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Ms. 27 d'Autun. Questioni di Isidoro sopra l’Esodo, sopra i Numeri, il Deuteronomio, Giosuè, i Giudici, i Re; Commento allegorico sopra la Genesi. Questo manoscritto, diviso in tre parti, l'una indipendente dall'altra, anticamente legate in un solo volume, è scritto parte in grande ed elegante minuscola del secolo viii, parte in semi-onciale e parte in caratteri visigoti pure del secolo viii. Lo Chatelain ha potuto accertare che il Libri ha tolto da questo manoscritto quattro fogli, due de' quali formano ora il sesto frammento del manoscritto latino 1629, e due il quarto frammento del manoscritto 1628, nuovi acquisti, nella Nazionale di Parigi.

Aggiungiamo che della importante e dotta memoria di E. Chatelain, pubblicata nel Journal des Savants (giugno 1888) ha reso minutamente conto Leopoldo Delisle nella Bibliothèque de l'Ecole des chartes (LIX, 379 e segg.).

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La festa di Gutenberg in Magonza, nel 1900. L'invito a prender parte alla festa di Gutenberg che si celebrerà a Magonza il 24 giugno 1900, fu di giá diramato. Esso dice:

« Nel giorno di S. Giovanni (24 giugno) 1900 la città di Magonza celebra il quinto centenario della nascita del suo grande figlio Giovanni Gutenberg. Il luogo natale dell'arte della stampa ha per primo il diritto ed il dovere particolare di onorare la memoria di Gutenberg.

Ma insieme con Magonza tutto il mondo concorre a celebrare l'invenzione della nobile arte, che segna il progresso piú potente nella vita intellettuale dell'umanità.

Come l'opera di Gutenberg abbraccia la terra ed unisce i popoli, cosí l'umanità unita deve prendere grata parte ad una solennità in memoria di lui che è l'universale benefattore.

Per rendere omaggio alla memoria ed all'arte sua, i sottoscrittori, appartenenti a diverse nazioni, invitano tutto il mondo civile a prender parte alla festa, alla quale si prepara l'antica città Renana.

Il programma dettagliato delle feste verrá ancora fatto conoscere; a memoria perenne è stata giá sin d'ora progettata la fondazione di un Museo di Gutenberg, in onore del grand' uomo ». Fra i molti sottoscrittori notiamo i seguenti illustri italiani: P. BRAMBILLA, Senatore del Regno, Presidente della Società bibliografica ita

liana Milano.
E. BELTRAMI, Senatore del Regno, Presid, dell'Accademia dei Lincei Roma,
G. CARDUCCI, Senatore del Regno, Prof. dell'Università – Bologna.
D. GNOLI, Direttore della Biblioteca Vittorio Emanuele Roma.
March. GUERRIERI-GONZAGA, Senatore del Regno Mantova.
Conte P. D. PASOLINI, Senatore del Regno Roma.

P. VILLARI, Senatore del Regno Firenze. P.S.: Durante il pranzo datosi in onore di S. M. l'Imperatore della Germania nel palazzo granducale di Magonza il 21 agosto u. S., il sindaco di quella città prese l'occasione di pregare l'Imperatore a voler assistere nell'anno venturo alla festa del quinto centenario di Giovanni Gutenberg, e S. M. promise d'intervenirvi, se ció gli sarà possibile.

Gutenberg. - Nel giorno onomastico di Gutenberg (San Giovanni), la Frankfurter Zeitung pubblico, nella sua appendice, un articolo assai interessante del D.r Heinrich Hei

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denheimer di Magonza in memoria del principe dei tipografi, di cui daremo, stante la notevole sua importanza, a’ lettori del periodico nostro, in uno dei prossimi quaderni, una minuta relazione.

Le Biblioteche italiane all'Esposizione di Parigi del 1900. Il Giornale della Libreria annuncia che nell'Esposizione universale del 1900 si potrà vedere come sono costituite le Biblioteche italiane e che già s'è incominciato a fotografare le sale di lettura delle biblioteche principali del regno, i libri rari, i più famosi manoscritti, ecc.

Incendio della Biblioteca della Camera di Commercio di Parigi. Nella notte del 14 al 15 maggio u. s., si sviluppò nei fabbricati della Camera di Commercio di Parigi un incendio che distrusse la biblioteca di 40,000 volumi, molti dei quali assai preziosi e quasi irreperibili. La biblioteca era assicurata per 160,000 franchi. Súbito dopo il disastro si riuní il consiglio d'amministrazione e decise di rivolgersi per mezzo del Journal de la librairie ai librai ed editori francesi e stranieri con la preghiera di concorrere mediante doni alla ricostituzione di questa biblioteca si utile per i commercianti e per gli industriali.

L'incendio di Como. Il dí 8 luglio u. s. fu quasi totalmente distrutta da un incendio l'Esposizione internazionale d'elettricità, che Como, la città natale di Alessandro Volta, avea eretta per commemorare degnamente il centenario dell'invenzione della pila elettrica. L'esposizione inaugurata il 20 maggio u. s. da S. M. il Re Umberto era situata in mezzo a giardini ed in prossimità del lago di Como e comprendeva l'elettrotecnica, l'arte profana e religiosa, l'industria serica, ceramiche, mobili artistici e fiori. Gli edifici d'esposizione fabbricati di legno ricoperto di gesso, aveano un gradevole aspetto e la rotonda centrale specialmente era d'un effetto bellissimo. Pur troppo non fu pensato al pericolo d'incendio, e questo, appena sviluppatosi, distrusse in un attimo i cimelî voltaici esposti in un fabbricato speciale. Vi perirono le prime notizie che Volta avea inviate sulla sua invenzione a Galvani e a mad. de Nanteuil, la sua corrispondenza con Gay-Lussac, Zamboni, Humbold, Baronio ed altri celebri scienziati, una lettera sua diretta da Parigi alla moglie con interessanti comunicazioni intorno all'invenzione di Jenner, il testamento autografo, il giornale, in cui avea notato i risultati dei suoi studi e che era l'unico documento che dimostrava la priorità dell'invenzione di Volta, le sue notizie di viaggi ed i suoi scritti, la lettera da lui diretta nel 1777 al prof. Barletti dell'Università di Parigi, ne'la quale Volta gli espose il principio della telegrafía, la sua lettera del 10 marzo 1800 nella quale egli comunicò la sua invenzione della pila, i regali preziosi ch'egli ebbe dai suoi amici, principi ed ammiratori, ecc. Questa sventura irreparabile che non colpisce soltanto l'Italia ma l'intero mondo scientifico speriamo che serva, almeno, di ammonimento severo per l'avvenire ; ché troppo a cuor leggero si è finora operato, esponendo a pericoli inestimabili cimelî di alto valore.

La ricchissima collezione di libri di costumi del barone Franz v. Lipperheide che è da molto tempo già favorevolmente nota ai bibliofili dal catalogo magnifico pubblicato dal fortunato proprietario, fu da questo con disposizioni testamentarie legata dopo la sua morte al governo prussiano. Ma per rendere súbito accessibile la biblioteca importante al pubblico, affinché ne tragga il maggior profitto possibile, il signor von Lipperheide s'è deciso di distaccarsi sin d'ora dalla ricca sua raccolta e di consegnarla al Museo dell'arte industriale (Kunstgewerbe-Museum) di Berlino, che al 1° ottobre a. c. l’aprirà al pubblico. Questa Biblioteca è riconosciuta ovunque come la piú completa raccolta speciale in fatto di costumi e della loro storia; essa comprende in 10,000 volumi, 30,000 stampe ed un gran numero di incisioni raffiguranti le mode, l'intera letteratura sul costume e la moda di tutti i tempi sino ad oggi. Naturalmente non vi mancano i molti preziosi, rari e ormai quasi introvabili volumi di merletti, ricami, modelli, ecc., che l'Italia, e specialmente Venezia, ove queste arti fiorivano piú particolarmente, produssero in gran copia nel xvi e nel xvil secolo. L'esempio dato dal barone von Lipperheide, editore famoso dei giornali tedeschi di moda, merita d'essere segnalato come un atto di generosità, degno di un grande mecenate, al quale il governo, il popolo prussiano e tutto il mondo artistico debbono eterna riconoscenza.

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Gli archivi comunali di Bruxelles hanno ricevuto due doni degni di nota. L'uno è un cliché di rame dove sono notati i sigilli ed i nomi degli orefici di Bruxelles ; l'altro è un cliché pure di rame, ma stagnato, che contine l' « Insculpation des poinçons des fabricans d'ouvrages d'or et d'argent du département de la Dyle ». Bruxelles era il capoluogo di questo distretto. Questi due clichés sono ben lavorati e provengono dall'epoca francese. Tutti i sigilli erano finora sconosciuti, mentre d'or innanzi, per mezzo di questi doni, si potrà facilmente stabilire l'origine dei lavori d'oreficería prodotti a Bruxelles.

Furti nelle biblioteche. Un signore russo, elegantemente vestito, frequentava molto le biblioteche del suo paese; egli si faceva dare dei libri rari e preziosi sui quali studiava; però, dopo poco, ne intascava qualcuno ed usciva dalla biblioteca senza riconsegnarlo ai distributori. La storiella durava da parecchio tempo; ma poi accortisi i bibliotecari che mancavano molti fra i piú preziosi libri, lo riferirono alla polizia, la quale dopo accurate indagini riuscí a scoprire e trarre in arresto il colpevole. Sottoposto all'interrogatorio, confessò tutto e ne risultò inoltre che egli non aveva giocato questo tiro solo ai bibliotecari russi, ma anche a bibliotecari di altri paesi, sempre facendosi dare i libri piú cari a scopo di studî; si venne infine a sapere che egli riceveva un cospicuo onorario mensile da una libreria antiquaria della Russia alla quale egli inviava i libri involati alle pubbliche biblioteche.

E dire che quel signore è di ottima famiglia e coltissimo in fatto d'arte e di scienze!

Ed a proposito di furti in biblioteche, facciamo notare che recentemente furono anche commessi in quelle di Firenze, non peró dal suddetto russo, ma da un giovane italiano, il quale vendeva i volumi sottratti qua e là, finché capitava anche col suo bottino nella libreria del signor Leo S. Olschki. Questi s'accorse súbito che dai frontespizi dei volumi offerti erano tolti i timbri di una biblioteca, mentre dopo un esame accurato ne trovó poi uno ancora intatto nell'interno d'un volume, dove l'offerente non l'aveva certamente supposto. Il signor Olschki fece riconsegnare i volumi alla biblioteca derubata, la quale denunció il furto alla questura che riuscí poi a trarre in arresto l'individuo ricercato.

La piú grande macchina da carta. I giornali scientifici dicono che la piú grande macchina da carta sia quella costruita per conto della « Rumford Falls Paper Comp. », poiché essa può produrre in sei mesi tanta carta da coprire, con una fascia alta tre metri, tutta la terra lungo l' equatore.

Per manovrare questo colosso meccanico occorre l'opera continua di settantacinque operai, e cosí la produzione in ventiquattr' ore corrisponde alla bellezza di trentacinque tonnellate!

Monumenta Palaeographica Sacra. – Nel 1898, alla Mostra d'Arte sacra, in To

. rino, stavano esposti circa 400 manoscritti, per la maggior parte consistenti in codici di

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lusso, spettanti a molte biblioteche pubbliche, archivi di Stato, biblioteche ecclesiastiche e raccolte private. Questi codici erano stati colà inviati da quasi ogni parte d'Italia, e rappresentavano, nella scrittura e nella miniatura, tutte, a cosí dire, le scuole italiane di ogni regione e di ogni tempo. Ve n'erano ancora non pochi di fattura straniera, che anche le scuole di Francia, di Spagna, di Germania, di Fiandra, d'Inghilterra, vi erano rappresentate. Molti di questi manoscritti, come si disse, appartenevano a istituti pubblici; ma pur molti uscivano da biblioteche ecclesiastiche e private, il cui materiale è pressoché ignoto agli studiosi ed agli amatori.

Era naturale che si desiderasse di fermare duratura memoria di una Mostra cosí bella e cosí importante. Per ciò la Deputazione di storia patria, sedente in Torino, nella seduta del giugno 1898 stabili di farsi promotrice della compilazione di un Atlante paleograficoartistico, nel quale venissero riprodotti i monumenti piú belli e piú caratteristici che della paleografia e della miniatura occidentale, e specialmente italiana, figuravano nella Mostra. La Deputazione incarico della parte scientifica il cav. Fr. Carta, il prof. C. Cipolla e il cav. C. Frati, che avevano avuto mano nella preparazione e nell'ordinamento della Mostra stessa.

I fratelli Bocca, col concorso della Deputazione storica surricordata, assunsero l'officio di editori, nella speranza di rendere speciale servigio agli studi piú elevati. Non è a credere che possa rinnovarsi l'occasione di vedere insieme raccolti cosi numerosi, cosí importanti, cosí svariati manoscritti, specialmente, ma non unicamente, italiani, che rappresentano l'evoluzione della scrittura e della ornamentazione dei manoscritti dal secolo iv al secolo XVI. L'opera consta di 120 tavole, contenenti 134 riproduzioni. La Commissione, che diresse il lavoro dal lato scientifico, ebbe cura di evitare, nella scelta delle riproduzioni, le coincidenze colle anteriori pubblicazioni congeneri.

Bibbie antiche latine. Alcuni anni or sono, il noto bibliografo inglese W. A. Copinger pubblicó con gran lusso una bibliografia accurata delle bibbie latine del xv e xvi secolo, dopo d'averne fatto con ricerche e spese straordinarie una collezione ricchissima per non dire completa, lo che sarebbe oggi mai addirittura impossibile. Un ricco americano s' invaghi della splendida collezione ed indusse il proprietario a disfarsene dietro il pagamento d'una somma ingente. L'esempio del signor Copinger di raccogliere le antiche bibbie latine trovò seguaci, e da allora queste si ricercano da molti amatori; il noto libraio antiquario, Jacques Rosenthal di Monaco, pubblica nel foglio d'annunzi di questa dispensa una lunga lista di antiche Bibbie latine ch'egli cerca, probabilmente per completare la raccolta d'un suo ricco collettore.

Biblioteca della Università di Basilea. Il dott. Carlo Bernoulli, direttore di questa Biblioteca, rende sommariamente conto dell'incremento avuto e dei servizi da essa resi durante l'anno 1898. Ringraziate diverse istituzioni ed i privati che efficacemente contribuirono ad accrescerne la suppellettile letteraria e scientifica, ricorda che l'esposizione di manoscritti rari, di miniature, cimeli, incunabuli, incisioni, ritratti, ecc., aperta al pubblico nelle ore antimeridiane dei giorni festivi, fu, con vero profitto, molto frequentata.

Il corsivo. Bodoni nel suo Manuale tipografico dice che il carattere corsivo era prima conosciuto dai francesi col nome di Aldin e poi di Italique. Petrarca scriveva cosi calligraficamente bene che Aldo Manuzio pensò di far incidere un tipo che imitasse quella calligrafia, cosicché il Cantore di Laura fu il disegnatore, Aldo Manuzio ebbe l'idea della incisione e Francesco da Bologna, antico e celebre orefice, eseguí i punzoni. Aldo ottenne

dal Senato di Venezia di servirsi lui solo del corsivo in tutto il territorio della Repubblica. Il primo volume stampato con questi tipi nel 1501 fu l'Eneide di Virgilio. Per altro, la moda di queste edizioni durò poco, poiché i tipografi stranieri imitarono i tipi cosí malamente che la lettura dello stampato si rese impossibile.

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Scoperta di importanti papiri. – Si legge nel Monitore Imperiale di Berlino :

« Il signor dott. Reinhardt, a cui i R. Musei devono essere grati per grandi arricchimenti, ha loro dato in prestito alcuni antichissimi papiri recentemente scoperti, di importanza non piccola per le cognizioni dell'antico Egitto; una piccola parte della scoperta era stata già in primavera acquistata sul posto dai Musei, per mezzo del dott. Schäfer.

Questi papiri provengono dalle rovine d'una antica città egiziana, che stava presso la piramide di Illahun, al confine della provincia di Faijum, dal medesimo luogo, ove nel 1890 l’esploratore inglese Flinders Petrie aveva trovati i papiri detti di Rahun. Come questi, anche i papiri recentemente trovati provengono tutti dalla fine della cosí detta XII“ dinastia, sotto la quale la città suaccennata fu fondata dal re Usertesen II. Il luogo preciso, dove furono scoperti i nuovi papiri, fu ritrovato poco fa negli scavi che i R. Musei avevano intrapresi a questo scopo e che hanno portato anche alla luce giocattoli e suppellettili di ogni specie di quei tempi remoti. Le cose trovate ed alcuni frammenti di papiri sono esposti provvisoriamente nel cortile delle Colonne del Museo Egiziano.

Un esame dei papiri, fatto dal signor dott. Borchard, ha dimostrato che essi appartenevano tutti ad un tempio: lettere, ricevute, inventari, oggetti che giornalmente venivano distribuiti per il culto dal tesoro del tempio, atti di un dipartimento sacerdotale, che riguardano la consegna delle funzioni sacerdotali al cambiamento del mese, ed altri simili documenti, che ci fanno conoscere in modo non prima sperato l'amministrazione dei tempii. Ma piú importanti di tutto questo sono due pezzi che finalmente ci permettono di stabilire la cronologia della storia degli antichi Egizi, sulla quale, appunto, esistevano finora dei dubbî. Abbiamo bensí ottenute dai monumenti molte cognizioni per la storia delle dinastie egiziane, e ciò grazie alle opere di Riccardo Lepsius; noi sappiamo come i re si sono seguíti, e conosciamo anche quanto tempo i singoli sovrani abbiano regnato; però in quale secolo o millennio abbiano vissuto, lo abbiamo determinato, almeno per lo addietro, su estimazioni che erano addirittura arbitrarie e per ciò anche presso i diversi dotti vi erano le piú grandi contradizioni. Per esempio, il « Regno di mezzo », tempo dei nostri papiri, comincia, secondo il prof. Edoardo Meyer, al massimo nel 2130, secondo Brugsch nel 2466, secondo il prof. Petrie nel 2778, e secondo Unger nel 2315 a. C.

Solo per il tempo posteriore, per il cosí detto « Regno nuovo », si possedeva talora una norma per una giusta determinazione di tempo in osservazioni astronomiche che riguardano principalmente il sorgere della stella « Sirio » o come lo chiamano gli Egizi, il « Sothis ». Perché questo avvenimento, che nell'Egitto medio comincia coll'ingrossarsi del Nilo al 20 luglio, segnava ordinariamente il principio dell'antico anno egiziano; ma siccome questo non era che di 365 giorni e perciò sempre minore di quasi un quarto di giorno, - sbaglio che noi correggiamo col bisestile ogni quattro anni – cosí il primo sorgere del « Sirio» avanzava ogni quattro anni di un giorno, per modo che dopo 1460 anni (cioè 4 X 365) cadeva sul medesimo giorno. Da diverse fonti di tempo greco-romano, sappiamo dunque che nell'anno 139 dopo Cristo si chiuse un tal periodo di tempo che il primo sorgere del « Sirio » coincideva di nuovo col primo giorno dell'anno egiziano. Lo stesso dunque dev'essere accaduto anche nell'anno 1322 a. C. e nel 2782 a. C. Per mezzo di questo ogni data egiziana

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