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non vi poffa effere altra cagione dell' idee noftre fuor di Dio? Han prodotto dimoftrazioni, ch' ella fia Dio Fino a tanto ch'effi non l'avranno fatto effi fabbricheranno in aria tutti i loro fiftemi. Non intendiamo, dicono effi, onde nafcono: noi poffiamo con chiarezza tutti gli altri fiftemi confutare. Quefe fpezie di ragionari fon per me chiamati argomenti negativi filofofici. Effi non hanno maggior forza che i negativi iftorici. Io non intendo A poter nafcere da B, egli è dunque vero, che A hon nafca da B. Egli è un bel fofifma. Percioc chè quel, ch' io non intendo non può fomminiftrare alla mia mente principio alcuno di ragiona, re, e perciò nè di affermare nè di negare non più le idee ofcure, che le idee che non abbiamo, poffono effere principj de' noftri raziocinj. E' maraviglia, che la maggior parte de' Filofofi, i quali infegnano così fatte regole di Loica, fe ne fmentichino a fegno di violarle così fpeffo. E' certo, ch' ella è vergogna, che il P. Malebran che, che tanto ftudiò nell' arte di ragionare, e di cercar il vero, vi fia egli così debolmente, e cosi fpeffo caduto. Ma via sù accordifi loro tutto io domando come confutano effi tutti gli altri fiftemi Ci rispondono che in tutti veggono de' grandi affurdi. Orsù, fervianci di quefta regola: dimoftriamo, che niun fiftema è più affurdo del loro. Primieramente faranno effi obbligati a fconvolgere tutta la Teologia per foftenerfi: effi faranno costretti a dire, che Dio, come Autore della natura, produca in noi quelle idee, alle quali come Legislatore vieta di penfare: e confeguentemente dovranno effi ftabilire il fiftema del Jue di certi altri Predeftinaziani, delle due ́ volontà di Dio, la Decretoria • la Legislato

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ria (a). Poi dovranno negarci la libertà di penfare, che noi ci fentiamo così chiaramente nell' ánimo, ciocchè dee commovere a fdegno tutti coloro, che hanno fenfo, o cofcienza di fe medefimi, quafi che coltore folo intendan meglio fo fteffi, di tutti gli altri, e quafi tutto il reftante degli uomini fieno cocomeri, e perciò fenza ragione, e fenza fentimento di fe fteffi. Quindi dovranno affoggettirne ad un Fato affai più rapido di quello degli Stoici, é degli Spinozifti: poichè come tutte le noftre azioni libere fono confeguen że de noftri penfieri, e quefti fono, idee, che in noi Dio produce; tutte le noftre azioni non fono che confeguenze neceffarie di quefte neceffarie impreffioni. Finalmente intendono coftore ciò che voglian dire idee da Dio in noi create? Sono quefti i penfieri di Dio a noi comunicati. Non credo. Sono entità reali Ma fono effe foftanze, o modificazioni, di sostanza Ne hanno effi chiare idee? Perchè dunque non confeffano ingenuamente di non intenderne niente, anzi di tenerne fu la corda con parole vuote?

13. Credono parecchi, che la mente fi produca le idee intelligibili, tofto che fono impreffe le materiali nel cerebro. Per quanta voga abbia avuto cotal dottrina, io fono obbligato a confeffare, che non la intendo. Primieramente quefti moti del cerebro paffano effi nell' animo Come le foftanze incorporee non poffono avere nella loro effenza movimenti di particelle, di cui fono fcevre, non v' ha uomo, che poffa intendere questo paffaggio B 3

de

(a) Vedafi il Sig. Puffendorf in jure feciali Divino §. 71

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de' moti corporei nell' animo. Che fe effi non penetrano fin dentro effa foftanza della mente per quanto moltiplicheranfi tai movimenti troveremo giammai cofa entro effo animo, onde egli effer poffa deftato a formarfi delle imagini di quelle cofe, dalle quali è moffo il noftro cerebro. Ma vi paffino pure: converrà, che fi trasformino, e di fpezie materiali divengano intelligibili. Ci farà egli chi intenda una fimile trasformazione? Qual ne farà la cagione? Mi fi prefenterà l' intelletto agente degli Scolaftici? Quefto intelletto agente, introdotto dagli Arabi da'luoghi di Aristotele peffimamente interpretati, non è l'ifteffo appreffo tutti i di lui difenfori. Gli Arabi il prendevano per una foftanza intelligente diftinta dalla mente umana e comune a tutti gli uomini : fu di che potrebbe leggerfi la famofa lettera dell Arabo Abi Joafar traslatata nel Latino dal dotto Inglefe Eduardo Pocock, o le Tefi di Giovan-Pico della Mirandola. S. Tommafo trovò quefto fentimento contrario alla ragione, e'l confutò in molti luoghi delle fue Opere e spezialmente nella prima parte della Somma Teologica certo io non veggo effervi delle ragioni, che meritino l' attenzione d'un ferio Filofofo. Ma come e non trovava la via d' ufcir dell' intrigo, del come l' intelletto incorporeo poteffe percipire i craffi fantafmi., ritenne egli l'intelletto agente, come facoltà dell' ifteffo animo, diftinta però dall' intelletto paffivo, o recipiente; e in ciò (con fua buona pace) diffe cofa, che folo la rozzezza di quel fecolo, che fertile fu in parole vuote › potrebbe fcufare, maffimamente effendo egli così grande, e così penetrante Metafifico. Comunque fiafi, nè l' una, nè l' altra fentenza bafta a fcio

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gliere la noftra difficoltà: poichè in quel medefimo intrigo, nel quale fiamo a riguardo dell' intelletto paffivo, noi ci troviamo effere a riguardo dell' agente concioffiachè effendo egli così incorporeo, come il primo, è così anche diftante da' fantafimi, e così ignorante di quelli, come il paffivo. Ecco come ci farà di bifogno d' un altro agente, che ambedue illumini, ciocchè farebbe per menarci in una infinita ferie di cotesti intelletti. So, che gli Arabi stabilivano l'emanazione della luce incorporea da Dio nell' intelletto agente, da quefto nelle anime umane, e quindi nell' altre cofe, ciocchè poi ritennero gli Scolaftici negli Angeli, coficchè San Tommafo dice (1), che da Dio, come da un centro di sfera, diramifi questa luce, e perciò fia più densa e più copiofa ne' primi ordini delle Intelligenze più a quefto centro vicine, più diradata e minore negl' infimi ordini. Ma io traveggo, o questo è un bel fanatifmo, che dagli Orientali a' Pittagorici e a' Platonici, da quefti al Pfeudo-Dionigi, e quindi in tutti gli Scolaftici derivoffi, del quale è maraviglia, che un sì dotto Metafifico fi compiaccia. Queste imagini di sfere luminofe, di raggi permeanti, e diramantifi, fon proprie a lu B 4

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fin

(1) Prima parte q. 89. art. 1. In omnibus enim fubftantiis intellectualibus invenitur virtus intellectiva per DIVINI LUMINIS INFLUENTIAM. Quod (lumen) quidem in primo principio eft unum & fimplex, & quanto magis creature intellectuales diftant a primo principio, tanto magis dividitur illud lumen diverfificatur, ficut accidit in lineis a centro egredientibus.

fingare la fantafia di coloro, che fi sforzano d'in-
tendere le cofe inintelligibili: effi vi fi fperdono,
ed addormentano dolcemente. Il che addiviene per
una ragion fifica. L' intendimento noftro o
può aggiugnere alle pure intellezioni, o non vi
può gran fatto durare. Quindi, quando v'è sfor-
zato, vi fi fperde: nel quale fperdimento tutta
la forza d' intendere ricade nella fantasia. La
mente ftanca dal primo volo metafifico, e quafi
ftordita, non avvedendofi del fuo paffaggio, fi
intrattiene con piacere nelle imagini fantastiche,
credendofi di effere giunta nel fereno della pura
intelligenza.

E le virtù, che l anima comparte,
Lafcian le membra quafi immobil pondo.

14. Quefto medefimo poffiam noi dire dell' ani ma fenfitiva, che, come mezzana tra la mente e 'I corpo, introduffe il Gaffendo, promoffe il Campanella nel fuo celebre libro de Senfu Rerum, e feguì il Cudvvort nel fuo fiftema intellettuale. Queft' anima farebbe anch' ella inutile a farne ufcire d'imbarazzo. Noi non intenderemmo primamente, come in lei fi trasformerebbono le impreffioni corporee: poi, come da quella pafferebbono nella mente. Più: entreremmo in nuove difficoltà faremmo forzati a credere in noi due fpezie di percezioni per loro principio attivo diftintiffime: noi non intenderemmo le leggi dell' unioni nè di quefte due fra di loro, nè di ambedue col corpo. Ma bene ftà: lo Sturmio ha così fattamente difcreditata queft' anima mondana del Moro, ed in confeguenza quella del Campanella, e del Cudvvort, ch' appena, ch' io mi creda

tro

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