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DETRAGAN o DETREGAN, V. in CLEVOLO. DETRONAR, v. Detronizzare, Levar giù del trono, Scacciare un principe dal trono

Disautorare, vale Privare dell'autorità. DEVA, Seconda persona dell'imperfetto di DAR, Dar Ora si dice DAVA, ma i Chioggiotti dicono Deva,

DEVARIO, 8. m. Divario; Disvario e Svario, e dicesi anche Scatto. DEVEGNIR, v. Provenire, Derivare.

VEDAREMO DA DOVE CHE LA DEVIEN, Vedremo donde o da qual cagione provenga.

DEVEGNIR, detto in T. for. Devenire, Vonire all' atto di che che sia. Devenire all'espedizione d'un processo. DEVENTAR, v. Diventare; Divenire; Addiventare o Addivenire.

cizio, e che per timore di ca dere attiensi colle mani al pomo della sella, che in veneziano dicesi POMOLO.

DEVOZIÒN, 8. f. Divozione e Devozione. CATIVA DEVOZION, Indevozione o Indivozione.

DEVENTAR BIANCO CO PA UNA PEZZA LAVADA, O CO FA LA CERA, Venir nel viso color di cenere; Diventar nel viso come un panno curato e lavalo; Allividire o Allibbire, Impallidire.

DEVENTAR PORCO, V. PORCO. DEVIAR. V. DESVIAR e DESALVEAR. DEVORAMENTO, 8. m. DEVORAMENTO

DE STOMEGO, Mordicamento. V. MAGNA

MENTO.

Aver devozion A L'OSTARIA, Esser inclinato all' osteria, Avervi genio.

LA MIA DEVOZIÓN, dicono molti per Modo di salutare con riverenza, e vale Divotamente cioè Ossequiosamente.

Perder la devoziÒN, detto fig. Perdere la pazienza, Infastidirsi.

ROMPER LA DEVOZIÒN, V. ROMPER. DEZAL, Voce antiquata per Dizial. V. DEZIAL. V. DIZIAL.

DEZŮN, s. m. Digiuno.

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ROMPER EL DEZUN, Sdigiunare, cioè Mangiare nelle ore non permesse. ESSER A DEZUN, Essere a digiuno o a corpo o stomaco digiuno.

EL VORIA ESSER A DEZUN D'UNA COSSA, detto fig. Vorrebbe essere a digiuno ďuna cosa, cioè Non vorrebbe averla fatta.

CORPO PASSUO NO CREDE AL DEZUN. V. PAS

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e questa risponde: ADESSO F▲ ni, volendo in certo modo far conoscere alla Madre l'irragionevolezza della dimanda, perchè in così breve tempo trascorso la camicia non poteva esser intieramente cucita. DIAPER DIA, Specie di giuramento, cui corrispondono Per Dio; a fe di Dio e simili. V. PER DINA. Comunque alcuni dicano più volentieri PER DIA per tacere Dio, si avverta che anche i Greci hanno l'accusativo Dia nel significato di Giove; onde potrebbe darsi che il nostro uso fosse un antico grecismo.

DEZZOLAR LA BENDA, Sbendare. DI, s. m. Di, Giorno, giornata. Di DE FESTA, Di festivo DI DA LAORAR, Di da lavoro o Di feriale Di DA PESSE, Di nero, Quello in cui è vietato di mangiar carni.

OGNI DI PASSA UN Dì Ogni di ne va un di, cioè Il tempo passa.

TUTO EL SANTO nì, Tutto il nato dì, Significa Tutto l' intiero dì, ed anche Continuamente.

AL DE D'ANCUO, Al giorno ď oggi; ▲'tempi presenti; In questa età; In questo tempo; A' di nostri.

DE BEL Di, Di bel giorno; Di bel dì; A giorno chiaro; Di bel sole.

EL DI DE SAN MAI. V. MAI.
DAR EL BON DÌ, V. BONDì.

DE DIA O DE DIANA O DE DIANA BACARANa, pronunziato con impazienza, Esclamazione denotante maraviglia, e vi corrispopdono Deddina; Diamin; Diamine; Diacine. DIABOLICO, add. CARATERE DIABOLICO, Pessimo carattere cioè Mal fatto, inintelligibile.

PARER EL DI DEL GIUDIZIO, Parere un finimondo, e vale Gran rovina, gran precipizio.

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L'È UN ANDAR DIABOLICO, È un mal andare, cioè Una pessima strada, un cattivissimo camminare. DIACHILON, 8. m. Diaquilonne, Sorta di cerotto composto di più ingredienti, buono a' ciccioni e simili posteme, per purgarle ● chiuderle.

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DIAGÒ, s. m. che anticamente con voce barbaricà dicevasi LIAGò, forse dal Greco Heliacon; Solatio, luogo esposto al sole; lo stesso che BELVEDER. V. DIALOGAR, v. Dialogizzare, Parlare in dialogo disputando Il senso nostro più comune di questa voce è Confabulare, cioè Ragionar insieme come per giuoco e di cose piacevoli, Ovvero, Discorrere, Parlamentare per trattenimento. DIALOGO, 8. m. No SERVE A FAR DIALOGHI, Non serve a far quistioni o a quistionare o a bisticciare; Non si dee contendere.

-

DIALTIA, 8. f. Voce ant. Diallea, Unguento composto di più ingredienti, ma specialmente di mucilagine d' altea. DIAMANTÀ, add. Indiamantato. DIAMANTAR, v. Indiamantare, Lavorare o Ridurre a foggia di diamante Affaccettare o Sfaccettare e Lavorar a fuccette, dicesi del Lavorar un corpo solido iu maniera, che abbia più facce o piani diversi, come si fa del diamante e delle altre gioie. V. BRILANTÀR.

QUADRELI DEL DIAMANTE, Faccette del diamante.

DIAMANTE CATIVvo, Diamantaccio.

DIAMANTE CHE PAr un brilante, Diamante che mostra bene, per dire Che brilla.

DIAMANTE GROPIO, Gruppito, Agg. a Diamante, e s'intende Quello ch'è lavorato su la natural sua figura dell'ottaedro, cioè troppo alto a confronto della sua base.

DIAMANTE D'OLANDA, Spera, Diamante di figura piana, in sei foglie sole.

DIAMANTI DA MURAN, Diamanti falsi; Cristalli, di quelli che si fanno a Murano nelle fornaci vetrarie.

DIAMANTER, . m. Diamantaio, Colai

ehe polisce ed affaccetta i diamanti e le altre gioie. DIAMANTÈRA, . f. La femmina di Diamantaio, la quale, seguendosi gli esempli❘ di altre voci consimili così formate, potrebbe dirsi Diamantaia. DIAMBARNE • DIASCANE, Diascane; Diàcine o Diascolo, voci basse che servono talora a dimostrare sorpresa, ma per lo più si usano per non dire la parola Diavolo. Dicesi pure Diamin; Diamine; Diaschigni.

EL VOSTRO DIAMBARNE CHE VE STRASCINA, Il vostro diavolo o il tentennino, il malatesta, il nibbiaccio che vi porti, Maniere basse e fam. di rimprovero. DIANA, s. f. Diana, La sonata del tamburo che si fa alla mattina in tutti i quartieri militari. Quindi Batter la diana.

PER DIANA DE DIA O PER DIANA ÌN CANA • PER DIANA BACARANA, Per dianòra; Corpo di dianòra; In fede buona; Affè di Dio; Affeddidieci, Modo di giuramento o di affermazione. Forse quel nostro PER DIAHA BACARANA è una corruzione del giuramento Per Dio Bacco, che usano alcuni. DE DIANA! Espressione ammirativa che corrisponde alla voce Possibile! E egli possibile! Poffarbacco!

DIANA, 8. f. Diana, nome proprio di femmina.

Diana, dicesi al Battere il tamburo o Sonar le trombe sul far del giorno, che fanno i soldati, dall'uso che i Romani avevano di sonar colle trombe ai primi albori del di negli accampamenti un'aria dedicata a Diana, Dea delle selve.

DIAREA, 8. f. o MAL DE COEPO, Diarrea o Diarria, detta altrimenti Cacaiuola; Soccorrenza; Uscila · Adiarrea dicesi in T. Medico la Soppressione generale di tutte le evacuazioni necessarie del corpo.

AVER LA DIAREA DE SCRIVER, Aver la cacaiuola della penna, modo basso che vale Aver prurito di scrivere continuamente. DIASCASE. V. Diambarne.

DIAVOLA, s. f. Diavola o Diavolessa, Di-
cesi di Donna oltre misura impertinente,
riottosa, insopportabile.
DIAVOLETO. V. DIAVOLIN.
DIAVOLEZZO, 8. m. Diavoleto o Diavo-
leria, Intrigo noioso e dispettoso, Garbu-
glio, Difficoltà.

GBAN DIAVOLEZzo! Gran diavoleria! e intendesi Rumori, grida, clamori Indiavolio, direbbesi d'Imperversamento e di Azioni vituperose e indecenti.

Far dei diavolezzi, Far le più diavole cose del mondo, s'intende Strane o straordinarie.

QUA GA DA ESSER DEI GRAN DIAVOLEZZI, Qui c'è qualche diavoleria, dicesi degli Effetti straordinarii e cattivi di cui non si co nosce la cagione.

Diavolezzi da donne, V. STRIGHEzzi. NO ME FAR DIAVOLEZZI, Non mi fare malanni, cioè Va cauto. DIAVOLIN, add. Diavoletto o Diavolettino, che altrimenti dicesi Fistolo; Frugolo;

Frugolino, Frugoletto, Agg. ■ Ragazzo in-
solente che non istà mai fermo. V. BE-
CONĚLO.

DIAVOLO, s. m. Diavolo o Demonio.

ANDAR TRA UN Diavolo e l'altro, Fuggir l'acqua sotto le grondaie, Prov. e vale, Nel procurar di fuggir un pericolo o danno andar incontro ad un altro simile.

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-

AVER EL DIAVOLO ADOSSO, Aver il diavolo nell'ampolla, Si dice del Prevedere con sagacità ed accortezza ogni stratagemma e invenzione Avere il diavolo in lesla, Essere scaltrito ed accorto — Avere il diavolo nelle braccia, vale Avere nelle braccia una forza soprannaturale o grandissima - Avere il diavolo o il gran diavolo addosso, vale Essere nelle furie maggiori, Imperversare; Fare il diavolo.

DA PER TUTO GH'È EL SO DIAVOLO, Chi ha capre ha corna; Chi ha polli ha pipite; Non v'è rosa senza spine, Tutte le cose umane hanno le loro difficoltà.

EL DIAVOLO GHE METE LA COA, A chi Dio da farina il Diavol toglie it sacco, cioè Il Diavolo cerca d'impedir le cose buone.

EL DIAVOLO SE CAZZA DA PER TUTO, Dio non fa mai Chiesa che il Diavolo non voglia o non vi fabbrichi la sua cappella. Prov. che dà ad intendere che il Diavolo non vede farsi alcun bene senza cercar di mettervi o farvi nascere qualche male. Sempre il Diavolo s'intermette.

EL DIAVOLO NO XE TANTO BRUTO, Non è il diavolo brutto come si dipinge; Sempre non istà il mal dov' ei si posa; Chi vede il diavol da dovvero, lo vede con men corna e manco nero, L' affare non è così disperato come si crede.

DIAVOLO PORTA E DIAVOLO MAGna, Diavol porta e diavol reca, Si dice dello Spendere e gittar via più che non conviene, rimettendosi all' arbitrio della fortuna.

ESSER UN DIAVOLO DESCAdeni, Esser dia-
volo o diavolo scatenato, dicesi di Chi
procuri sempre di far qualche male; Es-
sere un nabisso TI XE UN GRAN DIAVO-
LO O UN GRAN DIAVOLIN, Il tuo diavolo è
cattivo, e vale Il tuo genio è malizioso.

FAR EL DIAVOLO, Fare il diavolo, vale
Far l'impossibile, Fare ogni sforzo.
FAR DA DIAVOLO, Diavoleggiare, Operar
malamente.

FAR EL DIAVOLO E PEZO O FAR EL DIAVO-
LO A QUATRO, Far il diavolo e la versiera;
Far il diavolo in un canneto o in monta-
gna; Far il diavolo e peggio, Imperver-

sare.

LA FARINA DEL DIAVOLO VA TUTA IN SÈ-
MOLA, V. FARINA.

LE DONE GHE NE SA PIÙ DEL DIAvolo, V.
DONA.

MA NDAR AL DIAVOLO, Mandar alle birbe;
Dar il cencio; Dar puleggio, Licenziare.

No SON GNANCA EL DIAVOLO, Non ho il
viso volto di dietro, Dettato Fiorentino,
che vale non son brutto.

POVERO DIAVOLO! Cattivellaccio; Sciagurato, Povero, miserabile.

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ste nell'uso del parlar familiare, e valgono Quasi dicasi; Come sarebbe a dire; Per esempio.

DICIPULA (dal latino Decipula), Termine che usavasi da alcuni Forensi sotto il Governo Veneto nelle loro scritture. Decipula in buona lingua equivale a Laccio, cioè di quelli con cui si prendono gli uccelli, detto altrimenti Piedica. Noi usiamo questa parola in senso metaf. nel sign. di Trappola; Inganno; Inciampo; Intrigo. DIE, Voce antiq. Dee, terza persona del pre

sente di DOVERE. V. COSSEDIÈ.

DIÈ ESSE. Maniera antica, che ora più oomunem. dal basso popolo si dica Giesse, V. DIESE, 8. m. Dieci o Diece.

DIESE VOLTE TANTO, Decuplo.

DE DIES' ANI, Decenne; Decennale; Bilustre.

DIESSÌLA, 9. f. Il Diesire. Voce burlevole o corrotta dall' Inno de' morti, che comincia Dies ira, dies illa etc.

DIR O CANTAR ▲ QualcÙn el Diessila, V. in Din. DIESTU, T. antiq. usato sempre in modo interrogativo, e vale Dei tu? - CHE DIRSTU FAR? Che dei lu fure? DIETA, 8. f. Dieta, Astinenza da cibo.

Far dieta o Stare a dieta, detto metaforicamente, vale Astenersi o Privarsi di che che sia.

Dieta (dalla voce barb. Dieta, Merces diurna) chiamavasi sotto il Governo italico il Salario o sia l' indennizzazione dovuta al Giudice o ad altro pubblico impiegato,

quando egli si recava fuori di Città per og-
getti di uffizio.

DIFETİN, . m. Difettuzzo o Difettuccio,
Piccolo difetto.

Maccatella, dicesi fig. per Vizio e Magagna. Ben si sanno le sue maccatelle. DIFÈTO, 8. m. Difetto, Imperfezione.

DIFETO, detto in T. degli Stamp. Mezzetto, Carta difettosa, fogli orlati, strappati, ragnati o altramente difettosi. Cartazze diconsi dagli Stampatori i primi fogli che si stampano, per passar poi alla tiratura delle copie buone.

IN DIPETO, detto a modo avv. In mancancanza di che; Altrimenti — In difeto, NOL VOGIO, Altrimenti nol voglio. — In diFETO, GHE PENSARÒ MI, Altramente o Diversamente facendo, ci penserò io.

CHI XE IN DIFETO XE IN SOSPETO, Chi ď altri è sospettoso, di sè stesso è mal mendoso, Il sospettare è per lo più indizio di mal carattere; e dicesi ancora Chi è in difetto è in sospetto; simile all' altro Chi è colpevole d'un misfatto stima che ognun favelli del suo fatto.

No GHE XE CHE UN DIO SENZA DIFETO, E' non c' è uovo che non guazzi; Ogni casa ha cesso e fogna e acquaio; Non c'è boccon del netto; Ognuno ha il suo impiccato all'uscio, Tutti abbiamo i nostri difetti.

COMPATIR I DIFeti dei altri, Godi lamico tuo col vezzo e vizio suo, Ovv. Ama l'amico tuo col suo difetto.

OGNUN VEDE I DIFETI DEI ALTRI E NON I 801, Ognun vede i difetti del compagno, nè vede i suoi, nè sè stesso conosce. DIFICILE, add. Difficile; Malagevole; Disagevole.

OMO DIFICILE, Uomo difficoltoso, o difficulloso, slittico, inquieto, Difficile a contentare - Uomo aromatico, vale Fantastico, Stravagante.

DIFIDENTE, V. Malfidente.

DIGANDO, Gerundio del verbo Din e Ma-
niera antica ch'è però ancora usata dalla
bassissima plebe, ma il più comune è Di-

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SENDO.

DIGERIR, v. Digerire o Digestire e Smal-
tire, Concuocere i cibi nello stomaco.

CERCAR DIFICOLTÀ DOVE NO GHE NE XE, Cercar il nodo nel giunco o ne' giunchi; Cercar cinque piedi al montone; Cercar l'aspro nel liscio. Modi fig.

DIFICOLTÀ D'ORINA, V. ORINA.

FAR DIFICOLTA, Studiare in difficoltà. LA DIFICOLTÀ STA IN TEL PRINCIPIO, I più tristo passo è quel della soglia ; Ovv. Il più duro passo che sia è quel della soglia.

Digerir un afir, Digerire, dicesi fig. nel signif. di Bilanciare, ponderare, considerare.

BISOGNA DIGERIRLA, Convien berla o ingozzarla o tirarla giù, cioè Sofferirla in pace.

LA ME PAR TROPO GROSSA E NO POSSO DIGERIRLA, Essa mi pare troppo ostica e non posso ingozzarla. La voce Ostico vale fig. Strano e Difficile a comportare. DIGESTION, s. f. Digestione o Digerimento e Digestimento.

QUA GIUSTO XE LA DIFICOLTÀ, Qui è dove giace nocco; Qui c'è il nodo. DIFIDA O DIFIDAZIÒN, 8. f. T. di palazzo, che vale Avviso; Avvertimento; Intimasione; Premonizione.

FAR LA DIFIDA O DIFIDAR, Avvertire; Avvisare; Intimure ; Premonire; Prevenire.

CATIVA DIGESTION, Indigestione - Indigestibilità, Malagevolezza nel digerire.

Detto figur. Far pro come l' erba a' cani, Che dopo averla mangiata la vomitano; Far pro come l'olio alle scardove Ha mangiato i baccelli ora spazza i gusci, Ha avuto l'utile ed il piacere, ora soffre il danno ed il disgusto Ha mangiato il cacio nella trappola, Nel prendersi un piacere si è fatto del male A digerirli ti voglio, dicea la volpe al lupo che mangia

va rasoi.

DIGLADIAMENTO, 8. m. (verbale del latino Digladior) Contesa; Contrasto; Altercazione.

DIGLADIAR, v. (dal lat. Digladior, aris) che vuol anche dire, come nel senso nostro Contendere; Altercare; Contrastare. DIGO, Voce assai familiare, ed è appellatoria o eccitatoria. Ehi; Dimmi; Amico. DILATAMENTIN, s. m. Dilatazicncella. DILETANTE o DELETANTE, Dilettante, in forza di sust. dicesi più comunemente di Chi si diletta ad un'arte, a distinzione dei professori di essa.

DILETANTE DE LIBRI, V. LIBRO e PORTA. DILETAR, v. Dilellare.

DILETARSE DE MARANGON O DE SARTOR, V. MARANGONAR e SARTORAR. DILETO, 8. m. Diletto.

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PER bel dileto, A bel diletto; A bella posta; A bello studio, cioè A puro capriccio o diporto, per inutile piacere. DILUVIAR, v. Diluviare, Piovere strabocchevolmente. V. in PIOVER.

DIMÈTER, v. T. di palazzo, Deporre; Rimuovere ; Privar d'impiego.

Diluviàr a tola, Diluviure, modo basso e fig. Mangiare a guisa di lupo. V. in

MAGNAR.

Dimeter in ati, Acchiudere ; Annettere; Unire; Presentare; Rassegnare.

DIMETERSE, Rinunziare; Disfarsi, Deporre un impiego od ufizio. DIMINUTIVO, add. — MAGNÅR IN DIMINUTIvo, Mangiar alla breve, cioè poche cose. DIMISSIONARIO, 8. m. Rinunziatore, alludesi ad impiego perduto o rinunziato. DIMISSORIA, 8. f. Paraferna, Quello che la donna possiede oltre la sua dote. DIMISSORIALI (Beni) Beni parafernali. DIMITO, V. LIMITO. DINDIA

DILUVIO, 8. m. Diluvio, Trabocco smisu-
rato di pioggia.

DILUVIO DI PAROLE. Profluvio di parole,
Fiume d' eloquenza o di parlare, cioè Co-
pia di dire.

DINDIETA 8. f. Tacchina; e s'è giovane, Pollanca o Pollanchetta, La femmina del Pollo d' India. V. Dindio. DINDIN. Voce fatta per esprimere il suono del campanuzzo. I Toscani dicono Tintin, e i Provenziali DERLIN DERLIN. DINDIO, s. m. Pollo dindo o Pollo d' India o Gallo d' India e Gallinaccio e Tacchino, detto già con termine barbarico Africano. Uccello domestico comunissimo, chiamato da' Sistematici Meleagris Gallapavo. V. DINDIA,

DILUVIO DA OSELI, Diluvio, T. degli Uc-
cellatori, Sorta di grande rete da pigliare
uccelli, ma specialmente le passere mattu-
gie (CELEGHETA MEGIAROLA), che ha nel
mezzo un lungo sacco in cui si fanno esse
entrare e restar prese.
DILUVION, s. m. Diluvione; Diluviatore ;

DINDIO, detto per agg. ad uomo, Scimunito; Merlotto; Stolido; Castrone; Piccione.

GRASSO QUEL DINDIO! Non v'è sfoggi, Espressione fam. che s'usa ironicamente per dire, Non è gran fatto, Non è gran

cosa.

NON SEMPRE DINDIA PROLA, (Modo fig. corrotto dal latino Non semper lilia florent.) Sempre non istà il mal dov'ei si posa, Gli stati talor si mutano dal male al bene Sempre non ride la moglie del ladro, A lungo andare sono scoperte le tristizie - Passasi il folle colla sua follia, e passa un tempo ma non tuttavia, Prov. e vale che Quel che vuol ingannare non ha sempre il suo fine. DINDOLAMENTO, 8. m. Ciondolamento, Tentennio; Dimenamento; Dimenio. DINDOLÀR, v. Tentennare; Dimenare, Agitare, Muovere in qua e in là — Ciondolure, vale Muoversi una cosa attaccata perpendicolarmente Vibrare, dicesi del moto de' corpi gravi pendenti da corde, fili e simili - Oscillare, Muoversi su e giù per vibrazione di corda. V. ZOGAR A DIK

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anche si dice Pendolone o Penzoloni, dicesi di ciò che sta pendente da alto a basso. come sarebbe il battaglio della campana. DIO, 8. m. Dio; Iddio; l'Allissimo.

ANDAR CON DIO, Diloggiare, Andarseno con Dio, partire — Andarne, vale Morire N'è andato - ANDE CON Dio, Andatevi con Dio; Valli o Falli o Rimanti con Dio; Andate segnato e benedetto; Vallicondio.

COSSA FATA COME GHE PIASE A DIO, Cosa falla alla buona di Dio, V. A LA BABALA.

DONAR A DIO QUALCÙN, V. DONAR.

DIO ME LA MANDA BONA, Pregar Dio che la mandi buona, si dice del Rimettersi nel voler di Dio, nell' incertezza del caso.

DIO VE NE RENDA 'L MERITO, Renda il Signore a te muneruzione; Dio vi rimerili.

DIO LIBERA O DIO GUARDA O DIO NO VOGIA, Maniere fam. Guarda la gamba; Il cielo me ne liberi; No; Cessi Dio; Tolga Dio; Dio mi guardi.

Dio me delibera, Sal mi sia, Quasi salvo mi sia, Dio me ne scampi.

DIO 'L VOGIA, Diel voglia; Diel volesse ; Dio il voglia DIO NO VOGIA, Cessi Dio; Tolga Dio; Cessi.

-

DIO L'ABIA IN GLORIA, Dio lo riposi ; Dio gli dia pace o l' abbia in gloria.

DIO V' AGIUTA, V. AGIUTAR.

La voce Dio, che in questo senso sembra corrotta dall' avverbio latino Diu, nel sign. di Molto, si usa nei seguenti esempli— A STO DIO! Coll' amm. A tal segno; A tal grado; A tanto EL S'HA SPORCÀ A STO DIO! S'imbratlo o lordò a tal segno, a lal grado, a tanto A CHE DIO! E come!

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EL ME PAREVA UN DIO, Mi pareva una eosa prelibata, un nettare, un' ambrosia, parlandosi di cibi, — QUESTO XE EL SO DIO, È il suo piacere, la sua delizia, il suo tesoro, il suo tutto.

DIR L'IRA DE DIO, V. Dir.

ESSERGHE IN CASA EL BEN DE DIO, Esser quella casa una dogana, e vale Essere abbondante e doviziosa.

FAR LE COSSE COME DIO VOL, Far le cose alla babbala o ad un tanto alla canna: cioè Senza badarvi, alla sfatata.

GRAZIA DE DIO, V. GRAZIA. LODATO SIA DIO CHE L'MO TROvi, Pur beato che lo trovai.

No AVERGHENE UN DIO, Maniera metaf. Non ne aver uno per medicina; Non avere un becco d'un quattrino; cioè Non avere nè meno un soldo in tasca. Pare all'Autore che questa maniera vernacola provenga in origine dai Latini, i quali chiamassero figuratamente le monete Divi, dall'impronta ch'esse avevano d' un Imperatore divinizzato, e che per esempio dicessero nel nostro medesimo senso, Non habeo ne divum quidem in zonis. Gli pare non meno che passati gl' Imperatori in Oriente, siasi al Divus sostituito il greco Teos: donde appunto il nostro vernacolo Trosso nel significato metaf. di Monete; e

che finalmente per la nuova Religione Cri-
stiana impresse sulle monete le Croci ed i
Cristi, siasi anche detto, come tutt'ora dicesi
volgarmente nell' identico sentimento, No
GO UN CRISTO O UNA CROSE DA BASAR. V. TEOS-
so e CRISTO.

O DIO DE ELA! Detto con ammirazione. Monna Tenerina, la mosca la guarda la laltuga la punge: dicesi a colei che si duole facilmente d'ogni anche piccola

cosa.

OH VA CON DIO! Espressione di maraviglia Oh vacci scalzo! Oh vatti con Dio!

IN NOME DE DIO, che anche si dice S1 COL NOME DE DIO, Maniera fam., Or bene sta, e vale Sia in buon'ora, Sia col buon animo IN NOME DE DIO CHE GO TROVA QUEL CHE CERCAVA, Sia in buon'oru che ho finalmente trovato quel, ch' io cercava. DIODATO, Adeodato. Voce cavata dal latino, come ben s'intende, ed è Nome proprio di uomo.

DIÒL, 8. m. Vocabolo de' Barcaiuoli, che vuol dire Duolo nel sign. di Passione di animo o anche Interesse MI NO GO DIOL PER QUELA COSS▲; Di quell' assure non me ne curo; Io non ne sento passione alcuna. DIOL. È anche inflessione del verbo DOLER (V.) usata comunemente dalla bassa plebe in luogo di Dol, e vale Duole. Me DIOL Vale Mi duole, mi fa duolo, mi spiace, me ne duole etc.

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DIR ATORNO, Divulgare; Pubblicare. DIR BEN, Dir tulio il bene; Lodare LA FORTUNA NO ME DISE BEN, La fortuna non mi dice buono o mi dice guercio, cioè Non mi è favorevole.

DIR BEMIO O Ben mio o Dir A UNO DE CHI L'HA FATO O DE CHI L'HA CUN▲, Dire un carro di villanie; Dare una canata; Fare un bel rabbuffo o un rivellino; Dir delle ingiurie.

NO DIR NE BEN NÈ mal de QUELO CHE NO T'IMPORTA, Di quel che non ti cale non ne dir nè ben nè male.

DIR COSSE CHR NO STA NE IN CIEL NE IN
TERA,
Dir cose che non le direbbe una boc-
ca di forno; Dire scerpelloni o strafalcio-

ni, cioè Cose che non possono stare, bugie manifeste. da senno, del

DIR DA BON, Dir da vero, miglior senno.

DIR DE SO NONA, V. NONA.

DIR EL CON E'L RON, Dar libro e carle, Mostrare tutte le circostanze, addurre tutte le particolarità.

DIR FRA SE STESSO, Dire in cuore o fra

suo cuore.

DIR IN POCO MOLTE COSSE, Epitomare ; Abbreviare; Compendiare ; Molte gran cose in picciol fascio strignere; Parlare stringato.

Dir L'anemo 800, Sciorre i bracchi, detto fig. Dire il fatto sue ad alcuno senza riguardo Dar le carte scoperte o alla scoperla, Dire il suo parere senza rispetto al

cuno.

DIR L'IRA DE DIO, è lo stesso che DIR O CANTAR EL DIESSILA, tratta questa maniera o corrotta dalle parole dell' Inno de' morti Dies ira etc. Dir cose da chiodi o di fuoco, Sgridare con ira Dire tal vitupero che

fina l'aria, cioè che rifina e rifinisce l'aria così vasta com' ella è. V. DIO

DIR LA NINA NANA. V. NINA.

DIRLA SCHIETA E NETA O GIUSTA, Confessarla giusta; Dire al pan pane; Darla fuori; Dirla fuori; Dir le cose spiallellalamente, aperlumente; Accusare o confessare la ronfa giusta o il punto giusto. DIR LE PAROLE IN CROSE, Dir parole risentite.

DIRLE TONDE, Dir la cosa a lettere maiuscole o di scatola o di appigionasi, vale Chiarissimamente, senza riguardi.

DIR MAL o DAR UNA TAGIADA DE UNO, Maldire d' alcuno ; Scardassare; Levare i brani di che che sia; Dare il cardo o il mattone ad ulcuno; o una cardatura; Lavorare uno di straforo, cioè Parlarne aspramente per fargli danno.

DIR ORA UNA COSA ORA L'ALTRA, Darne una calda e una fredda, detto fig.

DIK PER FAR DIR, Grallare il corpo alla cicala, vale propr. Provocare un linguacciuto a dir male.

DIR PLAGAS DE QUALCUN, Dir cose da fuoco d' alcuno, Dirne male.

DIR PER ESEMPIO, Audurre; Allegare ; Produrre.

DIRSE DE TUTO, Dirne o Dirsene infno ai denti, Vilipendersi.

DIRSENE TANTE, Proverbiarsi; Bisticciarsi; Bezzicarsi.

DIA SU, V. SU.

DIR TANTE BUZARE CHE NO sta nè in ciEL NE IN TERA, Dir tante sciocchezze da far misericordia.

DIR UNA COSSA e parghene un' ALIRA, ACcennar coppe e dar danari. Come disse la volpe, le parole eran buone, ma i cenni dolorosi. Si dice d'uomo che mostra altro da quel che vuole e da quel che fa. DIR ZO A LA MALIGNAZA, O A LA RASpa, Dirne affatto; Dirlo su pe' canti o a chi ascollar non vuole.

A DIRLA GRANDA, A pigliarla ben larga; Per dirla lunga; Per dir assai.

CATAR DA DIR SUL CAVELO, Quistionare sur una cruna d'ago; Esser garoso, perfidioso, fisicoso, Facile alle quistioni.

CATAR DA DIR SUL CREDO O SUL PATERMOSTRO, Apporre alle pandette o al sole; Intorbidar l'acqua chiara; Cercar cinque piè al montone, Biasimare qualunque cosa per buona ch'ella sia.

COME SARAVE A DIR, Cioè a dire; Per esempio.

COSSA DIAVOLO DISELO? Che armeggia costui? Dicesi Armeggiare figur. di Chi nel discorso s'avviluppa e confonde, non ragiona a proposito e niente conchiude, che anche si dice Aggirarsi; Anfanare ; Avvolpacchiarsi.

DAR DA DIR, Dar che dire; Dar materia a' gracidatori, a' borbottatori; Farsi scorgere.

DISEMELO ADESSO CHE NO CH'è più temPo, Del senno di poi ne sono ripiene le fosse, Si dice di Coloro che dopo il fatto dicono quel che si doveva o si poteva far prima.

I DISE, Ci s'intende, Modo di affermazione come si dicesse Si; ovv. Così dicono • Così si dice.

MUSO CHE DISE O CHE NO DISE, Vollo che significa, che esprime, parlante; e dicesi anche negativamente.

No Gn'ÈGNENTE DA DIR, Non c'è che dire o ridire, Non c'è a dire in contrario

TRA DE ELI NO GH'È STA CNENTE DA DIR, Non fu tra lor nulla di guasto; Non s' ingrossarono i sangui, Non s'adirarono.

NO LA DISÈ A UN SORDO, Chi ode non disode, Si dice di Chi fa capitale a suo pro di ciò che sente dire.

NOL DISE MINGA MAL, Ei non s'abbaia a volo, cioè V' è qualche ragione di credere che dica il vero. NOL SA COSSA DIAVOLO CH'EL SE DIGA, Egli non sa ciò ch' egli s'abbaia, cioè Parla sconsideratamente.

No SAVER DIR QUATRO PAROLE, V. PA

ROLA.

valgono, che Talvolta giova tacere la ve-
rità.

XE DA DIR, Convien credere; È da sup-
porsi; Bisogna dire o affermare.

OGNI CAN MENA LA COA B OGNI COGIÒN VOL DIR LA 80A, Ognuno vuol dire la sua; Chi ja la casa in piazza o la fa alta o la fa| bassa, cioè Non piace a tutti.

SENZA DIR NE TRE NÈ QUATRO, ovv. SENZA DIR NÈ ARI NË STARI, Senza dir nè motto ne tollo; Nè pur addio; Senza dir a Dio nè al Diavolo, Senza far parola.

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TASE, ABIE QUELA CHE SE GHE DISE, Specie di ammonizione o reticenza che usasi familiarmente verso qualche indiscreto imprudente parlatore, ed è come se gli dicesse, Di grazia ponete fine alle vostre chiacchiere ed abbiate quella che appellasi creanza o discrezione o prudenza. DIRAMAR, v. Diffondere, Spedire, divulgare: dicesi degli Ordini pubblici o d'una legge che si sparge a notizia di tutti.

DIRAMARSE DEI FIUMI, Diramarsi. DIRINDÈLA. STAR IN DIRINDELA, Stare in farsetto, cioè In vestiti troppo leggieri. DIROTO O DERÒTO-AndÅR IN T'UN DEROTO DE PIANTO, Dirompere in pianto; Piangere dirottamente, a caldi occhi. DIROZÁR. V. DESGROSSAR. DISABILIE O DESABILIE, dal francese Déshabillé. ESSER O METERSE IN DISABILIE, ESsere o Mettersi alla domestica, alla buona, alla semplice, alla trascurata ; e intendesi de' vestiti. Un non so che di trascurato.

DISAFITA, add. Spigionato o Votato, Agg. di Casa o terreno non pigionato. DISAGRAVAR, v. Disgravare o Sgravare. DISAGRAVIO, s. m. Disgravamento o Sgravio.

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DISALBORÁR, V. DESALBORAR.

DISAPUNTO, s. m. T. Merc. Sconcerto; Dis-
ordine; Danno; Pregiudizio.
DISCAPITAR. V. DESCAVEDÅR.
DISCORER, v. Discorrere.

MENTE, Lo sentii divisare, cioè Ragionar
Conversando.

DISCORSIVO. IN MODO DISCORSIVO, In di-
scorso; Discorrendo.
DISCORSO, 8. m. Discorso.

COSSA ME VEGNÌU A DISCORER? Che cosa mi date ad intendere? Che cosa m' infinocchiate?

E CUSSÌ VIA DISCORENDO, E va discor
rendo ovv. E cost andiamo discorrendo,
e valgono, E così del resto.

EL GA UN BEL DISCORER, Egli ha un bel
che dire.
DISCORSIVAMENTE, avv. Discorrendo ;
In discorso. L'HO SENTIO DISCORSIVA-

DISCORSO IN CHIESA, V. SERMON. DISCORSO BRODdso, V. BRODÒSo. DISCORSO MINCHION, Chiucchiurlaia, cioè Inconcludente o che non s'intende Or. sata, Affoltata di parole poco intese e meno concludenti Costrutto in zoccoli fu detto a Discorso di costruzion dura e un po'strana. DISCORSI CHE NO CONCLUDE, Discorsi a grottesche, dicesi per metaf. di que' Discorsi che non concludono niente.

DISCORSI DE LA ZENTE, Canlafavole; Ciance; Baie; Chiacchiere, Voci vane. DISCORSO DA FAR SOTO EL CAMIN, Parole da vegghia; Fole da vecchierelle.

DISCORSO EQUIVOCO, Discorso unfibologico Anfibologia vale Discorso che ha un sentimento doppio ed è equivoco.

DISCORSO LONGO O CHE SECA, O CHE SECA LE MAROELE, Lungagnola; Lungheria; Bibbia; Ciurleria; Moltiloquio.

DISCORSO COI MERLETI, V. MERLETO. DISCORSO STOLIDO, Stolliloquio; Vaniloquio, Discorso da stolto Tantafera; Tantaferata, dicesi a Ragionamento lungo di cose che non ben convengono insieme Cruscata o Pippionata, Composizione o cosa simile che riesca sciocca e scipita. FAR UNA PARTIA DE DISCORSO, Cɔnfabulare, Discorrer insieme Divisare, vale Ragionare conversando.

FAR UN DISCORSO SENZA TESTA NÈ COA, Fare una tanta ferata o cruscata o pappolata, una pastocchiata o favata: cioè Qualche orazione la quale sia stata come il pesce Pastinaca senza capo nè coda.

NO GHE XE DISCORSO, Il morto è sulla bara, detto fig. e vale il fatto è chiaro - Ella è cosa o roba specchiata. Non c' è dubbio. DISCRETAMENTE, avv. Discretamente è da noi usato nel discorso non solo per Moderatamente, ma per lo più nel sign, di Abbastanza bene, cioè Quanto basta AVEU GUADAGNA MOLTO IN STA SETIMANA? DISCRETAMENTE, che vuol dire Cosi e così; Nè troppo nè poco.

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DISCRETAMENTE, avv. Discretamente, usasi nel discorso comune per moderatamente, mediocremente e simili. Discreto, add. Moderato, mediocre, sufficiente, non eccessivo.

DISCRETO, add. Sufficiente; Mediocre; e si dice delle cose ANCUO XE STA UN FREDO DISCRETO, Oggi abbiamo avuto un freddo mediocre EL GA UNA PAGA DISCRETA, Egli ha un soldo sufficiente, cioù Quanto basta per mantenersi. DISCRETEZZA )

DISCREZION 3

screzion.

8. f. Discretezza e Di

TOTO PER DISCREZION, Voler la briglia e non le pastoie, il digiuno e non la fame, vale Niuna cosa si dee portar all' eccesso. S' intende acqua e non tempesta. Chỉ dà spesa

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