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nei fogli di riguardo di esso: εἰσὶ δὲ τὰ γράμ- ¦ zio]; e nel secolo seguente il Bembo in una ματα τῆς χειρὸς αὐτοῦ ἐκείνου [cioè di Eusta- lettera al Ramusio (3r lug. 1546), riferentesi

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EUSTATHII TESSALONICENSIS, Commentarii in Odysseam (Autogr.).
Cod. Marc. Gr. 460 (f. 1a). Cfr. n.o 168.

Assai più tardi, cioè del secolo XV, sono i due codici Marc. Gr. 461 e 462, che contengono i commenti, ο παρεκβολαί, dello

stesso Eustazio all' Iliade, e dei quali pure il M. si occupa (p. 276; contrassegnati 5a e 56).

169. DEMETRII et LIBANII qui feruntur | più altri esempi epistolari, mancanti alla re

Τύποι ἐπιστολικοί εἰ Επιστολιμαῖοι χαρακ τῆρες. Edidit VALENTINUS WEICHERT

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Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri, MCMX; pp. LXXIV-69, in 16a ( Bibliotheca scriptor. graecor. et romanor. Teubneriana ').

Il uuovo volume della Teubneriana' curato dal W. riunisce due diverse operette di epistolografia dell'età ellenistica i Tóлot ÈTIστολικοί di Demetrio, e gli Ἐπιστολιμαῖοι Xapaxtypes attribuiti a Libanio; ed alla costituzione del testo di ciascuna di codeste operette retoriche hanno parte considerevole codici marciani.

Dei Τύποι ἐπιστολικοί si conoscono otto codici (pp. XXXVI-VII), dei quali il più antico ed autorevole («< longe praestantissimus » lo chiama il W., p. XVII) è il Marc. Gr. 418, del sec. XI, ove i Tono sono premessi alle Orazioni di Demostene (= M). Nel cod. Marciano essi sono espressamente attribuiti a Demetrio Falereo; ma poiché la modesta operetta non appare degna dell'insigne retore greco, il W. si accosta piuttosto ad un' altra famiglia di codici, la quale, sebbene meno autorevole di M, si limita a chiamare l'autore semplicemente Demetrio, ritenendo che dall'identità del nome il trascrittore del Marciano fosse tratto ad attribuire l'opera al Falereo, tanto più che nell'opera IIɛpt êpuveias di quest'ultimo si tratta pure del modo di scrivere le epistole. Comunque i Tóлot sono certamente l'opera di un retore, che li compose ad uso dei propri discepoli, e, secondo il W., probabilmente in Egitto, tra il II secolo av. C. e la metà del I secolo d. C.

Della seconda operetta, gli Ἐπιστολιμαῖοι xapaxtîpεç (che il W. attribuisce, piuttosto che a Libanio sofista, ad un suo discepolo, forse di nome Proclo, che fu a torto scambiato con Proclo Platonico) i codici assai più numerosi che non quelli della precedente — vengono distinti in più categorie, secondo le diverse recensioni che il W. ha potuto in essi ravvisare. Il Marc. Gr. 521, miscellaneo del sec. XIV (= Ma), spetta alla classe dei «< codices amplificati » (p. LVI): di quelli, cioè, in cui furono interpolati, in fine dell'opera,

censione originale. Il cod. Marciano è mutilo in principio, e reca innanzi ai modelli aggiunti la rubrica : Ετεραι ἐπιστολαί ὅμοιαι. I modelli epistolari aggiunti in Ma e negli altri codd. di questa famiglia (n.1 60-113), sono pubblicati dal W. integralmente a pp. 37-66.

170. THEODORET, Kirchengeschichte, hrsg. im Auftrage der Kirchenväter-Commission d. Kgl. Preussischen Akad. d. Wissenschaften, von Dr. LÉON PARMANTIER. Leipzig, J. C. Hinrichs, 1911; pp. CVII-427, in 8°. (Die griech. christl. Schriftsteller der ersten drei Jahrh., vol. XIX).

Fra i codici che hanno più o meno servito alla costituzione del testo di questa edizione critica della Historia ecclesiastica di Teodoreto, curata dal prof. L. Parmantier dell'Università di Liège, dobbiamo ricordare due codd. Marciani. Il Marc. Gr. 337, membr., del sec. XV (pp. XIV-XV), contenente la raccolta degli storici ecclesiastici (Eusebio, Teodoreto, Teodoro Lettore, Sozomeno, Socrate Scolastico, ecc.), è copia pedissequa del cod. Vat. Gr. 628 (= V), del sec. XI, di cui riproduce le lacune, le note marginali e le altre peculiarità, come dimostra il fatto che le parole di V non decifrate, perché evanide nell'originale, furono lasciate in bianco nel Marciano, e vi furono supplite piú tardi da altra mano. A sua volta deriva da questo cod. Marciano il Paris. Gr. 1440, cart., del sec. XVI, noto coll' appellativo di 'codex Pini', perché appartenuto al diplomatico ed umanista Jean de Pins, vescovo di Rieux (1470-1537). Il cod. Marciano, come copia di altro piú antico, viene quindi eliminato dall'apparato critico del P. Qualche frutto, invece, alla costituzione del testo poté ricavarsi dall'altro cod. Marc. Gr. 344 7), del sec. XIII, ben più importante (p. XVI), come il solo che contenga l' Historia Tripartita di Teodoro Lettore, cosí denominata, perché formata di estratti di Socrate, di Sozomeno e di Teodoreto. Di quest'ultimo codice ebbe già ad occuparsi esaurientemente il prof. BIDEZ dell' Università di Gand [cfr. Boll., n.o 5], il quale, come è noto, sta apparecchiando l'edizione critica di Sozo

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PHOTII, Bibliotheca (colla sottoscrizione di Teodoro Skutariotes). Cod. Marc. Gr. 450 (f. 5a). Cfr. n.o 171.

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