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be potuto sostituire sugghenon ad enghenon così come è stato congetturato? I plusii non sono che i riti del comune che non hanno punto di Gens, ma che per questo non hanno meno preponderanza nelle loro città.

(36)

Mi è dolce dimostrare riconoscenza verso Savigny a cui sono obbligato di questo rilievo, e tanto più dolce perchè mi ricorda dei giorni felici.

Da Cluere.

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(38)

Prostatis. La parola Mundherrn in tedesco reca con se il concetto d'incapacità per parte dello straniero e di superiorità dal lato del tutore.

(39)

II. Capit. V. (Ancient tenures) I, 1, 1 ( vol. II pag. 64 ediz. del 1778). V' erano tre casi in cui l'uomo non poteva dispensarsi dagli uffici feudali. 1. Quando importava di riscattare il signore nella sua cattività; 2. di riporre il figlio primogenito nel grado di cavaliere; 3. di maritare la figlia primonata.

(40)

Vedi rispetto questo diritto che il Connano scorse prima d'ogn' altro la prefazione di Reiz sopra Nieuport.

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quanto al Patronato s'incontra come si sa in Dionigi II,

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(44)

Patres Senatores ideo appellati sunt quia agrorum par¬ tes attribuebant tenuioribus perinde ac liberis propriis. Festo integrato coll' ajuto dei frammenti.

(45)

Nelle parole solenni dum domus Aeneae capitoli immobile saxum accolet imperiumque pater romanus ha bebit, il cittadino di Roma è designato secondo la formola più antica.

(46)

Dai primi tumulti sin dopo il decemvirato s'incontrano spesso in T. Livio i Seniores ed i Juniores Patrum contrapposti gli uni agli altri. I primi inclinano alla riconciliazione, i secondi si muovono con più passione e più ostinazione. Parecchie volte pur Dionigi porge le cose sotto il medesimo risguardo, così nell' occasione dei primi tumulti che nell' affare di Cesone Quinzio: dimodochè è chiaro che i due storici trovarono negli annali questa gara di parti. Ambedue videro in questi patres dei Senatori, ma disposti diversamente secondo l'età; il che senz'altro è un er◄ rore; perchè l' aridità degli annali non consentiva giammai di mescolarsi in pitture di costumi. Onde fu senza dubbio sulle tradizioni che essi recarono che la grande assemblea delle Curie si mostrò di frequente più ostinata del Senato, il quale avendo il carico del governo non poteva respingere una cosa senza responsabilità, Desso non poteva costituirsi che di Seniores che avessero oltrepassato già l'età di servizio. Tutti i Juniores erano nelle Curie, Come v'erano pure i Seniores che non facevano parte del Senato, i quali però erano in così picciol numero che non influivano punto sul nome. Eccone l'esempio più solenne. Gli accusati L. Furio e C. Mario circumeunt sordidati non plebem magis

quam Juniores Patrum, II, 54. Come non si discorre in questo luogo che di una parte del Senato? Chi potrebbe credere che gli accusati avessero negletto d' indirizzarsi altresì agli uomini più provetti e più riputati? Vedi II, 28, III, 14, 15, 65. Il modo con cui T. Livio intende questa denominazione mi pare tanto men dubbio in quanto al lib. II, 28 dice: minimus quisque natu Patrum. Tuttavia è più che verosimile che l'uno e l'altro storico, tratto in errore dai predecessori non abbia saputo scorgere in tutti questi passi i Minores di cui parlavano le antiche fonti e forse questo perchè la parola serviva a contrassegnare del pari gli uomini più giovani Majores audire, Minori dicere. Vedi più ingiù la nota 357.

(47)

Dionisio I, 85, pag. 72, c.

(48)

Festo, estratto, s. v. Patricios. Non ne procede ch'egli abbia disconosciuta la natura della desinenza nè che abbia creduto leggervi dentro ciere.

(49)

Transitio ad plebem. É vero che in progresso la vanità plebea immaginò molte stranezze a questo proposito. Ed è così probabilmente che nel Bruto di Cicerone, 16, convien leggere invece a Plebe transitiones. T. Livio IV, 16, e Plinio Storia nat. XVIII, 4, recano l' esempio di L. Minucio.

(50)

Prima della legge Canuleja la donna del gran Cincinnato è una Racilia. L. Tarquizio è generale della cavalleria nella dittatura di lui.

(51)

Le Vestali dei primi tempi erano così patrizie come i

Sacerdoti. Ma non si potrebbe mantenere l'autenticità dei nomi che si accennano come Verrenia, Canuleja, Opimia, Orbinia.

(52)

Rispetto la prima assertiva vedi Plinio St. nat. XXXIII 9; rispetto l'ultima, Dionisio, II, 7, pag. 82, d; Pomponio I, 2, 20, de orig. jur.

(53)

Paternus, in Lido, de magistr. I, 9.

(54)

Tuttavia Dionisio fa eccezione, II, 64, pag. 124, e. Egli cita i Tribuni celerum comechè facessero un collegio al modo degli altri sacerdoti.

(55)

Se fra le numerose genti patrizie estinte se ne trovasse una per nome Scribonia di cui non si fosse conservata che una famiglia plebea, sarebbe tanto meno meraviglioso di ritrovare uno Scribonius nella dignità di Curio Maximus in un'epoca in cui la nobiltà plebea era passata molto innanzi alla nobiltà patrizia in cui molti plebei, per delle ragioni che noi svolgeremo più tardi, avevano partecipato ai riti religiosi delle curie.

(56)

Lelio Felice in Aulo Gellio XV, 27. Cum ex generibus hominum suffragium feratur, Comitia curiata esse. Quivi pure genus è l' equivalente di gens. Vedi la nota 21 di questo vol. Non monta pel fondo delle cose che hominum sia una parola mal scelta. Sarebbe malagevole di darne colpa ad A. Gellio; il suo testo attende ancora un buon critico.

(57)

Chiunque conosce la storia della nobiltà territoriale

messa a prova, si convincerà agevolmente che non doveva intervenire altrimenti.

(58)

In A. Gellio, 1. cit. Curiata, Comitia, per Lictorem Curiatum, Callari, idest convocari; Centuriata per cornicinem. In questo senso gli uni e gli altri possono essere nominati Callata (Convocati). Nello stesso modo che il patrizio si scioglieva dalla gens davanti al popolo (Popu lus) col mezzo della Sacrorum detestatio, nello stesso modo che vi chiamava il suo erede per testamento, così pure faceva il plebeo dinanzi l'armata (exercitus ). A. Gellio avviluppa tuttavia la cosa.

(59)

Dionisio II, 8 pag. 83, c. La menzione dei re non è quivi che rispetto a un tempo di gran lunga trascorso, ed i Comizj per Curie si spensero nella metà del V secolo.

(60)

Vedi più abbasso la nota 107.

(61)

De rep. II, 13 (Numa) quamquam populus Curiatis eum Comitiis regem esse jusserat, tamen ipse de suo imperio Curiatam legem tullit.... 17. Tullum Hostilium populus regem Comitiis Curiatis creavit ; isque de imperio suo... populum consuluit Curiatim... 18. Rex a populo est Ancus Marcius constitutus idemque de imperio suo legem Curiatam tullit... 20. Rex est creatus L. Tarquinius... isque ut

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de suo imperio legem tullit ecc. e sopra Servio Tullio dice cap. 21. Populum de se ipso consuluit, legem de imperio suo Curiatam tullit.

(62)

Dionisio II, 60. pag. 121. T. Livio I, 17. Decreverunt ut, cum populus regem jussisset, id sic ratuum esset si

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