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il figliuolo quand'anche in tenera età lo reggesse col parere del vescovo e de' ministeriali, finchè al re non ne fosse pervenuta notizia (4). Una conferma adunque era ancor d'uopo, affinchè il beneficio passasse immediatamente dal padre nel figliuolo: voleva il principe farsene ancora un merito presso il nuovo yassallo: ma già l'uso, volere o no, gliela carpiva di mano.

Sessantaquattro anni (A. 814-888) andò tentennando il trono italico de' Carolingi dalla morte di Carlomagno alla, deposizione e morte di Carlo il Grosso. Nell'888 cadde alfine sotto il proprio peso. Allora due duchi, un del Friuli, l'altro di Spoleto insorsero a contrastarsi le rovine di quell'impero, cui il vassallaggio nelle mani esperte de'maestri di palazzo avea fondato in Francia, e in quelle discordi e imbelli de'Carolingi avea distrutto in Italia.

(1) Capit, Car. Calvi, A. 877. §. 9. 10 (Baluz. t. II. 263);

CAPITOLO SECONDO

La feudalità in Italia fino al Barbarossa.
A. 888-1154.

I. Cagioni, per le quali nel x secolo la popolazione dei liberi indipendenti sparisce, sorge la feudalità, e la milizia resta a cavallo. Vicende della voce Miles. II. Uso della parola feudo. Aspetto generale della feudalità. I beneficii fatti ereditarii. Qual danno ne provenga al feudalismo.

III. Leggi, usi e obbligazioni feudali. Distinzioni de'feudi. IV. Le avvocazie.

V. La feudalità in azione. Le guerre private. La tregua di

Dio. Le torri feudali.

VI. La corte del signore feudale. La scara. La masnada. Vicende di queste voci e instituzioni.

VII. Milizia feudale. Una battaglia. Le fortezze. Gli assedii.

CAPITOLO SECONDO

La feudalità in Italia fino al Barbarossa.

A. 888-1154.

I.

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Settantatrè anni durarono gli intestini contrasti A.88× de'signori italiani, dalla rovina de' Carolingi allo stabilimento della casa di Sassonia: nè giammai prima

dipoi l'Italia moderna fu più indipendente, od infelice. Un Arnolfo, un Guido, un Lamberto, un Ugo, due Berengarii, un Ludovico, un Lotario, vennero mano mano a disputarsi quel trono, che le incursioni de'Saraceni ed Ungheri insanguinavano tuttodi. Pesti, fami, guerre civili, scorrerie di Barbari, oppressioni di tiranno, angarie di principe, rendevano a uom privato la libertà personale, se non impossibile, pericolosa. Già proclamavasi vicino il finimondo; già i popoli guardavansi in volto smarriti, quasichè il suolo fosse per fallire a' loro piè. Fra tanta desolazione, mancando la tutela delle leggi, la sicurezza personale dovea da ciascuno procacciarsi per mezzo di contratti particolari ; e viver libero e ricco non si potendo, immolavasi la ricchezza per assicurare la libertà, immolavasi la libertà per assicurare la vita. Chi si raccomandava, chi si offeriva, chi si dava in vassatico coll'obbligo di seguire il signore alla guerra, chi si vendeva in servitù, chi concedeva a uom più forte parte di sua libertà e sostanza. Altri dopo di avere per eccesso di divozione donato alla Chiesa

terre, case, suppellettili, donavano al postutto la famiglia e se stessi. Altri con più ragionevole consiglio offeriva l'allode a potente signore, per riaverlo a titolo di beneficio sotto il gravame delle obbligazioni feudali. Infelici cambii, che cacciavano indietro di molti lustri i progressi dell'umana civiltà!

Così quella popolazione de' piccoli possidenti già soliti a seguire a piè le bandiere del conte, e quella de'meglio agiati, che senza essere vassalli possedeano pur tanto da militare a cavallo, in un secolo e mezzo di confusioni e dolori sparì. Questi entrarono nel novero de' vassalli e retro-vassalli: quelli s'ascosero nella miserabile schiera degli ascrittizii e dipendenti, sia negli averi e nella persona, sia ne' soli averi. Due risultati di grave momento pella storia d'Italia conseguitarono da ciò:

1o Insieme colla popolazione de' liberi indipendenti, l'autorità comitale a poco a poco scompare. Nelle città il vescovo, che ne è la prima persona, e da qualche tempo vi tiene ufficio di regal messo, e vi possiede immense immunità, e dispone nelle elezioni de'contendenti all'impero, succede al conte, e aggiunge al pastorale spada e bilancia. Il contado viene diviso in feudi ed esenzioni laiche ed ecclesiastiche.

2o Nel medesimo tempo la milizia si fa tutta feudale; gli eserciti s'impiccoliscono; della fanteria, già già diventata vil turba di dipendenti e ministeriali, non si tien conto; le forze degli Stati si computano dalla cavalleria, e la cavalleria ne risolve le sorti. Formano poi la cavalleria i vassalli obbligati fin dai tempi di Carlomagno a cosiffatta mili

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