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intera l'eredità della lirica anteriore, tra le altre riforme che iniziò, (e riforma non vuol dire discontinuazione, tutt'altro!) iniziò quella di non cantare più l'amore sensuale, alla maniera dei provenzali e dei siciliani, ma un amore più elevato, più nobile, più spirituale. Si spiega, con l'aiuto della storia, perchè questa riforma alla quale, del resto, non mancavano antecedenti -- fosse iniziata proprio a Bologna.

La scuola dello stil novo, cantò un amore più nobile, più spirituale di quello cantato da' provenzali, e, per ciò stesso, preferì la giovinetta, la donna angelo, casta e pura, all'altrui sposa; per ciò stesso trascurò l'enumerazione e la contemplazione indiscreta e volgare delle bellezze fisiche di lei; per ciò stesso cantò principalmente gli effetti della vista dell'amata sul sentimento dell' amante; ma la nuova maniera di considerare la donna e di sentire e di esprimere l'amore non esclude la realtà della persona amata, come non l'escludeva la vecchia maniera. Potrei mostrare che la distinzione alla quale il Renier ha voluto recare indirettamente il sussidio della sua molta coltura - la distinzione tra le molte donne amate e cantate dal Cavalcanti per esempio - da Cino da Pistoia, e la donna angelicata cantata da essi medesimi e da altri poeti fiorentini, posa sopra una serie di equivoci 1 e di inter

1 I RENIER cita le pp. 103 segg. del vol. IV della Storia della Lett. Ital. del BARTOLI. Orbene, in quelle pagine, il chiarissimo critico cita versi di Cino da Pistoia, ne' quali è detto che la donna di lui Cino somiglia ad angelo, non è terrena creatura, ma fu mandata dal cielo, fa meravigliar tutta la gente; che egli guardandola potrebbe divenir beato e trova in lei sempre nuova bellezza; che il riso di lei par (si badi: pare) che rallegri i luoghi per cui ella passa, e là si vede 'l sole ov'ella appare, e il sole si meraviglia di lei e le si inchina e le fa riverenza; che la virtù di lei opera prodigi e ogni pensiero vile fugge da chi la guarda. Dopo, il Bar

pretazioni arbitrarie de' loro versi; ma qui mi basta ricordare che, per affermazione esplicita del Guinizelli e di tutta la scuola del dolce stil novo, il cardine del loro sistema di psicologia amorosa, o, se si preferisce, il punto di partenza, è la realtà; giacchè sia quando si esprimono da filosofi, sia quando parlano da poeti innamorati, riconoscono che l'amore dev'essere - ed è ispirato da una persona viva; deve scaturire e scaturisce - da impressioni reali; il Cavalcanti direbbe: da veduta forma.

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toli afferma che « quest'essere non ha più nulla dell' umano ». Eppure, qual frase di que' versi non potrebbe essere stata, non fu, non potrebbe essere anche oggi usata a manifestare un alto e gentile amore reale?

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