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popolo col gonfalone spiegato le guida contro le case abbominate. Pugnasi allora agli steccati, romponsi, abbruciansi, e sotto piogge di saette e di macigni e di calce e d'olio bollente il popolo furibondo sfonda le porte, sbocca nelle ampie sale, uomini e cose fa scopo a bestiale vendetta. Aggravano il più delle volte l'orror della scena le fiamme appiccate da chi fugge od insegue, talora ostacolo, talora aiuto allo strazio; finchè dilatandosi da luogo a luogo non confondano in una sventura vinti e vincitori. Del resto alle spalle de' miseri sta il furore degli statuti, per cui l'alte moli adequansi al suolo, le terre confiscansi, regalansi, lasciansi per legge incolte: poi tutti i vinti con loro famiglie e consorti vengono cacciati in bando, pena di morte a chi li ricetti o soccorra, lecito ad ognuno di arrestarli, per seguitarli, ucciderli; lecito non solo, ma opra da premio (1).

(1) « Ma se io non potrò avere lo delinquente, puniroe lo figliuol suo u vero li figliuoli del delinquente, se lui u se loro potrò avere. Ma se lo figliuolo u vero li figliuoli del delinquente avere non potrò, puniroe lo padre del delinquente, se io lo potrò avere, così in avere, come in persona ad mio arbitrio... Et non dimeno li loro beni, poichè in del bando saranno incorsi, siano pubblicati al comuno di Pisa, et siano guasti et distructi così in de la cita come in del contado in tutto, sicchè poi non si rifacciano, ne rifare li permetterò ne abitare u lavorare u vendere u alienare. Et ciascheduno che li abitasse, lavorasse, vendesse, alienasse, comprasse et per qualunque altro titolo ricevesse, puniroe....

<< Et intorno alle suprascripte tutte cose investigare et trovare io capitano abbia pieno, libero et generale arbitrio così in ponere ad questioni et tormenti et punire in avere et persona come etiamdio ad tutte altre cose.... Et ad catuna persona che cotale malefactore prendesse et preso a me capitano l'apprezentasse u vero ucidesse, daro u faro dare dei beni del comune di Pisa L. M. di denari... » Statuto di Pisa, ms. §. 12.

Fortunato in tanto smarrimento chi esula co'suoi! chè non di rado una mano di ferro rattiene in città i figliuoli, mentre ne espelle i genitori, e il lamentarsi è delitto, il piangere segno ad accuse. Nè strano ti sarà il mirare generosi guerrieri con pargoletta prole alle mani trar nel fango di lontana città una vita passata gloriosamente nel fragore delle armi; e tra' ghiacci delle alpi di san Benedetto partorir di stento le gentildonne di Firenze (1); e le ossa d'Ottobuono Aldobrandini dissepellirsi e diventar ludibrio a vile plebaglia (2). I pochi vinti lasciati in città, vecchi a cui l'età niega vendetta, donne a cui la naturale debilità fu scudo e pena, cercansi, avvicinansi, e in segreti asili a rotti cenni, a tronche voci sfogano i loro turbati pensieri.

Frattanto la turba degli esuli s'aggira armata sotto le mura oggetto di infinito odio ed amore, e col soccorso delle leghe amiche va tramando guerra e congiura. Certa notte avverrà altresi, che tumulto intestino od occulta pratica ne apra ad essi una porta. Allora il discorrere degli armati, il fuoco e le ferite avvertono del mortal pericolo gli avversi, e metà della città rientra, ricacciandone l'altra. Talora accadrà, che allo strepito delle armi, all'aspetto di tanta miseria s'intrometta pietosamente il papa, e mandi un paciere che ripatrii i fuorusciti, e in general parlamento sull'ostia consecrata faccia giurar pace a' capi e baciarsi in bocca fra loro. Ma ciò non basta il più delle volte a quetare quegli animi inferociti. Infatti il potere supremo sta di mezzo tra l'una e l'altra (1) Malespini, Cron., c. 177.

(2) G. Villani, VI. 63.

fazione: qual d'esse ristarassi dal desiderarlo, quando, non conseguendolo, sa che l'otterrà senza fallo la parte contraria, e sen varrà ad opprimerla? Tornasi dunque di nuovo alle gare, al sangue, agli esigli.

In questo mentre sulla distruzione de'grandi e dei popolani s'innalza la plebe, che confondendo tutti i partiti in una condanna sfoga il lungo sdegno di servitù coll'abbassarli tutti sotto se stessa; ogni nobile, ogni ricco escludendo da qualsiasi officio, onore, milizia e vantaggio di cittadino. Perlocchè ad un gentiluomo l'esser fatto della plebe parrà gran mercè (14; e gli sarà tolto depor testimonianza contro un plebeo, ma si accettata quella di un plebeo contro di lui (2); nè quando si chiameranno all'armi le compagnie, potrà egli escire di casa, pena l'avere e la persona (3); ned altro argomento, oltre la voce popolare, basterà al capitano per condannarlo ad arbitrio (4). Tre testimonii poi deponenti per pubblica fama faran nobile chiunque (5). E giuro (sclamava ogni anno (1) V. la supplica per esser fatto di popolo di ser Belcaro Buonajuti (Deliz. degli erud. t. VII. p. 290).

(2) << Et che nullo nobile,... undunque sia possa u debbia in alcuna cauza criminale in alcuna Corte contro alcuno di popolo rendere testimonia, e se la rendra, la testimonia non vaglia, ne tegna ipso jure, et nondimeno sia condannato dal capitano del populo da L. X. in L. C. ad suo arbitrio ». Stat. di Pisa, ms. §. 162.

(3) « Et che nullo nobile della cita di Pisa u daltronde ad tempo d'alcuno romore, durante lo romore ardisca u presumma d'escire con arme u sensa arme della casa in de la quale elli abita sotto pena del avere et della persona ad arbitrio del capitano ». Statut. di Pisa, ms. §. 163.

(4) Statut. di Pisa, §. 13. (5) Statut. di Pisa, §. 150 e 1295 (Deliz. degli erud. t. IX.

e Statuti di Firenze del 1292

p.

312.353).

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all'entrar nel suo officio il capitano del popolo di « Pisa) che se intravvenisse che alcun uomo nobile o . non giurato in popolo, ucciderà o uccidere farà, o « consentirà che si uccida alcuno anziano o notaio « d'anziani o uomo giurato in popolo, incontanente « che della morte di cotale anziano o notaio o giu« rato in popolo alli orecchi miei sarà pervenuto, « senza intervallo di alcuna dimoranza, e aliena cagione e causa cessante, farò sonare la campana del « popolo, e con quel popolo o alcuna parte di quello « nella piazza del palazzo del popolo raunato, con « esterminato furore andrò alla casa ovvero alle case « di quel cotale uccisore: e quella casa ovvero case « innanti che quindi mi parta infino alle fondamenta « farò disfare. E se intravverrà, che quel cotale of«fendente abbia case od altre possessioni fuori della « città di Pisa, senza alcuno indugio manderovvi uno de'compagni o cavalieri miei e la famiglia mia con «<aleuna parte del popolo, e di quindi lo detto cavaliere, famiglia e popolo in verun modo non ardisca di partirsi o presuma, se in prima lo disfacimento e la « distruzione delle dette possessioni e case non sia stata « messa ad esecuzione e compimento: e infino a tanto «< che la distruzione e il guastamento di tutti i beni « del malfattore predetto, così nella città come nel « contado, non sia compiuta di fare, nulla bottega « d'arte o mestiere o corte alcuna della città di Pisa « sia tenuta aperta » (1).

«

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Cosi lo Stato pigliava aspetto di fazione, la giustizia di vendetta, la stessa emulazione al bene comune della

(1) Statut, di Pisa, §. 18.

patria diventava odio, inimicizia e rovina. Non di rado animi per lunga consuonanza uniti, rabbia di parte, quasi empio turbine, svelleva. Sia realtà, sia favola, la tradizione personificò queste sciagure ne'casi di Romeo e Giulietta. Nati erano in tetti vicini in pari tempo; la prossimità fe' germogliare tra loro l'inclinazione, l'inclinazione crebbe in amore; e già son promessi, già presi d'ineluttabile fiamma, quando sorge tra'parenti contesa, poi guerra, poi esiglio di Romeo e dei suoi. Sangue sparso rende bentosto la nimistà più atroce, irremediabile. Giulietta sforzata a odiose nozze da'genitori, per soporifero beveraggio tenta sottrarvisi, ed unirsi al suo caro: Romeo, credendola estinta, si uccide, ed ella muore sopra di lui.

Sopra a tutto questo ondeggiare di partiti, pel quale la libertà era senza sicurezza, la pace senza riposo, due fatti s'innalzano importantissimi alla storia generale d'Italia e più specialmente a questa nostra:

1o La milizia de' Comuni va declinando ed a mano a mano le succedono i mercenarii.

2o La dignità di podestà o di capitano del popolo è mezzo e scusa per fondarvi tirannide più o meno ferma e palese.

II.

Proprio della milizia de' Comuni era d'essere più idonea alla difesa che all'offendere. E per vero dire quell'operaio o negoziante, che senza grave perdita di tempo saliva allegramente sugli spalti di una patria carissima, e con molto valore li difendeva dagli assalti degli imperatori di Germania, a malincuore poi si svelleva da'suoi traffichi e dalle sue industrie per

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