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il Lorenese, tutto cruccioso per le provate durezze e contraddizioni, scoppiò in ac: cuse atrocissime contro ad alcuni in genere di que' prelati: voler eglino per uma→ ni rispetti rovinar la religione, la Chiesa, e'l pontificato, facendo perdere a' pontefici la Francia, e forse con la Francia il resto delle provincie cattoliche: di che sentir egli estremo dolore, veggendo rimanére infruttuose le fatiche immense fatte da se e da' fratelli per mantener quel regno nell' ubbidienza della sedia romana. Qualche prelato fervidamente praticare per la dissoluzione di quel concilio. Aver egli certezza, che tali azioni non erano volute nè pur sapute dal papa, in cui albergava la più retta mente che fosse al mondo: ma essere in obligazione i Legati di fargliene assapere: il che certo volea far egli come servidore amorevole e perpetuo della santità sua. Non potersi dubitare che tali uomini non fossero per usare ogni sforzo a fin d'impedire il decreto; ma voler esso mandarne copia a tutti i principi cristiani, perchè divenisse chiaro quanto sinceramente si fosse proceduto dal canto suo, e quanto, poco negli altri fosse, la cura di

non conquassar e la Chiesa el mondo. In fine, spirando tutto sdegno e cordoglio, affermò, che avea proposto di non intervenire nella sessione, ma d'irsene a Riva di Trento. Dal che con molte ragioni, e più coll'autorità il distornò a gran pena il cardinal di Mantova, out on

Presero spazio (1) i Legati un giorno a rispondere sopra il decreto. E in principio sperarono che vi fosse picciola e superabile difficultà. Ma, di poi quanto più vi si avea consiglio, tanto più lo studio e la sottigliezza vi rinveniva, ovi poneva novelli dubbii:e l'amor proprio facea riputare a ciascuno, che 'l nodo da se trovato fosse insolubile agli altri. Non era il contrasto fra' teologi; nè fra questi e i canonisti, ma fra' canonisti divisi, E narrò (2) alcuno, che gli altri presidenti erano tra se convenuti d'accettarlo, imponendo al segretario, che in tal tenore scrivesse a

(1) Due lettere de' Legati al cardinal Borromeo -de 25, e due altre de 28 di gennaio 1563. 19 (2) Di questa materia molto si scrive dal vescovo di Modona al cardinal Morone in una de' 28 di prie lettere antecedenti e seguenti; ed gennaio: e in anche in una da' Legati al cardinal Borromeo de' 25 di gennaio 1563.

A

Roma, se non che il cardinal Simonetta ricuso di segnar la lettera. Orá affaticandosi essi con ogni sollecitudine di conchiuder l'affare, spesso avvisavansi di essere giunti alla concordia, e di toccarla: poi d'improviso fuggiva loro non sol dí mano, ma di vista, sì che ne disperavano affatto. Sentendosi in un-si torbido agitamento perpetuo sopra negozio che tenevan si a cuore per zelo di religione e di riputazione, serissero che talora furon vicini ad aver noia della vita.ou?..dalena 597, i is

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iv

Nè questo travaglio era alleggerito da maggior prosperità negli altri affari. Avevano essi comunicate agli oratori de'principi, come s'è raccontato, le obbiezioni dei prelatio francesi alla forma dettata dal cardinal di Loreno sopra l'autorità del papa, e sopra l'instituzion de' vescovi, con pregarli de❜loro aiuti e de' loro consigli per la concordia. Or la sera de' ventiquattro di gennaio (1) vennero a'Legati gli ambasciadori di Francia : e cominciò Lansac a mostrare, che gl'impedimenti del concorde processo dispiacevano ad essi

(1) Lettera de' Legati al cardinal Borromeo dei 24 di gennaio 1563.

oratori non meno che a' Legati. Che, à fin d'agevolarne la riuscita non aveano: mai tralasciati, nè tralascerebbono per avanti gli ufficii generali; ma non già userebbo no i particolari per l'accettazione di quel decreto e di que'canoni, non avendo data lor commessione il re cristianissimo di strignere i prelati in ciò che involgesse la coscienza, anzi di lasciarli in pienissima libertà. Sopra il consiglio da' Legatiˇrichiesto, non sovvenir loro altro, se non che si tenesse lungi così dalla dottrina, come da' canoni ciò che potesse cagionar dissensione. E soggiunse, che lascerebbe a'suoi colleghi l'opera d'esporre il resto. Qui prese a dire il Ferier: e presuppose quasi certissimo, che'l concilio era sopra il papa che la religione e la chiesa di Francia non solo il teneva, ma il profes sava, e il giurava come articolo necessa rio. E ciò a gran ragione per l'autorità del concilio gostanziese. Prescriversi veramente loro nelle instruzioni regie di non appiccar si fatta controversia ma insieme di non dar libero il passo a paro la contraria a quella lor religione. E però aver essi tardato a farne dichiaramento

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finchè il tempo e l'affare gli costrignesse. Ricordo appresso le petizioni recate : è aggiunse che avendo il papa già detto di rimettere interamente queste materie al concilio, non consentirebbono essi che di nuovo il concilio le rimettesse al papa. E in dicendo tutto ciò, espresse un caldo elfermo volere., ob ni isbong i oronginle

Riprese il primo Legato, con rendere loro grazie pel buono affetto. Del- consiglio rispose, che non potevano i presidenti ne abbracciarlo ne lodarlo : anzi, che non sarebbonsi mai ritenuti di porre nella dottrina e ne' canonicio che dichiarasse la suprema autorità del pontefice. Che se gli oratori erano intenti a difender la loro opinione, i Legati erano intenti a manteder la verità, la qual essere, che 'l papa fosse superiore al concilio. Non pensassero di mettere il contrario in trattate; nè di chiedere al sinodo; che diffinisse; impero che i Legati aveano la lor sentenza per così certay che prima di lasciar che si rivocasse ciò in dubitazione, avrebbon lasciata la vita. Qui intromessosi il cardiaal Séripando, e voltosi al presidente Ferier, dissechefondamento da lui re

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