Immagini della pagina
PDF
ePub

bedienza all'imperatore od a chi altro, da cui tenessero il feudo. Le torri del castello e la masnada armata ch'entro vi stava, queste erano le fondamenta di una potenza, che ad ogni tratto, dove tu la volessi rinserrare, ti sfuggiva di mano. Del resto la guerra coi soliti suoi frutti li nutriva cessata la propria, cercavano l'aliena; cessata la vicina, cercavano la lontana, or provocati or provocatori, quà alleati, colà seguaci o mercenarii.

Tra questi signori è ben ovvio il pensare che i Comuni scegliessero i capitani a comandarli in guerra: e già ancor prima del trattato di Costanza un conte di Bian- A.1157 drate aveva guidato i Milanesi contro Pavia, e un conte Guerra e un marchese Malaspina avevano retto le A. 1171 squadre di Faenza e di Parma (1). Chi poi non vedeva A. +182 quanto fosse facile che uno straordinario uopo di aiuto inducesse altresì le città ad assoldarli col satellizio loro? Cosi Genova stipendiava un Manuele conte di Venti- A. 1220 miglia con 15 militi e 10 balestrieri forniti di balestre di corno. La sostanza de'patti con lui stipulati fu, che egli avesse al mese 150 lire genovesi: consegnasse per giusto prezzo al Comune i prigioni che andasse facendo sopra il nemico: si sforzasse a tutto potere di guerreggiare Ventimiglia, e di pigliare e quindi difendere il castello di Pena (2).

Cionondimeno questi assoldamenti sarebbero stati rari e quasi per caso, se l'instituzione del podestà non li avesse autenticati e resi frequenti. Già ci ac

(1) V. la nostra Mem. su’Mercenarii, §. 23 (Atti dell'Accad. di Torino, serie II. t. II).

(2) Caffari et Contin., L. V. 419, e V. la Mem. sulla milizia de' Comuni, §. 19.

costiamo al punto, nel quale la sanguinosa libertà de'Comuni precipita, e mani prezzolate preparano il soglio a violenta signoria.

Nel 1162 allorchè, distrutta Milano, l'imperatore Federico 1 Barbarossa riputavasi al colmo di sua potenza, s'avvisò di perpetuarla, togliendo alle città il diritto di eleggersi i magistrati ed avocandolo a sè. Deputò adunque a reggerle personaggi fedelissimi e forestieri. Brescia e Piacenza solo a questo patto impetrarono mercè e insomma (tranne per singolare privilegio Lodi, Pavia, e Cremona ) ogni altra terra di Lombardia dove piegarsi al decreto, e ricevere quasi per forza un podestà nato altrove (1). Poscia, essendosi cogli anni smaltito quel primo abborrimento, si pose mente a' vantaggi che derivavano da così fatta instituzione. Osservossi che la temporaneità della carica doveva levare, non che la potenza, ma fino il pensiero di aspirare a tirannide; osservossi che un forestiero era molto più adatto di qualsivoglia cittadino a tener giusta la bilancia tra il tempestare delle fazioni; mentrechè per la sua nobiltà e pel suo seguito avrebbe sempre arrecato non mediocre lustro ed augumento alle forze del Comune. Attribuivasi, egli era vero, molto potere e quasi assoluto al podestà ma questo potere quanti mesi durava egli? e d'altra parte chi l'esercitava non andava egli soggetto a rigido sindacato?-In conclusione non solo tutti que' Comuni, a' quali il podestà era stato impo

[ocr errors]

(1) Si ha qualche indizio di podestà dal 1150 al 1154 in Reggio, Modena, Bologna ed Imola: ma veramente l'instituzione non si rese generale se non dopo il 1162. V. Mem. cit. su' Mercenarii, §. 28.

sto a forza, seguitarono a tenerlo per amore; ma quelli altresì che per privilegio od altra cagione ne erano andati esenti, sel chiamarono dentro, Parma nel 1175, Cremona nel 1180, Faenza nel 1184, Genova nel 1191 (1). Da questo istante i Comuni s'avviarono verso la dominazione di un solo!

Infatti nel podestà stette il potere esecutivo dello Stato insieme col giudiziale. Comandava l'esercito, presiedeva a' Consigli, amministrava di per sè o per mezzo de' suoi seguaci la giustizia civile e criminale. Seguivanlo in signoria (così intitolavasi il suo ufficio) giudici, cavalieri, fanti e servienti da lui radunati a suon di denaro : i fanti avevano nome di berrovieri o berruarii, allora comune ad ogni soldato a piè. Il numero di tutti era determinato sia da statuto, sia da contratto; ma il bisogno di soldatesca induceva sovente il Comune a tollerare ed anzi chiedere che eccedesse per il che non di rado tanto era grossa la turba degli amici, fuorusciti e venturieri, la quale accompagnava in signoria il podestà, che da lui ad un capitano di compagnia mercenaria quasi più altra differenza non fosse che nel nome (2). Nè i suoi compagni, nello scortarlo a questo modo dall' una all' altra città senz'altro più nobile scopo che di vivere lietamente al possibile, tardavano guari ad abbracciare il fare di soldatesca venturiera. Viva chi vince!

[ocr errors]
[ocr errors]

ecco il motto di gente, a cui non una

(1) Affò, St. di Parma, t. II. 259.

Chr. Cremon. p. 635 (R. I. S. t. VII). Tolos. Chr. c. 182 e p. 708 (Rer. Favent. Script.). Caffari, III. 364.

(2) Vedine le prove ai §§. 20. 21. della Mem. cit. sulla milizia de' Comuni; e così per tutto questo articolo.

patria, non una fazione, non una famiglia somministrava alti sensi d'eroismo o d'onestà.

Di qual difesa alla libertà dovessero essere queste armi prezzolate in balia di chi ne maneggiava, quantunque temporaneamente, le sorti, ognun vede. A ciò si aggiunga che, se la gelosia municipale aveva escluso per legge i proprii cittadini dall'ufficio di podestà, non ne aveva già escluso i signori rurali amici o raccomandati : i quali dalle amicizie, dalle ricchezze, dalla fama acquistata nelle armi ricavavano infiniti mezzi e per farsi eleggere, e per rendere in sè quell' ufficio dapprima frequente, alla fine perpetuo. Un partito, di cui solitamente erano come capi, li chiamava dentro a reggere la città; quindi per quanto acerbamente vi si diportassero, a tutto davano sembianza di zelo di parte e di ben pubblico. I loro seguaci poi, pagati dal Comune, formavano intorno ad essi un nerbo di potenza, che ogni giorno augumentava sia per l'acquisto di nuovi aderenti sia per l'esiglio degli avversari. D'altra parte, l'autorità legale essendo nelle mani del podestà, l'opporvisi pareva ribellione, e la moltitudine de'neutrali stava sempre parata a mantenerla. Così si maturava la sottomessione della città: così prima si perdeva la libertà, che le costei apparenze!

Ma il signore provvedeva frattanto di più lontano allo stabilimento della propria grandezza. Oltre il suo satellizio, oltre le sue masnade del contado, assoldava mercenarii di provincia straniera, ne impetrava da re e da imperatori, secondo che egli era guelfo o ghibellino; e finalmente, allorchè ogni cosa sembrava in pronto, correva la città colle squadre a cavallo, se ne faceva acclamare signore o capitano generale o difen

sore, e col grado di vicario angioino, imperiale o pontificio se l'assicurava nelle mani. Fondava allora la sua tirannide sulla distruzione: ogni forma di illustre, di forte, di generoso veniva cancellata; la classe dei ricchi e de'nobili, nerbo precipuo della milizia a cavallo, per via di supplizi e persecuzioni andava dispersa; e bande prezzolate di venturieri surrogavanla in guerra.

A questo fine era serbata l'instituzione del podestà! a questo fine quella masnada, tratta dalla schiavitù ed educata alle armi sotto le mura de'castelli feudali! (1) Debole riparo vi pensarono i Comuni, sia stabiliendo che il podestà venisse rinnovato ad ogni sei mesi, sia A.1250 dividendone le incumbenze con un capitano del po- circa polo scelto e condotto in non dissimile maniera. II signore del contado, dopo aver retto come podestà il Comune, lo serviva in guerra colle sue genti come condottiero di ventura, poi to guidava contro il nemico come capitano del popolo o della guerra; e così passando dall'uno all'altro carico gli ricingeva attorno le stesse catene. Talora la città medesima, disperata di schermirsi altrimenti da'nemici esterni od interiori, concedevasegli spontaneamente in signoria per certo tempo, patto ch'ei la difendesse con novero fissato di fanti e di cavalli; e in lui riunendo i poteri dî podestà, di capitano del popolo, e di capitano generale di guerra, ogni parte, tranne il titolo di padrone, gli attribuiva. Talora ei già padroneggiava; ma sotto modesti titoli ed aspetto di civile e tempo

(1) V. sopra, c. II. §. VI. Del resto tanto è ciò vero, che la comitiva del capitano di guerra propriamente chiamavasi Masnada. V. Mem. cit., §. 22.

« IndietroContinua »