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CANTO XI.

Argomento.

Ristanno dietro a un sepolcro portante il nome d'un papa. Virgilio dichiara le divisioni dell'infernale città: e questo canto, ben dice Pietro, è la chiosa di tutta la Canlica. La città è divisa in tre cerchi, e d'uno in altro si scende. Idea conforme al virgiliano: Mœnia lata videt triplici circumdata muro.

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(Cominciò poi a dir) son tre cerchietti, Di grado in grado, come quei che lassi. 7. Tutti son pien' di spirti maladetti. Ma perchè poi ti basti pur la vista, Intendi come e perchè son costretti. 8. D'ogni malizia ch'odio in cielo acquista, Ingiuria è il fine: e ogni fin cotale O con forza o con frode altrui contrista. 9. Ma perchè frode è dell' uom proprio male, Più spiace a Dio. E però stan di sutto Gli frodolenti, e più dolor gli assale.

5. (L) TEMPO dell'aspettare.

(F) PERDUTO. Consiglio che spesso ritorna. Inf XXIX; Purg., III, XII; Par., XXVI. Nel XVII del Pu gatorio approfitta d'un simile riposo per farsi spiega. l'ordine delle pene.

6. (L) Di grado IN GRADO: digradanti.-LASSI: lase Dai lascivi in giù cala sempre.

(SL) CERCHIETTI. In paragone de' gran cerchi e lesti, e de' cerchi finora percorsi, ch' erano maggiori 7. (L) PUR senza dichiarazione.-COSTRETTI: stival (SL) COSTRETTI. Crescenzio, II: Stivar la terra å torno alle piante, e quella fortemente costringere, Geors IV: Styx... coercet. Æn., VI: Inclusi pœnam exspectar Machiav. Stringere alla pena. 8. (L) INGIURIA: ingiustizia.

(SL) ACQUISTA. In mal senso. Petr., Son. LXII Biasmo sacquista.

(F) INGIURIA. Parola solenne d'Aristotile (Eth.) 9. (L) Uom ragionevole. SUTTO: Sotto.

(SL) SPIACE. Ad Hebr., XI, 6: Piacere a Dio. (F) SUTTO. Subtus.

10. De' violenti il primo cerchio è tutto;
Ma perchè si fa forza a tre persone,
In tre gironi è distinto e costrutto.
11. A Dio, a sé, al prossimo si puone

Far forza dico in sè, ed in lor cose,
Com'udirai con aperta ragione.

12. Morte, per forza, e ferute dogliose

Nel prossimo si danno; e nel suo avere,
Ruine, incendii, e tollette dannose:

13. Onde omicide, e ciascun che mal fiere,
Guastatori e predon', tutti tormenta
Lo giron primo, per diverse schiere.
14. Puote uomo avere in sè man violenta,
E ne' suoi beni: e però nel secondo
Giron convien che senza pro si penta
15. Qualunque priva sè del vostro mondo,
Biscazza e fonde la sua facultade,
E piange là dove esser dee giocondo.
16. Puussi far forza nella Deitade,

Col cuor negando e bestemmiando quella,
E spregiando natura e sua bontade.

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(SL) BISCAZZA. Davanz., Ann., VI, e Firenzuola. -FONDE, Arios., XI: Il sangue.... fonde.

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(F) PIANCE. Son colpevoli que' che si pascono del pensiero delle loro miserie, tanto più se coi loro faili se le son provocate. GIOCONDO. Perchè libero dalle ricchezze ch' egli usava a peccato. Ovvero piange nel mondo dov'è comandato servire a Dio con letizia. Dante condanna le ingiurie commesse contro sè, perthe, ogni amore incominciando da noi, chi non ama sè Bo può amare altrui. E punisce i prodighi co' suicidi, sebbene i prodighi abbia posti già cogli avari, perchè qui intende di quelli che per prodigalità si ridussero a morire od a vivere non dissimile dalla morte.

16. (L) NELLA : contro. — BONTADE: i doni di natura. (F) DEITADE. Conv.: La somma Deitade, cioè Iddin Som.: La Deità delle persone. Dio è la stessa Deità. - NEGANDO, La Chiesa: Patrem negavit -CUOR. Psal. XIII, 1: Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus.

17. E però lo minor giron suggella

Del segno suo e Soddoma, e Caorsa, E chi, spregiando Dio, col cuor favella. 18. La frode, ond'ogni coscienza è morsa, Può l'uomo usare in colui che 'n lui fida, Ed in quei che fidanza non imborsa. 19. Questo modo di retro par ch' uccida Pur lo vincol d'amor, che fa Natura; Onde nel cerchio secondo s'annida 20. Ipocrisia, lusinghe, e chi affattura, Falsità, ladroneccio, e simonia, Ruffian', baratti; e simile lordura. 21. Per l'altro modo quell'amor s'obblia

Che fa Natura, e quel ch'è poi aggiunto,
Di che la fede spezial si cria.

BONTADE. Conv: Le bontadi della natura. August., de Nupt. et Concupisc., II, 2: Humana natura a creatore Deo bono condita bona....

17. (L) MINOR: quel di mezzo, più stretto del primo. SUGGELLA DEL SEGNO SUO: con marchio di fuoco.

(SL) MINOR. Inf., XIV, XV, XVI, XVII. — CAORSA. Pone Soddoma pe' soddomiti, Caorsa per gli usurai, perché molti ve n'era in Cahors; e caorsino, al dir del Boccaccio, valeva usuraio, ed era caorsino l'odiato da Dante, Giovanni XXII. Par., XXVII : Del sangue nostro Cavrsini e Guaschi S` apparecchian di bere. Il Ducange reca decreti di Filippo l'Ardito contro gli usurai, qui vulgariter Caorsini dicuntur.

(F) SUGGELLA. Modo biblico. Apoc., V, VI, VII, VIII, X, XX.

18. (SL)IMBORSA. Inf., XXIV: La speranza ringavagna. Dal mettere la speranza in borsa al metterla in paniere non corre gran cosa. Le bolge rammentano la bolgetta della posta toscana delle lettere; e i simoniaci son messi in borsa di fuoco. E il nostro confiscare rammenta le fiscelle pastorali: è voce arcadica. Del resto, conservare, custodire la speranza, farne tesoro, e simili, sono modi comuni ed eletti.

(F) MORSA. Intendi, o che la frode è tal vizio che le coscienze più dure n' hanno rimorso; e Cicer. : Sua quemque fraus, suus timor maxime vexat; o che Virgilio voglia rimproverare i contemporanei di Dante come i più macchiati di frode.

19. (L) QUESTO MODO DI RETRO: il frodare chi diffida. UCCIDA recida. PUR: sol. CHE. Caso obbliquo. (SL) UCCIDA. Viene da cædere. Æn., III: Incidere

funem.

ghi.

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(F) VINCOL. Som,: Non potrebbero gli uomini insieme convivere, se l'uno all'altro non credesse. Som.: Carità, vincolo che unisce. FA. Arist. Fis.: Quod natura efficit. 20. (L) LUSINGHE: adulatori. CHI AFFATTURA: maFALSITA: falsarii. - BARATTI: barattieri. (SL) LUSINGHE. Inf., XVIII. AFFATTURA. Inf., XXIX, XXX. LADRONECCIO. Inf., XII. SIMONIA. Inf., XIX. RUFFIAN'. Inf., XVIII.- BARATTI. Inf., XXI, XXII. LORDURA. Bocc.: I ghiottoni, i tavernieri ed altri di simile lordura disonesti uomini. Ma senza il di più potente. 21. (L) PER L'ALTRO MODO: frodando chi si fida, si rompe e il vincolo naturale e quel della fede data. NATURA. Caso retto. SPEZIAL: tra conoscenti fidati. CRIA: crea.

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FEDE.

(F) Mono. Forma scolastica: alio modo. Conv.: Il traditore nella faccia si mostra amico, sicchè fa di sé fede avere, — SPEZIAL. Voce delle scuole, e dicesi anco de' singoli.

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Che mena 'l vento, e che batte la pioggia, E che s'incontran con si aspre lingue, 25. Perché non dentro della città roggia

Son ei puniti, se Dio gli ha in ira? E se non gli ha, perchè sono a tal foggia? 26. Ed egli a me: Perchè tanto delira,

Disse, lo 'ngegno tuo da quel ch'e' suole? Ovver la mente dove altrove mira? 27. Non ti rimembra di quelle parole, Con le quai la tua Etica pertratta Le tre disposizion che 'l Ciel non vuole; 28. Incontinenza, malizia, e la matta

Bestialitade? E come incontinenza

Men Dio offende, e men biasimo accatta? 29. Se tu riguardi ben questa sentenza, E rechiti alla mente chi son quelli Che su di fuor sostengon penitenza;

DITE:

22. (L) MINORE: più stretto perch' ultimo. Lucifero. TRADE tradisce. (SL) TRADE. Inf., XXXII, XXXIII, XXXIV. Anco nel XXXIII per tradisce.

(F) MINORE. I traditori, come i più rei, stanno nel più stretto cerchio; e i soddomiti e usurai, come più rei del cerchio secondo, stanno nel più stretto girone e più declive si perchè più rari, e sì per più pena.

23. (L) RAGIONE: ragionamento. POSSIEDE: abita. (F) PROCEDE. Som.: Ratio illa procederet. Forma scolastica e d'argomentazione: ad primum sic proceditur, e simili

-... CHE BATTE

24. (L) Quei della palude pinGUE (di loto): gli iracondi. i. -... CHE MENA 'L VENTO i lascivi. LA PIOGGIA i golosi. -... CHE S'INCONTRAN CON SỈ ASPRE LINGUE: gli avari.

(SL) PINGUE. Æn., IX: Pingui flumine. Georg. II: Crassis... paludibus. Segneri: Acqua pingue. MENA. Conv. Le foglie che 'l vento fa menare. BATTE. Æn., IX: Verberat imber humum ; IV: Vento pulsatur et imbri. 25. (L) ROGGIA: rossa di foco. A TAL FOGGIA: in Inferno.

(SL) ROGGIA. Par., VI : rubro; XIV : robbio, (F) Sox. Som.: Iddio ama i peccatori in quanto sono e sono da lui; ma in quanto son peccatori, non esistono, ma mancano dall'essere, e codesto non viene in loro da Dio, onde in questo rispetto E' gli ha in odio 26. (F) OVVER. Perchè l'ingegno travia e la mente si svaga. Due cagioni d'errore

27. (L) DISPOSIZION dell' animo.

(F) TUA. Conv.: Dice il mio maestro Aristotele nel primo dell'Elica. Più sotto: La tua Fisica. — | PERTRATTA. É in Albertano ed era anche voce scolastica. (Aristotile e Som.) - DISPOSIZION. Parola aristotelica

(Eth., VII).

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O Sol che sani ogni vista turbata, Tu mi contenti si, quando tu solvi, Che, non men che saver, dubbiar m'aggrata; 32. Ancora un poco indietro ti rivolvi

33.

(Diss' io) là dove di' ch' usura offende La divina bontade: e'l groppo svolvi. Filosofia (mi disse) a chi l'attende, Nota, non pure in una sola parte, Come Natura lo suo corso prende 34. Dal divino 'ntelletto e da sua arte. E, se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai, non dopo molte carte, 35. Che l'arte vostra quella, quanto puote, Segue, come 'l maestro fa 'l discente: Si che vostr'arte a Dio quasi è nepote.

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32. (L) RIVOLVI : torna. Di' dici.

(SL) RIVOLVI. Ov. Met., X: Quid in ista revolvor? SVOLVI. Inf., X: Solvetemi quel nodo. Dan., V, 16: Obscura interpretari, et ligata dissolvere. 33. (L) G... L'ATTENDE: chi ci bada. NON PURE IN UNA SOLA PARTE: in più d'un luogo.

(SL) ATTENDE. Col quarto caso. Psal. LXXVII, 1 : Attendite... legem. Som.: Si attendatur mutabilitas rei. Conv., II, 4: Aristotele pare ciò sentire, chi bene lo intende, nel primo di cielo e MONDO. NA

(F) PURE. Fisica ed Etica di Aristotile. TURA. Boezio nel libro delle Due Nature e Arist. Met., V. Somma: Natura vale il principio intrinseco alle cose; e tale natura è o la materia o la forma materiale. In altro senso dicesi natura ogni sostanza o ente, e in questo rispetto dicesi naturale alle cose quello che conviene alla sostanza di lei ed è intrinseco a quello.

34. (L) DIVINO 'NTELLETTO: la Sapienza. -- SUA ARTE : la potenza.

(F) 'NTELLETTO. Som.: L'esser di Dio è tutt'uno col suo intelletto. Il divin intelletto è l'istitutore della natura. Nel Convivio: Divin intelletto. ARTE. Som.: In Dio non sono più arti. MOLTE. È nel libro II. 35. (L) QUELLA... SEGUE: la natura segue l'arte come discepolo maestro. - NEPOTE: figlia della figlia. (SL) DISCENTE. Nel Convivio.

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(F) QUELLA. Arist.: Ars imitatur naturam in quantum potest. SEGUE. Som.: Arte è la retta ragione delle cose fallibili. Arist. Fis., II: Le cose di natura hanno in sè un principio di moto... che non hanno quelle dell'arte... Quella genera cosa da cosa, come uomo da uomo..... L'arte può rendere a qualche modo feconde le opere sue, ma non già nel medesimo modo. L'arte altre cose fa che natura non può fare, altre imita. [ARTE. Alamanni, Coltivazione, 1] NEPOTE. Tasso: Essendo l'arte figliuola della natura; e la natura, di Dio; l'arte di esso Dio viene ad essere in certo modo nipote.

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36. Da queste due, se tu ti rechi a mente Lo Genesi dal principio, conviene Prender sua vita, e avanzar la gente. 37. E perchè l'usuriere altra via tiene,

Per se Natura, e per la sua seguace, Dispregia: poich'in altro pon la spene.

PRENDER SUA VITA...:

36. (L) DUE: natura e arte. che prenda e s'avanzi nel vivere. (SL) GENESÌ. L'accento posa sulla ultima, come in Semiramis (Inf., V).

(F) GENESÌ. Gen., II, 15: Lo pose nel giardino.... acciocché egli operasse. - III, 19: Nel sudore del volto two ti ciberai del tuo pane. Dalla natura trae il vitto l'agricoltura; dall'arte, le industrie ed il commercio. 37. (L) SUA SEGUACE: arte. - IN ALTRO che natura e lavoro umano.

(SL) Pox. Spem ponere è nella Bibbia ed in Virgilio.

(F) [NATURA. Brun. Latini, Tesor. Un altro che non cura di Dio nè di Natura, si diventa usuriere.] L'usuraio offende la natura in sè, e poi nell' arte seguace di lei, volendo che il danaro partorisca senza fatiche, danaro, e rubando gli altrui sudori. — L'argomento non è de' più diretti, ma da un certo lato è pro

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fondo. E il dispregio che Dante dimostra degli usurai, e la compagnia ch' e' dà loro, provano ciò ch'è confermato dalle memorie del secolo, il molto male che faceva l'usura a que' tempi.

38. (SL) ORIZZONTA. Alla greca, come Calcanta (Inf., XX). Essendo il sole in Ariete, e all'Ariete precedono i Pesci due ore dunque mancavano a giorno. Il carro di Boote giaceva sopra quella parte donde spira Coro, vento tra ponente e maestro. Se il Carro ch'è in Leone è sopra Coro, dunque il Leone era già tramontato, o stava per tramontare la Vergine.

39. (L) VIA LA: là.

(SL) VIA LÀ. Dicesi in Toscana. Rammenta il Virgiliano (Æn., VI): Hac vice sermonum roseis Aurora quadrigis Jam medium æthereo cursu trajecerat axem, Et fors omne datum traherent per talia tempus. Sed comes admonuit, breviterque affata Sibylla est: Nox ruit, Enea. Dante passò nella selva dieci ore; entrò nell' Inferno sull'imbrunire; nel cerchio degli avari su la mezza notte; entra in Dite sull' alba. Virgilio lo sa per computo, non perchè vegga luce. Il primo giorno è compito.

Sistema penale di Dante.

Nel distribuire che fa il Poeta le colpe e nell'appropriare ad esse le pene, è un ordine d'idee filosofiche e religiose che importa seguire. I Pagani stessi vedevano quanto la loro filosofia e religiosa e morale e civile fosse in tale rispetto incompiuta, e però desse luogo a ingiustizie nelle pratiche della vita. Degli stoici i più severi, e quelli che, a detta di taluni, più s'accostano al senso della rettitudine cristiana, Orazio notava (1): Adsit Regula, peccatis quæ pœnas irroget æquas: Ne seutica dignum, horribili sectêre flagello.

Cicerone (2): In due modi si fa ingiuria, cioè o con forza o con frode.... e l'una e l'altra alienissima dall'uomo ; ma la frode degna d'odio maggiore. Virgilio ad Aletto dà la passione dell' ire e dell'insidie (3), distinguendo anch'esso gl'impeti del peccare da' freddi consigli. Per sola la mente l'anima nostra differisce dalla bestiale (4): la frode dunque che abusa della mente è più rea, e però punita con più fieri dolori. Tommaso distingue sapientemente l'astuzia che può essere a buon fine

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ma usa mezzi non buoni, e che nel linguaggio delle Scritture è detta prudenza del mondo o della carne (1), dal dolo che è esecuzione dell'astuzia rea segnatamente in parole; e questo dalla frode che riguarda l'esecuzione dell'astuzia nei fatti. Gregorio (2) mette insieme alla pena i frodolenti co' frodolenti. Tommaso contrappone più direttamente violenza a giustizia; tradimento e frode e fallacia a prudenza (3). Dante nel Convivio : Quelle cose che prima non mostrano i loro difetti, sono più pericolose, perchè di loro molle fiate prender guardia non si può; siccome vedemo nel traditore.

La frode, cosi la Somma, usurpa e ritiene l'altrui: è un modo di lei l'avarizia (4). Figli dell'avarizia, tradimento, frode, spergiuri, inquietudine, violenza, durezza spietata (5). Figli, dice Isidoro (6), dell' avarizia, menzogna, frode, furto, spergiuro, l'appetito del turpe lucro, testimonianze false, violenza, inumanità, rapacità. Con preci

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sione più filosofica la Somma (1): L'avarizia in due modi eccede: primo, nel ritenere; e cosi nasce d'avarizia la durezza che non sente misericordia: secondo, nel prendere; e in questo rispetto può considerarsi doppiamente. Considerata nell' affetto, ne nasce che nell'acquistare l'altrui talvolta usa violenza, talvolla dolo. Se il dolo è in sole parole, dicesi fallacia; se con giuramento, spergiuro; e se il dolo si commette in opera, quanto alle cose sarà frode, quanto alle persone sarà tradimento. Di qui si raccoglie viemmeglio come il Poeta faccia la Lupa ammogliarsi a molti animali, e più che tutte le altre bestie avere preda (2); perchè dall'avarizia nascono o con lei crescono i peccati e i vizii quasi tutti. E però profondamente Tommaso (3): Non accade che i figli d'un peccato capitale appartengano ai vizii del genere stesso; che al fine d'un vizio possono rivolgersi anco i peccati d'altro genere.

Abbiamo già ne' passi recati sentito numerare parecchie delle colpe alle quali Dante destina una bolgia da sè: altro ne rincontriamo in questo d'Aristotile, ed anche qui a proposito degli avari: Generi d'avarizia, tenaci, gretti, operanti servigi vili, viventi d'amori venali, usurai,.... giuocalori di sorte, spogliatori di morti, ladroni (4). Congiunge alla forza la frode e alla frode l'avarizia anco Virgilio laddove alle età pacifiche fa succedere la rabbia della guerra e l'amor dell'avere (5). E qui cade a notare singolar consonanza delle dottrine recate con un passo che è ne' Bollandisti: Quanto la povertà è luminoso e mirabile indirizzamento a virtù, tanto l'amore della pecunia è vile e reo strumento di vizio con verità l'Apostolo Paolo lo chiamò causa e fonte di tutti i mali (6). Di qui seguono la cupidigia de' diletti, gli spergiuri, le rapine, le stragi, l'invidia, l'odio fraterno, le guerre, l'idolatria, la smania del sempre ingrandire; e rampolli de' mali suddetti, l'ipocrisia, l'adulazione, la buffoneria, delle quali convien confessare essere causa l'amor del danaro. Nè solo Dio punisce costoro; ma eglino sè medesimi distruggono dentro, portando sempre un appetito insaziabile; e del desiderare non hanno termine (7); ed è insanabile piaga. Sempre l'amore della pecunia porta seco l'invidia (8) ..

Ecco dunque nell'ordine suo penale l'Inferno di Dante. La forza è ingiusta, offende gli altri uomini nella vita e nell'avere; quindi gli omicidi e i feritori e i devastatori e i predatori dell'altrui in un fiume di sangue. L'uomo fa forza

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(1) 2, 2, 8. (2) Inf., I; Purg., XX. (5) Som., 2, 2,118. (4) Eth., IV. (5) Æn., VIII. -(6) Par., IX: Il maladelto fiore Ch' ha disviate..... (7) Purg., XX: Fame senza fine cupa. (8) Inf., I: Là onde 'nvidia, prima, dipartilla. Bolland., 1, 247. Vit. s. Sincletica.

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ingiusta a sè nella vita, uccidendosi; negli altri beni, disperdendoli ed abusandoli in modo da condursi a vile disperazione: onde i suicidi e i prodighi disperati (non i semplici prodighi) fatti tronchi che gemono sangue, e le Arpie li funestano co' lamenti, e col becco li lacerano. Si volge la forza ingiusta contro Dio negandogli onore in atti empii, o in parole, o violando le leggi della natura sua figlia, o dell'arte ch'è figlia della natura; i quali vizii punisconsi con una pioggia di fiamme.

La frode, come più nera della violenza, è più basso e più tormentata. Que' che la usarono per trarre da vili passioni altrui vile lucro, o che per proprio diletto crudele ingannarono donne, sono frustati da' diavoli; gli adulatori giacciono nello sterco; i simoniaci, capovolti in buche infuocate; gl'indovini e maghi hanno la faccia per forza rivolta dalle spalle; i barattieri, tuffati nella pece bollente; gl'ipocriti camminano gravati in cappe di piombo dorate; i ladri, morsi da' serpi che si attortigliano ad essi e si trasformano ne' corpi loro; que' che frodarono altrui con consigli perfidi e fecero quasi un furto del vero, avvolti entro una flamma che gl'invola alla vista; i seminatori di discordia, secondo che più o men grave scissura fecero, lacerati o monchi o troncati nelle mani, nel viso, nel petto, o reciso il capo dal busto; que' che falsarono o la verità con parole o il prezzo delle cose con l'opera, o sbranantisi fra loro, o giacenti e ricoperti di piaghe e di lebbra puzzolente. Queste specie di frode esercitansi in genere contro chi non ha fiducia speciale, e però offendono la fede pubblica e la società, non infrangono i più stretti e più sacri legami. Ma sotto alle bolge digradanti nel pozzo profondo sono i traditori nel ghiaccio in quattro schiere: quei che tradirono fratelli o altri congiunti; que' che tradirono la patria che è parentela più intima come di madre, que' che tradirono i benefattori, che son da tenere più che se padri; que' che tradirono o Dio o il re che, nel concetto di Dante, è l'imagine di Dio sulla terra.

Or egli dichiara il perchè fuori della città infuocata rimangono i lascivi e i golosi, e gli avari e i prodighi, gl'iracondi con gli accidiosi e con gl'invidi e co' superbi; e lo dichiara con le dottrine d'Aristotile suo maestro. Il quale distingue l'incontinenza exposia, la malizia xxxi e la bestialità piorns. E bestiale fa sinonimo a vile (1). L'incontinenza, dice Tommaso, non serbare il modo della ragione nella concupiscenza dell'onore, delle ricchezze e d'altro simile, che in se pajono essere bene (2). Per essa la carne che brama

(1) Pol. (2) Som., 2, 2, 156. Altrove (1, 1, 6) incontinenza è spiegato per concupiscenza che è di per sé moto naturale, pervertito poi; non con si deliberata malizia come la frode.

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