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sto, nondimeno parve a'Legati che ciò sarebbe stato entrare in un nuovo e vasto pelago, del quale pochissimi de' padri aveano perizia; onde tra per questo difetto, e per qualche emulazione de' vescovi oltramontani verso le prerogative di quel collegio, sarebbonsi proposte cose stranissime, dandosi materia di gran discordia e lunghezza. Perciò s'argomentarono accortamente, e venne lor fatto, di rimuovere i più da questo consiglio; si che la riformazione de' cardinali andasse in compagnia della universale, e così traesse a se minor porzione del tempo, o dei pensieri. A che fu anche spinto (1) il Legato Morone per avventura da lettere dei due cardinali Farnesi; i quali quasi per sentimento general della corte si dolsero ch'egli lasciasse calcar la riformazione sopra Roma e 'l collegio, ed ommettesse quella de' principi con troppa condescensione al loro piacere. Il qual senso di quei principalissimi cardinali, saputosi anche da molti vescovi italiani lor confidenti, fu

(1) Tutto appare da una lettera di Filippo Geri Vescovo d'Ischia a Carlo Gualfreduccio segretario del cardinal Farnese, agli 8 di novembre 1563.

in gran parte cagione, che tanti conspirassero a non voler ragionare sopra gli altri capi se non si ritornava quello de'principi. Ed era stato fermo volere di Paolo III, che la riformazione d'amendue le parti andasse ugualmente riputando egli che con quest'ordine i principi sarebbono divenuti e più equi nella altrui, e più arrendevoli alla loro. Ma Giulio poi, a fin di sgombrar la calunnia, che Roma con tale scusa non si volesse emendare, scrisse al suo Legato, consentir lui, che la principal riformatrice fosse anche la prima riformata. Ed in questo era convenuto ancor Pio.

Ora, rivolgendoci a nostra materia, il cardinal Morone, che si come creatura de'Farnesi portava loro molta osservanza, rispose al cardinal Alessandro una lettera, dove con gran libertà gli significava lo stato del concilio, e la necessità di procedere in quella forma. E perchè di queste lettere vicendevoli, come interviene, era trasvolata non pur la notizia, ma la copia, sursero quindi assai gravi sospezioni fra que' cardinali: tanto che il Morone in quel tempo, consideran

do le innumerabili imputazioni a cui egli soggiaceva presso a'principi, agli oratori, a' prelati, al pontefice, e a'cardinali, avanzò a dire, maggior copia di calunnie scaturir contra di se in Trento, che d'acque da quelle montagne: ma che l'argine della sicura coscienza il facea non temer tutta questa piena. Per tanto non è dissimile al vero ch' egli, per meno esasperare il collegio di cui sentiva le querele, ponesse studio particolare a far si che la riformazion di quell'ordine uscisse temperata e discreta. Non gli bastarono per tutto ciò queste diligenze a serenare il Farnese in cuore, avendo lui risposto (1) al Morone, e fatto rispondere dal suo segretario a Filippo Geri vescovo d'Ischia intrinsico dello stesso, ch' ei volea così credere il fatto come il Legato presupponeva: ma che non mancava chi affermasse d'aver veduto in mano del papa l'esempio di quella lettera da se scritta ad esso Legato. Se ciò fosse, rimane incerto: solo nelle cifere del cardinal Borromeo, in

(1) Le lettere originali del cardinal Farnese al Morone, e del Gualfreducci al Geri sono in mia mano, scritte a' 20 di novembre 1563.

risposta (1) ad una del Morone segnata il primo di settembre, lodossi il proponimento mostrato quivi da esso di non guardare alle lettere di chi si fosse, e di non aver rispetto a veruna persona nell' opera della riformazione. E soggiugnevansi queste parole: a costoro cuoce assai questa riforma: e non solo se si guardasse a loro non si faria mai, ma cercheranno d'impedirla per tutte le vie che potranno. E però noi che avemo a render conto a Dio etiam delle ommissioni di questo concilio, non abbiamo da guardare a loro; ma far sempre senza rispetto quel che conviene. Ed in un'altra scrivevasi (2) esser doluto assai al papa, che la buona intenzione sua fosse ritardata da chi meno avrebbe dovuto: ma che prestamente n'era per fare qualche richiamo con alcuni cardinali; il che sarebbe valuto almeno perchè si contenessero nel futuro da simiglianti industrie; lasciando proceder con libertà la riformazione, secondo quel modo che fosse mostrato per migliore dallo Spirito santo.

(1) Cifera del cardinal Borromeo al Morone agli 11 di settembre.

(2) A' 25 di settembre.

Comunque l'opera stesse, certo è, che 'l cardinal Farnese alle giustificazioni del Legato rispose con forme più di rispettoso che d' appagato: e fra gli altri segni ne diede questo. Gli aveva scritto il Morone, che sperava doversi il Farnese ingannare ne' sinistri pronostici del concilio, come s'ingannerebbe sempre intorno alla volontà di lui, ove ne credesse cosa di suo diservigio e dal segretario del Farnese nella risposta erasi messo, che anch' egli così confidavasi; e che ne avea veduto l'effetto nella prima parte, quando i decreti della sessione tenuta eransi sperimentati molto diversi dalla trista espettazione: di che congratularsi lui col Legato come con loro precipuo autore: ma il padrone, prima di segnarla, vi fe porre in piè questa forte aggiunta: non voglio però mancare di dire a vostra signoria illustrissima, come questi pratichi dicono, che in quella sessione si contengono cose d'estremo pregiudicio a questa povera corte. Nè per avventura le suddette ombre del cardinal Farnese verso il Morone, quasi verso strumento di fargli senza necessità del suo carico scemar la grazia del papa, furono la mi

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