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ed a servigio di Dio. Una simile notizia disse che piglierebbe ancora intorno alle ordinazioni fattesi in pregiudicio della giurisdizione ecclesiastica, con annullarle ove convenisse, e con ricorrere, s'alcun bisogno ne' suoi reami vi fosse, all'autorità del pontefice che sì benignamente gliene offeriva. Sopra 'l concilio, la gravezza dell' affare necessitarlo a maturar la risposta. Il re cristianissimo averlo mandato a richiedere che congiuntamente pregassero sua beatitudine per la celebrazione; e da se essersi chiamati molti uomini dotti de' suoi regni per udirne in sì gran deliberazione il parere. Tardò il re poi molti giorni una tal risposta: e finalmente la rendette; approvando che si convocasse il concilio, e si rimovesse l'ultima sospensione: e profferendo largamente ogni sua forza in promuoverlo.

Mandò il pontefice altri nunzii fuor d'ordine a varii principi cristiani per la stessa celebrazione; prima a'cattolici, indi, come riferirassi, ancora egli eretici. In Francia andò Francesco Lencio vescovo di Fermo, in Pollonia il Canobio. Ma il principal trattamento doveva

farsi con Cesare, i cui stati n'erano più bisognosi, e dal torrente de'quali ricevevano l'inondazione gli altrui paesi: onde a lui gli altri cattolici potentati si rimettevano. A Cesare dunque per titolo di cortesia fu inviato dal papa Marco Sitico (1) de'conti d' Altemps cavalier tedesco suo nipote; a cui diede (2) egli la chiesa di Cassano vacata per la sua creazione, e in altro tempo la porpora: ma sopra i negozii della religione gli fu aggiunto per compagno fra Cornelio Mussi vescovo di Bitonto (3), recando egli a tutti i principi della famiglia cesarea doni preziosi insieme e divoti. Il primiero intento all'andata del Musso fu il racquisto alla religione del re di Boemia: il quale pareva tanto o quanto spruzzato de'nuovi errori, massimamente intorno alla necessità della comunione sotto l'una, e l'altra spezie. Ed a questa impresa parve mira

(1) Appare dalla instruzione data al nunzio Delfino da recarsi appresso.

(2) A'29 di maggio come negli Atti Concistoriali.

(3) Tutto è in lettere dell' Amulio a'29 e a'31 di maggio, e al 1 di giugno 1560.

bilmente adattato il Musso per l'unione in lui della dottrina e dell' eloquenza, composto validissimo di virtù persuasiva nelle materie della fede. E perchè i pontificii avvisavansi che in Massimiliano la volontà concorresse a depravar il giudicio, non confidandosi lui di poter essere eletto all'imperio mentre fosse contrario di quella parte che avea tre voci nella elezione, e che prevaleva nelle forze; il nunzio s' argomentò di mostrargli, che più di favore e di comodo poteva ei promettersi da' potentati cattolici sì stranieri come alemanni. A che dicono aver risposto Massimiliano (1), che antiponeva la sua coscienza ad ogni profitto mondano: parola, ch'inverso di se ottima, nell'applicazione poteva divenir pessima: essendo noto che la pietà è lo scudo delle maggiori impietà, e che sua cuique Deus fit dira cupido. Onde come tra le fattucchierie le più scelerate son quelle ove si adoperano le materie più sacrosante; così tra le apostasie quelle son più ree, dove si profanano i santissimi nomi di (1) Sta in una dell' Amulio a' 10 d'agosto

Dio, e di coscienza per onestarle. E quando ancora per verità l'errore d'un principe in cose di religione fosse meramente nell' intelletto, ciò il renderebbe peggiore, se non a se, al publico; in quella maniera che, secondo Aristotile, sarebbe più nocivo al consorzio umano chi uccidesse e adulterasse giudicando tali azioni esser buone, che consapevole della loro nequizia.

Poco appresso fu mandato a Cesare per nunzio residente Stanislao Osio pollacco vescovo di Varmia; uomo d'eterna memoria e per quello ch'egli scrisse in difesa della fede ne'suoi volumi, e per quello che operò a fermezza di lei nel concilio; dove intervenne con dignità di cardinale, e con podestà di Legato ; chiamandosi comunemente il Varmiese dalla sua chiesa. Occorsero all'Osio intorno alla proposta del concilio da rimettersi in Trento nodose opposizioni mossegli da Ferdinando prima a voce, e dipoi esplicate in una lunga scrittura perch'ei la mandasse al pontefice (1). La somma era

(1) Sta fra le scritture de' signori Borghesi.

questa. Aver Cesare udito dal nunzio l'intenzione del papa intorno al riporre il sinodo in Trento, e'l desiderio d'ascoltarne l'opinion sua, e insieme quella del re cattolico, e del re cristianissimo. Non poter egli negare un'immensa laude a si onorato pensiero : quando confessava ciascuno, il concilio esser l'unica via maestra per condurre la militante Chiesa alla sospirata tranquillità. E quantunque a se fosse cotanto nota la sapienza del pontefice, che'l conosceva non bisognoso nè del consiglio suo nè d'altr'uomo; contuttociò, richiedendo così la santità sua, non voleva egli ricusare d'esporle quel che a gloria di Dio sovvenivagli; sì veramente che sopponeva il tutto al miglior suo giudicio.

Primieramente, essere stata materia di zelante desiderio che questo rimedio si fosse adoperato molti anni avanti per impedir tante ruine e spirituali, e temporali intervenute: nondimeno mettere a meglio applicar la cura tardi che non mai; stando la cristianità così fracassata e disordinata dalla scisma, che senza presto conforto malagevolmente potrebbe resi

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