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antiche che mi sia licito fingere, e possendo approvar quant' io ragiono col testimonio di molti uomini degni di fede, che vivono ancora, e presenzialmente hanno veduto e conosciuto la vita e i costumi che in quella casa fiorirono un tempo; ed io mi tengo obligato, per quanto posso, di sforzarmi con ogni studio vendicar dalla mortal oblivione questa chiara memoria, e scrivendo farla vivere negli animi dei posteri. Onde forse per l'avvenire non mancherà chi per questo ancor porti invidia al secol nostro; chè non è alcun che legga le maravigliose cose degli antichi, che nell' animo suo non formi una certa maggior opinion di coloro di chi si scrive, che non pare che possano esprimer quei libri, avvenga che divinamente siano scritti. Cosi noi desideramo che tutti quelli, nelle cui mani verrà questa nostra fatica, se pur mai sarà di tanto favor degna che da nobili cavalieri e valorose donne meriti esser veduta, presumano e per fermo tengano, la Corte d'Urbino esser stata molto più eccellente ed ornata d'uomini singolari, che noi non potemo scrivendo esprimere; e se in noi fosse tanta eloquenza, quanto in essi era valore, non aremmo bisogno d'altro testimonio per far che alle parole nostre fosse da quelli che non l'hanno veduto dato piena fede.

II. Essendosi adunque ridotta il seguente giorno all' ora consueta la compagnia al solito loco, e postasi con silenzio a sedere, rivolse ognun gli occhi a messer Federico ed al Magnifico Juliano, aspettando qual di lor desse principio a ragionare. Onde la Signora DUCHESSA, essendo stata alquanto cheta, Signor Magnifico, disse, ognun desidera veder questa vostra Donna ben ornata; e se non ce la mostrate di tal modo che le sue bellezze tutte si veggano, estimaremo che ne siate geloso. Rispose il MAGNIFICO: Signora, se io la tenessi per bella, la mostrarei senza altri ornamenti, e di quel modo che volse veder Paris le tre Dee; ma se queste donne, che pur lo sanno fare, non mi ajutano ad acconciarla, io dubito che non solamente il Signor Gasparo e 'l Frigio, ma tutti quest' altri signori aranno giusta causa di dirne male. Però, mentre che ella sta pur in qualche opinion di bellezza, forse sarà meglio tenerla occulta, e veder quello che

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avanza a messer Federico a dir del Cortegiano, che senza dubio è molto più bello che non può esser la mia Donna. Quello ch' io mi aveva posto in animo, rispose messer FEDERICO, non è tanto appartenente al Cortegiano, che non si possa lasciar senza danno alcuno; anzi è quasi diversa materia da quella che sin qui s'è ragionata. E che cosa è egli adunque? disse la signora DUCHESSA. Rispose messer FEDERICO: Io m' era deliberato, per quanto poteva, di chiarir le cause di queste compagnie ed ordini di cavalieri fatti da gran principi sotto diverse insegne: com'è quel di San Michele nella casa di Francia; quel del Gartier, che è sotto il nome di San Giorgio, nella casa d'Inghilterra; il Toison d'oro in quella di Borgogna: ed in che modo si diano queste dignità, e come se ne privino quelli che lo meritano; onde siano nate, chi ne siano stati gli autori, ed a che fine l'abbiano instituite: perchè pur nelle gran corti son questi cavalieri sempre onorati. Pensava ancor, se 'l tempo mi fosse bastato, oltre alla diversità de' costumi che s'usano nelle corti de' principi cristiani nel servirgli, nel festeggiare, e farsi vedere nei spettacoli publici, parlar medesimamente qualche cosa di quella del Gran Turco, ma molto più particolarmente di quella del Sofi re di Persia: chè, avendo io inteso da mercatanti che lungamente son stati in quel paese, gli uomini nobili di là esser molto valorosi e di gentil costumi, ed usar nel conversar l'un con l'altro, nel servir donne, ed in tutte le sue azioni molta cortesia e molta discrezione, e, quando occorre, nell' arme, nei giochi e nelle feste molta grandezza, molta liberalità e leggiadria, sonomi dilettato di saper quali siano in queste cose i modi di che essi più s'appressano, in che consisteno le lor pompe ed attilature d'abiti e d'arme; in che siano da noi diversi ed in che conformi; che maniera d'intertenimenti usino le lor donne, e con quanta modestia favoriscano chi le serve per amore. Ma invero non è ora conveniente entrar in questo ragionamento, essendovi massimamente altro che dire, e molto più al nostro proposito che questo.

III. Anzi, disse il signor GASPARO, e questo e molte altre cose son più al proposito, che 'l formar questa Donna di

Palazzo; atteso che le medesime regole che son date per lo Cortegiano, servono ancor alla Donna; perchè cosi deve ella aver rispetto ai tempi e lochi, ed osservar, per quanto comporta la sua imbecillità, tutti quegli altri modi di che tanto s'è ragionato, come il Cortegiano. E però in loco di questo, non sarebbe forse stato male insegnar qualche particolarità di quelle che appartengono al servizio della persona del Principe, che pur al Cortegian si convien saperle, ed aver grazia in farle; o veramente dir del modo che s'abbia a tener negli esercizii del corpo, e come cavalcare, maneggiar l'arme, lottare, ed in che consiste la difficoltà di queste operazioni.— Disse allor la signora DUCHESSA ridendo: I Signori non si servono alla persona di cosi eccellente Cortegiano, come è questo: gli esercizii poi del corpo, e forze e destrezze della persona, lasciaremo che messer Pietro Monte nostro abbia cura d'insegnar, quando gli parerà tempo più commodo; perchè ora il Magnifico non ha da parlar d' altro che di questa Donna, della qual parmi che voi già cominciate aver paura, e però vorreste farci uscir di proposito. Rispose il FRIGIO: Certo è, che impertinente e fuor di proposito è ora il parlar di donne, restando massimamente ancora che dire del Cortegiano, perchè non si devria mescolar una cosa con l'altra. Voi sete in grande errore, rispose messer CESAR GONZAGA; perchè come corte alcuna, per grande che ella sia, non può aver ornamento o splendore in sè nè allegria senza donne, nè Cortegiano alcun essere aggraziato, piacevole o ardito, nè fa mai opera leggiadra di cavalleria, se non mosso dalla pratica e dall' amore e piacer di donne: cosi ancora il ragionar del Cortegiano è sempre imperfettissimo, se le donne, interponendovisi, non danno lor parte di quella grazia, con la quale fanno perfetta ed adornano la Cortegiania. Rise il signor OTTAVIANO, e disse: Eccovi un poco di quell' esca che fa impazzir gli uomini.

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IV. Allor il signor MAGNIFICO, voltatosi alla signora Duchessa, Signora, disse, poichè pur cosi a voi piace, io dirò quello che m' occorre, ma con grandissimo dubio di non satisfare; e certo molto minor fatica mi saria formar una Signora che meritasse esser regina del mondo, che una per

fetta Cortegiana: perchè di questa non so io da che pigliarne lo esempio ; ma della regina non mi bisogneria andar troppo lontano, e solamente basteriami imaginar le divine condizioni d'una Signora ch'io conosco, e, quelle contemplando, indrizzar tutti i pensier miei ad esprimer chiaramente con le parole quello che molti veggon con gli occhi; e quando altro non potessi, lei nominando solamente, avrei satisfatto all'obligo mio.-Disse allora la signora DUCHESSA: Non uscite dei termini, signor Magnifico, ma attendete all' ordine dato, e formate la Donna di Palazzo, acciò che questa così nobil Signora abbia chi possa degnamente servirla. Seguitò il MAGNIFICO: Io adunque, Signora, acciò che si vegga che i comandamenti vostri possono indurmi a provar di far quello ancora ch' io non so fare, dirò di questa Donna eccellente come io la vorrei; e formata ch'io l'averò a modo mio, non potendo poi averne altra, terrolla come mia a guisa di Pigmalione. E perchè il signor Gaspar ha detto, che le medesime regole che son date per lo Cortegiano, serveno ancor alla Donna: io son di diversa opinione; chè, benchè alcune qualità siano communi, e così necessarie all'uomo come alla donna, sono poi alcun'altre che più si convengono alla donna che all' uomo, ed alcune convenienti all' uomo, dalle quali essa deve in tutto esser aliena. Il medesimo dico degli esercizii del corpo; ma sopra tutto parmi che nei modi, maniere, parole, gesti, portamenti suoi, debba la donna essere molto dissimile dall' uomo; perchè come ad esso conviene mostrar una certa virilità soda e ferma, cosi alla donna sta ben aver una tenerezza molle e delicata, con maniera in ogni suo movimento di dolcezza feminile, che nell' andar e stare e dir ciò che si voglia sempre la faccia parer donna, senza similitudine alcuna d'uomo. Aggiungendo adunque questa avvertenza alle regole che questi signori hanno insegnato al Cortegiano, penso ben che di molte di quelle ella debba potersi servire, ed ornarsi d'ottime condizioni, come dice il signor Gaspar; perchè molte virtù dell'animo estimo io che siano alla donna necessarie così come all' uomo; medesimamente la nobilità, il fuggire l'affettazione, l'esser aggraziata da natura in tutte l'operazion sue, l'esser di buoni costumi,

ingeniosa, prudente, non superba, non invidiosa, non maledica, non vana, non contenziosa, non inetta, sapersi guadagnar e conservar la grazia della sua Signora e di tutti gli altri, far bene ed aggraziatamente gli esercizii che si convengono alle donne. Parmi ben che in lei sia poi più necessaria la bellezza che nel Cortegiano, perchè in vero molto manca a quella donna a cui manca la bellezza. Deve ancor esser più circonspetta, ed aver più riguardo di non dar occasion che di sè si dica male, e far di modo che non solamente non sia macchiata di colpa, ma nè anco di sospizione, perchè la donna non ha tante vie da difendersi dalle false calunnie, come ha l'uomo. Ma perchè il conte Ludovico ha esplicato molto minutamente la principal profession del Cortegiano, ed ha voluto ch'ella sia quella dell' arme; parmi ancora conveniente dir, secondo il mio giudicio, qual sia quella della Donna di Palazzo: alla qual cosa quando io averò satisfatto, pensarommi d'esser uscito della maggior parte del mio debito.

V. Lasciando adunque quelle virtù dell' animo che le hanno da esser communi col Cortegiano, come la prudenza, la magnanimità, la continenza, e molte altre; e medesimamente quelle condizioni che si convengono a tutte le donne, come l'esser buona e discreta, il saper governar le facoltà del marito e la casa sua e i figlioli quando è maritata, e tutte quelle parti che si richieggono ad una buona madre di famiglia: dico, che a quella che vive in corte parmi convenirsi sopra ogni altra cosa una certa affabilità piacevole, per la qual sappia gentilmente intertenere ogni sorte d'uomo con ragionamenti grati ed onesti, ed accommodati al tempo e loco, ed alla qualità di quella persona con cui parlerà, accompagnando coi costumi placidi e modesti, e con quella onestà che sempre ha da componer tutte le sue azioni, una pronta vivacità d'ingegno, donde si mostri aliena da ogni grosseria; ma con tal maniera di bontà, che si faccia estimar non men pudica, prudente ed umana, che piacevole, argula e discreta: e però le bisogna tener una certa mediocrità difficile, e quasi composta di cose contrarie, e giugner a certi termini appunto, ma non passargli. Non deve adunque que

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