, essen. do di alta statura e insieme proporziona to e gentile, di tratti nobili e cortesi, d'un bel colorito fresco, e d'un portamento non meno nobile che venerabile, per lo che fin dagli eretici e dagli spiriti forti riscuoteva giustamente una compunzio. ne insolita e non mai intesa. A tutte le cure del governo temporale, come del suo apostolico ministero, Pio VI si prestava di buon animo, come pure ad ascoltare tutti i ricorsi e reclami deʼsudditi, ciò che dichiarai nel vol. XLIV, p. 185. Somma fu la di lui fermezza nell'amministrazione della giustizia, massime quando a suo danno concorre va la prepotenza, senza riguardo ai più grandi signori. Riformnò la polizia per eliminare i disordini che di continuo accadevano in Roma e nelle provincie. La trascurata educazione, l'ozio, il fanatismo per le novità, lo spirito ir religioso introdotto dai sedicenti filosofi, e soprattutto l'ordinaria impunità de'de litti per le franchigie e immunità che in Roma pretendevano i ministri esteri, aveano resi frequenti i delitti, con la plebe propensa al sangue e munita d'armi, non ostante i severi divieti. Il Papa pro. curò prevenire i delitti e renderli meno frequenti, anche con pregare i detti ministri a non proteggere i rei. Soprattutto Pio VI fu generoso mecenate delle scienze e delle arti, con erigere nuove accademie ed abbellire Roma ed altre città del lo stato, che dando un'idea del suo va

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Nella zecca pontificia si conservano 30 conii delle medaglie coniate per memo. ria de' fasti del suo pontificato. Celebrò le solenni beatificazioni del b. Bonaventura da Potenza conventuale nel 1775; del b. Lorenzo da Brindisi generale cap. puccino, e della b. Giovanna Bonomo be. nedettina nel 1783; del b. Pacifico da Sanseverino min. osser., b. Nicolò Fattore siciliano min. osser., b. Gaspare de Bono spagnuolo de'minimi, e b. Nicolò dei Longobardi deʼminimi nel 1786; del b. Sebastiano Apparisio min. oss. nel 1789; del b. Andrea Hibernon spagnuolo fran. cescano, b. Maria dell'Incarnazione fondatrice delle carmelitane scalze di Francia nel 1791 ; e del b. Leonardo da Porto Maurizio min. rifor. nel 1795. Inoltre Pio VI approvò il culto immemorabile de'seguenti beati: nel 1775 del b. Girolamo Ranuzzi servita di s. Angelo in Vado; nel 1776 del b. Amato Ronconi riminese e del b. Sebastiano di Gesù min. osser. ; nel 1777 del b. Giovanni Burali di Parma generale de' francescani, e del b. Gondisalvo di Laghos portoghese agostiniano, oltre l' uffizio e messa concessi al b. Egidio compagno di s. Francesco; nel 1793 del b. Pietro Marchioni da Treia francescano; nel 1798 del b. Andrea Venturi Gallerani. In 23 promozioni creò 75 cardinali (e non 73 come dissi altrove), fra'quali il celebre Gerdil, Chiaramonti suo parente e concittadino che gli successe col nome di Pio VII, e de Brienne che depose in Concistoro, al quale articolo parlai di quelli più interessanti convocati da Pio VI, in uno all'affare del cardinal de Rohan. Il di lui cadavere restato a Va

29 agosto 1799 (secondo il suo presentimento, essendosi più volte ammalato gravemente nel giorno di s. Agostino), nell'età di anni 81, mesi 8 e giorni 2; e di pontificato il più lungo dopo s. Pietro, di anni 24, mesi 6 e giorni 14.

Della sezione del cadavere, come dei medici e chirurghi di Pio VI, parlai nel vol. XLIV, p. 137, ed a p. 79 delle mo nete poste nella cassa di piombo col cadavere imbalsamato, vestito degli abiti papali di mozzetta con armellino, stola, camauro e cappello, con iscrizione del Marotti (di cui è il laconico, magnifico e giusto elogio di Pio VI, che riportai nel vol. VI, p. 99), venendo la cassa sigillata da quattro sigilli; cioè dell'amministrazione dipartimentale di Drome, del cav. Labrador, de'prelati Spinola e Caracciolo, oltre la cifra del chirurgo che fece la se zione: il vaso di piombo coi precordi fu sigillato dal Caracciolo. A'30 agosto nella cappella del palazzo della cittadella i prelati e sacerdoti della corte umilmente e poveramente cominciarono i funerali novendiali, con quattro candellieri sopra la cassa mortuaria, non volendo il governo che si facessero pubbliche dimostrazioni di onori funebri. Ogni mattina dicevano tutti la messa e poscia l'uffizio de'morti; in ultimo celebrava l'arcivescovo Spina, che faceva l'assoluzione senza incensare, non essendovi nè incenso, nè turibolo, e per l'aspersione dell'acqua benedetta usava l'issopo, in mancanza d'aspersorio. Però queste esequie pel gran concorso e pietà ferventissima de'fedeli, che veneravano Pio VI come un santo, furono più decorose e più memorabili di qualunque magnificentissimo funerale. Tutti baciavano la cassa, la toccavano con sacre immagini e corone, e seminando di fiori il coperchio, li ripigliavano e donavano come reliquie: felice poi si reputò chi po tè avere qualche memoria del defunto. Finiti i novendiali, la cassa fu deposta nella camera sotto la cappella, come più fresca. M.' Spina scrisse subito al cardi

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nal decano Albani la morte del Papa e restò alla custodia del corpo, insieme con mg. Malo cameriere segreto di Cuenca; a'9 novembre fu permesso ai famigliari incamminarsi per l'Italia, negando loro il governo i tenui ricordi che avea ad essi lasciato il Pontefice, perchè il meschino equipaggio era stato dichiarato proprietà nazionale, laonde furono costretti ricor rere al direttorio. La piccola pisside en. tro la quale Pio VI soleva portare la ss. Eucaristia sospesa sul petto in Valenza e nel doloroso viaggio, in cui talvolta al medesimo modo la portavano i prelati ch'erano in carrozza, donde il Papa ricevette lume, conforto e il viatico, essendo pervenuta in proprietà dell'attuale vescovodi Valenza mg.' Chatrougse, la donò a Pio IX, il quale ne fece lo stesso uso nel suo breve e memorabile viaggio da Roma a Gaeta nel 1848.

Al doloroso annunzio della morte di Pio VI, non solo Valenza e la Francia, ma tutto il mondo ne rimase commosso, nè vi fu città alcuna che non gli rendesse i funebri onori, e persino in Londra comenarrai neʼvol. XXII, p. 63, e XXXV, p. 112; in Pietroburgo nella chiesa cattolica con l'intervento dell'imperatore Paolo I; in Vienna dall'imperatore Francesco II, nella metropolitana, benchè non fosse consueto; e per non dire di altri, solenni esequie si celebrarono nella certosa di Firenze e nella metropolitana di Siena con orazioni funebri, molte delle quali sono ricordate da Cancellieri nei Possessi, p. 420. Ben note erano all'universo tutte le gloriose qualità, che a que · sto gran Pontefice meritarono gli ultimi uffizi del comun dolore, per confessione stessa de'suoi nemici. All'elogio che gli feci nel vol. XXVII, p. 112 ed altrove, aggiungerò ch'egli si mostrò sempre con tutti umano, accessibile, laborioso e temperante. La sua affabilità a tutti fu comune: non vi era forastiere alcuno, che egli non ammettesse alla sua presenza, nella quale restava ognuno sorpreso della

prontezza deʼsuoi talenti e delle graziose accoglienze con che riceveva tutti. Quando fu d'uopo sostenne tutta la maestà del suo trono, alquanto scaduta nel precedente pontificato, come nelle sagre fun

sto genio, benefico, splendido e magnifi· co, giustificano l'enormi somme da lui spese in tante grandiose intraprese. Fu alquanto disapprovata la eccessiva predilezione ch'egli ebbe pei suoi due nipo.

zioni; forse non fu mai circondata la catti, ed il troppo favore che accordò a di tedra di s. Pietro di più grande e di più versi suoi famigliari, permettendo che ri imponente decoro, quanto in tutto il suo cevessero gratificazioni per grazie che lo poriificato, anche per l'incremento delle ro faceva, però senza altrui pregiudizio. preziose suppellettili, quando egli compariva rivestito delle pontificie insegne. La sua dignità acquistava maggior risalto pel taglio di sua persona maestosa, una delle più belle del suo tempo, essen. do di alta statura e insieme proporziona to e gentile, di tratti nobili e cortesi, d'un bel colorito fresco, e d'un portamento non meno nobile che venerabile, per lo che fin dagli eretici e dagli spiriti forti riscuoteva giustamente una compunzio. ne insolita e non mai intesa. A tutte le cure del governo temporale, come del suo apostolico ministero, Pio VI si prestava di buon animo, come pure ad ascoltare tutti i ricorsi e reclami de'sudditi, ciò che dichiarai nel vol. XLIV, p. 185. Somma fu la di lui fermezza nell'amministrazione della giustizia, massime quando a suo danno concorreva la prepotenza, senza riguardo ai più grandi signori. Riforınò la polizia per eliminare i disordini che di continuo accadevano in Roma e nelle provincie. La trascurata educazione, l'ozio, il fanatismo per le novità, lo spirito ir religioso introdotto dai sedicenti filosofi, e soprattutto l'ordinaria impunità de'de litti per le franchigie e immunità che in Roma pretendevano i ministri esteri, aveano resi frequenti i delitti, con la plebe propensa al sangue e munita d'armi, non ostante i severi divieti. Il Papa pro. curò prevenire i delitti e renderli meno frequenti, anche con pregare i detti ministri a non proteggere i rei. Soprattutto Pio VI fu generoso mecenate delle scienze e delle arti, con erigere nuove accademie ed abbellire Roma ed altre città del lo stato, che dando un'idea del suo va

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Nella zecca pontificia si conservano 30 conii delle medaglie coniate per memoria de' fasti del suo pontificato. Celebrò le solenni beatificazioni del b. Bonaventura da Potenza conventuale nel 1775; del b. Lorenzo da Brindisi generale cappuccino, e della b. Giovanna Bonomo be. nedettina nel 1783; del b. Pacifico da Sanseverino min. osser., b. Nicolò Fattore siciliano min. osser., b. Gaspare de Bono spagnuolo de'minimi, e b. Nicolò dei Longobardi deʼminimi nel 1786; del b. Sebastiano Apparisio min. oss. nel 1789; del b. Andrea Hibernon spagnuolo fran cescano, b. Maria dell'Incarnazione fondatrice delle carmelitane scalze di Fran. cia nel 1791; e del b. Leonardo da Porto Maurizio min. rifor. nel 1795. Inoltre Pio VI approvò il culto immemorabile de'seguenti beati: nel 1775 del b. Girolamo Ranuzzi servita di s. Angelo in Vado; nel 1776 del b. Amato Ronconi riminese e del b. Sebastiano di Gesù min. osser. ; nel 1777 del b. Giovanni Burali di Parma generale de' francescani, e del b. Gondisalvo di Laghos portoghese agostiniano, oltre l'uffizio e messa concessi al b. Egidio compagno di s. Francesco; nel 1793 del b. Pietro Marchioni da Treia francescano; nel 1798 del b. Andrea Venturi Gallerani. In 23 promozioni creò 75 cardinali (e non 73 come dissi altrove), fra'quali il celebre Gerdil, Chiaramonti suo parente e concittadino che gli successe col nome di Pio VII, e de Brienne che depose in Concistoro, al quale articolo parlai di quelli più interessanti convocati da Pio VI, in uno all'affare del cardinal de Rohan. Il di lui cadavere restato a Va

lenza, per ordine di Bonaparte divenuto primo console, a'29 gennaio 1800 fu ono, rato con solenni esequie, che descrive Can cellieri ne' Possessi a p. 417, dicendo nel decreto, ch'era degno del nuovo suo go. verno il riparare gli affronti e le ingiustizie, con che dall'abolito e distrutto di rettorio, già divenuto poco meno tiran. no di Robespierre, si era cercato di con. culcare ed opprimere il rispettabile vecchio Pontefice, il quale per le sue sven. ture e pel sublime grado che avea occu⚫ pato in terra, avea un diritto ai più luminosi attestati della pubblica considerazione. Si ritiene che se Pio VI fosse sopravvisuto all'elevazione di Bonaparte, questi lo avrebbe restituito alla sua se de. Adunatosi il conclave in Venezia sotto gli auspicii dell'imperatore Francesco II, i cardinali a'23 ottobre 1799 incomin ciarono i funerali novendiali per la gran. de anima di Pio VI, con solenne messa ogni giorno cantata da un cardinale, ed assistita dai prelati colà accorsi ; ma il prefetto delle cerimonie Dini potè interve nire al solo 1.° novendiale, e per sua morte gli successe Pacini : di questi novendia li parlai nel vol. XLIX, p. 52, come del l'orazione funebre e di quella pronunziata nel Vaticano pel cadavere di Pio VI ivi trasportato. Abbiamo il Diario de' novendiali celebrati nella chiesa patriar. cale e primaziale di s. Pietro in Castello di Venezia, per suffragare l'anima di Pio VI, Venezia 1799. Relazione delle funzioni esequiali eseguite in Venezia, per l'anima del sommo Pontefice Pio VI, in cui si contengono varie notizie, che possono servire di appendice al suo elogio storico, Venezia 1799. Funus adornatum Pii VI P. M. a collegio patrum cardinalium ad Petri apostoli ecclesiam, Venetiis 1799. Oratio ad S. R. E. cardinales a Caesare Brancadoro etc. habita Venetiis in pa. triarc. basilica prid. kal. novem. 1799, Venetiis. Cum elog. Jos. Marinovich, inscript. Mauri Boni, et elogio Aloysii Lan zi. Di cui si hanno traduzioni in diverse

lingue. Il prelato Despuig poi cardinale, come ministro straordinario al conclave del re di Spagna, donò al sacro collegio 3,000 scudi per la spesa di dette esequie.

Eletto nel marzo 1800 Pio VII, prin. cipalmente pel favore del cardinal Braschi, che nominò camerlengo di s. Chiesa, fece replicate istanze al governo francese per la consegna del cadavere del suo pre. decessore, per deporlo secondo i di lui desiderii nella basilica di s. Pietro. Finalmente per lettera del prefetto del Drome, de'2 dicembre 1801,a'24 fu disumata la cassa pontificia, ed a' ro gennaio 1802 consegnata all'arcivescovo Spina. Posto il sacro cadavere sopra un carro tirato a 4 cavalli, agli 11 partì il lugubre convoglio da Valenza e giunse a'12 a Sorgues, ed ai 13 a s. Cannat, accorrendo in gran folla il popolo coi più teneri sensi di venerazione pel defunto. A'14 arrivò a Marsiglia, donde pel vento contrario non potè partire in un bastimento per mare prima de'18. La sera del 20 prese porto a Mo⚫ naco di Piemonte, e la sera del 2 1 giunse nella rada d' Oneglia, da dove passò a quella di Lingualia. La mattina del 22 ripartì e la sera prese porto a Savona, che lasciato la mattina del 23, il vento respin se il bastimento alla rada di Varese, in cui restò il rimanente del giorno e della notte. Nella mattina del 24 proseguen do il viaggio, la sera approdò a Genova, ove si celebrarono solenni esequie, indicate nel vol. XXVIII, p. 343. A'31 il bastimento partì per Sestri e vi pernottò, ed il 1.° febbraio s'avviò per Lerici in cui giunse la sera, e nel dì seguente le sacre spoglie furono sbarcate e collocate nel carro con la scorta di numerosa guardia francese. In mezzo a numeroso e divoto po. polo si condussero a Sarzana, patria dello Spina, il quale nelle magnifiche esequie

che si celebrarono nella cattedrale cantò la messa solenne, coll'intervento di tutte le autorità civili e militari. Agli 8 il convoglio procedette per Massa, ove gli fu re. so un religioso tributo di ossequio; ad ore

21 giunse a Pietrasanta, i cui abitanti la mattina del 9 fecero solenne funerale nel la collegiata, e nelle ore pomeridiane il convoglio pervenne a Pisa. A Porta Nuova l'attendevano de Gregorio nunzio di Firenze, e l'arcivescovo Franceschi col clero secolare e regolare, confraternite, magistrature, nobiltà, uffizialità francese e toscana, ed immenso popolo, scorta dei reali cacciatori e banda funebre. Quindi posta la cassa su bara sontuosa, fu trasportata processionalmente sotto baldacchino alla metropolitana, dove ne'due giorni che si trattenne gli furono celebrati colla stessa assistenza magnifici funera li, dopo i quali colla stessa forma la cassa fu riportata sul carro a Porta Fiorentina, donde la mattina del 10 colla scorta di dieci uffiziali de'cacciatori, che si dierono la muta fino a Siena, il convoglio partì pers. Romano, ed agli 11 si fermò a Pog. gibonsi, ne'quali luoghi ricevuto il sacro deposito alle porte delle chiese, gli furono fatti solenni funerali. A'12 febbraio le ceneri di Pio VI entrarono in Siena, dove egli avea cominciato il glorioso esilio, onde gli vennero celebrate pompose esequie nella metropolitana (ove nella cappella della ss. Vergine una lapide ricorda i due avvenimenti e le lagrime affettuose sparse dai sanesi), con l'assistenza del capitolo, delle magistrature e ordini della città, e d'immenso popolo. Qui il prelato Spina ebbe ordine, che senza ulteriore ritardo proseguisse il viaggio sino alla Storta, onde il can. Tolomei non potè recitare l'orazione funebre. Dopo mezzodì del 13 partì il convoglio pel confine di Toscana, ove si trovarono d'ordine di Pio VII a riceverlo un corpo di cavalleria, i prelati Malo e Marotti, da lui fatti il 1.° protono tario, il 2.o segretario de'brevi a'principi, i quali aveano da Roma a Valenza accompagnato l'illustre defunto, non che i propri camerieri segreti Mancurti cop. piere e Ginnasi guardaroba. Indi il convoglio partì per Acquapendente, a Bolsena ricevette gli omaggi ricordati nel vol. V,

p. 312, ed a' 15 si fermò alla stazione del⚫ la Storta, nella cappella ove Gesù appar. ve a s. Ignazio, come dissi nel vol. XXX, p. 153, col funere celebratogli.

A'16 febbraio il sacro deposito passò a Porta del Popolo nella propinqua villa già Bracciano, sotto il portico ridotto a cappella, dove si celebrarono molte mes. se, alternando l'uffizio deʼmorti gli ordini mendicanti. La pioggia fece dilazionare al dì seguente il magnifico ingresso trionfale in Roma, pel quale Pio VII ne affidò la direzione ai prelati Gazzoli uditore della camera e Lante tesoriere: i cardinali, i prelati, la nobiltà, il corpo diplomatico, il clero secolare e regolare offrirono 1500 torcie di cera, per accrescere lustro e splendore alla funzione, annunziata la mattina del mercoledì 17 da 24 colpi di cannone. Pel buon ordine e decoro la truppa si schierò da Porta del Popolo al palazzo Ruspoli, da questo sino a Ponte s. Angelo, e pel Borgo sino a s. Pietro, che fu la strada che percorse la pompa funebre. La cassa coi preziosi avanzi di Pio VI fu collocata su magni. fico letto coperto di damasco paonazzo con trine e frangie d'oro, e ricca coltre d'oro con fregio di velluto nero frangiato d'oro, avente ne'quattro angoli gli stemmi del defunto ricamati in oro: sopra gran cuscino di lama d'oro sovrastava il triregno. Le guardie nobile e svizzera si recarono a circondare il feretro, che fu incontrato alla Porta dal senatore, conser vatori e nobiltà romana in abito, coi ca. potori ad ore 18, mentre il clero secolare e regolare l'attendeva nella piazza del Popolo. Al 1.° colpo di cannone di Castel s. Angelo tutte le campane di Roma incominciarono il lugubre suono, proseguito finchè il cadavere entrò nella basilica Vaticana; ogni tre minuti si esplo se un colpo di cannone, ed una salva con. tinuata d'artiglieria incominciò quando il feretro giunse sulla piazza del Ponte e continuò fino al suo ingresso nel Borgo. La processione progredi con quest'ordi

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