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cizio, e che per timore di ca dere attiensi colle mani al pomo della sella, che in veneziano dicesi POMOLO. DEVOZIÒN, 8. f. Divozione e Devozione. CATIVA DEVOZION, Indevozione o Indivozione.

AVER DEVOZIÓN A L'OSTARIA, Esser inclinato all' osteria, Avervi genio.

LA MIA DEVOZION, dicono molti per Modo di salutare con riverenza, e vale Divotamente cioè Ossequiosamente.

PERDER LA DEVOZIÒN, detto fig. Perdere la pazienza, Infastidirsi.

ROMPER LA DEVOZIÓN, V. ROMPER.
DEZAL, Voce antiquata per Dizial. V.
DEZIAL. V. Dizial.
DEZÙN, s. m. Digiuno.

ROMPER EL DEZUN, Sdigiunare, cioè Mangiare nelle ore non permesse. ESSER A DEZUN, Essere a digiuno o a corpo o stomaco digiuno.

EL VORIA ESSER A DEZUN D'UNA COSSA, detto fig. Vorrebbe essere a digiuno d'una cosa, cioè Non vorrebbe averla fatta.

CORPO PASSUO no crede al DEZUN. V. PAS

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è il suo contrario. DEZZACOLAR, v. Spillaccherare, Levar le pillacchere o zacchere. DEZZOLAR, v. Slegare: Dislegare; Sciorre; Sciogliere ; Scignere.

DEZZOLAR LA BENDA, Sbendare. DÌ, s. m. Dì, Giorno, giornata.

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Di DE FESTA, Di festivo DÌ DA LAORAR, Di da lavoro o Di feriale DI DA PESSE, Di nero, Quello in cui è vietato di mangiar carni.

OGNI DI PASSA UN Di Ogni di ne va un di, cioè Il tempo passa.

TUTO EL SANTO Dì, Tutto il nato dì, Significa Tutto l' intiero dì, ed anche Continuamente.

AL DI D'ANCUO, Al giorno d'oggi; A'tempi presenti; In questa età; In questo tempo; A' di nostri.

DE BEL Dì, Di bel giorno; Di bel di; A giorno chiaro; Di bel sole.

EL DI DE SAN MAI. V. MAI.
DAR EL BON Dì, V. BONDI.

PARER EL DI DEL GIUDIZIO, Parere un finimondo, e vale Gran rovina, gran precipizio.

ADESSO FA Dì! con inflessione ammirativa, Maniera fam. di risposta, che vuol dire No Per esempio la Madre domanda alla Figlia, ASTU FINIO QUELA CAMISA?

e questa risponde: ADESSO FA Dì, volendo in certo modo far conoscere alla Madre l'irragionevolezza della dimanda, perchè in così breve tempo trascorso la camicia non poteva esser intieramente cucita. DIA — PER DIA, Specie di giuramento, cui corrispondono Per Dio; a fe di Dio e simili. V. PER DINA. Comunque alcuni dicano più volentieri PER DIA per tacere Dio, si avverta che anche i Greci hanno l'accusativo Dia nel significato di Giove; onde potrebbe darsi che il nostro uso fosse un antico grecismo.

DE DIA O DE DIANA O DE DIANA BACARANA, pronunziato con impazienza, Esclamazione denotante maraviglia, e vi corrispondono Deddina; Diamin; Diamine; Diacine.

DIABOLICO, add. CARATERE DIABOLICO, Pessimo carattere cioè Mal fatto, inintelligibile.

L'E UN ANDAR DIABOLICO, È un mal andare, cioè Una pessima strada, un cattivissimo camminare. DIACHILON, 8. m. Diaquilonne, Sorta di cerotto composto di più ingredienti, buono a' ciccioni e simili posteme, per purgarle e chiuderle.

DIAGÒ, s. m. che anticamente con voce barbaricà dicevasi LIAGò, forse dal Greco Heliacon; Solatio, luogo esposto al sole; lo stesso che BELVEDER. V. DIALOGAR, v. Dialogizzare, Parlare in dialogo disputando Il senso nostro più comune di questa voce è Confabulare, cioè Ragionar insieme come per giuoco e di cose piacevoli, Ovvero, Discorrere, Parlamentare per trattenimento. DIALOGO, s. m. — No SERVE A FAR DIALOGHI, Non serve a far quistioni o a quistionare o a bisticciare; Non si dee contendere.

DIALTÍA, s. f. Voce ant. Dialtea, Unguento composto di più ingredienti, ma specialmente di mucilagine d' altea. DIAMANTÀ, add. Indiamantato. DIAMANTAR, v. Indiamantare, Lavorare o Ridurre a foggia di diamante Affaccettare o Sfaccettare e Lavorar a faccet te, dicesi del Lavorar un corpo solido in maniera, che abbia più facce o piani diversi, come si fa del diamante e delle altre gioie. V. BRILANTÀR.

QUADRELI DEL DIAMANTE, Faccette del diamante.

DIAMANTE CATIVO, Diamantaccio.

DIAMANTE CHE PAR UN BRILANTE, Diamanle che mostra bene, per dire Che brilla.

DIAMANTE GROPIo, Gruppito, Agg. a Diamante, e s'intende Quello ch'è lavorato su la natural sua figura dell'ottaedro, cioè troppo alto a confronto della sua base.

DIAMANTE D'OLANDA, Spera, Diamante di figura piana, in sei foglie sole.

DIAMANTI DA MURAN, Diamanti falsi; Cristalli, di quelli che si fanno a Murano nelle fornaci vetrarie.

DIAMANTÈR, s. m. Diamantaio, Colui

che polisce ed affaccetta i diamanti e le altre gioie.

DIAMANTÈRA, s. f. La femmina di Diamantaio, la quale, seguendosi gli esempli❘ di altre voci consimili così formate, potrebbe dirsi Diamantaia. DIAMBARNE O DIASCANE, Diascane; Diàcine o Diasco'o, voci basse che servono talora a dimostrare sorpresa, ma per lo più si usano per non dire la parola Diavolo. Dicesi pure Diamin; Diamine; Diaschigni. EL VOSTRO DIAMBARNE CHE VE STRASCINA, Il vostro diavolo o il tentennino, il malatesta, il nibbiaccio che vi porti, Maniere basse e fam. di rimprovero. DIANA, s. f. Diana, La sonata del tamburo che si fa alla mattina in tutti i quartieri militari. Quindi Batter la diana.

PER DIANA DE DIA O PER DIANA IN CANA O PER DIANA BACARANA, Per dianòra; Corpo di dianòra; In fede buona; Affè di Dio: Affeddidieci, Modo di giuramento o di affermazione. Forse quel nostro PER DIAHA BACABANA è una corruzione del giuramento Per Dio Bacco, che usano alcuni.

DE DIANA! Espressione ammirativa che corrisponde alla voce Possibile! È egli possibile! Poffarbacco!

DIANA, s. f. Diana, nome proprio di feinmina.

Diana, dicesi al Battere il tamburo o Sonar le trombe sul far del giorno, che fanno i soldati, dall'uso che i Romani avevano di sonar colle trombe ai primi albori del di negli accampamenti un'aria dedicata a Diana, Dea delle selve.

DIARÈA, s. f. o MAL de corro, Diarrea o Diarria, delta altrimenti Cacaiuola; Soccorrenza; Uscita - Adiarrea dicesi in T. Medico la Soppressione generale di tutte le evacuazioni necessarie del corpo.

AVER LA DIAREA DE SCRIVER, Aver la cacaiuola della penna, modo basso che vale Aver prurito di scrivere continuamente. DIASCASE. V. Diàmbarne.

DIAVOLA, s. f. Diavola o Diavolessa, Dicesi di Donna oltre misura impertinente, riottosa, insopportabile. DIAVOLETO. V. DIAVOLIN. DIAVOLEZZO, s. m. Diavoleto o Diavoleria, Intrigo noioso e dispettoso, Garbuglio, Difficoltà.

GRAN DIAVOLEZZO! Gran diavoleria! e intendesi Rumori, grida, clamori Indiavolio, direbbesi d'Imperversamento e di Azioni vituperose e indecenti.

FAR DEI DIAVOLEZZI, Far le più diavole cose del mondo, s'intende Strane o straordinarie.

QUA GA DA ESSER DEI GRAN DIAVOLEZZI, Qui c'è qualche diavoleria, dicesi degli Effetti straordinarii e cattivi di cui non si co nosce la cagione.

Diavolezzi da DONNE, V. STRIGhezzi. NO ME FAR DIAVOLEZZI, Non mi fare malanni, cioè Va cauto. DIAVOLIN, add. Diavoletto o Diavolettino, che altrimenti dicesi Fistolo; Frugolo;

Frugolino, Frugoletto, Agg. a Ragazzo insolente che non istà mai fermo. V. BECONELO.

DIAVOLO, s. m. Diavolo o Demonio.

ANDAR TRA UN DIAVOLO E L'ALTRO, Fuggir l'acqua sotto le grondaie, Prov. e vale, Nel procurar di fuggir un pericolo o danno andar incontro ad un altro simile.

AVER EL DIAVOLO ADOSSO, Aver il diavolo nell ampolla, Si dice del Prevedere con sagacità ed accortezza ogni stratagemma e invenzione Avere il diavolo in testa, Essere scaltrito ed accorto - Avere il diavolo nelle braccia, vale Avere nelle braccia una forza soprannaturale o grandissima — Avere il diavolo o il gran diavolo addosso, vale Essere nelle furie maggiori, Imperversare; Fare il diavolo.

DA PER TUTO GH'È EL SO DIAVOLO, Chi ha capre ha corna; Chi ha pol'i ha pipite; Non v'è rosa senza spine, Tutte le cose umane hanno le loro difficoltà.

EL DIAVOLO GHE METE LA COA, A chi Dio da farina il Diavol toglie il sacco, cioè Il Diavolo cerca d'impedir le cose buone.

EL DIAVOLO SE CAZZA DA PER TUTO, Dio non fa mai Chiesa che il Diavolo non voglia o non vi fabbrichi la sua cappella. Prov. che dà ad intendere che il Diavolo non vede farsi alcun bene senza cercar di mettervi o farvi nascere qualche male. Sempre il Diavolo s'intermette.

EL DIAVOLO NO XE TANTO BRUTO, Non è il diavolo brutto come si dipinge; Sempre non istà il mal dov' ei si posa; Chi vede il diavol da dovvero, lo vede con men corna e manco nero, L'affare non è così disperato come si crede.

DIAVOLO PORTA E DIAVOLO MAGNA, Diavol porta e diavol reca, Si dice dello Spendere e gittar via più che non conviene, rimettendosi all' arbitrio della fortuna.

ESSER UN DIAVOLO DESCADENA, Esser diavolo o diavolo scatenato, dicesi di Chi procuri sempre di far qualche male; Essere un nabisso - TI XE UN GRAN DIAVOLO O UN GRAN DIAVOLIN, Il tuo diavolo è cattivo, e vale Il tuo genio è malizioso.

FAR EL DIAVOLO, Fare il diavolo, vale Far l'impossibile, Fare ogni sforzo. FAR DA DIAVOLO, Diavoleggiare, Operar malamente.

FAR EL DIAVOLO E PEZO O FAR EL DIAVOLo a quatro, Far il diavolo e la versiera ; Far il diavolo in un canneto o in montagna; Far il diavolo e peggio, Imperver

sare.

LA FARINA DEL DIAVOLO VA TUTA IN SÈMOLA, V. FARINA.

LE DONE GHE NE SA PIÙ DEL DIAVOLO, V. DONA.

MA NDAR AL DIAVOLO, Mandar alle birbe; Dar il cencio; Dar puleggio, Licenziare.

NO SON GNANCA EL DIAVOLO, Non ho il viso volto di dietro, Dettato Fiorentino, che vale non son brutto.

POVERO DIAVOLO! Cattivellaccio; Sciagurato, Povero, miserabile.

UN DIAVOLO SCAZZA L'ALTRO, V. SCAZZAR. VA CH'EL DIAVOLO TE PORTA, Va al diavolo; Va in malora, Sorta d'imprecazione.

DIAVOLO! Interiezione di maraviglia, Diamin; Diacine; Diaschigni; Diavolo!

OH DIAVOLO! Domine fallo! usato come · Diamin; ch' e' sia vero! Significa Foss'ella vera tal cosa.

DIAVOLO! pronunciato come a punto fermo, vale Certamente; Sicuramente; Già s' intende; ed è Interiezione affermativa.

VARDE MO VU SE EL DIAVOLO HA LA TOSSE, Maniera ant. metaf. che ora diremmo, VARDE CHE DIAVOLEZZI CHE SUCEDE! Considerate voi quanti malanni o casi inopinati succedono.

DIAVOLO FORTE, s. m. Grossagrana, Stoffa di seta più forte del Moerro ordinario.

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DICAT QUASI DICAT. Voci latine rimaste nell'uso del parlar familiare, e valgono Quasi dicasi; Come sarebbe a dire; Per esempio.

DICIPULA (dal latino Decipula), Termine che usavasi da alcuni Forensi sotto il Governo Veneto nelle loro scritture. Decipula in buona lingua equivale a Laccio, cioè di quelli con cui si prendono gli uccelli, detto altrimenti Piedica. Noi usiamo questa parola in senso metaf. nel sign. di Trappola; Inganno; Inciampo; Intrigo. DIE, Voce antiq. Dee, terza persona del presente di DOVERE. V. COSSEDIÈ.

DIE ESSE. Maniera antica, che ora più comunem. dal basso popolo si dice GIESSE, V. DIESE, s. m. Dieci o Diece.

DIESE VOLTE TANTO, Decuplo. DE DIES' ANI, Decenne; Decennale; Bilustre. DIESSÌLA, s. f. Il Diesire. Voce burlevole o corrotta dall' Inno de' morti, che comincia Dies ira, dies illa etc.

DIR O CANTAR A QUALCUN EL DIESSILA, V. in DIR.

DIESTU, T. antiq. usato sempre in modo
interrogativo, e vale Dei tu? Che die-
STU FAR? Che dei tu fare?
DIETA, s. f. Dieta, Astinenza da cibo.

Far dieta o Stare a dieta, detto metaforicamente, vale Astenersi o Privarsi di che che sia.

Dieta (dalla voce barb. Dieta, Merces diurna) chiamavasi sotto il Governo italico il Salario o sia l' indennizzazione dovuta al Giudice o ad altro pubblico impiegato,

quando egli si recava fuori di Città per oggetti di uffizio.

DIFETİN, s. m. Difettuzzo o Difettuccio,

Piccolo difetto.

Maccatella, dicesi fig. per Vizio e Magagna. Ben si sanno le sue maccalelle. DIFÈTO, 8. m. Difetto, Imperfezione.

DIFETO, detto in T. degli Stamp. Mezzetto, Carta difettosa, fogli orlati, strappati, ragnati o altramente difettosi. Cartazze diconsi dagli Stampatori i primi fogli che si stampano, per passar poi alla tiratura delle copie buone.

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IN DIFETO, detto a modo avv. In mancancanza di che; Altrimenti - IN DIFETO, NOL VOGIO, Altrimenti nol voglio. IN DIFETO, GHE PENSARÒ MI, Altramente o Diversamente facendo, ci penserò io.

CHI XE IN DIFETO XE IN SOSPETO, Chi d'altri è sospettoso, di sè stesso è mal mendoso, Il sospettare è per lo più indizio di mal carattere; e dicesi ancora Chi è in difetto è in sospetto; simile all' altro Chi è colpevole d'un misfatto stima che ognun favelli del suo fatto.

No GHE XE CHE UN DIO SENZA DIFETO, E' non c' è uovo che non guazzi; Ogni casa ha cesso e fogna acquaio; Non c'è boccon del nello; Ognuno ha il suo impiccato all'uscio, Tutti abbiamo i nostri difetti.

COMPATIRI DIFETI DEI ALTRI, Godi l'amico tuo col vezzo e vizio suo, Ovv. Ama l'amico tuo col suo difetto.

OGNUN VEDE I DIFETI DEI ALTRI E NON I sol, Ognun vede i difetti del compagno, nè vede i suoi, nè sè stesso conosce. DIFICILE, add. Difficile; Malagevole; Disagevole.

OMO DIFICILE, Uomo difficoltoso, o difficulloso, slittico, inquieto, Difficile a conUomo aromatico, vale Fantasti

tentare

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DIFIDENTE, V. MALFIDENTE.

DIGANDO, Gerundio del verbo Dm e Maniera antica ch'è però ancora usata dalla bassissima plebe, ma il più comune è DI

SENDO.

DIGERİR, v. Digerire o Digestire e Smaltire, Concuocere i cibi nello stomaco.

DIGERIR UN AFAR, Digerire, dicesi fig. nel signif. di Bilanciare, ponderare, considerare. BISOGNA DIGERIRLA, Convien berla o ingozzarla o tirarla giù, cioè Sofferirla in pace.

LA ME PAR TROPO GROSSA E NO POSSO DIGERIRLA, Essa mi pare troppo ostica e non posso ingozzarla. La voce Ostico vale fig. Strano e Difficile a comportare. DIGESTION, s. f. Digestione o Digerimento e Digestimento.

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CATIVA DIGESTION, Indigestione gestibilità, Malagevolezza nel digerire. Detto figur. Far pro come l' erba a' cani, Che dopo averla mangiata la vomitano; Far pro come l'olio alle scardove Ha mangiato i baccelli ora spazza i gusci, Ha avuto l'utile ed il piacere, ora soffre il danno ed il disgusto — Ha mangiato il cacio nella trappola, Nel prendersi un piacere si è fatto del male A digerirli ti voglio, dicea la volpe al lupo che mangia

va rasoi.

DIGLADIAMENTO, s. m. (verbale del latino Digladior) Contesa; Contrasto; Altercazione.

DIGLADIAR, v. (dal lat. Digladior, aris) che vuol anche dire, come nel senso nostro Contendere; Altercare; Contrastare. DIGO, Voce assai familiare, ed è appellatoria o eccitatoria. Ehi; Dimmi; Amico. DILATAMENTİV, s. m. Dilatazioncella. DILETANTE O DELETANTE, Dilettante, in forza di sust. dicesi più comunemente di Chi si diletta ad un' arte, a distinzione dei professori di essa.

DILETANTE DE LIBRI, V. LIBRO e PORTÀ. DILETÀR, v. Dilettare.

DILETARSE DE MARANGON O V. MARANGONAR e SARTORAR. DILETO, s. m. Diletto.

DE SARTOR,

PER BEL DILETO, A bel diletto; A bella posta; A bello studio, cioè A puro capriccio o diporto, per inutile piacere. DILŮVIÁR, v. Diluviare, Piovere strabocchevolmente. V. in PIOVER.

DILUVIAR A TOLA, Diluviare, modo basso e fig. Mangiare a guisa di lupo. V. in MAGNAR.

DILUVIO, s. m. Diluvio, Trabocco smisurato di pioggia.

DILUVIO DI PAROLE. Profluvio di parole, Fiume d' eloquenza o di parlare, cioè Copia di dire.

DILUVIO DA OSÈLI, Diluvio, T. degli Uccellatori, Sorta di grande rete da pigliare uccelli, ma specialmente le passere mattugie (CELEGHETA MEGIAROLA), che ha nel mezzo un lungo sacco in cui si fanno esse entrare e restar prese.

FAR LA DIFIDA O DIFIDAR, Avvertire; Avvisare; Intimare ; Premonire; Prevenire. DILUVION, s. m. Diluvione; Diluviatore ;

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DIMETERSE, Rinunziare; Disfarsi, Deporre un impiego od ufizio. DIMINUTIVO, add. — MAGNAR IN DIMINUTIvo, Mangiar alla breve, cioè poche cose. DIMISSIONARIO, s. m. Rinunziatore, e alludesi ad impiego perduto o rinunziato. DIMISSORIA, s. f. Paraferna, Quello che la donna possiede oltre la sua dote. DIMISSORIALI (Beni) Beni parafernali. DIMITO, V. LIMITO. DINDIA

DINDIÈTA 8. f. Tacchina; e s'è giovane, Pollanca o Pollanchetta, La femmina del Pollo d' India. V. DINDIO.

DINDIN. Voce fatta per esprimere il suono del campanuzzo. I Toscani dicono Tintin, e i Provenziali DERLIN derlin. DINDIO, s. m. Pollo dindo o Pollo d' India o Gallo d' India e Gallinaccio e Tacchino, detto già con termine barbarico Africano. Uccello domestico comunissimo, chiamato da' Sistematici Meleagris Gallopavo. V. DINDIA.

DINDIO, detto per agg. ad uomo, Scimunito; Merlotto; Stolido; Castrone; Piccione.

GRASSO QUEL DINDIO! Non v'è sfoggi, Espressione fam. che s'usa ironicamente per dire, Non è gran fatto, Non è gran

cosa.

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NON SEMPRE DINDIA FROLA, (Modo fig. e corrotto dal latino Non semper lilia florent.) Sempre non istà il mal dov' ei si posa, Gli stati talor si mutano dal male al bene Sempre non ride la moglie del ladro, A lungo andare sono scoperte le tristizie - Passasi il folle colla sua follia, e passa un tempo ma non tuttavia, Prov. e vale che Quel che vuol ingannare non ha sempre il suo fine. DINDOLAMENTO, s. m. Ciondolamento, Tentennio; Dimenamento; Dimenio. DINDOLAR, v. Tentennare; Dimenare, Agitare, Muovere in qua e in là — Ciondolare, vale Muoversi una cosa attaccata perpendicolarmente Vibrare, dicesi del

moto de' corpi gravi pendenti da corde, fili e simili — Oscillare, Muoversi su e giù per vibrazione di corda. V. ZoGAR A DIN

DOLARSE.

DINDOLAR DEI DENTI, V. SCANTINAR. DINDOLON, Dondolone, Che si dondola.

A DINDOLON, Barcollone o Barcolloni, Avv. Aggiunto al verbo Andare e simili vale Andar barcollando - Ciondolone o Ciondoloni; Star ciondolone o ciondoloni, che

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DONAR A DIO QUALCÙN, V. DONAR.

DIO ME LA MANDA BONA, Pregar Dio che la mandi buona, si dice del Rimettersi nel voler di Dio, nell' incertezza del caso.

DIO VE NE RENDA 'L MERITO, Renda il Signore a te munerazione; Dio vi rimerili.

DIO LIBERA O DIO GUARDA O DIO NO VOGIA, Maniere fam. Guarda la gamba; Il cielo me ne liberi; No; Cessi Dio; Tolga Dio; Dio mi guardi.

Dio ME DELIBERA, Sal mi sia, Quasi salvo mi sia, Dio me ne scampi.

DIO 'L VOGIA, Diel voglia; Diel volesse ; Dio il voglia DIO NO VOGIA, Cessi Dio; Tolga Dio; Cessi.

Dio L'ABIA IN GLORIA, Dio lo riposi; Dio gli dia pace o l' abbia in gloria.

Dio y' agiuta, V. Agiutàr.

La voce Dio, che in questo senso sembra corrotta dall' avverbio latino Diu, nel sign. di Molto, si usa nei seguenti esempli― A STO DIO! Coll' amm. A tal segno; A tal grado; A tanto EL S'HA SPORCÀ A STO DIO! S imbrattò o lordò a tal segno, a tal grado, a tanto A CHE DIO! E come!

EL ME PAREVA UN DIO, Mi pareva una cosa prelibata, un nettare, un' ambrosia, parlandosi di cibi, QUESTO XE EL so dio, E il suo piacere, la sua delizia, il suo tesoro, il suo tutto.

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DIR L'IRA DE DIO, V. DIR.

ESSERGHE IN CASA EL BEN DE DIO, Esser quella casa una dogana, e vale Essere abbondante e doviziosa.

FAR LE COSSE COME DIO VOL, Far le cose alla babbala o ad un tanto alla canna: eioè Senza badarvi, alla sfatata.

GRAZIA DE DIO, V. GRAZIA.

LODATO SIA DIO CHE L'HO TROVA, Pur beato che lo trovai.

No AVERGHENE UN DIO, Maniera metaf. Non ne aver uno per medicina; Non avere un becco d'un quattrino; cioè Non avere nè meno un soldo in tasca. Pare all'Autore che questa maniera vernacola provenga in origine dai Latini, i quali chiamassero figuratamente le monete Divi, dall'impronta ch'esse avevano d' un Imperatore divinizzato, e che per esempio dicessero nel nostro medesimo senso, Non habeo ne divum quidem in zonis. Gli pare non meno che passati gl' Imperatori in Oriente, siasi al Divus sostituito il greco Teos: donde appunto il nostro vernacolo Teosso nel significato metaf. di Monete; e

che finalmente per la nuova Religione Cristiana impresse sulle monete le Croci ed i Cristi, siasi anche detto, come tutt'ora dicesi volgarmente nell' identico sentimento, No GO UN CRISTO O UNA CROSE DA BASAR. V. TEOSso e CRISTO.

O DIO DE ELA! Detto con ammirazione. Monna Tenerina, la mosca la guarda e la lattuga la punge: dicesi a colei che si duole facilmente d'ogni anche piccola

cosa.

OH VA CON DIO! Espressione di maraviglia Oh vacci scalzo! Oh vatti con Dio!

IN NOME DE DIO, che anche si dice S COL NOME DE DIO, Maniera fam., Or ben sta, e vale Sia in buon'ora, Sia col buon animo

IN NOME DE DIO CHE GO TROVI

QUEL CHE CERCAVA, Sia in buon'ora che ho finalmente trovato quel, ch' io cercava. DIODATO, Adeodato. Voce cavata dal latino, come ben s' intende, ed è Nome proprio di uomo.

DIOL, s. m. Vocabolo de Barcaiuoli, che vuol dire Duolo nel sign. di Passione di animo o anche Interesse MI NO GO DIOL PER QUELA COSSA; Di quell' affare non me ne curo; Io non ne sento passione alcuna.

DIOL. È anche inflessione del verbo DOLER (V.) usata comunemente dalla bassa plebe in luogo di DoL, e vale Duole. ME DIOL Vale Mi duole, mi fa duolo, mi spiace, me ne duole etc. DIONISIO, Dionigi, Nome proprio di uomo. DIOSPARO, s. m. Guaiacana legno santo. Albero africano detto da' Sistem. Diospyros Lotus; e n'abbiamo parecchie piante anche nel nostro pubblico giardino: Mattioli lo chiama Loto falso. DIPARTIRSE, V. DESPARTIR. DIPONER, o Desponer v. Deporre ; Dichia

rare.

DIPORTAMENTO, s. m. Portamento, e vale Contegno, procedere, modo di vivere. DIPORTO. PER BEL DIPORTO, Per ozio; Per divertimento; A sangue freddo. DIR, v. Dire, Parlare Favellare.

DIR A L'INCANTO, Offerire o Profferire all' incanto o all' asta.

DIR, in T. di giuoco, Dire, vale Far buono sino alla tale o tal somma.

DIR A MEZA BOCs, Dir che che sia fra' denti.

DIR ATORNO, Divulgare; Pubblicare. DIR BEN, Dir tutto il bene; Lodare LA FORTUNA NO ME DISE BEN, La fortuna non mi dice buono o mi dice guercio, cioè Non mi è favorevole.

DIR BEMIO O BEN MIO O DIR A UNO DE CHI L'HA FATO O DE CHI L'HA CUNà, Dire un carro di villanie; Dare una canata; Fare un bel rabbuffo o un rivellino; Dir delle ingiurie.

NO DIR NE BEN NÈ MAL De quelo che NO T'IMPORTA, Di quel che non ti cale non ne dir nè ben nè male.

DIR COSSE CHE NO STA Nè in ciel nè iN TERA, Dir cose che non le direbbe una bocca di forno; Dire scerpelloni o strafalcio

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DIR LA NINA NANA. V. NINA.

DIRLA SCHIETA E NETA O GIUSTA, Confessarla giusta; Dire al pan pane; Darla fuori; Dirla fuori; Dir le cose spiattellatamente, apertamente; Accusare o confessare la ronfa giusta o il punto giusto. DIR LE PAROLE IN CROSE, Dir parole risentite.

DIRLE TONDE, Dir la cosa a lettere maiuscole o di scatola o di appigionasi, vale Chiarissimamente, senza riguardi.

DIR MAL o DAR UNA TAGIADA DE UNO, Maldire d' alcuno; Scardassare; Levare i brani di che che sia; Dare il cardo o il mattone ad alcuno; o una cardatura; Lavorare uno di straforo, cioè Parlarne aspramente per fargli danno.

DIR ORA UNA COSA ORA L'ALTRA, Darne una calda e una fredda, detto fig.

DIR PER FAR DIR, Grattare il corpo alla cicala, vale propr. Provocare un linguacciuto a dir male.

DIR PLAGAS DE QUALCUN, Dir cose da fuoco d' alcuno, Dirne male.

DIR PER ESEMPIO, Addurre; Allegare; Produrre.

DIRSE DE TUTO, Dirne o Dirsene infino ai denti, Vilipendersi.

DIRSENE TANTE, Proverbiarsi; Bisticciarsi; Bezzicarsi.

DIR SU, V. SU.

DIR TANTE BUZARE CHE NO STA NE IN CIEL NE IN TERA, Dir tante sciocchezze da far misericordia.

DIR UNA COSSA e farghene un' altra, Accennar coppe e dar danari. Come disse la volpe, le parole eran buone, ma i cenni dolorosi. Si dice d'uomo che mostra altro da quel che vuole e da quel che fa.

DIR ZO A LA MALIGNAZA, O A LA RASPA, Dir. ne affatto; Dirlo su pe' canti o a chi ascoltar non vuole.

A DIRLA GRANDA, A pigliarla ben larga; Per dirla lunga; Per dir assai.

CATAR DA DIR SUL CAVELO, Quistionare sur una cruna d' ago; Esser garoso, perfidioso, fisicoso, Facile alle quistioni.

CATAR DA DIR SUL CREDO O SUL PATERNOSTRO, Apporre alle pandette o al sole; Intorbidar l'acqua chiara; Cercar cinque piè al montone, Biasimare qualunque cosa per buona ch'ella sia.

COME SARAVE A DIR, Cioè a dire; Per esempio.

COSSA DIAVOLO DISELO? Che armeggia costui? Dicesi Armeggiare figur. di Chi nel discorso s'avviluppa e confonde, non ragiona a proposito e niente conchiude, che anche si dice Aggirarsi ; Anfanare; Avvolpacchiarsi.

DAR DA DIR, Dar che dire; Dar materia a' gracidatori, a' borbottatori; Farsi scorgere.

DISEMELO ADESSO CHE NO GH'È PIÙ TEMPO, Del senno di poi ne sono ripiene le fosse, Si dice di Coloro che dopo il fatto dicono quel che si doveva o si poteva far prima.

I DISE, Ci s'intende, Modo di affermazione come si dicesse Si; ovv. Così dicono o Così si dice.

MUSO CHE DISE o che no dise, Vollo che significa, che esprime, parlante; e dicesi anche negativamente.

No GH'EGNENTE DA DIR, Non c'è che dire o ridire, Non c'è a dire in contrario

TRA DE ELI NO GH'È STA CNENTE DA DIR, Non fu tra lor nulla di guasto; Non s' ingrossarono i sangui, Non s'adirarono.

NO LA DISE A UN SORDO, Chi ode non disode, Si dice di Chi fa capitale a suo pro di ciò che sente dire.

NOL DISE MINGA MAL, Ei non s'abbaia a voto, cioè V' è qualche ragione di credere che dica il vero. NOL SA COSSA DIAVOLO CH'EL SE DIGA, Egli non sa ciò ch'egli s'abbaia, cioè Parla sconsideratamente.

No SAVER DIR QUATRO PAROLE, V. PA

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TORNA IN QUELA CASA, E'non avverrà mai ch'io torni a quella casa.

TASÈ, ABIÈ QUELA CHE SE GHE DISE, Specie di ammonizione o reticenza che usasi familiarmente verso qualche indiscreto o imprudente parlatore, ed è come se gli dicesse, Di grazia ponete fine alle vostre chiacchiere ed abbiate quella che appellasi creanza v discrezione o prudenza. DIRAMAR, v. Diffondere, Spedire, divulgare: dicesi degli Ordini pubblici o d'una legge che si sparge a notizia di tutti.

DIRAMARSE DEI FIUMI, Diramarsi. DIRINDELA. STAR IN DIRINDELA, Stare in farsetto, cioè In vestiti troppo leggieri. DIRÒTO O DERÒTO-ANDAR IN T'UN DEROTO DE PIANTO, Dirompere in pianto; Piangere dirottamente, a caldi occhi. DIROZÁR. V. Desgrossår. DISABILIE O DESABILIE, dal francese Déshabillé. ESSER o METERSE IN DISABILIE, ESsere o Mettersi alla domestica, alla buona, alla semplice, alla trascurata ; e intendesi de' vestiti. Un non so che di trascurato.

DISAFITÀ, add. Spigionato o Votato, Agg.
di Casa o terreno non pigionato.
DISAGRAVAR, v. Disgravare o Sgravare.
DISAGRAVIO, s. m. Disgravamento o
Sgravio.

DISAL BORAR, V. Desalborar.
DISAPUNTO, s. m. T. Merc. Sconcerto; Dis-
ordine; Danno; Pregiudizio.
DISCAPITAR. V. DESCAVEDir.
DISCORER, v. Discorrere.

COSSA ME VEGNÌU A DISCORER? Che cosa mi date ad intendere? Che cosa m' infinocchiate?

E CUSSÌ VIA DISCORENDO, E va discorrendo ovv. E così andiamo discorrendo, e valgono, E così del resto.

EL GA UN BEL DISCORER, Egli ha un bel che dire. DISCORSIVAMENTE, avv. Discorrendo ; In discorso. L'HO SENTIO DISCORSIVA

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MENTE, Lo sentii divisare, cioè Ragionar conversando.

DISCORSIVO. IN MODO DISCORSIVO, In discorso; Discorrendo. DISCORSO, 8. m. Discorso.

DISCORSO IN CHIESA, V. SERMON. DISCORSO BRODOSO, V. BRODÒSO. DISCORSO MINCHION, Chiucchiurlaia, cioè Inconcludente o che non s'intende - Orsata, Affoltata di parole poco intese e meno concludenti Costrutto in zoccoli fu detto a Discorso di costruzion dura e un po'strana. DISCORSI CHE NO CONCLUDE, Discorsi a grottesche, dicesi per metaf. di que' Discorsi che non concludono niente.

DISCORSI DE LA ZENTE, Cantafavole; Ciance; Baie; Chiacchiere, Voci vane. DISCORSO DA FAR SOTO EL CAMIN, Parole da vegghia; Fole da vecchierelle.

DISCORSO EQUIVoco, Discorso unfibologico-Anfibologia vale Discorso che ha un sentimento doppio ed è equivoco.

DISCORSO LONGO O CHE SECA, O CHE SECA le maroele, Lungagnola; Lungheria; Bibbia; Ciurleria; Moltiloquio.

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FAR UN DISCORSO SENZA TESTA NÈ COA, Fare una tantaferata o cruscata o pappolata, una pastocchiata o favata: cioè Qualche orazione la quale sia stata come il pesce Pastinaca senza capo nè coda.

No ghe xe discorso, Il morto è sulla bara, detto fig. e vale il fatto è chiaro — Ella è cosa o roba specchiata. Non c' è dubbio. DISCRETAMENTE, avv. Discretamente è da noi usato nel discorso non solo per Moderatamente, ma per lo più nel sign. di Abbastanza bene, cioè Quanto basta AVEU GUADAGNA MOLTO IN STA SETIMANA? DISCRETAMENTE, che vuol dire Così e così; Nè troppo nè poco.

DISCRETAMENTE, avv. Discretamente, usasi nel discorso comune per moderatamente, mediocremente e simili. Discreto, add. Moderato, mediocre, sufficiente, non eccessivo. DISCRETO, add. Sufficiente; Mediocre; e si dice delle cose ANCUO XE STA UN FREDO DISCRETO, Oggi abbiamo avuto un freddo mediocre EL GA UNA PAGA DISCRETA, Egli ha un soldo sufficiente, cioè Quanto basta per mantenersi. DISCRETEZZA ) DISCREZION)

screzion.

8. f. Discretezza e Di

Tuto per discrezioN, Voler la briglia e non le pastoie, il digiuno e non la fame, vale Niuna cosa si dee portar all' eccesso. S intende acqua e non tempesta. Chi dà spesa

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