Immagini della pagina
PDF
ePub

seppe la mossa dell' oste; ma per lo segreto trattato che ne tennero i suoi nimici, non gliene palesavano la ragione; il perchè, senza egli punto antivederlo, quattro città di presente si diedero in mano de' suoi avversarj colà capitati, e furono Seffori, Gamala, e Giscala, e Tiberiade. Ma subitamente Giuseppe senz'armi le ritornò al dovere, e avuti nelle sue mani per via d'ingegno i quattro caporioni li rispedì a Gerusalemme; contro dei quali non fu leggiero lo sdegno del popolo, che gli avrebbe in quel primo impeto insieme co' mandatori uccisi, se colla fuga non se ne fossero guarentiti per tempo. Giovanni intanto per lo timore, che avea di Giuseppe, tenevasi ben guardato dentro le mura di Giscala.

VIII. Indi a pochi giorni da capo ribellò Tiberiade, avendo que' dentro invitato il re Agrippa; e in luogo di lui, che al giorno tra loro già appuntato non venne, essendo comparsi quel giorno alcuni pochi cavalli romani, diedero il bando a Giuseppe. La lor ribellione gli fu di presente portata, mentre trovavasi in Tarichea; ma perciocchè spedita avea per foraggio tutta la soldatesca, nè così solo poteva gettarsi sopra i ribelli, nè volea differire temendo, che, mentr' egli indugiava, i Regj nol prevenissero coll' entrare in città; molto più che nel giorno vegnente impedito dal sabbato non poteva far nulla. Pensò egli adunque di cogliere con un inganno i ribelli. Ordinato pertanto, che si chiudesser le porte di Tarichea, perchè non ne uscisse anzi tempo persona a fare avveduti del suo disegno coloro, contro cui si volgeva, indi ammassați tutti i battelli, ch'erano

per lo lago, e se ne trovaro dugentotrenta con sopravi nientepiù di quattro barcaiuoli per ciascheduno, sollecitamente gli spigne contro di Tiberiade; e fermatili tanto lungi dalla città, che non fosse agevole il ben vederli, ordinò, che le vote barchette si tenessero bene alla larga, egli intanto con seco delle sue guardie sol sette ed inermi fecesi alquanto ver la città, perchè lo vedessero. Adocchiatolo dalle mure i nimici, che avevano ancor sulla lingua le maledizioni scagliate contro di lui, e per la sorpresa, che quella fu, creduto, che fossero pieni di gente armata tutti i battelli gettaron via l'armi, e in supplichevole atto recandosi colle mani pregavanlo, che volesse risparmiar la città. Giuseppe dopo lor fatte molte minacce e rimproveri, perchè primamente intrapresa co' Romani la guerra struggevano in cittadinesche fazioni anzi tempo le loro forze, e facevano la più cara cosa del mondo a' nimici, poscia cercavano d'assassinare chi provvedeva alla lor sicurezza, nè vergognavansi di serrare la lor città, a chi gliela aveva murata, soggiunse, che accetterebbe persone, che gli scolpassero, e pel cui mezzo potesse tornar la città in buono stato. Scesero a lui di presente dieci, ch'erano i più autorevoli fra' Tiberiesi, cui egli accolti in una sola barchetta mandòlli condur lontanissimo; poscia comanda, che vengano cinquanta altri, i più nobili del · Senato, come se ancor quelli gli bisognassero per non so quali prove indi inventando nuove ragioni chiamavane altri e poi altri, quasi a motivo dell' alleanza. Intanto a' piloti delle barche già piene ingiunse, che senza indugio tragittassero a Tarichea, e colà rinchiudessero

quella gente in prigione, finchè avuto nelle sue mani tutto il Senato, ch' eran secento persone, e intorno a duemila del popolo, gli diè a condurre su❜legni a Tarichea. Ma gridando i rimasti, che l'autor massimo del tumulto era certo Clito, e pregandolo, che sopra lui scaricasse il suo sdegno, Giuseppe, che aveva fermato già seco stesso di non uccider persona, ingiunse a uno della sua guardia nomato Levia, n' andasse e mozzasse le mani a Clito; ma temendo egli d'entrar così solo in mezzo a uno stuol di nimici negò d' ubbidirgli. Allor Clito veggendo Giuseppe sul suo battello di mal umore, e in procinto d' uscire egli stesso per gastigare la sua persona, gli supplicò d'in sul lido, che almen gli lasciasse una mano: consentitogli da Giuseppe con questo, ch'esso medesimo si mozzasse l'altra da se, egli tratto fuor colla destra il coltello si tagliò la sinistra. Tanta paura gli aveva messa Giuseppe in persona.

IX. Allor finalmente con voti battelli e' con sette guardie condotto il popolo a suggettarglisi ebbe di nuovo a' suoi cenni Tiberiade. Indi a pochi giorni, presa Giscala, che s'era con que' di Sefforim ribellata, diella da saccheggiare a'soldati; poi fatto un mucchio di tutta la preda divisela fra' popolari, come già fece co' Sefforiti e Tiberiesi; perciocchè sottomessi ancor quelli, intese col saccomanno di ritornarli in cervello, e colla restituzion degli averi comperònne di nuovo la benivoglienza.

CAPITOLO XXII.

I Giudei s' allestiscono per la guerra.
Simone figliuol di Giora si dà alle ruberie.

I. Gli scombugli della Galilea s'erano finalmente posati; e que' del paese liberi da' civili tumulti si volsero a fare gli apprestamenti opportuni contro a' Romani. Frattanto in Gerusalemme ed Anano il pontefice e quei tutti fra' grandi, che non avevan buon animo verso i Romani, fabbricavan le mura e assai macchine battaglieresche; e per tutto la città lavoravansi dardi e armadure. La gioventù poi era tutta in continui ma poco ordinati esercizi di guerra, e ogni cosa era piena di strepito e di tumulto. Profonda malinconia ne sentivano i buoni, e molti antivedendo le disgrazie avvenire piagnevano amaramente. Gli augurj a chi amava la pace, parevan tristi, mentre gli autor della guerra gl' interpetravano, come loro andava a' versi, e lo stato della città prima del sopraggiugnervi de' Romani era come di chi stava per rovinare. Certamente Anano pensava da senno di ritirare a poco a poco la mano degli apparati guerreschi, e rivolgere a cure più vantaggiose i ribelli e la frenesia di coloro, che fur chiamati Zelanti: ma rendere si dovette alla forza; e coll' andare del tempo che fine egli avesse, poscia il diremo.

II. Frattanto nella signoria Acrabatena Simone figliuol di Giora, adunati molti amatori di cose nuove, si diè alle ruberie, e non pure le case disertava de' ricchi,

286

DELLA GUERRA GIUDAICA LIB. II. CAP. XXII.

che

ma ne maltrattava ancor le persone; e già si scorgeva a evidenza, che da sì lontano e' facevasi per poi giù discendere a tiranneggiare. Mandata a domarlo da Anano e da' reggitori una truppa, egli con tutti i suoi avea seco, si rifuggì in Massada presso que' malandrini, e colà dimorando fino ad uccisi Anano e gli altri nimici metteva a sacco l' Idumea, talchè i capi della nazione spinti dal numero de'trucidati e dalle continue ruberie, che seguivano, ammassarono soldatesca, e alla guardia tenevanla delle loro terre. Tale era lo stato, in che si trovavan le cose della Giudea.

« IndietroContinua »