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eleggere un Consiglio direttivo, e quindi scegliere la città, sede della nuova istituzione, che fosse o Roma o Firenze o Milano. E ciò riguardo a quella che offrisse piú agio, e maggior numero di studiosi.

<< Le fotografie si disporrebbero in appositi albums per ordine di provincia, e se la quantità lo permettesse, per quello di città e d'istituto artistico. Cosí tutte le riproduzioni relative ad una data galleria, chiesa o museo che fosse, si troverebbero riunite con grande facilità di ricerca e di studio.

<< Ciascuna fotografia, immediatamente sotto fissato al cartone che la riceve, recherebbe un cartellino contenente tutte le possibili indicazioni relative al luogo ove si trova l'opera riprodotta, il suo autore, o almeno la scuola artistica o il secolo, in modo da dare in poche righe una breve monografia.

« Le fotografie dovrebbero quindi venire schedate, sul principio, almeno in ordine di autori, topografico e iconografico. E ciò fare, tenendo conto delle differenti attribuzioni assegnate dai critici a gran parte di ciò che forma il patrimonio dell' arte antica, vale a dire, per un proficuo e razionale lavoro schedare, con riferimento ad un unico e piú probabile autore, tutti i nomi proposti.

<< Il materiale fotografico occorrente non verrebbe poi a costar molto, perché tutte le Case editrici di fotografie, ne abbiamo a centinaia in Italia, quali Alinari, Anderson, Brogi, Moscioni, Sommer, ecc., concorrerebbero ben volentieri con ricche offerte di riproduzioni, agevolando poi l'acquisto delle altre coll' accordare forti sconti, paghi della perpetua réclame fatta dai loro lavori conservati negli albums della fotografoteca.

<< Tale esempio verrebbe molto probabilmente seguito anche dalle altre Case estere. E con gl'immancabili numerosi doni dei dilettanti fotografi, soci o no (e sarebbero i piú preziosi, ritraendo molto di sovente opere d'arte le cui riproduzioni non esistono in commercio) quelli degli istituti, delle società, e principalmente del Ministero dell'Istruzione. Pubblica, che per mezzo delle sue Gallerie, de' suoi Musei e uffici regionali per la conservazione dei monumenti, potrebbe fornire quanto di più numeroso e ricco si possa immaginare; per i cambi dei duplicati, la raccolta verrebbe ad acquistare, fin dal suo principio, tanta copia di materiale da lusingare le più audaci aspettative.

« Di più, la biblioteca fotografica, provvedendosi di una o due macchine, avrebbe l'immenso vantaggio di eseguire molto economicamente, riproduzioni di monumenti od opere d'arte, richiesti da occasionali circostanze di studio.

<< Il materiale cosí raccolto, dovrebbe, almeno nei primi tempi, onde render piú celere e proficuo lo sviluppo della Società, esser lasciato studiare soltanto ai soci, e a tutti quei che con doni o aiuti d'ogni sorta s'interessassero al suo incremento.

<< Dovrebbero poi concretarsi le modalità e le cautele con le quali concedere le fotografie in prestito a scopo di lunghi studi o per illustrare eventuali pubblicazioni.

<< Due persone sarebbero sufficienti sul momento, per l'impianto della fotografoteca, una che inserisse le fotografie nei volumi, e un colto giovane che s' addossasse il ben duro, ma geniale, incarico di uno scrupoloso e scientifico lavoro di classificazione e schedamento. »

<< Di quest'idea che alcuni egregi studiosi d'arte hanno ora lanciato, già esistono da tempo alcune applicazioni.

<< Mi compiaccio nominare quella del Ministero di Pubblica Istruzione, già da molti anni esistente, ma solo da poco cominciata ad ordinare un po' cristianamente. Essa com

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prende, in special modo, riproduzioni fotografiche di monumenti, paesaggi o oggetti d'arte. Ricca ed unica per quanto si riferisce alla mèsse di opere conservate nei musei e nelle gallerie italiane. Ha pure annessa una inestimabile e copiosissima serie di studî e progetti di restauro di moltissimi edifizi monumentali della penisola. Dobbiamo peró notare che essa, se è aperta ai funzionari del Ministero, acció possano attingervi quanto è necessario alla soluzione delle questioni d'arte, ed agli alunni della Scuola di storia dell'arte nella R. Università di Roma, non lo è per tutti gli altri.

<< Raccolte siffatte troviamo anche all'estero, e notiamo quella splendida del Ministero di Belle Arti in Francia, ma pur esse non sono pubbliche nel vero senso della parola, e per tal motivo ed anche perché si limitano a riunire soltanto ció che interessa l'arte, mancano a quello scopo altamente lodevole che renderebbe utilissima, necessaria anzi, la fotografoteca.

« Abbia dunque pronta realizzazione questa utile, splendida idea e allora, nelle sale della sede modesta, ma agli occhi nostri, preziosa piú d' una reggia, perché conterrebbe la storia rappresentativa della umana civiltà, quanto e quanto avremo ad imparare, tutti, grandi e piccoli, quanti enigmi tormentosi avranno la loro soluzione dall' immediato vivo confronto, quante spese e fatiche avremo fatto risparmiare e come se ne avvanteggerà la cultura nazionale ! »

Una caricatura fiorentina del XIV secolo sinora ignota fu recentemente scoperta dal dott. Roberto Davidsohn, l'insigne e diligente storico di Firenze. È un disegno a penna che rappresenta la caricatura d'una battaglia cavalleresca; esso si trovava in un fascicolo degli atti del Tribunale di commercio di Firenze del 1320. Un cavaliere d'aspetto piuttosto ingenuo, armato d'una lancia, che è una volta e mezzo più lunga del suo cavallo, muove contro un altro cavaliere corazzato, il quale, accompagnato da due servi, trovasi tutto incurvato in una corazza di ferro che per la sua statura gracile è troppo larga. È strano che questo disegno sia stato fatto da uno degli scrivani del tribunale di commercio; il quale certamente voleva cosí burlarsi della classe dei cavalieri che allora era in decadenza, ed espresse in forma illustrativa pressoché quel concetto che più tardi fu svolto da Boiardo, Ariosto e Cervantes in forma letteraria.

Documento storico. In occasione di nozze d'un amico il signor Francesco Corridore ha esumato un documento storico, e l'ha presentato agli sposi Judica-Modica, invece delle solite poesiole, spesso mortalmente insulse e noiose. Il documento in parola è il manifesto che il 18 gennaio 1552 Filippo II emanava in favore del regno di Sardegna, essendo allora scoppiata per la seconda volta la guerra tra la Francia e la Spagna. Dopo aver esposto come il Re di Francia, alleatosi coi luterani e coi turchi, avesse rotta la pace e spedita un'armata per invadere le isole del Mediterraneo, il principe Filippo incoraggia i sudditi a preparare i navigli per corseggiare i mari, concede ai corsali le prede che faranno, e stabilisce forti pene pecuniarie contro chi infrange gli ordini contenuti nel manifesto. Il documento originale esiste nell'Archivio di Stato di Cagliari, e la sua pubblicazione ricorda un periodo glorioso per i forti isolani che seppero respingere più volte l'invasione dei turchi.

Chiuso il 20 gennaio 1900.

83-2-900. Tipografia di Salvadore Landı, Direttore dell' Arte della Stampa

Volume I

FEBBRAIO-MARZO 1900

Dispensa 11-12a

La Bibliofilía

RACCOLTA DI SCRITTI SULL'ARTE ANTICA

IN LIBRI, STAMPE, MANOSCRITTI, AUTOGRAFI E LEGATURE DIRETTA DA LEO S. OLSCHKI

UNA GRAN LITE

PER UNA VENDITA DI LIBRI ANTICHI E PREZIOSI

<< Povera e nuda vai.... Bibliofilía ! »

Il verso petrarchesco mi torna alla mente scrivendo e narrando qui pei lettori di questo elegante periodico, che fa onore all'Italia, le lunghe e varie vicende di una lite ormai celebre, sebbene ancora non definita, accesasi anni sono tra il cav. Leo S. Olschki e la Galleria Nazionale (Országos Keptár) di Budapest per una vendita di libri antichi e preziosi.

Anche l'Olschki potrebbe purtroppo dire col Monti:

Stolto che volli coll' immobil fato

Cozzar della gran Buda, onde ne porto

Rotta la tempia e il fianco insanguinato.

Giornali, tribunali, parlamenti hanno piú volte già scritto, giudicato

e discusso di questa lunga lite

....in lingua sanscrita e tibetana,

Indostanica, pahli e giapponese,
Arabica, rabbinica, persiana,

Etiopica, tartara e cinese,

Siriaca, caldaica, egiziana,

Mosogotica, sassone e gallese,

Finnica, servïana e dalmatina,

Valacca, provenzal, greca e latina.

(LEOPARDI).

In sostanza essa si dibatte fra un libraio rinomato e onesto per esser pagato del suo avere in conseguenza di vendita fatta, e l'Erario nazionale Ungherese, che, come tutti gli Erari di questo mondo, ha cento braccia per riscuotere, e uno solo per pagare, monco e paralitico!...

Ecco come stanno, per sommi capi, le cose come le desumo dalle memorie giudiziali a stampa e da note prese stenograficamente alle udienze pubbliche.

Nell'agosto, settembre e novembre del 1895, la Galleria Nazionale di Budapest, per mezzo del signor Carlo Pulszky, direttore della Galleria stessa, acquistava in Venezia (come aveva fatto altre volte in anni precedenti) parecchi libri antichi rari e preziosi dal signor cav. Leo S. Olschki pel complessivo importo di L. 30,860, prezzo convenuto. I libri acquistati vennero spediti a destinazione per la ferrovia, in porto assegnato e con rivalsa per le spese di dazio anticipate, colle relative fatture e avvisi di spedizione. La Galleria Nazionale, pagati il nolo, il trasporto e il dazio, ritirava e controllava i libri; il dott. Nyari Sándor, addetto alla Galleria stessa, ne prendeva nota per l'inventario, e il dott. János Peregriny, segretario, registrava la fattura a credito Olschki.

Nella stessa occasione in cui il direttore Pulszky acquistava per la Galleria i libri su ricordati, faceva un acquisto per conto proprio esclusivo per L. 6834.

Quando il venditore chiese di esser pagato, il signor Kammerer, commissario della Galleria, lo informava con lettera del 4 luglio '96 che il Pulszky non aveva l'autorizzazione di acquistare libri per grandi somme (?); che le sue facoltà arrivavano solo fino a quelle somme che erano state messe a sua disposizione (?); che dei libri segnati nella fattura ne mancavano quattro; che altri ne esistevano non compresi nelle fatture; che alcuni libri avevano prezzi ingiustificabili, ed altri non erano adatti alla Galleria.... E si proponeva di restituirne la massima parte e di ritenerne altra per L. 1484!...

Al ricevere questa lettera il signor Olschki cadde dalle nuvole.... e fu ventura se non si fece male!... Come? Avete comprato, ricevuto, accettato, controllato i libri, pagate le spese di spedizione, dazio, ecc., e poi venite ad impugnare l'opera vostra?... Come? I Pulszky, che aveva altre volte fatti rilevanti acquisti per la Galleria dall' Olschki, non poteva comperare per grandi somme?... Cosa intendevate per grandi somme?... Aveva l'Olschki l'obbligo di conoscere i limiti del mandato

del Direttore?...

Perché si confondeva l'acquisto fatto per la Galleria, coll'acquisto privato e personale fatto dal Pulszky per suo conto?...

Rispose l'Olschki, indignato, convenendo avanti il Tribunale di Venezia nell'ottobre 1896 la Galleria Nazionale e per essa l'Erario Ungherese rappresentato dalla Direzione Causar um regalium. La causa venne discussa in contumacia dell' Erario; ma il Tribunale, - quomodo obtexit caligine!... respinse allo stato degli atti le domande dell' attore-libraio. Appello alla Corte di Venezia: vittoria completa, stavolta, dell'Olschki (marzo '97), colla condanna dell' Erario a pagargli L. 30,860 coi relativi interessi e le spese.

La Corte non si era arrestata davanti alle obbiezioni non serie dell'Erario: le superava tutte. Due, peró, di queste erano notevoli. Una era l'Erario allegava a pretesto del suo rifiuto di pagamento la mancanza di quattro libri del valore di L. 400, 150, 50 e 325. Ebbene, l'avv. X. dichiarava poi che ne mancavano solo tre.... per un valore complessivo di L. 300! L'altra obbiezione si era quella relativa all'altezza eccessiva dei prezzi segnati in fattura e facilmente accettati dal Pulszky. Ebbene, lo stesso Erario per mezzo del consigliere Kotszka (Direttore Causarum Regalium) fece scrivere al signor Olschki dall' avv. X. che il valore dei libri da lui forniti alla Galleria era salito di 10,000 lire!

È il caso di dire collo Shakespeare: « se questa è follía, vi è però del metodo!» (Amleto, II, 9). Salvo che non si voglia, invertendo, affermare che « se questo è metodo, vi è peró follía!... ».

L'Olschki tenta stragiudizialmente di indurre l' Erario a rispettare il giudicato italiano. Inutile. Allora affida all' avv. X. di Budapest il mandato speciale (non generale) di dare esecuzione alla sentenza della R. Corte di Appello di Venezia. Invano. Si disse che il giudicato italiano non era legale, legittimo, autorevole, regolare, ecc., ecc. Si osservò dall'Olschki che le aspirazioni e i desiderii della scienza per meglio regolare la legale contumacia degli stranieri (l'Erario, come si è detto, era stato contumace in primo grado) non potevano giustificare il disprezzo del governo ungherese per un solenne giudicato delle nostre autorità giudiziarie e pel principio di diritto internazionale, adottato da tutti gli Stati civili, locus regit actum.

Tutto fu inutile.... Si perdette cosí la speranza di poter eseguire il giudicato di Venezia; e nel desiderio di porre termine una buona volta ad una faccenda.... che prendeva le proporzioni del famoso affaire Dreyfus tanto è vero che i signori dell' Erario ungherese mandavano.... al diavolo....

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