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nata credenza, che quivi egli intendesse solo a tirar (1) gli Spagnuoli nella concessione del calice; il vero nondimeno fu altro. Addietro contaronsi i lamenti fatti dal Commendone con Cesare per l'opposizione de' Francesi a dichiarar la podestà del pontefice sopra la Chiesa universale: in prova della qual podestà aveagli mostrati varii detti di concilii, e di santi: pregando sua maestà, che sì come avvocato della sede apostolica, la volesse proteggere in causa si giusta. I medesimi ufficii aveva iterati sempre il nunzio Delfino. E benchè l'imperadore da principio rispondesse, che non veniva in acconcio l'involgere il concilio tra le difficultà di tali nodose quistioni; contuttociò essendogli dato a considerare, che non poteva il pontefice mentre si stabiliva la podestà de' vescovi, lasciar che la sua fosse taciuta, massimamente per ostacolo di contraddizione; rivolse l'animo ad agevolarne l'effetto: e scrisse al Drascovizio che ne trattasse co' prelati spagnuoli, i quali erano riputati in ciò per uomini fuori di parte, e non per av

(1) Lettera del Visconti al cardinal Borromeo de' 18 e de' 25 di marzo.

versarii come i Francesi: e facesse veder loro le testimonianze che'l pontefice a suo favor produceva. Espose dunque ciò l'oratore a molti di essi convocati in casa del Guerrero: ed egli, udita la proposta, rispose, che l'allegagione di que' concilii, e di que' padri era superflua con loro i quali ammettevano il sinodo fiorentino: e che però si doveva più tosto usar co' Franzesi. Discioltasi l'adunanza, Bartolomeo Sebastiani vescovo di Patti, un degli Spagnuoli favorevoli a Roma, quindi prese destro di confortare il Guerrero, ch' egli ed altri suoi aderenti scrivessero al pontefice in quel concetto: dichiarandosi conoscitori della sua autorità suprema: il che gioverebbe a purgar la mente di sua santità da qualche sinistra opinione impressale altronde. Ma il Guerrero, ad uso di non curante, sdegnando di procacciarsi con ricercati modi la grazia altrui, rispose: non esser ciò necessario: bastar che 'l papa a suo tempo dalla relazione delle pronunziate sentenze ricevesse chiarezza del vero; soggiugnendo dia egli a noi il nostro; e noi daremo a lui il suo. E qui proruppe in querela, che si dicesse, i vescovi in ri

spetto del pápa essere come i vicarii generali in rispetto de' vescovi; e per tanto che gli uni al pari degli altri fosser movibili ad arbitrio del superiore. A che il Sebastiani: non essersi detto ciò; ma solo che 'l papa potea concorrere con gli ordinarii nelle chiese loro particolari. E il Guerrero che un tal sentimento di cui egli rammaricavasi, era stato, se non espresso a note aperte, almeno significato a bastevole intendimento. E però che stava il Granatese allora di mala disposizione eziandio corporale, non s'avvisò il Sebastiani che conferisse all'opera l'andar più oltra considerando, che per convincere un animo, assai toglie di forza al taglio delle ragioni il rifiuto da lui datone loro poc' anzi quantunque senza ragione.

Intorno al medesimo tempo passò quindi Eleonora (1) duchessa di Mantova, postasi da capo in via per visitare, sì come fece, il padre imperadore in Ispruch. E dopo qualche settimana fu seguita dal duca Guglielmo suo marito (2): il quale però

(1) Una del Visconti al cardinal Borromeo de'25 di marzo 1563.

(2) II Diario a' 15 d'aprile 1563.

non entrando in Trento, nè diè, nè ricevette quelle incomodità, che per la corrotta usanza portano le grandi onoranze non meno all' onorato, che all'onoratore.

Tosto che 'l cardinal di Loreno fu partito da Trento, giunse colà prima il romore (1) e poi la certa novella della pace conchiusa tra 'l re di Francia e i suoi ribelli ugonotti con patti indegnissimi per la corona, c dannosissimi per la religione. Ma la reina, che girava la ruota di quel governo, poneva tutta sua cura in conservare si a se la potenza, la quale in mano femminile troppo vacillava fra l'armi, sì la sicurtà a' figliuoli pupilli, e però soggetti a pericolo non meno per le vittorie de'proprii lor capitani, che de’nemici. E come ciascuno trova ragioni per darsi a credere che sia onesto il fare ciò che per altro vuol fare; riputava ella di non operar nè contra il decoro, operando ciò che valeva per mantenere il potissimo fondamento d'ogni decoro ne' principi, ch'è il dominio; nè contra la religione,

(1) Appare da lettere del Visconti, e del Gualtieri al cardinal Borromeo de'27 di marzo 1563: e i capitoli sono registrati nel Diario a' 17 d' aprile.

mentre con que' pregiudicii minori sottraevala al rischio di maggior piaga che le sarebbe soprastata dal ferro ignudo degli ugonotti. Questa pace sì come opposta ed a' sensi ed a' comodi de' signori di Guisa, e favorevole all'ammiraglio loro inimico, avvenne con pochissima lor participazione (1), e senza veruna soddisfazione. Specialmente il cardinal di Loreno ch'era lontano, ne seppe innanzi l'effetto che 'l trattato. Quindi il Gualtieri s'argomentò d'aprirsi la strada a qualche vantaggio e in assenza del cardinale ne mosse ragionamento coll'arcivescovo di Sans, mostrandogli: quanto male que'signori fossero rimeritati dalla reina: quanto debol filo per attenervisi dovessero riputar la sua grazia: quanto di leggieri potesse avvenire, che facesse lor mestiero di cedere all' invidia, e alla violenza degli emuli, ritirandosi per qualche tempo dal regno: nel quale accidente non rimaner loro più sicuro e più onorato rifugio, che Roma, reggia di quella religione per cui pativano; e nella qual reggia due di loro

(1) Lettere del Gualtieri al cardinal Borromeo de' 25 di marzo, e de' 25 d' aprile 1563.

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