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quattro Cassinesi, il sesto di Clugnì, e 'l settimo di Villa Bertranda nella provincia Tarraconese di Spagna. I due abati francesi, approvando assolutamente i decreti della fede, alle riformazioni sol dissero, che erano pronti d' ubbidire. Vi concorsero parimente sette generali di religioni i quai furono de'predicatori, de'minori osservanti, de' minori conventuali, de' romitani, de' servi, del Carmeno, de' gesuiti. Tutti alla parola soscrissi, aggiunsero, diffinendo, eccetto i procuratori in quanto procuratori, come coloro cui non diessi voce diffinitiva.

Rimanevasi nel proponimento di far soscrivere ancora gli ambasciadori, seguendo nell'ordine della scrittura quel della giunta: imperò che, quantunque l'assenza degli oratori francesi fosse per diminuire il pregio a questa nuova solennità; nondimeno pareva e d'onore e di fermezza al concilio che almen tutti gli altri presenti come rappresentatori de' lor principi l'accettassero, e così ne sicurassero l'accettazione ne' loro stati. Ma non potè impetrarsi dal conte di Luna che volesse soscriversi in altra maniera salvo in questa

condizionale (1): riserbato l'assenso del re cattolico.

Degli altri oratori ch'erano in Trento si presero due giorni dopo la conclusion del concilio le accettazioni (2) in amplissima forma, e le soscrizioni agli atti con autentici strumenti, i quali furono separati dalle soscrizioni de' padri. E posto ciò, fu riputato più acconcio a schifare le concorrenze l'osservar nell' ordine dell' accettare e del soscrivere, non più quel della venuta, secondo il primo ordinamento, ma in qualche modo ciò ch'erasi costumato nell' ordine del sedere. E oltre a questo le accettazioni degli svizzeri furono poste in istrumenti separati e rogati da separato notaio. E così formaronsi quattro strumenti: l'uno contenente l'accettazione di tutti gli oratori ecclesiastici, cioè degl' imperiali e come di rappresentanti l'imperadore, e come di rappresentanti re e principe ereditario; del pollacco, del

(1) Si raccoglie da una del cardinal Borromeo a'due nunzii di Spagna del 1 di febraio 1564.

(2) A'6 di decembre 1563, e gli strumenti sono negli Atti autentici di castel S. Angelo, e tutto si racconta nel Diario medesimo del Servanzio.

savoiardo, del fiorentino e del gerosolimitano. Ma tra questi convenne anche porre un laico perchè era collega d'un ecclesiastico, ciò fu Sigismondo di Ton oratore imperiale, compagno dell'arcivescovo di Praga; il che però non porse malagevolezza, non avendo veruno con lui contesa di maggioranza. In un altro strumento fu scritta l'accettazione di Gioachimo, abate di Valdo, come d'oratore di tutto il clero elvezio. Nel terzo fu stipulata l'accettazione dell' ambasciador portoghese, e del vineziano, cioè di Niccolò da Ponte, essendo allora assente il Dandolo. Nel quarto registrossi l'approvamento di Melchiorre Lussio, oratore de' cantoni elvezii cattolici. E tutti promisero a nome de❜loro signori.

Inestimabil conforto recò alla convalescenza del papa l'annunzio della conclusione: tal che per assai non avrebbe voluto essere stato senza quella infermità ch' era riuscita a tanta salute per la Chiesa. E non avendo ancor forze di tener concistoro, raunò immantenente a'dodici di dicembre una congregazione (1) con

(1) Atti concistoriali a' 12 di decembre.

cistoriale, ove rendè informato il collegio del buon successo, e deliberò che 'l giorno de' quindici se ne dessero grazie a Dio con far solenni processioni dalla basilica di S. Pietro fin alla chiesa di santa Maria sopra Minerva, arricchite d'ampia indulgenza.

In questo mezzo eransi partiti di Trento i congregati e i presidenti, i quali avevano e (1) distribuiti dieci mila scudi d'oro agli ufficiali e a' vescovi poveri per le spese del ritorno, e significate (2) a varii vescovi si oltramontani come italiani diverse grazie lor concedute dal papa, secondo le precedute petizioni di essi : e specialmente a' teologi, a' prelati e all'orator portoghese avevano esposti cordialissimi ringraziamenti e larghissime offerte di sua santità in ricompensazion del gran zelo sempre da loro esercitato in sostegno della sede apostolica. Anzi coll' ambasciadore volle fare il pontefice senza mezzo questo ufficio di benivolenza e d'onoranza per un suo Breve.

(1) Diario.

(2) Tutto sta in due lettere del cardinal Borromeo a' Legati a' 4 di decembre 1563.

Indi poco stante giunsero in Roma due de'Legati, il Morone e 'l Simonetta: imperò che il Navagero avea fatte calde instanze (1) di poter subito andare alla sua chiesa di Verona, già da lungo tempo vedova di sposo, e bisognosa del suo aiuto per la pericolosa vicinità dell'infetta Alemagna. E più accesamente l'Osio, mosso da un simil zelo, avea domandata facultà di rendersi tosto alla sua Pollonia: di che s'erano scritte da lui molte preghiere eziandio durante il concilio; giudicando egli d'esser quivi più necessario che in Trento. Si che il pontefice condiscese alla pietà di amendue, concedendo loro il sacrificare al pro della Chiesa quel piacere onde averebbono goduto andando a Roma, ed entrando nel Vaticano con assai maggior merito e gloria che già gli antichi trionfatori nel Campidoglio. Ma il più glorioso e durevol trionfo è quello de'nomi; il quale per l'assenza non s' impedisce, anzi talora

s' aumenta.

Alcuni ufficiali della corte romana di

(1) Appare da due risposte del cardinal Borromeo al Navagero nel dì primo e quarto di decembre 1563.

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