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de'colui delitti, il vecchio pontefice rabbrividi, e gettò via lo scritto; ma poi scorgendo la città piena di banditi e la corte in pericolo, cedette e sottoscrisse (1). Il Piccolomini passò in Francia, vi prese servigio, e vi militò qualche anno con bravura e fede.

1590

Al papa Gregorio xin succedette Sisto v; e quali A. 1585 mezzi questi adoperasse per la dispersione di gente siffatta, a tutto il mondo è noto. Nè veramente fu medicina priva di frutto. Ma sul finire del suo regno la buona concordia cogli Stati vicini cessò, e tosto Sacripante nella Maremma, il Piccolomini nella Romagna, e Battistella nella Campania con grosso seguito di gente riapparvero. Erano bene provveduti aprile di denaro, e soprattutto di dobbloni di Spagna, e avevano partigiani nella fazione guelfa; sicchè marciavano nel modo delle soldatesche d'ordinanza, a bandiere spiegate ed a suon di tamburo (2). Si congiunse al Piccolomini un Marco Sciarra carico delle spoglie dell'Abruzzo, e Roma medesima ne tremò. Allora si mosse contro di essi il vicerè di Napoli con quattromila fanti; ma fu opera vana. Ebbero maggior fortuna Virginio Orsini e Camillo del Monte, i quali con seicento cavalli e 800 fanti assediarono lo Sciarra in non so quale terra. Accorse il Piccolomini per liberarlo, e vi si fece giornata; per effetto della quale i malandrini si dispersero. Il Piccolomini ebbe mozzo il capo in Toscana; lo Sciarra dopo molte altre desolazioni con 500 compagni prese soldo presso la A. 1592 repubblica di Venezia, combattè contro gli Uscocchi,

(1) Ranke, Hist. de la papauté, t. II. p. 250.

(2) Id., t. III. 267,

e alfine per istanza del Pontefice in segreto modo venne tolto di mezzo (1).

La cosa, alla quale qui vuolsi avvertire, è quel passaggio immediato dall'assassinio alla milizia, e da questa a quello. Di tanta vergogna erano ancora bruttate le divise militari! di tanto spazio era ancor lontano l'ufficio di suddito e di cittadino da quello di uomo da guerra! Così nel 1688 non pochi Abruzzesi fuorusciti passavano in Dalmazia ai soldi di Venezia e vi diventavano bravi soldati: così nel 1672 Antonio Folco, detto il Turco, era con sessanta compagni adoperato dai Genovesi nella guerra col duca di Savoia (2). Più strepitose furono le vicende di Tolosano da S. Dalmazzo.

Bandito, come omicida, dal Piemonte, riunì questi A. 1534 nelle montagne una feroce turba di predatori col nome di Guelfi, assalì il sito suo natale, e se ne rese padrone. Le armi dei principi di Savoia li dispersero: molti scontarono sulle forche il fio loro; Tolosano fuggi oltremonte. Ma ai primi rumori della guerra ritornò in Piemonte col grado di colonnello francese, raccozzò la sua gente, ed avendola congiunta a quella comandata da un conte Bolleri, prese Cervasca e Vignolo, e distese le scorrerie fin sotto Busca e Costigliole, luoghi del marchese di Saluzzo. Ciò indusse il marchese, il quale sino allora per riguardo alla Francia li aveva rispettati, ad opporre forza a forza. Perciò avendo congiunto le sue milizie a quelle di Cuneo, espugnò le terre di Cervasca e di Caraglio ch'erano i loro ricetti, e li risospinse in Francia. (1) Muratori, AA.

(2) Botta cit., lib, XXXI e XXVIII.

Colà una molto diversa fortuna li attendeva: posciachè al Tolosano indi a due anni veniva reciso il capo nella città di Lione; invece il Bolleri conseguiva grado e fama onorata nella milizia di quel re (1).

Ma niun paese era tanto molestato da siffatti eccessi quanto il regno di Napoli. Quivi la guerra, la peste, la fame, i tumulti, gli sbarchi degl'infedeli erano come l'atmosfera, dentro la quale i malandrini pullulavano e imperversavano. Trascorrevano a rubare fino sotto Napoli, assediavano le grosse terre, riscuotevano a forza i regii tributi. Insomma nel fare la stima dei terreni si teneva conto del pericolo, a cui più o meno erano esposti per rispetto dei masnadieri; da cui non di rado principi, cardinali e vicerè erano costretti a riscattare le proprie persone, o comprare a gran prezzo un salvocondotto per recarsi da sito a sito. Davano mano ai banditi i corsari che infestavano le spiaggie marittime (2); davano loro fomento ed asilo

(1) Alex. Saluces, Hist. militaire du Piémont, t. I. p. 118. (2) «Sono oltre di ciò le campagne e le strade tutte piene « di fuorusciti; il che sebbene è un'infermità incurabile e << naturale del regno, tuttavia corre voce che sieno di barigelli di campagna e degli altri, che stanno a parte de' << latrocinii e delle prede: ed ha molto del verisimile; per« chè essendosene fatto l'anno passato molta strage, le strade << particolarmente di Puglia e Calabria sono tuttavia mal si<«< cure, e ripiene di ladri e assassini. La qual cosa si potria << forse sopportare e sfuggire, andando le compagnie de'passeggieri grosse ed unite, se il viaggio di mare e per la spiaggia romana e per tutta la costa di Terra di Lavoro e << Calabria non fosse particolarmente infestato e interrotto « da Corsari, i quali ultimamente diedero la caccia a due << fuste a Pozzuolo, nelle quali ritornavano a Napoli D. Ma<«< ria d'Avalos, e la moglie e figliuola di D. Carlo suo fra« tello ». Relaz. di Napoli del 1579 (Tesoro politico, t. I. p. 314).

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i baroni, che sovente se ne servivano nelle private guerre, talora univano le proprie forze alle loro, talora ne dividevano i guadagni. Del resto, siccome le chiese e le case degli ambasciatori e di altri potenti personaggi offrivano immunità ai rei, così nè anche le più grosse città erano esenti dal funesto spettacolo delle squadre armate de'sicarii e ladroni.

Contro codesti mali l'autorità suprema non conosceva altro rimedio che il punire (1). Ma la piaga era troppo profonda, perchè i terribili editti, le grosse taglie, le orrende pene intimate potessero sradicarla. Voleaci sapienza, ordine, forza e costanza; e vi era tutto il contrario. Perlocchè spegnevasi appena un capo, che ne spuntava un altro. Nel 1559 un Marcone fuoruscito di Cosenza, col titolo di re delle Calabrie, radunò un esercito di masnadieri, prese Cotrone, battè un corpo di fanterie spagnuole, nè prima fu respinto, che quando il vicerè in persona gli marciò contro. Pure a salti, ora vinto, ora vincitore, tenne la campagna; e cedeva ai corsari Barbareschi gli Spagnuoli da lui fatti prigionieri, per ingrossare le sue schiere cogli schiavi Italiani, che riceveva in cambio (2). Nel 1589, oltre il Marco Sciarra sopraccennato, un Benedetto Mangone desolò molte provincie sotto il viceregno del conte di Peñaranda, l'abate Cesare, famoso bandito, ardi bloccare Napoli.

Quindi il governo, non senza infinita sua vergogna e grave offesa della giustizia, era costretto a trattare

(1) « Insomma il remo, la mannaia e le forche stettero << sempre pronte al castigo de' rei » esclama il Parrino, ad encomio di uno de' vicerè (Teatro de' vicerè, t. II. 261). (2) Adriani, Storie, lib. XVII. 194; VI. 414.

con essi quasi con eguali; e non solo rispettarli, ma servirsene per propria difesa nei gravi casi dello Stato (1). Il volgo poi, sempre amante del meraviglioso e dell'ardito, riteneva a memoria le gesta di quei capobanda, ed i poeti ciclici le mettevano in versi, e le cantavano pei trivii, destando forse negli uditori desiderio di imitarle. Nè a cosiffatti straordinarii racconti mancava talora evidenza ed energia; siccome ai capi di alcune di quelle bande armate non mancavano talora fini molto più alti di quelli da masnadiere (2).

II.

Ora seguiteremo a notare le altre vestigia lasciate nella milizia dalle compagnie di ventura; e in prima gli Svizzeri e i Tedeschi mercenarii.

Già in un precedente capitolo (3) abbiamo accennato i fatti che condussero la prima volta i guerrieri dell' Elvezia ai soldi della Francia. L'esempio di Luigi xi fu seguíto da Carlo vi; e bentosto la fede e il valore di quelle terribili fanterie ne invogliarono di

(1) V. Pragm. regni Neapol. tit. 56. pragm. 20. Ciò appunto fece lo stesso governo nel 1657 e nel 1625, invitando al servigio militare i banditi con promessa di pieno perdono, e costringendovi coloro che si trovavano già in prigione (a).

Il famoso Martello dapprima fu capobanda, quindi bravo soldato, e morì da assassino. Al contrario il Rainone cominciò da assassino, e terminò combattendo virilmente (b). Così dalla vita del bandito a quella del guerriero non v'era che un passo.

(2) Winspeare, Abusi feudali, t. I. p. 61. 110. (3) Parte V. c. I. §. VII.

(a) Parrino, Teatro dei vicerè, t. I. (b) Parrino, op. cit, t. 11. 177.

P. 390.

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