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II.

Sulla Brenta in mio poter.). n}
(Con Ziani all' alba ei parte...
Ei previene il tuo pensier.)
EUST. Mentre geme il cor sommesso,
Mentre io piango a te d' appresso
Dormi, e sogna, o dolce oggetto,
Sol di gioia e di diletto...
Ed un Genio tutelare

Non ti desti che al piacer!....
Tristi notti e veglie amare

Debbo io sola sostener.

(si alza: i due mascherati si ritirano. Eustorgia ritorna indietro, e bacia la mano di Gen. Egli si desta e l''afferra per le braccia)

EUST.

GEN.

EUST.

GEN.

EUST.

GEN.

Ciel !...

Chi vegg' io

(per isciogliersi da lui)

Lasciatemi.

No, no, gentil Signora:
No, per mia fede!

(Io palpito!)

(trattenendola)

Ch'io vi contempli ancora!
Leggiadra e amabil siete;
Nè paventar dovete

Che ingrato ed insensibile
Per voi si trovi un cor.

EUST. Gennaro!... E fia possibile
Che a me tu porti amor?

GEN. Qual dubbio è il vostro ?

EUST.

GEN.

Eust.

GEN.

EUST.

Ah!`dimmelo.

Sì! quanto lice io v' amo.
(Oh gioia!)

Eppure... uditemi...

Esser verace, jo bramo.
Avvi un più caro oggetto,
Cui nutro immenso affetto.
E ti è di me più caro!

Chi mai?

GEN.

Mia madre ell'è.

EUST. Tua madre!... O mio Gennaro!

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Io non la vidi mai.

EUST. Come ? "

GEN.

È funesta istoria,
Che sempre altrui celai.
Ma son da ignoto istinto
A dirla a voi sospinto;
Alma cortese e bella
Nel vostro volto appar.
EUST. (Tenero cor!) Favella...
Tutto mi puoi narrar.

GEN. Di pescatore ignobile
Esser figliuol credei:
E seco oscuri in Napoli
Vissi i primi anni miei. -
Quando un guerriero incognito
Venne d'inganno a trarmi,
Mi diè cavallo ed armi,
E un foglio a me lasciò.
Era mia madre, ahi misera!
Mia madre, che scrivea...
Di rio possente vittima,
Per sè, per me temea...
Di non parlar, nè chiedere
Il nome suo qual era
Calda mi fea preghiera,
Ed obbedita io l'ho.

EUST. E il foglio suo?

GEN.

Miratelo:

Mai dal mio corsi parte.

EUST. Oh quante amare lagrime

Forse in vergarlo ha sparte!
GEN. Ed io, Signora! oh quanto
Su quelle cifre ho pianto!
Ma che? voi pur piangete?
EUST. Ah! sì ... per lei ...
GEN. Alma gentil! Voi siete
Ancor più cara a me.

,

per te.

EUST. Ama tua madre e tenero
Sempre per lei ti serba...
Prega che l'ira plachisi
Della sua sorte acerba...
Prega che un giorno stringere
Ella ti possa al cor.

GEN. L'amo, sì l'amo, e sembrami
Vederla in ogni oggetto...
Una soave immagine

Me n'ho formata in petto ;
Seco, dormente o vigile,
Seco io favello ognor.

(si avvicinano da varie parti le maschere, escono Paggi con torce, che accompagnano Dame e Cavalieri. Oldini entra dal fondo accompagnato dai suoi amici.)

EUST. Gente appressa... io ti lascio.

GEN. (trattenendola)

OLD. Chi mai veggo?

EUST.

Ah! fermate. (riconosce Eustorgia,

l'addita ai compagni, e seco loro favella)

Mi è forza lasciarti.

GEN. Deh! chi siete almen dirmi degnate...

EUST. Tal che t' ama
OLD. Io dirollo.

(sempre trattenendola)

, e sua vita è l' amarti.

(inoltrandosi)

EUST. Gran Dio! (si cuopre colla maschera, e vuole OLD. (opponendosi) Non partite. allontanarsi)

Forza è udirne...

EUST.

GEN.

(riconducendola)

Genuaro!

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S'avvi alcun d'insultarla capace,
Di Gennaro più amico non è.

OLD. Chi siam noi sol chiarirla ne piace.
EUST. (Oh cimento!)

OLD.

E poi fugga da te.
Mario Oldini, Signora, son io,
Cui svenaste il dormente fratello.
Io Vitelli, cui feste lo zio
Trucidar nel rapito castello.
IAC. Io nipote a Goffredo tradito,

VIT.

Da voi spento in infame convito. PET. Io Petrucci del Conte cugino,

Cui toglieste di Fonte il domino. GIUL. Io congiunto d' oppresso consorte, Che nel Po voi faceste perir.

GEN. (Ciel! che ascolto!)

EUST.

(Oh! malvagia mia sorte!)

CORO Qual rea donna?
EUST.

(Ove fuggo? che dir?)

OLD. Or che a lei l'esser nostro è palese,

Odi il suo...

GEN. e CORO

EUST.

Dite, dite,

Ah! no, no.

A 5 Ella è donna che infame si rese,
Che l'orrore sarà d'ogni etade...

EUST. Grazia! grazia!

A 5

Mendace, spergiura,

Traditrice, venefica, impura.
Come odiata, è temuta del paro ;
Chè potente il destino la fa.

GEN. Oh! chi è mai?

EUST.

Non udirli, o Gennaro!...
(supplichevole ai suoi piedi)

▲ 5 Ella è Eustorgia... ravvisala...

(Oldini strappa la maschera a Eustorgia.) TUTTI (con un grido d'orrore) Ah! (Eust. sviene.) FINE DEL PROLOGO.

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SCENA PRIMA.

Esterno del Palazzo d' Eustorgia.

EZZELINO e RUSTICHELLO, coperti da lungo manto.

Ezz. Nel Veneto corteggio

RUST.

Ezz.

RUST.

Lo ravvisasti?

E me gli posi al fianco,

E lo seguii, come se l'ombra io fossi
Del corpo suo.

--

Quello è il suo tetto. (addita la casa di Gen. ancora illuminata)

Quello ?

Appo il suo stesso ostello.

Eustorgia il volle!

E in esso ancora il vuole,

Se non m'inganna di quel vil Gubetta
L'ire e il redir, e lo spiar furtivo.

Ezz. Entrarvi ei puote, non uscir mai vivo.
Odi? (odonsi voci e suoni dalla casa di Gennaro)
RUST. Gli amici in festa

Ezz.

RUST.

Ezz.

Tutta notte accoglieva in quelle porte

Il giovin folle. Separarsi all' alba

Essi han costume.

E ultim' alba è questa,

Che al temerario splende;

L'ultimo addio, che dagli amici ei prende.

Vieni la mia vendetta

È meditata e pronta :
Ei l'assicura e affretta
Col cieco suo fidar.

Ma se l'altiero Ziani
La si recasse ad onta ?...

Mai per cotesti insani
Me non vorria sfidar.

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