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plicare A sei doppii; A sette; A otto; A nove. Trovansi nella Crusca Sestuplo; Settuplo; Ottuplo; Nonuplo, che vagliono moltiplicato per sei, sette, otto o nove volte, ma non v' ha Sestuplicare, Settuplicare, Ottuplicare, Nonuplicare. DOPIADA, s. f. Doppiatura; Addoppiatura; Raddoppiamento.

DOPIADA, T. di Bigliardo, dicesì da’Veneziani, Quando colla palla dell'avversa rio si batte una sponda.

DOPIADOR, s. m. Addoppiatore, T. de` Lanaiuoli, Colui che addoppia la lana sul filatoio.

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Addoppiatoio, T. de' Setaiuoli, Arnese da addoppiar le fila della seta. Le sue parti sono, CAVALETA, Cavalletto, Fil di ferro in mezzo a cui passa il filo della scta che si torce ROCHELO, Rocchella o Rocchetto o Filatura, Strumento per incannare e intorno a cui è avvolta la seta che si torce CAMPANELO, Cappellone, Pezzo di bronzo o di legno adattato in testa all'addoppiatoio BARDIN, Barbino, Cappelletto di vetro adattato all'addoppiatoio Coca, Cocca, Pezzo di legno quadro dentro cui s'aggira il fuso della rocchella.

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DOPIADORA, s. f. Addoppiatrice, Colei che ammannisce la seta al Filatoio, doppiandone le fila sopra un arcolaio. DOPIADÙRA, s. f. Addoppiatura, DOPIAR, v. Doppiare; Addoppiare; Duplicare, Far doppio-Addoppiare si dice· specialmente di Filo, Pauno o altra cosa. V. DOPIA.

DOPJAR LE FILE, detto in T. Milit. Addoppiare, Quando cioè di due file che stanno di fronte una passa dietro all' altra; e così le righe s'addoppiano. Il suo contrario è Sdoppiare.

DOPIÈTO, s. m. Doppietto, T. di giuoco del Faraone.

Detto in T. di Ballo, Doppio sustant.. Quando si raddoppia il medesimo passo. DOPIN, s. m. T. Mar. Doppino, dicesi l'Addoppiatura d'un pezzo di cavo. DOPIO, add. FILO DOPIO O SEDA DOPIA, Refe addoppiato; Seta addoppiata: a due cavi.

DOPIO COME LE CEOLE, Ricca sfondato; Pien di roba; Zeppo di roba.

Donna doppia, dicesi anche in vernacolo per Donna gravida.

DOPIA, detto in T. di Stamp. Duplicato o Duplicatura, Ciò che il Compositore iuavvertentemente raddoppia.

OMO DOPIO, Uomo doppio o fognato, detto fig. vale Simulato, finto, non sincevo Uomo di due facce; Tecomeco, di Colui che parlando teco dice male del suo avversario e all' opposto Tamburino, dicesi a Uomo fiuto, doppio o che fa l'amico ad ambedue le parti contrarie. AL DOPIO, posto avverb. Addoppio o ▲ doppi; Doppiamente.

DOPION, s. m. T. de'Beccai, L'intestino retto degli animali, distinto con tal nome dalle trippe.

DOPION DE CAMISA Solino da mano e

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Solino da collo o Collaretto. V. DAMAN. -Capezzale, dicesi al Collaretto delle camicie da donna, così detto dal coprire i capezzoli.

DOPION DE GALETE, Doppii di seta, diconsi i Bozzoli formati da due bachi da seta uniti, e Quella seta che se ne ritrae. DOPO, Prepos. Dopo; Dipoi; Dietro; Poi V. DRIO.

DOPO DISNAR, Dietro mangiare.

DA DOPO CHE SON GUARIO SON STA SEM

PRE BEN, Dal tempo della mia guarigione, o Dalla mia guarigione in poi, non son più ricaduto.

UN TANTIN DOPO, Mentosto, Un po' più tardi.

DOPODIMAN, avv. Posdomane o Posdimani; Dopo dimani.

DORETO, add. Dorè; Aurino e Dorato, Del color d'oro.

DORLINDANA, s. f. Durlindana, che vale Spada--Draghinessa; Striscia; Cinquadea sono voci di scherzo. DORMENZAR. V. INDORMENZÀR, DORMIA O DORMIDA, Dormizione e Dor

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DORMIR IN SCHENA, Dormir supino. DORMIR COME UN TASSO O UNA MARMOTA, Dormire come un tasso o un ghiro;` Fare a dormir co' tassi; Dormir quanto i sacconi; Aver l'asino legato a buona caviglia.

DORMIR COME UN ZOCO O DORMIR FISSO, Dormire o Essere in su la grossa; Dormir sodo; Dormire serratamente; Schiacciare un sonno; Levar la giumenta o l'asino; Dormire come alloppiato. DORMIR DA LE QUATRO, Dormire nella grossa; Essere in su la grossa, Si dice de' Bachi da seta quando dormono la terza volta. E vale anche per Dormire profondamente.

DORMIRGHE SORA, Consigliarsi col piumaccio, Pensar bene prima di risolvere in che che sia Val anche Ritardaper re; Indugiare prima di risolvere.

DORMIR I SO SONI QUIETI O CO LA TESTA IN SACO, Dormire a chius' occhi; Dormire col capo o Tenere il capo fra due guanciali, vale Dormire o stare sicuro e viver quieto.

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Chi vuol far non dorma, Prov

Chi ha premura di far alcuna cosa non dee trattenersi a perder tempo Chi dorme d' Agosto dorme a suo costo, Prov. degli Agricoltori per far intendere che Allora è tempo di rassettare e riporre i frutti della terra, e chi dorme corre pericolo che gli siano rubati Chi fugge fatica non fa la casa a tre solai, e dicesi degli Infingardi che poco approdano. DORO, Isidoro, Nome proprio di Uomo.. DORONI, s. m. Gangheri, Strumenti dî ferro con piegatura simile a un anello e innanellati insieme; servono per congiungere i coperchi delle casse e simili arnesi che sopr' essi si volgono.<> DORONZINI, s. m. Gangheretti, Due fili di ferro etc. V. DORONI. DORSODURO, s. m. dettosi ancora OnsoDURO e SCOPULO, chiamasi Una delle isole maggiori componenti la Città nostra, da S. Agnese sino a S. Marta, che dà altresì il nome ad uno de' Sestieri o Rioni in che la Città stessa è divisa. Pretendesi da una antica Cronaca che quest' Isola si formasse artifizialmente a' tempi del Doge Orso Participazio dopo l'anno 864., calcando e battendo il terreno onde divenisse sodo: dal che si chiamasse Dorsodu ro, quasi Dosso duro. DOSA (coll' o aperto) s. f. Dose e Dosa.. UNA BONA DOSA DE BASTONAE, Rovescia Una o Carico di legnate, di bastonate; bastonatura di santa ragione. DOSANA (colla's aspra) s. f. T. de' pescatori (i Francesi dicono jusant) Riflusso, che i Marinaii Toscani chiamano Empifondo della luna, Il ritorno della marea. V. CEVENTE.

GH'È UNA GRAN DOSANA, V'è un riflusso gagliardo o forte, L'acqua corre rapidamente verso al mare. DOSAR, Dosare.

DOSE (coll'o chiuso) s. m. Doge, dal latino Dux, Nome del Capo supremo o Principe della già Repubblica di Venezia, e anche di quella di Genova. Qui egli era nominato a vita; aveva il titolo di Serenissimo; la sua veste era magnifica e principesca; e non usciva in pubblico che col corteggio de'Senatori, tutti ricoperti della veste ducale (V. DUCAL). Il primo Doge Veneto fu Paolo Anafesto di Eraclea nel

l'anno 697. dell' era cristiana, stato creato in vece de' Tribuni; l'ultimo a' dì nostri fu Lodovico Manin,che finì colla Repubblica il 12. maggio 1797, cioè mille e cento anni dopo. L'autorità del Doge anticamente era grande e quasi dispotica, ma fu in seguito moderata in tante correzioni, a segno che gli ultimi Dogi non avevano influenza decisiva nel governo salva però tutta l'apparenza e gli onori di Principe; dal che soleva dirsi che il Doge era In habitu princeps, in senatu senator, in foro civis. Ed era anche da ciò che comunemente a quei tempi col nome di Principe intendevasi il Governo o sia la Repubblica, non già il Doge, al quale non veniva dato che il suo titolo di DosB o per antonomasia quello di SERENISSIMO. DOSE DEI NICOLOTI, Gastaldo della Comunità di S. Nicolò detto dei mendicoli, Chiamavasi ai tempi del Governo Veneto il Capo della Contrada o Parrocchia di S. Nicolò, in gran parte composta di poveri pescatori. Questo così detto Doge, che si mantenne fino alla cessazione della Repubblica, e che era in sostanza un capipopolo, godeva di alcune distinzioni e diritti. Il suo abito pubblico di formalità consisteva in una sopravvesta lunga, rossa, di dammasco a maniche larghe, cinta ai lombi con fiocchi di seta dello stesso colore, e portava a' nostri giorni Ja parrucca corta e al di dietro inanellata. Egli aveva il privilegio di seguitare il Doge con una barchetta legata alla poppa del Bucentoro nel giorno solenne dell' Ascensione, allo sposalizio del mare; il diritto di esigere una tassa su tutte le barche pescareccie della sua parrocchia ; e quello di tener due banche da pescivendolo nelle pescherie di S. Marco e di Rialto. L'ultimo Doge Nicolotto era di cognome Dabala, il quale fu anche membro della Municipalità provisoria nel tempo democratico l'anno 1797.

DOSI IN ZENOCHIÒN, dicevasi metaf, ai tempi Veneti nel sign. di Zecchini, perchè era in essi rappresentato il Doge inginocchiato dinanzi a S. Marco. DOSETA, s. f. Così chiamavasi ai tempi Veneti la Nuora del Doge, quasi Piccola Dogaressa o Duchessina. V. DOGARESSA. DOSSO, s. m. e per lo più Dossi e CONCHE, Ridosso, si chiamano que'Siti ineguali del fondo delle nostre lagune a guisa di monticelli, che sono formati da sabbia e limaccio, pieni d'erbe, ad eccezione de’luoghi dove l'acqua muore. V. BARENA. DOTAR, v. Adottare, Eleggere alcuno per suo figliuolo secondo la legge.

DOTAR, per far la dote, V. INDOTÀR.
DOTAZZA, s. f. Dotone, Gran dote.
DOTIVO, add. Adottivo.
DOTOR, s. m. Dottore.

DOTOR COGION O DE MERDA, Dottorello; Dottorino; Saputello; Saccentuzzo; Dottor de' miei stivali.

FAR EL DOTUR D'UNA COSSA, Leggere d'alcuna cosa in cattedra; Esserne camera o maestro, vale Esserne molto pratico-Esser camera di che che sia; Esser camera di novelle.

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DOTORARSE A LA NOBILISTA, Addottorarsi all' uso de' nobili, che era Farsi laureare in legge senz' aver fatto il corso regolare del quadriennio negli studii. Tal era il privilegio che ai tempi Veneti godevano i nobili patrizii ed anche talora i cittadini per cagioni di convenienza ch' erano riconosciute dalla competente Magistratura de' Riformatori degli studii. La voce NOBILISTA trovasi tra le barbariche del Du Cange, che si spiega per Nobile Alunno.

VOLER DOTORAR, Salamistrare; Fare il salamistro; Fare il saccente.

TUTI DOPO SA DOTORAR, Del senno poi ne son ripiene le fosse, Prov. che si dice a Coloro che dopo il fatto dicono quel che si doveva o poteva far prima.

DOTORARSE, T. del giuoco del Vinciperdi (COTECHIO). Dicesi quando un Giuocatore rimasto perdente de' primi segni, ne prende degli altri pagando la posta doppia, per seguitare il giuoco, e dicesi Dottore il Giuocatore stesso, e quindi Dottorarsi.

DOTORESSA, V. DOTORA.
DOVE, avv. Dove.

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IN DOVE CHE, Quando che; Laddove· EL PRETENDE d'esser creditoR, IN DOVE CHE SON CREDITOR MI, Egli pretende d'essere creditore, laddove lo son io. DOVESSÈU, s. m. Serratesta, Sorta di cuffia che usavano una volta le nostre donne civili, che cuopriva loro quasi il volto. DOZENA, s. f. Dozzina o Dodicina, Quantità numerata di dodici.

CHIAVE DA DOZENA, Chiave da dozzina, cioè Rozza, ordinaria.

ROBA DA DOZENA, V. Roba.

cioč STAR A DOZENA, Star a dozzina, Vivere con altri in compagnia per una pattuita mercede.

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da una pianta spinosa detta Tragacante, e da Linn. Astragalus Creticus, che nasce specialmente in Candia.

DRAGANTI NOSTRANI, Orichicco, dicesi la Gomma che stilla da alcuni alberi, come dal Susino, Ciregio, Mandorlo etc. e che serve al medesimo uso del Dragante. DRAGANTE, s. m. T. Mar. Dragante, L'ultimo de' sbagli o l'ultima latta del vascello, che serve a tener salda tutta l' opera della poppa.

DRAGO, detto per Agg. a uomo, Imbestialito; Inferocito ANDAR IN COLERA COME UN DRAGO, Indracarsi o Indragarsi, Inferocire a guisa di drago — FAR ANDAR IN COLERA COME UN DRAGO, Indracare alcuno, Far andar uno nelle furie. PESSE DRAGO, V. CAVALMARIN. DRAGOMAN,

s. m. Dragomanno, Interprete di lingua, che dicesi anche Turcimanno o Torcimanno, dalle voci barbariche Dragumanus e lurchemanus. DRAGON,

s. m. Dragone, Soldato addestrato a combattere a piedi e a cavallo. ERBA DRAGON, T. degli Erbolai, Dracuncolo ortense o Dragone,detta Dragoncello dal Mattioli e Targone dal Cav. Re. Pianta detta da'Sistematici Artemisia Dracunculus. È detta ancora Erba anice e si mangia coll' insalata. DRAGONCEI O DRAGONCÈLI, s. m. Gongola; Gonga; Gangola; Gavine e Stranguglioni, Malattia a guisa d'un certo noccioletto che viene altrui sotto il mento attorno alla gola, che porta impedimento all' inghiottire. I Milanesi lo chiamano SGOLTERA, da SGOLTA, Guancia-Senici si dicono que' Grumi duri che vengono vicini a polso, che si scacciano con freghe forti.

DRÁPAMENTI, Voce antiq. V. DRAPI. DRAPAROLO, s. m. Voce antiq. chiamavasi il Venditore di drappi, cioè di vestimenta belle e ammannite, che si tenevano in bottega per vendere.

DRAPETO, s. m. Drappicello, Stoffetta leggiera.

DRAPIER, s. m. Voce ant. Drappiere o Setaiuolo, Quello che fa o vende drappi di

seta.

DRAPO, s. m. Drappo, Tessuto di pura

sela.

DRAPI, Drappi; Vestiti; Vestimenti. METER A L'ARIA I DRAPI, V. DESTENDER' DRAPI, chiamano le nostre donne quei pannilini che servono loro per ripararsi nel tempo de'menstrui: lo stesso che BRACHIER, V.

DRENTO, Prep. Dentro o Entro. Il suo contrario è Fuori.

DRENTO DE MI, In mio cuore; Nel mio dentro; Nel mio me; Nel mio segreto. DRENTO SIN AI OCHI, Abbandonato al piacere; Cieco, Detto fig.

O DRENTO O FORA, O dentro o fuori ; Risolvere o dentro o fuori; O si o no; O guasto o fatto.

Locuz. QUEL CHE GO Drento go fora, metaf. Le mie labbra non mentiscono i

i

· sentimenti del cuore? cioè lo son sincero, non son finto o doppio.

Darghe drento, V. DAR. DRETO, s. m. Ritto, contrario di Rovescio. DRETO O DRITO, add. Diritto o Dritto, Per linea retta-Retto; Rettissimo. DRETO IN PIE, Diritto o Ritto in piedi, Alzato su. DRETO, detto per agg. a uomo, Addritto e vale Destro; Astuto; Accorto; Sagace. V. FURBO.

DRETO DE MAN, Manritto o Marritto; Contrario di Mancino.

ANDAR DRETO, Andare a dritto o al dritto, Andar per la strada diritta senza tor

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AVER LA DRETA, Essere a man destra Detto fig. Averne maggior merito degli altri; Essere il migliore, il più bravo, il primo.

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DAR LA DRETA A UNO, Dar la destra a Detto poi fig. Cedere; Inchinarsi, Riconoscersi per da meno d'un altro. FAR LE COSSE per dreto e pER STORTO, Far le cose a dritto e a torto, cioè E bene e male. V. MENAR ZO A CAMPANE DOPIE, in MENAR.

NO AVER NE DRETO NE ROVERSO, Essere come una lasagna, o come il Pastipesce naca che non ha nè capo nè coda, Si dice di Cosa senza ordine Ne uti ne puti, dicesi d'un Cotale non capace nè di ben nè di male. V. NÈ TI NÈ MI.

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OGNI DRETO GA EL SO ROVERSO, Ogni ritto ha il suo rovescio; Ogni casa ha cesso e fogna.

PARLAR DA DRETO, V. PARLAR.

PORTAR DRETO, Portar pari, vale Trasferire una cosa da un luogo all' altro in maniera che non penda.

SAVERLA PER LE SO DRETE, Sapere il vero diritto, Saper la verità.

TEGNIR DRETA LA BARCA, Dirigere, Essere al timone ; e dicesi anche metaf. TEGNIR LA BALANZA DRETA, Tener la bilancia del pari.

TORLA PER LE SO DIETE, Pighiare una il d'ucosa pel suo verso; Pigliare

na cosa o in una cosa.

verso

TROVAR EL DRETO, Trovare il verso; il Pervenire alcostrutto, la congiuntura,

la cognizione del fatto.

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A dirittura; A corRitto ; da; A linea retta; Dirittamente. Andar

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In altro sign. Barattiere; Giuntatore; Truffatore; Dirittaccio; Più scaltro che il fistolo o uno zingano. V. PRATICO.

GUARDITE DAI DRBTONI, Chi ha il lupo per compare porti il can sotto il mantello, e vale Chi ha a trattar co' tristi, vada cauto. Egli ha da far con un barbiere che sa radere. DRETURA, s. f. Dirittura, La linea retta. STRADA IN DRETURA, Strada rettilinea o a rettifilo. Andar diviato o diviatamente o affilato, a gitto, di filo, disteso, tirato, al diritto, a corda, ratto. DRETURA, dicesi per lo più fig. nel sign. di Astuzia; Avvedutezza; Accortezza; Furberia e simili. V. INDRETURA,

ANDAR A DRETURA,

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uomo,

DREZZAGNO, detto in gergo per Agg. ad lo stesso che DRETON. DREZZAR O DRIZZAR, V. Dirizzare e per sincope Drizzare, che anche dicesi Raddirizzare; Addirizzare; Rizzare; Rettificare.

Sbiecare, dicono i Legnaiuoli quando pareggiano alcun di legno e 'l fanpezzo no eguale.

TORNAR A DREZZAR, Ridirizzare o Raddrizzare e Ridrizzare.

DREZZAR I PIE O LE GAMBE A QUALCOSSA detto fig. Raccomodare; Riaccomodare; Racconciare; Ripiegare; Ripescare le secchie, Rimediare a' falli altrui.

DREZZAR LE GAMBE AI CANI, Dirizzare il becco agli sparvieri o le gambe ai cani; Torre a pettinare un riccio o lisciare una detti metaforici e vagliono, Vospugna, ler fare delle cose impossibili.

DREZZAR QUALCUN, detto fig. Addirizzare o Ravviare alcuno, Ridurre, correggere, ricondurre alcuno sulla buona via. DREZZARSE, Alzarsi; Rizzarsi. DREZZARSE A QUALCHE PARTE, Volgersi; Addirizzarsi o Indirizzarsi.

DREZZARSE DURO DURO, Intirizzarsi, Rimaner diritto sulla persona.

DREZZARSE I CAVELI, Arricciare i capelli o Rizzare i peli o i capegli,dicesi delI'Intirizzire che fanno per subitano spavento di che che sia o per ironia-Raccapricciarsi; Rizzarsi i bordoni. DREZZIOLA, s. f. Trecciuola, Piccola treccia de' capelli.

DRIAN, add. T. de' Barcaiuoli, Dietro ; Seguente; Susseguente, Quello che va dol'altro.

po

MI SARÒ DRIAN DE TI, Io ti seguirò; Verrò dopo di te; La mia volta sarà do

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DAR IN DRIO, parlando di Piante o di Animali, Ammutolire, dicesi degli occhi della vite e degli alberi quando perdono le messe--Intristire; Dimagrire; Diseccarsi Parlando di bolle o simili malori, Tornare addietro, vale Non venire innanzi, non far capo.

DAR IN DRIO DE PREZZO, parlando di biade, Calare; Rinviliare. Il grano rinvilia. FAR DAR IN DRIO, Rincacciare o Rinealciare, Risospingere in dietro per forza. RESTAR IN DRIO, V. RESTAR

DRIO DE CHE, Dopo di che; Appresso a che. detto fig. DRIO STRADA SE CONZA SOMA, Per le vie si acconciano le some; Cosa fatta capo ha, Tutto s'aggiusta col tempo.

EL DA DRIO O EL DRIO LE GROPE, Il diretro; Il dietro a casa; Il dietro via; Il di dietro; Il diretano; La parte postica, Il culo.

Gli andò di

EL GA DA DRIO LE SPALE, dietro e lo colpi alla traditora. Il giorno o EL ZORNO O LA NOTE DRIO, la notte vegnente, appresso, cioè Il giorno o la notte seguente.

ESSER DRIO A QUALCOSSA, Lavorare, Essere nell'azione del fare o del lavorareEssere o Entrare Detto in altro senso, in piscina, Aver maneggi.

ESSER DRIO A QUALCUN, Sollecitare; Stimolare alcuno; Essere o Star alle spal i adO i panni o panno le d' uno; Serrare il dosso ad alcuno. ESSER DRIO A UNO O ESSER A DRIO A UNO, Assediare uno, detto fig. vale Esser semipre attorno ad alcuno per conseguir che che sia, Importunare--Lusingare, Allettare con false o finte o dolci parole per

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DRITO, V. DRETO.

DRITON, V. DRETÒN.
DRITÚRA, V. Dretùra.
DROGA, s. f. Droga.

BONA DROGA, detto iron. per. agg, a Giovane o Femmina, Buona Maspesa; la lanuzza; Bravaccio; Bravazzone; Mal tartufo.

TI XE UNA BONA DROGA, Non sei farina da cialde; Non sei farina netta, Sei cattivo DROGHIER, s. m. Droghiere e Droghiero, Colui che vende droghe. DROGHIÈRA, s. f. La femmina di Droghiere, la quale sull'esempio di altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Droghiera.

DROMIDA, V. DORMIA.

DUCAL, Ducali, in forza di sust. ed anche Lettere ducali, chiamavansi sotto il cessato Governo veneto, le Lettere del Maggior Consiglio, del Senato e del Consiglio de' dieci dirette ai pubblici Rappresentanti dello Stato, le quali erano scritte in foglio aperto di carta Espergamena. se portavano fino ai nostri tempi per proemio una formola latina così concepita, (supposto per esempio che si scrivesse, regnante l'ultimo Doge Manin, all' ultimo Rappresentante di Bergamo.) Ludovicus Manin Dei gratia Dux Venetiarum etc. Nobili et Sapienti Viro Alexandro Octolino de suo mandato Capitaneo et Vice Potestati Bergomi, fideli dilecto salutem et dilectionis affectum.Susseguiva poi in italiano la lettera, dopo cui dicevasi Datæ in nostro Ducali Palatio die... mense... ... indictione . . . ed era firmata soltanto da un Segretario. V. BOLO DUCAL E BOLA.

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Ducale, in forza di sust. o Vesta ducale, dicevasi quell'ampia Toga di drappo di seta di color chermisino, lunga, ed a maniche larghissime, che portavano i patrizii Veneti nelle pubbliche comparse. Una egual veste si permetteva per onore ai Segretari Regi quando intervenivano alle feste per l'elezione del Gran Cancelliere loro capo, e nel giorno del di lui solenne ingresso, per accompagnarlo. DUCATELO, s.m. Piccolo ducato, dimin. della moneta Ducato. Non si trova che da buoni Autori sia stato detto Ducatino o Ducatello. V' ha però Duchetto dim. di Duca, e Scudicciuolo dim. di Scudo. Nel Dizionario enciclop. dell' Alberti, alla voce Scudicciuolo, trovasi questo escmpio. Ogni povero lavoratore etc. potrebbe avere o un pezzo di panno o uno scudicciuolo etc. ch'è appunto lo stesso significato in cui s'usa la parola DUCATELO. DUCATO, s. m. Ducato o Ducatone, Moneta che in Venezia distinguevasi sotto il Governo Repubblicano dal Ďucato te: perchè il ducato effettivo o d'argento del peso di carati 109. grano uno, valeva lire otto, e il corrente lire sei e soldi quatIl Ducato di banco era moneta ideale, e valeva lire nove e soldi dodici e il Ducato di olio L. 6. 19.

tro

corren

DUCHIA, s. f. Duglia, T. Mar. Così diconsi que' giri ne' quali sono raccolte le gomone o cavi della nave perchè s'occupi minore spazio. V. CURCUMA. METER IN DUCHIA, Adugliare una gomona o un cavo, è disporla in giri, raccoglierla in duglie. Adugliare a destra, a sinistra, a rovescio.

DUERNO, s. m. Duerno, T. degli Stamp. Due fogli uniti, e così dicesi Terno e Quaderno.

DUGO, s. m. o GUFO DE MONTAGNA, T. degli Uccellatori, Gufo reale, detto anche Gufo grosso e Barbagianni salvatico, e da Linn. Strix Bubo. Uccello di rapina, di piuma che apparisce grosso quanto un'Oca, sebben ne sia molto minore.

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FRUTI CHE DURA, V. FRUTO.

CHE

DURA,

RODA Cosa durevole o di buon uso, cioè Che si mantiene.

CHI LA DURA LA VINCE, Chi più dura o Chi la dura la vince, Col tempo si supera ogni difficoltà.

DURÈLO (coll'e aperta) s. m. Ventriglio, e per similit. Cipolla, Il ventricolo carnoso de'polli, uccelli e simili.

AVER POCO DURBLO, Esser maldurevole, Di durata. poca

NO AVER PIÙ BON DURELO CON UNO, Non aver più buon sangue; Non aver più amicizia con uno; Aver il sangue grosso. DURÈTO, add. Duretto, Alquanto duro. DURETO DE RECHTA, Sordastro.

DURLINDANA, V. DORLINDANA.

DURO, add. Duro, contrario di Tenero.

DURO COME UNA PIERA, Petroso; Impetricato, dicesi di Certe frutta non mature. DURO COMB UN PALO, Sodo come un travertino.

DURO DA CUSINAR, Crudele o Di mala cucina; Di mala bozzima o bollitura. Il suo contrario è Cottoio, V. Cotor.

DURO DE BOCA, Bocchiduro, dicesi de' Cavalli.

DURO DE RECHIA, V. DURETO.

DURO DE TESTA, Duro, dicesi ad Uomo che non ha buona apprensiva. Coticone; Di dura cotica; Ghiozzo; CapoduTo; Capassone.

COSSA DURA, Cosa ostica, detto metaf e vale Strana e difficile da comportare → LA ME PAR DURA E NO POSSO MANDARLA Ella mi par troppo ostica e non posso ingozzarle.

zo,

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ANDAR VIA DURO DURO O STAR DURO DU-
RO O STAR DURO INARCA,
l'odo-
Andare o Stare
́intirizzato o impettito, che vale Troppo
intiero sulla persona; Incamatito; Impa-
lato Andare in contegno o ritto, vale
Andar con portamento alto, sostenuto
Sellato, dicesi per metaf. di Uomo e don-
na quando ha la schiena che piega verso
la pancia.

CANTAR DEI DUGHI, V. CANTAR. DULCAMALIA, s. f. Volcameria, Pianta fruticosa del Giappone che anche fra noi si coltiva da pochi anni ne' vasi re gratissimo de' suoi fiori simile a quello del Mugherino. Linneo la chiama Volkameria fragrans, ma il Naturalista Ventenat la dice Clerodendrum fragrans. DULCAMARA, s. f. Dulcamara, Pianta coltivata anche fra noi, detta da' Botanici Solanum Dulcamara. I Contadini portano a vendere de' ramuscelli di questa pianta, che servono per fare sciroppi. DULIPAN O VIOLIPAN, S. m. Tulipano, Sorta di fiore notissimo, detto da' Sistem. Tulipa Gesneriana, Linn. Noi conosciamo il Parrucchetto che ha le foglie tagliuzzate; il Trombone che le ha intiere ; il Lanciuola, Specie di Trombone di minor forma colle foglie intere; e il Tulipano vergato o venato o filettato di nero. DUPLA, s. f. Lista o Nota doppia, con la quale si due propengono ad persone carica. Nel Dizionario universale dell'Alberti trovasi Duplo, sust, V. TERNa.

una

STAR DURO Stare alla dura, al quia; Stare sodo; Addurarsi; Ostinarsi; Incaparsi; Attestarsi - Tenersi o Tenersi a martello, Non si lasciare svolgere. STAR DURO A CONFESSÀR, V. Confessàr. TEGNIR DURO, Tener duro o Stare alla dura, vale Fare ogni sforzo per sostener che che sia--Tener duro vale anche Stare nell'opinione primiera, tenervisi costante. DUSENTO, Dugento, Nome numerale. DUSENTO CINQUANTA, Dugencinquanta.

DUSENTO E SESSANTA, Dugensessan

ta.

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E, Lettera vocale dell' alfabeto che pro

nunciata in forza di sust. è femminina. EBREO O ABREO, s. m. Ebreo o Giudeo, detto altrimenti Circonciso.

EBREO LEVANTIN, Grecastro, Ebreo nato nella Grecia.

-

Ebreo, dicesi anche in vernacolo fig. ad un Usuraio o a Chi vende a prezzo disorbitante i viveri e le mercanzie L'È UN ABREO, Egli è un Ebreo, cioè Un usuraio Dicesi EBREO in vernacolo, e in pur buona lingua Bigio e Nero a Colui che non è conforme ai dogini della cattolica Religione.

Mesco

FAR DA EBREO, Giudaizzare.
MISSIAR ABREI CO SAMARITANI,
lar le lance con le mannaie, Mescolar in-
sieme cose disparate.

ÈBULO, V. ERBA DA CÌMESI, in ERBA.
ECELENTE, add. Eccellente, era titolo
d'onore che davasi qui ne' tempi Veneti
alle
laureate. V. CELENTE.
persone
ECELENTEMENTE, avv.-VA ecelente-
MENTE, Va per eccellenza; Va benissi-
mo, a capello.

ECELENTISSIMO, add. Eccellentissi-
mo, era Titolo d'onore e di distinzione
che davasi per aggiunto ai Magistrati del-
la Repubblica Veneta, ed anche talvolta
parlando familiarmente ai patrizii, come
SIOR ECELENTISSIMO ME RACOMANDO A LA SO
PROTEZION, E GHE BASO LA VESTA.
ECELENZA, s.f. Eccellenza, era titolo di
distinzione che davasi anche familiarmen-
te ai Patrizii Veneti, e che qui ora com-
pete ai Consiglieri intimi di Ŝtato e ad al-
tri personaggi di cariche distinte dell'Im-
V. ZA.
pero.
ECELSO, add. Eccelso era Titolo aggiun-
to per onoranza, che davasi nei tempi del
la Repubblica al Consiglio de' dieci; anzi
la sola parola Eccelso detta
per antonoma-
sia e sustantivamente, valeva lo stes-
per
so Consiglio. Quindi dicevasi; Decreto
dell Eccelso; Ordine dell' Eccelso.

PIATANZA ECELSA, Cibo o Mangiare eecelso o prelibato, cioè Eccellente, squisito. ECEPIR, v. Eccepire, voce latina da Excipere, usata più nelle scritture che nel discorso, particolarmente dai legisti, e significa, 1.mo) Eccettuare: p. c. Da questa regola conviene eccepire il tal caso. 2.do) Escludere e dicesi di qualche giudice che per qualche eccezione legale si escluda dal giudicare in una causa 3.zo) Opporre qualche eccezione legale alle pretese dell' avversario in una causa civile: p. e. La prescrizione mi valse per eccepir la pretesa dell' attore. In tutti questi sensi si può usare anche in latino. Ši noti che questo verbo colla qualificazione di Voce dell'uso, fu registrato nell'Ortografia enciclopedica della lingua italiana del Bazzarini.

ECÈTARA O ETCETARA, Eccetera o Etcetera, Nota di abbreviatura che si fa da chi scrive; o Maniera di reticenza o pretermissione.

L'ECETARA, detto per traslato, vale Il culo; Il deretano.

AVER NE L'ETECETARA, lo stesso che AVER IN CULO.

ECEZIONÀR, v. Lo stesso che ECEPIR. V. ECO O LECO (coll'e larga) s. m. Eco o Ecco, Voce che mediante il ripercotimento in alcuni luoghi atti a renderla, ritorna alle orecchie. V. LECO. ECONOMICO, add. Detto sustantiv. Economica vale Economia. L' Economica, cios La parte che riguarda l'economia o sia il risparmio.

IN VIA ECONOMICA, Maniera avverb. di nuovo uso presso li Regi ufizii, e vale In breve; Alle brevi; Brevemente, cioè Sommariamente, senza le formalità d'ordine. ECONOMIZAR, v. Risparmiare, Astenersi da gravi e superflue spese, Vivere con economia o parsimonia. ECONOMO, add. Economo.

Dicesi Assegnato ad uomo che spende con regola e con misura. È divenuto il più assegnato uomo del mondo.

BON ECONOMO, Massaio o Masserizio so, dicesi a Uomo da far roba e da mantenerla.

ECOTE, Eccoti, si dice per Ecco, senza che si riferisca ad altra persona. Eccoti quel malvagio.

ECRISSAR, v. Ecclissare o Eclissare. ECRISSE, s. f. Ecclisse o Ecclissi, s. m.

L'oscurazione del Sole o della Luna. EDOMADARIO, s. m. Ebdomadario, detto sust. dagli Ecclesiastici, s'intende di Colui che nella settimana corrente debbe celebrare e fare le altre funzioni sacre. V. SETIMANAL.

EFE, s. m. Effe s. f. La sesta lettera dell'alfabeto.

EFETO, s. m. Effetto.

le;

EFETO, detto in T. merc. vale CapitaAvere; Sostanza.

EFETI (dal Franc. Effets) si dice e si scrive dagl' imperiti iu senso di Robe; Masserizie; Suppellettile; quindi EFETI PREZIOSI si chiamano le gioie.

EFETI STERICI, Affetti o Affezioni isteriche, cioè Malattia uterina.

farne cer

VEDARBIN PROPRIO EFETO, Vedrete o Conoscerete in fatto, realmente, in effetto, sensibilmente; Toccherete con mano. ÈGANO, s. m. Maggiociondolo; Maio; Maiella; Ciondolino; Brendoli, Piccolo albero del genere Gitiso, detto da Linneo Cytisus Laburnum; che ha i fiori gialli disposti in grappoli lunghi e pendenti. I suoi rami grossi sono ottimi per chi. EGO. Voce latina, che alcuni esprimono nel dettato seguente, storpiato dal latino, PRIMA CARITAS INCIPIT AB EGO, a cui corrisponde il prov. Stringe più la camicia che la gonnella; e così l'altro, E più vicino il dente che nessun parente; e vagliono che S' ha più riguardo al proprio interesse che all'altrui. EGREGIAMENTE, avv. Egregiamente.

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VA EGREGIAMENTE, Va a maraviglia, benissimo, a capello, bene assai.

STAGO EGREGIAMENTE, Sto benissimo.

EGUAGLIAR, v. 4gguagliare o Pareg giare.

EH VIA! ovv. EH LA FAVETA! Ovv. EH LA MERDA! Espressioni di maraviglia, e vagliono E egli vero? Mi corbelli tu forse? lo non ti credo; Eh no! EIMÒ, Maniera antiq. e va coll'interrogativo; ora diciamo XELI MO? Son essi? EL, Il, Articolo del genere maschile nel numero singolare. Dicesi anche per Egli EL EL MAGNA, Egli grida; Egli CRIA; mangia.

ELA (coll' e stretta) Pronome fem. Ella, cioè Quella, Colei. Elle ed Elleno dicesi in plur. ma solamente nel caso retto; negli altri casi dicesi Lei, ed al plur. Loro. ELA, nell'uso del parlare domestico vale per la Moglie o per la Padrona di Ditelo a mia

casa

DISEGHELO A BLA,

moglie o alla padrona.
O DIO DE ELA, V. DIO.

DAR DE L'ELA, Dar del lei, Parlar ad alcuno con riguardo.

ELÁSTICO, s. m.

s. m. Elastico, Che ha forza

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ELEGANTE, dicesi nel discorso famil. per Stravagante; Bizzarro; CapriccioQUESTA XE VERAMENTE ELEGANTE, Questa è veramente ariosa, cioè Bizzarra, capricciosa.

$0.

ELERA, s. f. Edera o Ellera arborea o muraria e Vite nera, Pianta parassita nota, detta da Linn. Hedera Helix, Il legno tenero è adoprato per le stecche da affilare i ferri.

ÈLESE, s. m. Elice o Elce e Leccio, Specie di Quercia; detta da Linn. Quercus Ilex. Albero sempre verde, il cui legno è assai duro e pesante. La parte più colorita e centrale, che dicesi Anima di Leccio, è preferita per far le bacchette degli schioppi da caccia.

ELETRIZARSE, v. detto fig. Scuotersi; Risvegliarsi; Confortarsi; Ravvivarsi ; Mettersi in giubilo, in gioia. ELEVATO, add. Elevato.

ALQUANTO BLEVATO, detto fig. Alquanto alto, borioso, albagioso, superbo, e dicesi di uomo.

ELIMINAR, v. Voce latina, ma che si parla dalle persone colte nel sign. di Escludere; Togliere; Rimuovere.

ELO (coll' e stretta) Egli, che corrisponde al latino Ille. ELO nel parlar fam. si dice anche pel Marito o pel Padrone di casa.

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