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NON TANTUS LARDO (forse quel lardo è detto per corruzione o per l'equivoco della parola labor (maniera antica che s'incontra nel Poemetto sulla guerra tra'Nicolotti e Castellani, e vuol dire Non tanto chiasso Non tante bravate o sbraciate; Non isbraciate, cioè Usate moderazione. LARDÓN, 8. m. o Co▲ de gaza, Lardone, T. degli Oriolai. Piccoli pezzi ch' entrano a coda di rondine nel naso della potenza delle mostre.

LARESE, 8. m. Larice o Pino Larice, Albero di grande altezza, che alligna nelle montagne, chiamato da Linneo Pinus Larix. Dalle incisioni fatte nella parte legnosa del tronco, cola un sugo resinoso chiainato volgarmente Trementina di Venezia. LEGNO O TOLA DE LARESE, Legno o Tavola laricina.

LARGAR, V. SLARGAR.

LARGAZZO, Largaccio; Assai largo.

• LARGAZZA, al femminile, dicesi scherzevolmente, e piuttosto satiricamente, in luogo di ragazza, alludendo all'aver essa, come supponesi le parti genitali allargate per essersi lasciata sverginare, ed aver ripetutamente usato il coito. ZANCHI. LARGO, s. m. Largo; Larghezza.

FARSE LARGO, (probabilmente dal lat. Largior, iris.) Largheggiare; Largire o Elargire, Usar liberalita Sparnuzzare, Spender assai e consumar il suo Farsi fur largo, vale Farsi aver rispetto FARSE LARGO CO LE CHIACOLE, Largheggiar di parole, cioè Esser largo in promettere.

FARSE LARGO CO LA ROBA DEI ALTRI, Fursi larghe stringhe del cuoio altrui, detto fig. LARGO, Largo, largo, Dicesi di chi precede qualche gran signore o qualche Magistrato per dire Fate luogo; Scostatevi; Lasciate passare.

CHAPAR EL LARGO, Pigliare il largo, P'altura, dicono i Marinai dello andare per l'alto mare senz'accostarsi alle terre.

STAR A LA LARGA, Giuocur largo, Non si appressare.

TORLA LARGA, Volgere; Vollare o Andur lesto o largo o destro ai canti, vale Andare nelle difficoltà cauto e avvertito. Girur largo Voltar largo ai canti o alle cuntonate, detto metaf. vale Andar con cautela, schivare le difficoltà e i pericoli, Tenersi sulle generali.

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LARGO, add. Largo.

LARGO DE BOCA E STRETO DE MANEGA, Largo in cintola e stretto di mano, Che fa il liberale in apparenza ma non lo è. LARO, s. m. (dal latino Lutro, levato il t, come in PARE, MARE, PIERA e simili) dicevasi anticamente nel nostro dialetto per Ladro: voce riportataci nelle sue lettere dal Calmo.

LASAGNE, 8. f. Lasagne, Pasta di farina di grano notissima.

LASAGNA, detto fig. a Uomo, Tempellone, Irresoluto, che si lascia sopraffare. To'qua e da qua, si suol dire Quando si ha che fare con certi smemorati e di poca fede.

Boerio.

LASAGNA, dicesi nel sign. di Ciancia o Fola, cioè Chiacchiere lontane dal vero

DESTIRAR LASAGNE, Sballar ciance, fole, fundonie; Lanciar cantoni o campanili, Esagerare nel vero o contar delle bugie.

CANAL DE LE LASAGNE, chiamasi volgarmente, e in discorso scherzevole, la gola, il gorgozzulo, che anche in buon italiano viene talvolta indicato alla denominazione scherzevole di Condotto delle pappardelle. LASAGNADA, 8. f. Bravata; Tagliata; Squartala; Bravata a credenza. LASAGNER, 8. m. Lasagnaio; Pastelliere, Colui che vende lasagne ed altre paste Farinaiuolo, dicesi il Venditor di farina.

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E LASAGNER 8i chiama pure nel fam. discorso, non meno che PANCHIANA (V), chi ha l'abitudine di raccontar fole o ciance infondate, locchè suol dirsi DESTIRAR LASAGNE, V. LASAGNA.

LASAGNÈTE, 8. f. Tagliatelli, si dicono alcune Paste tagliate minutamente per lungo, che comunemente si usano per far minestra. Pappardelle si chiamano le Lasagne cotte nel brodo. LASAGNÒN, 8. m. Lasagnone; Betolone, Uomo grande e scipito.

Dicesi ancora per Agg. a Uomo in sign. di Favolone; Cianciatore. V. PANCHIANA, Detto per Lasagna grossa Lusagnotto. LASCAR, v. Correre in parole, Esser facile per carattere o per imprudenza a dir quello che non dovrebbesi —Sdrucciolare; Scorrere; Trascorrere, Andar oltre il dovuto termine.

Lascare o Allenture, Far più lento, Stringer meno, Cedere.

LASCAR LA GOMENA, T. Mar. Alleggiare la gomona, È fileggiare cioè Lasciare scorrere parte della gomona per allentarla allorchè è troppo tesa. Alleggiare la gomona, si dice pure Quando si attaccano ad essa de barili voti o pezzi di legno leggero, affinchè galleggi nell' acqua e non tocchi il fondo.

LASCAR UNA SCOTA, Alleggiare una scot. ta o una corda, Allentarla se è troppo tesa, facilitare il suo movimento se in qualche punto è arrestato.

LASCAR, parlandosi di costume, Rilussareo Rilassarsi, Discostarsi dall'onestà." Daloci il dilo, pigliamo il dito e la mano, cioè La troppa libertà ci fa peggiori.

E MEGIO LASCAR IN TI PREZZI, CHE FAR CREDENZE, Piacere e non credenza. V. MOLAR.

Co QUEL TOSO GNENTE GNENTE CHE LASCHÈ LA XE FATA, cioè Con quel ragazzo per poco che allentiate il rigore o la severità, non potrete più rattenerlo o frenarlo.

LASCO, add. Debole; Fievole; Floscio, Contrario di Duro e tegnente.

PIERA LASCA, In tavola, si dicono le Gioie di superficie piana, affaccettate solamente nell'estremità.

LASSÀ, add. Lasciato; Abbandonato.

LASSA FORA, Preterito; Ommessa

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LASSAR PER OCHIO, Lasciare nel dimenticalvio o nel chiappolo, Lasciare alcuno in dimenticanza. V. PASSAR PER OCHIO, in Осні.

Lassar per pope, Lasciare indietro; Abbandonare; Piantare; Dinienlicare.

LASSARSE, Acconsentire o Consentire, dicesi di quelle materie sode, che premute o percosse, cedono.

LASSARSE ANDAR zo, Avvilirsi; Abbandonarsi, Mancar d'animo Parlandosi di costume, Rilassarsi; Rattiepidirsi, Discostarsi dall'onestà Parlando di vestiti, Andar sciamannato o sciallo, Scomposto o negligente negli abiti.

LASSARSE DA L'Osso O MOLARSE DA LA BIVA, Pigliar ardire; Prender baldanza, Uscire di galla morta; Ovv. Uscir del manico; Uscir di gatta selvatica, vale Uscir dell'usanza sua, Far più che non si suole.

E LASSARSE DA L'osso, vale anche Decaderc al sommo di sunità, di vigore, esser lili per finire la vila.

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LASSARSE, parlando di frutta, che si staccano facilmente dal nocciolo, Spiccarsi, onde PERSEGHI CHE SE LASSA, diconsi le pesche spiccacciole.

LASSARSE MENAR PER EL NASO, V. MENAR. Lassarse veðnir l'aqua adosso, V. Aqua. LASSAR STAR EL CAN CHE MORSEGA, V. CAN. LASSAR SU LA PAROLA, V. PAROLA. LASSAR SUL MEGIO, Partirsi in sul far del nodo al filo, vale Lasciar sul buono.

LASSA PUR CH'EL CANTA E CI FL. SUBIA, Lascia ch'ei zufuli, cioè Lascia ch'ei facvia quel che vuole, chè non farà niente. LASSO, 8. m. Lascio o Lascito e Lassilo, Legato fatto per testamento. LASSÙ LASSÚSO) Colassuso; Lassuso, Avv. locale, che dinota altezza.

Lassù o La su; Colassù ;

LASTOLINA, 8. f. T. de' Muratori, Banchina o Panchinu, si dice alla Coperta di pietra d'un parapetto o spalletta d'un ponte e simili.

LASTRA, 8. f. Lastra, e nel dimin, Lastrella, Pietra non molto grossa e di superficie piana Lavagna, dicesi ad una

sorta di pietra che si produce a suolo a suolo, ovvero a falde, e si adopera a coprir tetti.

Per simil. dicesi Di varie cose fatte a guisa delle dette pietre.

LASTRA DE FERO O DE PIOMBо, Falda ; Lamina. V. LAMA.

LASTRE DE VERI, Lastra di vetro o di cristallo Invetriata o Invetrata, dicesi alla Chiusura di vetri fatta all'apertura delle finestre.

LASTRA DE GIAZzo, Lastra di ghiaccio. LASTRE O LASTRONI DE GIA ZZO UNO SORA L'ALTRO, Falde di ghiaccio.

QUEL DA LE LASTRE, Lastraiuolo, l'Artefice che lavora intorno alle lastre. LASTRICÀTO, V. SALIZO.

LASTRÒN, 8. m. Lastrone, Lastra grande. LATA, 8. f. Lutta. V. BANDA.

LATA, detto in T. Mar. Latta, e per lo più Latte al plur. Nome di alcuni pezzi di legname, che incatenano gli alberi ed altre parti delle navi,

LATACAVRE, Uccello. V. TETAVACHE. LATADA, 8. f. Baliato, Il tempo ch'esorcita la balia nell'allattare il bambino. LATADÙRA, 8. f. Baliatico, Prezzo che si paga per allattare un bambino. V. LATADA. LATAR, v. Allatture, Nutrir col proprio Jatte i figliuoli proprii od altrui.

Allatlare o Poppure, vale Succiare il latte della poppa, Prendere il latte.

LATAR A BEVER, Abboccur la zinna col fusco, Gustare il vino come i bambini le poppe.

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EL LATA, Maniera fam. e fig. Egli è nel la sua beva; Ei si gode; Egli gusta o si beu, dicesi del Trattare o Essere in affare di suo genio. V. SBABAZZARSK re in che che sia o di che che siu, vale Goderne, Averne compiacenza. LATARIOL, s. m. Lattaiuolo, Dente dei

primi, che cominciano a mettere quando si LATESIN, add. (forse dal Barb. Lactinus latta. o Laclineus) Ceruleo; Celeste; Cilestro e Cilestrino, Aggiunto di Colore Azzurro è il Colore alquanto più pieno del cilestro, e dicesi anche Turchino

LATE, 8. f. Latte, Da cui si cavano tre sostanze, cioè il Cacio, il Butirro ed il Siero. Latte vaccino; Latte pecorino; Lutte caprino.

QUEL DA LA LATE, V. QUEL.

ESSER ORA DA VOVI ORA DA LATE, V. in Vovo.

Latte di gallina, diciamo anche in dialetto, e vale Del ben di dio; Ogai bene, Cosa rara AVER VOGIA DE LATE DE GALI NA. Aver voglia di ficka fiori, Aver voglie stravaganti.

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Late dei fighi, Lattificio o Lutte, Quell'umore viscoso e bianco come latte, che esce dal picciuolo del fico acerbo colto dal suo albero o da'rami teneri, e dal gambo delle sue foglie verdi e da cose simili.

LATE DEL FORMENTO, O simili. Dicesi che Il grano è in latte, per intendere che non è maturo.

Lalle del pesce, dicesi ad una Sustanza bianca e consistente, come cacio tenero, che si trova ne' pesci maschi al tempo della fregola, e colla quale essi fecondan l'uova che son gettate dalle femmine. Aringhe da latte; Pesce di latte.

LATE MONTA, T. de' Cuochi, ed è una Vivanda ghiotta, fatta di Cavo di latte dibattuto collo zucchero e col rosolio, che leva il capo come quella che noi diciamo PANA. CAO DE LATE, V. CAO.

GROPI DEL LATE, Grumo o Grumetto, I quagliamento del latte o sia il latte assodato nelle poppe. V. Ingrumar.

FAR ANDAR VIA EL LATE A LE DONE, Cansare il latte, Deviarlo dalle poppe.

FAR VEGNÌR EL LATE AI CALCAGNI, delto fig. Far venire la mostarda al naso, Muovere ad ira alcuno.

LEVAR EL LATE, Levar del latte, vale Divezzare i bambini. Levar del latte un figliuolo.

ROBA DE LATE, Lutteruolo, Vivanda fatta di latte; Torta di latte o simile.

ROBA CHE PAR LATE, Lalliginoso o Lalticinoso, Di colore e sostanza simile al latle.

VEDELO DA LATE, Vitello di latte o laltante.

LATE MARZO, detto dalle Donne, Colostro, T. Medico, Il primo latte della donna dopo il parto.

LA XE LATE E VIN, Ella è latte e sangue, Dicesi di persona avvistata e di bel colore.

LATE DE LUNA, s. m. Agarico, Specie di fungo medicinale, che nasce sul Larice. LATERAN, add. T. forense, Laterale. Si chiamano dalle antiche leggi Venete LATERANI, i Confinanti a’beni, quasi a latere. LATERANI, in altro sign. Collaterali, Si dicono Quelli che sono uniti con parentela in linea collaterale. LATERE STAR A LATERE

DE UNO, Stur ai fianchi; Star vicino; Sociare; Praticare; Aver accesso.

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PARLAR LATESIN, detto per giuoco di parola, Lutinizzare o Latinare, Dare una terminazion latina ad una voce d'altra lingua.

LATESIN, s. in. T. de' Beccai, Animella, Uno de visceri dell' animale, bianco e di sostanza molle e spugnosa, che da'medici in latino si dice Glandula. LATESIOL, s. m. T. de' Pesc. V. CIEVOLO e Passera da late, pesci. LATESIÓL, O SONCO, 8. m. T. degli Erholai, Cicerbita o Grispignolo e Sonco, Erba latticinosa da insalata, che piace molto ai Conigli, ed alle Vacche, detta da' Sistematici Sonchus oleraceus. LATICINI, 8. m. Latticinii, e dicesi anche Latticinio, e vale Vivanda di latte. LATIN, s. m. Latino, Linguaggio una volta parlato dagl' Italiani e comune a tutto il mondo conosciuto, ora perduto nell'uso e imparato soltanto da chi lo studia.

Latino, si dice a Composizione che si faccia in lingua latina. Fare il latino.

PARLAR LATIN COME UNA VACA SPAGNOLA, Parlar cuiusso, Dir una sentenza latina affettata Tirar l'orecchie a Prisciano, vale Parlar malissimo il latino.

FAR EL LATIN A CAVALO, Fare il latino a cavallo, cioè Ridursi a far per forza o contro il proprio genio una data cosa.

FAR FAR EL LATIN A CAVALO, Farla bollire e mal cuocere, diciamo di Colui che con superiorità faccia fare altrui ciò che gli Far frullare altrui, vale Violentemente spingerlo a operare.

pare

SPUAR LATIMI, V. SLATINAR.
VELA LATINA, V. VELA.

LATINAÒR, s. m. Voce ant. Latinante o Latinizzante, Che latinizza. Latinista, dicesi a Professore di lingua latina. LATINÈTO, 8. m. Latinuccio; Lalinello, Composizioneella scritta in latino dai principianti.

LATOLA, s. f. T. Agr. Piantone o Pertica, Palone spiccato dal ceppo della pianta per trapiantarsi, che abbia tre anni.

LATOLE DE LA PERGOLA, Cornicelli o Cornelli, Quella traversa che si pone da capo de'broncoui, su per la quale si mandano le viti.

LATOLA DEL TORNO, Telaio, Pertica che col suo elastico fa girare il tornio.

LATOLA, detto a Uomo, Spilungone, Lungo assai. LATOLETA, s. 1. Perlichella, Piccola per8. f.

tica.

LATÓN, 8. m. Ollone; Oricaleo; Rame giallo; Rame alchimiato, Metallo composto di rame purissimo, mescolato colla zelamina. Lato e Lalon sono voci barbariche registrate nel Du Cange, dalle quali è verisimilmente derivata la nostra. LATONÈR, 8. m. Oltonaio; Orafo d'ollv

ne, Che lavora in manifatture d'ottone. Lampanaio, si dice a quell'Ottonaio che fa lampadi; Borchiaio a Quello che fa borchie, scudetti, rosette ele. Botlonaio a Quello che fa bottoni d'ottone. LATONÈRA, 8. f. La femmina dell'Ollonaio, la quale potrebbe dirsi Ottonaia. LATROCINIO

LATRONCINIO) 8. m. Furto, Ruberia semplice. V. LADRONEZZO.

LATÙGA, 8. f. Latluga comune o Laltuga a palla, Erbaggio comunissimo, che fa cesto e si mangia crudo e cotto, detto da' Sitematici Lactuca sativa. Si chiama Lattuca, perchè abbonda d'una specie di lattificio. Se ne distinguono tre sorta, cioè Cupitatu; Tunda; e Riccia o Crespa o Broccoluta. La Crespa, detta da noi volgarmente Rizza fa le foglie crespe, simili a quelle dell' Endivia maggiore. La Tonda, detta da noi semplicemente LATUGA, sparge le sue foglie egualmente a tondo. La Capitata poi, detta da noi CAPUCINA, fa le sue foglie poco differenti dalla tonda, ma queste si serrano così forte insieme, come fanno i cavoli cappucci, onde da molti è chiamata Lalluca cappuccina. Ve n'ha una qualche varietà, e si chiama anche da noi Lalluca Romana, la quale fa le foglie grandi, che poi si dirizzano e stringonsi insieme, facendo un cesto lungo, in cui le legano gli Ortolani in cima e tirangli la terra attorno, e così in breve tempo non solamente si serrano le foglie insieme, ma diventano di dentro bianche e tenerissime a mangiare, e fra tutte le varietà sono più delicate e piacevoli al gusto.

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SIA MALEDETI I Ossi dela Latuga, Specie d'esclamazione scherzevole, esprimente dispiacere o lamento di un dato accidente sgradevole ma di poca importanza ; serve a dimostrare increscimento ma mitissimo e quasi da scherzo. Ben s'intende che tale esclamazione non può essere che scherzevole, giacchè la lattuca non ha nè può aver ossi :

CATIVA LATUGA, Lattugaccia.

LATUGA D'ORTO NOVELO, Modo metaf. Giovanello, cioè Quello di prima età, di verde età, di primo pelo. Essere ancora in erba.

Latuga zentil d'Orto novelo, Maniera aut. figur. per indicare La freschezza di una fanciulla da marito, assimilata alla lattuca fresca d'un orto novello. LATUME, detto in vece di FRESCUSENE, V. LAUDAR, v. Termine molto usato nel Foro sotto i Veneti, Laudare, Approvare: il Confermarsi dal Tribunale superiore una sentenza pronunciata dall'inferiore. Il suo contrario è TAGIår, V.

LAUDEMIO, s. m. Laudemin, T. legale ex Veneto, dal barbarico Laudemium. Specie di Gravezza o Contribuzione, cui era tenuto un nuovo Feudatario al caso dell' investitura del suo Feudo verso il Governo Veneto, di cui riconosceva il diretto dominio,

E Contribuzione non meno che il nuovo

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LAUTER, o Leuter, 8. m. Liutaio, Artefice che fa liuti e strumenti analoghi, come violini, violoncelli, chitarre etc. Questo vocabolo Liulaio ha sempre continuato a tal sorta d'artisti, perchè il Liuto era una volta lo strumento più comune e da essi a preferenza fabbricato― Strumentaio dicesi l'Artefice che fa strumenti musicali. Fabbricator di chitarre.

LAUTÈRA, 8. f. La femmina del Liutaio, la quale, seguendosi l'uso di simili voci così formate, potrebbe dirsi Liutaia. LAUTO, s. m. Liuto o Leulo; Strumento musicale da corde, una volta assai conosciuto anche in Venezia, ma a' tempi nostri disusato. Leggesi nel Dizionario della Musica del Gianelli, che questo strumento fu inventato da un Francese di casa Laut, da cui trasse il nome.

MAGRO COME UN LAUTO, Allampanalo; Magro arrabbiato; Munto; Lanternulo. Agg. ad Uomo secco a dismisura. LAVADA, 8. f. Lavamento; Lavatura.

LAVADA DE PIATI, Rigovernatura.

DAR UNA LAVADA DE TESTA A QUALCUN, detto fig. Lavare il capo ad alcuno colle frombole o col ranno; Dare una buona mano di stregghia o una buona stregghiatura; Dare una canala; Fare un bel rabbuffo colle parole; Dare o Fure una sbarbazzata, una scopatura, un lavacapo, un rovescio.

LAVAGNA, 8. f. o PIERA DA LASTRE, Lavagna, Lastra di pietra detta da' Naturalisti Ardesia, sopra di cui si disegnano ai principianti le figure geometriche. Si adopera principalmente ne' luoghi montuosi a coprire i tetti. Dicesi ancora Pietra lavagnosa; Argilla schistosa mensale o tabulare o tegulare.

LAVAMACHIE, V. CAVAMACHIE e CALZETA. LAVAMAN, 8. m. Lavamane e Lavamani, Arnese di legno con tre piedi, da posarvi sopra la catinella per lavarsi le mani. V. BROCA E LAVELO.

LAVANDA, 8. f. Lavanda e Spigo, Sorta di frutice di foglio e fiore odorifero e aromatico, notissimo, detto da Liun. Lavandula Spica.

LAVANDER, 8. m. Lavandaio, Quello che

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LAVAR I DRAPI, Imbucature, Imbianchire i pannilini.

Lavår i gott, e simili, Sciacquare ; Risciacquare.

LAVAR I PIATI, Rigovernare.
LAVAR LE PIAGHE, Detergere; Purgare;
Nettare; Mondure; Lavare.

LAVARSE LA BOCA DE QUALCÙn, V. Boca.
LAVAR LA TESTA a qualcun, V. Lavada.
Lavarse CO L'ASKO, Inacetarsi,

UNA MAN LAVA L'ALTRA E TUTE DO LAVA LA FAZZA, Una man lava l'altra e le duc il capo, Prov. dinotante che un Uomo ha bisogno dell'altro-LAVARSE LE MAN, Lavarsi le mani d' alcuna cosa, dicesi del Non ne volere assolutamente più impacciarsi.

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CHI LAVA LA TESTA AL MUSSO, O AL ASENO, BUTA VIA LA LISCIA E EL SAON, cioè Chi lava il capo all'asino fa opra affatto perduta, dicesi familiarmente di chi vuol istruire o correggere un ostinato o un imbecille, non suscettibile d'istruzione. LAVATIVO, 8. m. V. SERVIZIAL. LAVAURE, s. f. Rigovernature; Lavatura di scodelle- Sciacquatura, si dice l'Acqua in cui si è sciacquata alcuna cosa.

LAVAURE PER EL PORCO, Imbratto, si dice Quel cibo che si dà al porco nel truogolo. Imbratto da porci.

LAVAZZO, Erba. V. GRAPEGIA. LAVÈLO, 8. m. (coll' e larga) (dal lat. Labellum) Lavamani o Acquaio delle sagristie, È quel luogo dove i Sacerdoti celebranti si lavano le mani.

GALETO DEL LAVELO, V. GALETO. LAVEZÈR, s. m. Voce ant. Calderaio, Ora si dice CalderÈR, V. LAVEZO (colla z dolce) s. m. Laveggio, Vaso di pietra viva fatto al tornio, per cuocervi entro la vivanda in cambio di pentola; esso ha il manico come il paiuolo. LAVİNA, V. SLAVINA. LAVORIÈR, V. LAORIÈR.

LAVRANÈR, O LAVRANO, 8. m. Lauro o Alloro, detto da' Botanici Laurus nobilis. Pianta o Albero odorifero e sempre verde, assai conosciuto e comune in Italia.

LOGO PIEN DE LAVRANI, Laureto Campo piantato di lauri. LAVRANĖTO, 8. m. Allorino, Piccolo Al

loro.

LAVRÈTO, 8. m. Labbricciuolo; Labbruc

cio, Piccolo labbro. Nel plur. Le labbric- | ciuola LAVAÈTI CREMESIxi, Labbra di rubino, cioè Rubiconde, vermiglie. LAVRO, s. m. Labbro, e nel plur. Labbra e Labbri, e poeticamente Le labbia, Estremità della bocca con cui si cuoprono i denti. BUSETA DEI LAVri, Filtro, Quel seno superficiale nel mezzo superiore delle labbra, che soggiace immediatamente al setto dello narici.

AVER I LAVRI SCORTEOAL, V. SCORTEGA. AVER EL DOLCE SUI LAVRI, Aver il mele sulle labbra, Aver maniere dolci.

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AVER EL FIEL SUI LAVRI, Parlare concifatamente, dimostrarsi irritatissimo col discorso, non aprir bocca senza dar a conoscere un'estrema irritazione, o una collera eccessiva.

LAZARETO, 8. m. Lazzaretto, Spedale degli appestati; ed anche Luogo dove si guardano gli uomini e le robe sospette di pesto.

Nel libro sull'Origine delle Feste Veneziane, si pretende che la voce LAZZARETTO sia corrotta da Nazaret, perchè il primo dei nostri due Lazzaretti per la peste del secolo XIV fu piantato nell'Isoletta ov'erano i Monaci di S. Maria in Nazaret. lo vorrei ad onore del Veneziano dialetto che questa erudizione fosse vera quanto quella che per esempio io riporto alla parola Fio; ma vi contrasta il sapere che Lazzaretto chiamavasi in origine lo Spedale destinato a curare i lebbrosi e che Luzzari dicevansi appunto fin dal X secolo i Lebbrosi dal titolo d'una Chiesa ch'era piantata poco fuori di Gerusalemme, dedicata a S. Lazzaro protettore di tali infermi.

NOVA DA LAZARETO, Novella da Lazze. rello, detto met. e intendiamo Novella sospetta, della cui verità convien frattanto dubitare finchè non sia purgata, cioè avverata. Quindi quando si sente raccontare una cosa di recente avvenuta, taluno dice MANDEMOLA AL LAZARETO, ch'è quanto dire Mandiamola allo spurgo; poniamola in contumacia, o in quarantena cioè Dubitiamone. ESSER UN LAZARÈTO, Aver più mali che il cavallo della carretta, dicesi di Chi abbia addosso molte mascalcie e doglie. LAZARIÓI, V. Pomo Lazaridl. LAZARON add. Sudicio; Malvestito

Lazzaroni si chiamano in Napoli i poveri e la plebaglia.

LAZO (colla z dolce) 8. m. Lazzo (pronunziato colle z dolci) Atto giocoso che muove al riso; e Qualunque azione che facciano i Comici per esprimere il lor pensiero.

DAR LAZO IN TEL ZoGo, Dar pasto, cioè Lasciarsi vincere qualche cosa artificiosamente per tirar su altrui.

FAR LAZI, V. FAR sentini, in SeSTIN.

Lazo, con una sola 2, dicesi a Scaltro introducimento o ripiego, od altro accorto modo nel discorso; e quindi Lazeggiare, Usare scaltri introducimenti e curiosi ripieghi nel discorso.

LAZZÈTO, 8. m. Lucciuolo e Lucciolo o Luccioletto e Lacciuoletto, Piccolo laccio.

LAZZETO DA USELETI, V. in Lazzo. LAZZO, 8. m. Laccio, Nodo scorsoio, Sorta di legamento, che quanto più si tira più serra, e che scorre agevolmente volendo stringere o slacciare Accappiare, vale Legare o stringers con nodo scorsoio, e dicesi per lo più dello Some.

Lazzo da picar, Laccio; Capestro; Fune strozzatvia, Quel laccio con cui s'impiccano gli uomini per sentenza della giustizia.

LAZZO DA OSELI, Lacciuolo, e nel dim. Lacciuoletto e Lacciolello, Cappio scorsoio fatto di crine di cavallo, con cui si piglia. no gli uccelli · Soulella, dicesi ai Piccoli lacciuoli da prender colombi Tagliuolo, vale Laccio con cui si pigliano gli animali per li piedi.

FILAR EL LAZZO, V. Filin.

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METER EL LAZZO AL COLO A UNO, detto fig. Mellere la cavezza alla go'a o al collo ad altrui, si dico dell'Obbligar con forza o Violentar alcuno a far una cosa.

LEA, s. f. Limo; Limaccio; Mola; Mel

ma; Melmetta ; Fango attaccaticcio e terra ch'è al fondo delle paludi, de'fossi o de'fiumi.

IMPIANTÀ IN TE LA LEA, Ammelmato, o Ammemmalo; Fitto nella melina. LEAMÀ, add. Letamato ; Concimato ; Letaminalo; Governato, dicesi delle Torre ingrassate col letaine.

LEAMAR, v. Letumare; Alletamare; Lelaminare; Concimure; Conciare; Stabbiare, Governar le terre col letame per ingrassarle.

LEAME O LOAME, 8. m. Lelame; Lilame, Fime; Fimo; Stabbio; Sugo; Stallatico; Concio, Le immoudezze che si ricavano dal regno animale, per uso di concimare le terre.

Concio ben macero o stagionato, dicesi Quello ch'è stato bagnato ed inzuppato dalle pioggie. V. GRASSA.

DEVENTÅR LEAME DE SAGRA, Essere seppellito.

STAGIONAK EL LEAME, Malurare il letame, vale Infracidare.

LEAMER, s. m. Lelamaio; Mondezzaio ; Concimaia, Deposito di spazzature che si raccolgono per uso di concimare le terre

Sterquilinio o Sterquilino, si dice al Luogo dove si fa adunanza di letame Verminaria, dicesi in Toscana ad un Monticello di sugo fatto ad arte nella bassa corte, perchè vi nascano moltissimi vermi per nutrimento delle galline e de' pollastrini, che raspaudo se gli procacciano. LEANDRO, 8. in. Oleandro; Nerio; Rododendro; Alloro-rosa o Alloro indiano, Arboscello che si coltiva anche ne’vasi, di un verde perpetuo, che fa i fiori rubicondi alla maniera delle rose, e odorosi, e che si chiamano Fiori di S. Giuseppe. Fu detto Nerio dal Mattioli, e da Linueo Nerium Oleander.

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LEGALIZÁR, v. Legalizzare, Autenticare, Render degno di fede; e dicesi delle Scritture acciò possano essere riconosciute come legali. V. REGALIZAR. LEGALIZAZION, 8. f. Autenticazione, il legalizzare, l'autenticare una scrittura, un atto e simili. V. anche RegaliZAZION, LEGATIN, 8. m. Legatuzzo, Piccolo legato, di poco valore.

LEGE O LEZE, s. f. Legge.

Lror che sta e vivæ, Legge vivente ; Legge imperante; Legge attuale.

DAL DISORDINE VIEN LE LEGE, Da' cullivi costumi vengono le buone leggi, La loggi nascono dai casi che insegnano a provvedervi.

LA LEGE NO TIEN CONTRO I PATI, I putti rumpon le leggi, si dice A chi adduce una legge contro una cosa pattuita.

LA LEGE VENEZIANA DURA UNA SETIMANA, dicovasi ai tempi del Governo Veneto, Fatta la legge, pensata la malizia, e vale che Il popolo procura sempre di eludere la monte del Legislatore.

LA NECESSITÀ NO GA LEGK, La necessità non ha legge, Prov. che si dice del Farsi lecito per necessità ciò che per legge è illecito.

NO AVER NE LEGE NÈ FEDK, Esser gente di scarriera, Uomini presti al mal faro. Non aver diritto nè rovescio, Non aver carattere.

ESSER DE LA LEGE O OMO DE LA LEGE, Maniera bassa, Esser di calca, vale Esser tristo, furbo, astuto, mariuolo; ed esser Uomo da fare qualsivoglia furfanteria Vale anche Essere compagnone o buon tempone, cioè Uomo gioviale, piacevole e di buon tempo.

LEGENDA, §. f. Leggenda, Storietta dí poco pregio e per lo più favolosa.

EL ME N'HA DA UNA LEGENDA, V. FILA

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mero del più, Legname da abbruciare. Sprocco, dicesi Qualunque legno da ardere. V. LEGNO.

LEONA MORTA, Legname o Legna morticina, dicesi del Legname che si secca naturalmente sul tronco.

LRGNA SKCA CHE FACILMENTE SE BRUSA, Legna seccaticcia o incendevole,

LEGNA VERDE, Verdemezzo, Fra fresco

e secco.

LEGNAGO, Fortezza notissima del Veronese sull'Adige, che si registra pel seguente dettato, Mandar UNO A LEGNAGO, Mandar uno a Legnaia, vale Bastonarlo. LEGNAME, s. m. Legname, Nome universale de' Legni.

LEGNAME MEZO MARZO, Legname fungoso, dicesi per metaf. de' Leguami che per soverchia umidità infracidano.

LEGNAME MORTO, Legname morticino; Seccume; Seccaliccia.

LEGNAME DA BRUSAR, Legname da ardere.

LEGNAME VECCHIO, Legname scommentato, dicesi in Marineria del Legname della nave diseccato dal sole e dai venti.

cio.

LEGNAME DA SEGAR, Legname segatic

LEGNAME DA OPERA, Legname da fabbriche.

LEGNAME SCONTROSO, V. SCONTROSO.
DURO DE LEGNAME, V. DURO.

TRAR DEI LEGNAMI, V. TRAR.
LEGNE, T. Legna.

LEGNERA, 8. f. Legnaia, Magazzino da legne o Massa di legno Calasta, dicesi alla Massa di legni rifessi, d'altezza e larghezza determinata secondo i luoghi. E quindi Accatastare, Far catasta. LEGNO, 8. m. Legno.

Legno facile a ROMPERSE, Legno stiantereccio, Che agevolmente si stianta. LEGNO DA CALZE, V. CAGNÒL.

LEGNO, detto per Agg. ad uomo, Mestolone; Scimunilo ; Stupido. V. PALO. CARGO DE LEGNA VERDE, detto fig. Carico di tenera figliuolanza, TUTO LEGNO, È tutta fava, e vale È la stessa cosa. Come i poponi di Chioggia, tutti d'una buccia o pasta, Le donne sono tutte compagne.

Legno con legno, Grattugia con grattugia non fa cacio o non guadagnu. I TRE LEGNI, la Forca

tre legni, Essere impiccato.

OMO DE LEGNO, V. OмO.

Morire in su

Legno de CampECHIO, V. CAMPECHIO. LEGNO DE GIUDA, Siliquastro comune, detto anche Albero di Giuda. Albero bellissimo per i suoi fiori di color rosso acce8o. Ne abbiamo nel nostro pubblico giardino. Linneo lo chiama Cercis siliqua

strum.

LEGNO DEL BRASIL, V. FERNAMBUCO.

LEGNO ROSA, T. de' Negozianti, Legno rodio o Legno di rose, Sorta di legno che ci vien portato dalle Isole Canarie, ed è chiamato da Linneo Genista Canariensis.

LEGNO SANTA MARTA, Altro legno che ci viene per via di commercio dall' Isola di S. Marta dell'America meridionale, con cui si tinge color di rosa È detto ip sistema da Persoon, Caesalpinia Sappan.

LEGNO SANTO, Guaiaco Legno santo, Sorta di legno che ci vien dall' America, e serve agli usi della medicina e della tintura. È detto da'Botanici Guaiacum officinale.

Legno verzin, Legno Verzino o Brasiletto, Legno americano, detto da' Sistematici Caesalpinia Echinata, che si trasporta in Europa e si adopera per tingere in rosso.

LEGNO ZALO D'OLANDA, Brusilello Giallo? o Sandalo giallo? Altra specie di legno che ci viene in grossi pezzi dall' America, il quale serve non solo per tingere in giallo, ma per lavori d'impiallacciature. Questo legno è dell'albero nominato da linn. Morus Tinctoria.

LEGNO ZALO D'INGHILTERA, detto da' Negozianti SGODANO DE LA GIAMAICA, Altra sorta di Legno, che ci viene per via di commercio e serve a tingere in giallo. Questa pianta fu noininata da Miller Morus Xanthoxylum, ma poi fu riconosciuto esser la stessa del Morus tinctoria di Linneo sopra indicata.

LEGNOSO, add. Legnoso; Tiglioso, Che ha della qualità del legno.

Stopposo e Alido, dicesi delle Rape e dei Ramolacci quando il loro sugo è inaridito.

LEGORIA, s. f. Idiotismo per Allegoria. LEGREZZA, Voce antiq. Allegrezza. LEGRIA, 8. f. Voce bassa, lo stesso che ALEGRIA, V. LEGUME) LEGUMO) 8. m. Legume e Civaia, Nome generico di tutti i grani che nascono coi baccelli, come delle fave, de'piselli, fagiuoli, ceci, lenti, vecce e cicerehie, e che servono a nostro cibo.

LEGÙRO, O LANGURO, 8. m. O LUSERTA VERDB, Ramarro o Lucertolone, Specie di Lucerta con coda verticillata alquanto lunga, con isquame acute e corpo verde. I Sistematici la chiamano Lacerta agilis varietas viridis.

| LEMENTO, Lo stesso che Lamento, V. LEMO, 8. m. (coll' e aperta) Lugno, Lamento senza espressione di parole, voce inarticolata significante lamento compassione vole, che anche dicesi Mugolamento Lagnio o Mugolio è il Lagno conti

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CHIAPAR LENA, Allenarsi, Prender vigore o lena, Avvalorarsi.

LENA, noi diciamo ancora per Voglia; Estro; Destro; Buon umore, Disposizion vigorosa a far che che sia ANCÙO NO GO LENA, Oggi non ho voglia, non ho estro, son pieno di mal umore, di lasciami stare. LENA, (coll' e larga) s. f. Elena, Nome proprio di Donna.

SANTA LENA, S. Elena, Titolare d'una Chiesa e Isola presso a Venezia. LENCA, T. de'Pesc. V. ENCA. LÈNDEGO, 8. m. Indaco, Sugo rappreso che si trae dalla Pianta chiamata da'Sistemat. Indigofera urgentea, col quale si tigne in colore tra turchino e azzurro. I miglior Indaco dicesi Guatimalo, perchè proveniente da Guatimala, paese dell'Amnerica Centrale, tra il Messico e la Columbia.

LENETA, voce ant. che dicevasi per vezzi nel sign. di Elenetta, piccola Elena, Nome proprio di Fanciulla.

LENGAIZZO, add. Linguacciuto. V. SLENGUAZZÓN. È però voce pochissimo usata. LENGUA, 8. f. Lingua, Membro del corpo con cui si forma la voce. Limbello, dicesi per simil.

LENGUA CHE LA PAR UNA BURATA, Lingua di frullone, Che parla a salti e ad iutoppi.

LENGUA CHE TAGIA E CHE CUSE, O CHE PORTA VIA LA PELE, O LENGUA DA VITUPERIO, Lingua che tuglia e fora o che taglia e fende; Lingua lunga; Lingua tabana; Forbicione; Lingua fracida; Lingua serpentina; Lingua nocina ; Lingua più tagliente de' forbicioni, dicesi d' Uomo maligno e maldicente.

LENGUA DA DO, Bilingue, Che ha due lingue, Fallace. Susurroni, diconsi Coloro che tra gli amici seminano discordie.

Lengua grossa, Lingua impacciata, Dicesi a cagione del vino.

LENGUA O BRAZzo de mar, Cala ; Seno, Braccio di mare fra due capi o punte di

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AVER PERSO LA LENGUA, Aver lasciato la lingua a casa o al beccaio, Si dice di Chi sta senza parlare in compagnia di altri.

AVER SU LA CIMA O SUL PICEGO DE LA LENGUA, Y. PICEGO.

CATÀR FORA LA LENGUA, Cavar fuori il limbello; Dar fuoco alla bombarda, Incominciar a parlare. Il suo contrario è Lasciar la lingua a casa o al beccaio.

EROR DE LENGUA, Discorso o Trascorso di lingua.

ESSER BETA DA LA LENGUA SCHIETA, V. BETA.

LIBRO COMPOSTO DE PIÙ LENGUE, Libro Poliglotto.

METER LA LENGUA DA PER TUTO. V. PEZ

ZETA.

NO AVER PELO SU LA LENGUA, Egli ha la

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