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o al mattino, vale Sul principio del gior

no.

MATUTINI DE LA SETIMANA SANTA, Uffizii, chiamansi quei che si cantano il dopo pranzo del mercoledì, giovedì e venerdì santo nelle Chiese cattoliche.

BATER DEI MATUTINI, Tenebre, si dice quando alla fine dell'uffizio, spenti i lumi si batte con bacchette, o altro sulle panche per far romore. Batter dell' uffizio. MAUCO, Aggiunto che si usa famil. ne'seguenti dettati.

ZORNADA MAUCA o Tempo mauco, detto altrimenti MESCHIZZO, Tempo nuvoloso, incerto; Tempo umido o piovigginoso, Volto alla pioggia.

COSSA MAUCA O COSSE MAUCHE, Cose che non tengono o non vendono o non hanno gli speziali, cioè Strane, stravaganti

Una cosa da darle del voi; e per ironia, Cosa da darle del messere, Cosa dispregevole Cose stravaganti, fantastiche, assurde, Fuor dell'uso comune o Incredibili Questa è una cosa che zoppica, cioè Che non va bene, che pende a qualche vizio.

MAURAR O MADURAR, V. Maturare; Farsi maturo, Il venir de'frutti a maturazione. MAURAR DE L'Ua, V. Varezar.

MAURAR DE LE BIAVE, Biondeggiare ; Sbiavire.

MAURAR QUALCOSSA, detto fig. Maturare, Fare alcuna cosa con maturità di consiglio.

COL TEMPO E CO LA PAGIA Se mauba le neSPOLE, V. PAGIA.

MAURO O MADURO, add. Maturo; Maturato, dicesi dell'uva e d'ogni frutto ridotto alla sua perfezione. Immaturo o Premaluro è il suo contrario —Mezo mauro, Abbozzaticcio. V. VAREZAR.

OMO MAURO, Maturo, cioè D'età adulta.
ETA MAURA, V. Eri.

REGAZZA MAURA, Ragazza al maritaggio già matura; Zittella o Fanciulla Giovane da marito; Fanciulla viripotente, Atta all' uomo. V. PUTA.

QUANDO EL PERO XE MAURO EL CASCA, Tutte le volpi alla fine si riveggono in pellicceria. Chi astutamente opera male, alla fine capita male.

DE CHI GASTU paura? De la GATA MAURA? Maniera fam. che alcune donne sogliono dire ad un fanciullo timido o peritoso per incorarlo; ed è come se si dicesse: Di chi hai tu timore? Della gatta che dorme? MAZADEGO O MAZENGO (colla z dolce) add.

FEN MAZADEGO, Fieno di maggio, Segato in maggio - FORMAGIO MAZENGO O MASENGO, Formaggio maggiatico, Fatto in maggio, onde si crede che riesca miglio

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tere in caloria un campo. V. GRASSA ● INGRASSAR.

MAZEGNO, V. MAsegna.
MAZENGO, Lo stesso che MAZADEGO. V.

MAZENGO, era voce da' nostri maggiori molto usata ancora nel sign. di Grande; Magnifico; Madornale; Principale - QUESTA XE MAZENGA, Questa è col manico, cioè Cosa straordinaria, Non più sentita GUSTI MAZENGHI, Gusti matti, cioè Sciocchi.

FARGHENE UNA MAZENGA, Farne di marIchiane o di sonore, cioè Rumorose, strepitose.

BOTE MAZENGHE, Bastonate maiuscole, detto per ischerzo, Percosse o Colpi di santa ragione, Grandi.

MAZO, 8. m. (colla z dolce) Maggio, V. MAGIO.

TETAR DE MAZO, V. TETAR.

IMPIANTAR EL MAZO, Piantare il maio, dicesi a quel Ramo d'albero che i contadini in alcuni luoghi piantano la notte delle calende di Maggio avanti all' uscio delle loro innamorate, pieno d'orpello e di nastri, per allusione al futuro matrimonio. Piantare il maio lo disse poi il Casti in sentim. metaf. La sposa vi fu a mezza nona, e questo giovane lavorò il suo terreno ch'era stato tanto maggese, come gli piacque. V. MAZEGA. MAZOR, add. Maggiore. EL MAZOR CONSEGIO. Il maggior consiglio EL PRADELO MAZOR, Il maggiornato. MAZORANA 8. f. Maiorana e Maggiorana ed anche Persa o Sansuco e Amaraco, Erba odorifera, conosciutissima e una volta assai più coltivata. Dicesi anche Persa gentile. Linneo la chiama Origanum Maiorana.

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MAZORENGO, e anticam. MAZORente; add. Maggioringo e Maggiorente, L'uomo principale, Quello ch'è sopra gli altri. Maggioringo della bolla, dicesi in lingua furbesca, al Principe o padrone della Città.

MAZORENGO, dicesi talvolta nel parlar fam. per Maggiorenne, Voce che usasi tra' Legali in vece di Maggiore, cioè Di età maggiore: opposta a Minorenne, d'età minore.

MAZORENGO, detto in lingua furbesca vale l'Amunte; l'Amico della femmina. MAZORİN, 8. m. detto anche MAZARO e MàZORO, T. de' Cacciatori, Germano reale o Collo verde, Il più grande degli uccelli palustri, ed il maschio dell' Anitra selvatica, grande all'incirca come una gallina, con piume di varii colori. È detta da Linn. Anas boschas varietas fera o anche Anas torquata maior. Dicesi MAZORIN da MAGGIORINI (Maggioringhi), così anticamente qui chiamati gli uccelli di questo genere dall'essere i più grandi degli altri. V. A

NARA.

MAZZA, s. f. Mazza; Pestatoio; Pestello; Pestellino, Pezzo di ferro o di legno con cui si pesta nel mortaio. Dicesi Pestellone, se la mazza è grande e di ferro. Leggesi in poesie antiche ALTRIMENTI EL ed è una bella

TO FUSTO VA A LA MAZZA,

met. tratta dalla Nave che quando è frusta vien condannata ad essere smantellata e vuol dire, Altrimenti tu saresti giudicata fuor di stato di servire, e andresti in rovina.

Mazza da pravi, Mazzuolo, Martello con due bocche senza penna, ad uso de'Fabbri.

Mazza del torNO, Gruccia, chiamano i Torniai un pezzo del torno, che regge gli

strumenti con cui si lavora.

MAZZE DA TAMBURO, Bacchette o Mazze. MAZZA DA FAZIÒLA (colla z dolce) T. dei Tessitori, Involgitoio, Bastoni che servono per far girare il subbio ed il subbiello. V. SUBIO.

A CHI PIASE LA MAZZA, A CHIʼL PANDÒLO, V. PIASER E PANDOLO.

Dar zo La Mazza, detto fig. Far la giustizia o la ragione coll' asce o coll' accetta, Decidere all'ingrosso.

Mazza e MazzÈTA, in T. di alcune arti, si dice ancora nel sign. di Bastone o Bastoncello cilindrico.

MAZZA, add. Ammazzato, V. Amazzi. MAZZAGATI, s. m. Mazzagatti, Piccolissima pistola.

MAZZAGNÀO, Idiotismo della bassa gente,
Peggior. o piuttosto Diminutivo di Maz-
zio, V. Mazzi.
MAZZAMENTO, 8. m. Ammazzamento;
Uccisione; Interfezione.

MAZZAMENTO DEL PARE O DE LA MARE, Parricidio, Patricidio e Matricidio; DE LA MUGIER, Usoricidio; DEL FRADELO, Fratricidio; D'UN PUTIN, Infanticidio. E quindi Parricida; Patricida; Matricida; Usoricida; Fratricida; Infanticida, gli Autori di tali misfatti.

MAZZAPEOCHI, V. in DɛO.
MAZZAPORCELI, s. m. Scannaporci, Co-
lui che ammazza i porci.
MAZZAR, v. Ammazzare; Uccidere.

Macellare, dicesi l'Ammazzare le bestie come i buoi, i vitelli; Scannare dicesi di alcuni altri animali da macello.

MAZZAR UNO, detto fig. Ammazzare uno, vale Ristuccare, Infastidire, Apportar tedio, Riuscir molesto Tagliar altrui le gambe, Impedir l'avviamento, l'esito di che che sia; ovv. Disanimare; Scorare; Avvilire.

MAZZAR UNO, dicesi esageratamente del Sopraffare o Soverchiar con parole - Co QUELE SO CHIACOLE EL M'HA MAZZA, Cơn quelle sue chiacchiere mi ha sopraffatto o soverchiato o avvilito e simili.

MAZZAR DO OSELI CO UNA SCHIOPETADA, O IN T'UNA VOLTA, detto fig. Macinare a due palmenti, Guadagnare colla stessa cosa o col modo stesso doppiamente.

MAZZAR LA BAZA, T. di giuoco, Ammazzare, vale Prendere con carta superiore le carte inferiori dell'avversario; ma più particolarmente diciamo del far propria la bazza pigliata dal compagno, come nel giuoco dell' Ombre, ed anche nel Tresette.

MAZZAR L'OCHIO, Velar l'occhio, Addormentarsi leggermente.

MAZZARSE UN PER L'ALTRO, Trauccidersi, Ammazzarsi gli uni cogli altri.

MAZZARSE IN T'UNA Cossa, Ammazzarsi in che che sia, Affaticarsi assai. V. SGOBARSE e SNOMBOLARSE.

MAZZEMO UN TURCO, Locuz. di gergo, introdottasi verisimilmente nel tempo in cui i Veneziani erano in guerra coi Turchi, e voleva dire, Facciamo un brindisi. MAZZASÈTE, (coll' e larga) s. m. Ammazzasette, che anche dicesi Cospettone; Bravaccio; Smargiasso, Uomo che fa il bellumore ed il prepotente.

MAZZASETE E STRUPIA QUATORDESE, dicesi per derisione di alcun bravaccio, Egli vuole ammazzar bestie e persone, Quando alcuno si vanta di voler far gran bravure, e non si stima atto a farne veruna. V. BULO e SPACAMONDI.

MAZZÈGA, add. T. agr. Novale, Aggiun

to di quel Campo che dopo un dato giro di lavori o coltivazioni, si lascia in riposo, che dicesi anche Maggèse. MAZZÈTA, 8. f. Mazzeta db azzв, Malassella o Matassina di accia; Gavetta.

MAZZETA DE CORDE DA MUSICA, Gavetta. Il mazzo contiene 30 corde, e la Mazzetta quindici.

Mazzete da merli, Piombini, Legnetti lavorati al tornio, ai quali s'avvolge refe, seta etc. per farne cordelline, trine, giglietti ed altro.

MAZZETA, quasi MAZZÈTO diminut. di Mazzo, detto fig. chiamansi ne' nostri Ergastoli, il Danaro che si risparmia o si sottrae ogni giorno dalla mercede de' Condannati lavoranti, e che ragunasi per esser loro dato al termine della pena. Sotto questo signif. potrebbe dirsi Gruzzolo o Gruzzo, ch'è Quantità di danari raggranellati o ragunati a poco a poco. MAZZÈTO, 8. m. Mazzetto; Mazzatello; Mazzolino; Mazzuolo, Piccolo mazzo di che che sia. Mazzolino s'intende assolut. di Fiori.

MAZZÈTO DE ZARIESE, Incannata. Far mazzeti, Ammazzolare. MAZZIÈR, 8. m. Mazziere, Quegli ch'è destinato a sorvegliare al buon andamento delle feste pubbliche.

MazziÈr de le PROCESSION, Ramarro, si chiama Colui che regola la marcia delle processioni.

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MAZZIÒLA, s. f. T. de'Cesellatori, Mazzetta, Sorta di martello grosso da Cesellatori BATER A MAZZIOLA, Battere a mazzetta, è il Battere che fanno coloro che lavorano figure, vasi o altro di piastra d'argento.

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MAZZOCA DE CAVELI, Mazzocchio, dicesi propr. di Quantità di capelli legati tutti insieme in un mazzo. E s' appropria ad ogni altra cosa simile.

MAZZOCA DE TESTA, Testa; Mazzocchio, Dicesi tanto della testa grande d'un uomo, come per iperbole della Fava del pene, di cui anche si dice Mazzapicchio o Membro pannocchiuto.

MAZZOCHE DE GAMBE, Mazzuole o Gambe mazzuole, T. di Mascalcia, Diconsi le Gambe del cavallo, che sono divenute tonde ed enfiate per eccesso di fatica.

MAZZOCHE DA CORDONI, T. Fam. Mazze, Specie di piombini di legno ma più grossi, a' quali s'avvolge refe o simile per far cordoni.

MAZZOCOLA, add. Mazzocchiuto ; Pannocchiuto, Dicesi d'ogni cosa grossa in punta quasi a guisa di pannocchia. MAZZOLA, 8. f. Mazzuola, Piccola mazza.

MAZZOLA, detto in T. de' Pescatori valligiani, Mazzuolo, Specie di Maglio d'elce di forma quadra ed atante, con lungo manico di cornio, che serve per battere le teste de' cannicci, onde affondarli nel fango e fare il cannaio per la pesca. V. COGOLERA. MAZZÒLA DA LIN, Scotola, cioè Quel legno col quale si rompe il liao o il canape prima di pettinarlo, per cavarne le lische. E quindi Scotolare.

MAZZOLO, s. m. Mazzuolo, Martello di ferro semplice, col manico di legno duro, con cui lavorano gli Scarpellini e gli Scultori. V. MARTELINA,

MAZZON, 8. mn. Mazzo grosso, Gran maz

ZO.

MAZZÒN, detto in T. de' Tornitori, lo stesSo che PIEGAZZA. V. MAZZONA,. 8. f. Pestone, Pestello grande, Arnese da dirompere. V. Mazza. MAZZÙCO, 8. m. Voce ant. detta metaf. per Zuca e quindi per Testa.

DAR SUL MAZZUco, Dar sulla testa. V. MAL MAZZUCo in MAL. MAZZUCÒN, add. Capassone, Agg. d'uomo duro d'intelletto, di poca capacità. Dicesi ancora Capocchio; Bietolone; Bizzoccone; Scorzone; Babbaccio; Bue; Buaccio. MEA VEGNIR A MEA, Venir a' ferri; Venir a conclusione; Convenire.

TEGNIR A MEA, Tener uno pe' capelli, Tenerlo dipendente — Dar pasto o pastura, vale Pascer altrui di speranze.

TIRAR A MEA, Tirare o Recar acqua al suo mulino, Tirar tutto per sè.

CREPA SCHIATA, L'HA DA VEGNIR A MEA, A suo marcio dispetto io vo' che baci il manipolo, cioè Che si sottometta. MECANICAMENTE, avv.

VIVER MECA

NICAMENTE, Viver di limatura, Vivere industriosamente con ogni poco di cosa. Vivere ristrettamente, miserabilmente; Mangiar male. MECANICO, s. m. Meccanico, si dice chi è professore della scienza meccanico per la quale si misura la resistenza o momento de'pesi, e s'agevola il maneggiarli; e Colui ch'esercita arti meccaniche, a differenza delle arti liberali. Bravo o Mediocre o Cattivo artista meccanico. MECANICO, add. Meccanico, vile, abbietto. Uomo meccanico s'intende D'intendimento corto o limitato, Uomo materiale, di poco ingegno.

ROBA MECANICA, Roba o Cosa mecanica. cioè semplice, rozza, grossolana. MECHIE MECHIATI, T. de' Pesc. V. in

CIEVOLO.

MEDA (coll'e larga), V. META. MEDAGIA, 8. f. Medaglie, si chiamano Quelle monete antiche romane, greche, etrusche etc. che si conservano dagli antiquarii; Medaglie sono pur detti que` pezzi di metallo coniato, che si fanno per onorare qualcuno o per celebrare qualche pubblico avvenimento; ed anche Quelle che si danno in premio dalle accademie, dai collegi etc.

MEDAGIA CO LA TEGNA, Medaglia intartarita, cioè Coperta di tartaro.

MEDAGIA, detto fig. e per ischerzo a persona, Anticaglia, dicesi per derisione di Donna vecchia, ma specialmente di Quella che vuol comparire.

ROVERSO DE LA MEDAGIA, Il rovescio del'a medaglia, Quando si vuol mostrare il rovescio o il contrario di che che sia.

DILETANTE DE MEDAGIE. Medaglista, Chi raccoglie o studia medaglie antiche, che dicesi ancora Antiquario. MEDAGIA MEDAGIOLA )

s. f. Sono nomi aggiunti

che danno i pescatori al pesce Fravolino. V. ALBORO.

MEDE e Mete, Voci antiche, e s'intende i
Pali piantati nella Laguna, per segnare
canali a regola del cammino delle barche,
Meta, Termine.

MÈDEGA O MIEDEGA, 8. f. Medichessa, La
femmina del medico.
MEDEGÀR, v. Medicare e Medicinare.
TORNAR A MEDEGAB, Rimedicare.

MEDEGARLA, Medicare, detto fig. vale Rimediare ad alcun male già fatto, che anche dicesi fig. Ripescare le secchie.

LA XE UN POCO MEDEGADA, detto pur fig. La cosa è alquanto temperata o contemperata, cioè Moderata.

MEDEGARSE COL pelo dei altri, V. PELO. MEDEGHÈTO, 8. f. Mediconzolo; Medicastrone; Medicastronzolo; Mediconzolino; Medicuccio; Succiamalati. E' non saprebbe trovar il polso alle gualchiere. V. MEDEGO.

MEDEGHETO, si dice fam. in sentimento opposto, ad un Medico di qualche capacità e che abbia statura piccola EL XE UN BRAVO MEDEGHETO. Egli è un medico valente anzi che no.

MEDEGO O MIEDEGO, 8. m. Medico.

MEDEGO DE VAGLIA, Medicone, Bravo medico.

MEDEGO DA OCHI, Oculista, Quel Medieo chirurgo che s'applica alla cura delle malattie degli occhi.

MEDEGO DA BUGANZE O MEDEGO MINCHION, Medico coglionico; Medico da succiole, da borse, da fieno, Da poco o da nulla MEDEGO DE LE BESTIE, Veterinario. Dicevasi prima Mulomedico.

MEDEGO DEI CANI, Canattiere, Colui che governa i cani.

CERCAR EL MAL COME I MIedeghi, V. MAL. EL MEDEGO PIETOSO FA LA PIAGA VERGOGNOSA O VERMINOSA, Il medico pietoso fa la piaga puzzolente; La madre pietosa fa il figliuolo tignoso, e vale che Spesso nuoce la soverchia dolcezza.

CHIAMAR EL MIEDEGO DOPO MORTO, IL SOCcorso di Pisa o di Messina, Soccorso fuori di tempo. V. PALUELO. MEDEGOTO, Medico dello Spedale o della nave. V. CELENTE. MEDEMAMENTE, avv. Medesimamente ; Medesimissimamente; Medesimo; Stessamente; Del pari, Parimente.

L'HA VISTO LU Medemamente, Locuz. bassa, Ha veduto anch'egli; Egli medesimo ha veduto; Vide anch'egli co' proprii occhi.

L'È VENUDO LU MEDEMAMENTE, Anch'egli ci venne; e s'intende in mia o in nostra compagnia. MEDEMO, Medesimo. È però idiotismo triviale. Medesmo, s'usa poeticamente. So QUEL MEDEMO, Son quel desso, La stessa persona.

SUL FATO MEDÈno, Sul fatto o Nell'attualità del fatto; Nel punto del fatto VU GERI SUL FATO MEDEMO, Voi stesso era

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vate presente al fatto, aslanie testimonio del fatto.

MEDESINA (colla s dolce) s. f. Medicina. MEDICHEFÈO, Voce fam. e donnesca. DoNA CHE STA SUL MEDICHEPÈO, Donna cerimoniosa, Che sta sulle formalità. È però pochissimo usata.

MEDICINA, add. VIN MEDICINĂ, Vino medicato o Medicinato.

MEDOTO, 8. m. Idiotismo di. chi non sa dir Metodo; e direbbesi per corrispondenza Mitidio, Voce bassa. MEFÈ, (coll' e aperta) Voce antica Veneziana ch'era una Specie di affermazione giuratoria, nel sign. di Per mia fe. MEGALO (dal Greco Megalos Grande) dicono le nostre Donne volgari al Cetriuolo (CUGUMERO) grande, ingiallito e maturo. MEGIARA, 8. f. T. agr. Stoppia o Seccia del miglio, Quella paglia che rimane nel campo sulle barbe del miglio segato. MEGIARINA, 8. f. Migliarola, Pallini piccolissimi di piombo; per caricar gli archibusi e uccidere gli uccellini. MEGIAROLA O MEGIARINA, 8. f. T. Ornit. Strillozzo o Spicchierone e Braviere, Sorta d'Uccello di paretaio, simile in grossezza al Frosone, di becco però più sottile e del colore del Tordo. Linneo lo chiamò Emberiza milliaria. Nel Vicentino è detto BRUSTOLÒN e FISTÒN, e nel Friuli Veneto PETAS. Quest'uccello frequenta i luoghi paludosi e vallivi presso ai fiumi; va a torme numerose; e si posa in terra fra l'erba delle paludi, come le Allodole; la sua carne è buona ma dura. MEGIO O MIOR (coll'e larga) avv. Meglio, Più bene.

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ANDÅR DE BEN IN MEGIO, Prosperare; Migliorare; Andar di bene in meglio. È MEGIO ESSER FERII CHE MORTI, XE MEGIO LA Paura che l'angossa, Egli è meglio cascar dalla finestra che dal tetto; Egli è meglio cader da! piè che dalla vetta; Meglio è vicino da presso che fratello da lungi.

XE MEGIO AVER DO SOLDI DE COGIÒN IN SCARSELA, V. COGIÓN.

XE MEGIO ESSER TESTA D'ANGUELA, che COA DE STURION, Egli è meglio esser capo di lucertola che coda di drago: Egli | è meglio esser capo di gatto che coda di leone.

ÈMEGIO POLENTA A CASA SOA, CHE AROSTO A CASA D'ALTRI, È meglio una fetta di pane a casa sua che nell' altrui abbondar di ricchezze.

MI NO CERCO DE MEGIO DE QUEL CHE GO, Talvolta il meglio guasta il bene, detto per significare, che l'uomo possibilmente quaggiù felice è quello che si limita al presente.

MEGIO INVIDIA CHE COMPASSION, È meglio esser invidiato che compassionato. E MEGIO UN VOVO ANCUO

CHE UNA GALI

NA DOMAN, È meglio un uovo oggi, che una gallina domani; Meglio è fringuello o pincione in man, che tordo in frasca,

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XE MEGIO SUAR CHE TOSSER, V. SUAR.

XE MEGIO UN MOCOLO, CHE ANdàr in luto ▲ SCURO, detto fig. che vale Meglio è avere un marito, qualunque sia, che non aver alcuno.

EL FARIA MEGIO A TASER, Farebbe 'l suo meglio a starsi zitto.

LASSAR SUL MEGIO, V. Lassår.

Se no ti ga de megio, Se tu non hai altri moccoli, cioè Se tu non hai altro assegnamento, cos' alcuna migliore.

CONOSSO EL MEGIO E PO ME TACO AL PEZO, I' veggio il meglio ed al peggior m' appiglio. È il trito Video meliora proboque deteriora sequor.

MEGIO (coll' e larga) Nome comparativo, Meglio; Migliore ; Più buono.

PER VOSTRO MEGIO COMPIASÈVE DE ANDAR VIA, Per vostro migliore compiacetevi di andar via.

EL MEGIO STA IN FONDO, I pesci grossi stanno al fondo, Il meglio per lo più viene in fine.

VOLEU DE MEGIO? Volete di più ? MEGIO (coll' e serrata) s. m. Miglio, Specie di biada minuta notissima, nata da una pianta conosciuta da' Sistematici col nome Panicum miliaceum.

MEGIOLÈRA, V. MEZOLERA.
MEGIÒRA, 8. f. Uccello. V. BEGIÓRA.
MEGIORAMENTO, 8. m. Miglioramento e
Meglioramento, cangiamento di bene in
meglio.

Miglioramenti, si dicono i Ristauri o Bonificazioni che si fanno nelle campagne e nelle case. Alcuni han cominciato ad usare la voce Miglioria, ma è arbitraria.

MEGIORAMENTO, detto per Anguilla grossa, V. BISATO. MEGIORÀR, O MIORAR V. Migliorare o Megliorare.

MEGIORAR CONDIZION O RASòn, Inforzare il suo stato; Inforzar le ragioni. MEGOLÀRIA 8. f. T. de' Tessitori, Crestella, e più comunemente Crestelle nel numero del più, Regoli d' una intelaiatura che servono a fermare i denti del pettine nel telaio. V. FILZA. MEGOLOTO, V. GOMBINA.

MELA (coll' e larga) 8. f. Dicesi comunemente quella Stecca di legno, che usa portare l'Arlecchino. Quindi detta famil. e per ischerzo, significa Brando; Spada; Striscia; Coltello lungo, Ogni arma bianca da punta e taglio, che porta l' uomo a difesa propria o ad ornamento Draghinassa, vale Spada, ma è voce di scherzo.

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MELAMPA, Agg. a Donna, Impacciata; Inciampata; Imbarazzata, Imbrogliata a far che che sia.

In altro sign. Baderla; Monabaderla; Mona merda; Mona poco fila, Buona a Dulla.

MELANZÁNA, 8. f. Melanzana o Melangrana e Petronciana o Petronciano, Pianta nota, che si coltiva annualmente negli orti; i Sistematici la chiamano Solanum Melongena.

MELAR, v. Immelare, Dar sapore di mele, • Condir di mele.

MELAZZO, 8. m. Melassa, chiamasi Quella parte fluida e consistente dello sciloppo che si ha dallo zucchero, dopo ch'è stato raffinato.

MÈLEGA, 8. f. Saggina; Melica; o Melliga o Miglio indiano, Sorta di grano minuto che si semina annualmente, la cui pianta è detta da Linneo Holchus Sorghum. V. MELEGHER.

PAN

Pan de Melega, Pane di saggina MISSIÀ CO LA MELEGA, Pane sagginato. MELEGHÈR o Melegaro, 8. m. Voce agr. Sagginale, La pianta della saggina, che dicesi anche Canna e Culmo della saggina. MELENSÀGINE, s. f. Flemma; Lentessa; Lentore; Un certo adagio, Si riferisce al discorso e vale Tardità affettata o naturale nel parlare. V. MELENSO, GNEGNEO e SMORFIA.

MELENSO, add. Melenso o Milenso, vale in buona lingua Sciocco e Balordo, detto dell'Uomo; ma noi lo diciamo nel sign. di Flemmatico, riferito per lo più ad un parlare tardo e quasi strascicato, contrario ad Affoltato o Avventato.

PARLAR MELENso, Parlare o Favellare collo strascico, si dice di Chi allunga troppo le vocali o ribatte le sillabe o replica le parole nel fine del periodo.

MELENSO altresì diciamo per Agg. a Persona, nel sig. di Svogliato; Maninconico, Di tristo umore.

MAN MELENSE, è maniera ant. met. che va riferita alla persona, e vuol dire Tardo ; Lento; Pigro - Mani benedette è il suo contrario.

MELÈO (coll'e larga) s. m. T. Agr. Melume Specie di nebbia velenosa e adusta, che assai nuoce alle viti ed alle messi. MELESSO, add. (che suona Mezzo lesso) detto per Agg. a Persona, Insipido; Sciocco; Sgraziato; Svenevole; Freddo, e si riferisce alle maniere di conversare e di parlare. Il suo contrario è Desto, cioè Di spiriti svegliati. V. Lesso add.

MELIA, . f. Melia; Perlaro; Albero de' Boerio.

paternostri di s. Domenico ; Sicomòro fatso del Mattioli. Albero detto da' Sistem. Melia Azedarach ed anche Pseudo Sycomorus. Ne abbiamo anche nel nostro pubblico giardino. Quest' albero è nativo della Siria e naturalizzato fra noi. I frutti hanno una polpa fetida, disgustosa, creduta venefica. I noccioli son forati nell' asse ed hanno cinque costole, le quali contengono altrettanti semi; lavati in acqua però e purgati dalla polpa, servono per fare corone e rosarii, donde il nome di Pater nostri. MELIFA, Agg. a Femmina, Schifiltosa o Schifa; Ritrosa, Ripugnante, Spiacevole, Che sdegna ogni cosa Dicesi ancora nel sign. di Dilicata, cioè Di gentil complessione.

MELISSA, 8. f. Melissa, Pianta annuale che si coltiva negli orti, e di cui si conoscono diverse specie. La principale e più ordinaria è quella detta altrimenti Cedronella o Cedornella e Citraggine o Melacitola. Se ne fa per via di distillazione un' acqua che si dice Acqua di melissa. La pianta stessa chiamasi da Linneo Melissa officinalis. MELMA, s. f. T. de' Pesc. Melma o Bellella, Propr. Terra ch' è nel fondo delle paludi de' fossi e de' fiumi; ma s'appropria comunemente al Fango.

CAMPANIEL DE MELNA, detto met. Spilungone; Ciondolone; Tentennone; Fuseragnolo, Agg. a Uomo lungo di statura e maghero. Melma, villaggio sul Sile, ha un campanile lungo e stretto: donde il nome vernacolo. MELODIA. 8. f. Flemma; Tardilà; Lentezza. V. MELENSAGINE.

ONO TUTO MELODIA, Uomo flemmatico, tardo, fatto adagio. V. MELENSO. MELON, 8. m. Popone, Frutto notissimo del genere de'Cocomeri, detto già latin. Pepo o Melopepo, da' Sistematici Cucumis Melo. Il Mellone propriamente detto o Popone d'Egitto, ch' era una volta coltivato come oggidì il Popone, ha i frutti fatti a fuso, di color verde pallido e senza spicchi, di sapore bensì simile al popone ma più scipito, e di cui è quasi spento il seme chiamato da' Sistematici Cucumis Chate. Non è dunque a confondersi il Popone col Mellone; sulla qual differenza anzi leggiamo in uu Sonetto del Burchiello, E fa di comperare un buon popone; futalo ch'e' non sia zucca o mellone. Abbiamo anche dal Mellone la voce Mellonaggine, che vale Scipitezza, grossezza d'ingegno.

MELONI BACHIRI, V. BACHIBI. FATTO A MELON, Spicchiuto, Fatto a spicchi. Palla spicchiuta.

QUEL DAI MELONI, Poponaio, Quel che vende i poponi.

MELON, detto per Agg. a Uomo, Mellone, vale Sciocco, Scipito, Di grosso ingegno.

NASE ST' ALTRO MELÒN, Maniera antiq. metaf. per voler dire Oh sentite quest' altra marchiana ch' io vo' raccontarvi.

MELONA, 8. f. Coccia ; Coccola; Cocuzza; Cipolla, la Testa. V. MELONĖRA.

TAGIAR LA MELONa a qualcùn, Tagliar la cipolla o la coccola ad alcuno, Tagliargli la testa.

MELONCIN, 8. m. Poponcino.

Poponcino indiano o Popone di Gerusalemme o Poponcino di Napoli, chiamasi volgarmente una specie di Popone piccolissimo, il cui frutto è della grandezza d' una mela o di un' arancia, ed è odurosissimo. I Botanici lo conoscono col nome Cucumis Dudaim. MELONCIN DA DO FETE, detto furbesco, le Natiche, il Culo. MELONERA, s. f. Poponaia, Luogo piantato di poponi. Mellonaio si dà per voce agronomica nel Vocabolario del Gagliardi. Se il luogo è piantato di Cocomeri (ANGURIE) direbbesi Cocomeraio. V. ANGURIERA.

MELONERA, dicesi anche figur. per MELOna V. — Avèr qQUALCOSSA PER LA melonèra, Avere un cocomero in corpo, vale Avere alcun dubbio che faccia restare sospeso o timoroso. Aver il cimurro; Aver le lune o la palurna.

VARDAR SE GH' È GNENTE PER LA MELONERA, detto fig. Guardar se siavi qualche racimoletto da spiccare, Che che sia da raccogliere, da trovare; Qualche vantaggino o ripicco, qualche giunta.

MEMINI, s. m. Voce latina, Tientammenle, vale Un ricordo di mano, una percossa, una guanciata etc.

DAR UN MEMINI PRO RECORDO, Dare un ricordo, un tientammente, cioè Un colpo, un pugno.

MEMORIA, s. f. Memoria.

MEMORIA DEBOLE, Memoria labile, debole; Memoria infievolita, infralita — Bona neMORIA, Memoria fedele, pronta, felice. A memoria d'OMENI, ▲ dì de' nati. Mio pare de bona memoria, Mio Padre di buona memoria, cioè il defunto mio padre. VEGNIR ▲ MEMORIA, Venire o Tornare avanti, Ricordarsi.

DAR UNA MEMORIA, Dar un memoriale, Per contrassegno di memoria o per ricordare.

MEMORIA SFAZZAda (quasi ardita) Memoria tenace, dicesi di Quella che difficilmente si scorda di ciò che apprese, che ritiene lungamente e fortemente.

MEMORIAL, add. Voce antiq. Ricordevole; Memorioso.

MEMORIAZZA, s. f. Memoriona, Voce da scherzo, e vale Gran memoria. MEMORIÈTA, 8. f. Memoriuccia, Piccola memoria,

MEMORIETA, Piccolo memoriale. MENADA, 8. f. Menata; Menamento; Menatura; Dimenamento.

MENADA DE PENA, Tirata di penna, Segno qualunque fatto colla penna.

MENADA DE PEDINA, V. Mossa. MENADÈO, V. A MENADÈO,

MENAL, 8. m. T. Mar. Tirante o Menale, chiamasi la Corda che si passa nei paranchini, per tirar i pesi. MENALORBO, 8. m. Lanternone, chiamasi da' Ciechi Colui che gli guida quando tre o quattro s' accordano d'andare insieme. 52

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MENAR I ZORNI, Passare i giorni, la vita, Vivere.

MENAR LA BOARINA, V. BoarinA.
MENAR LA COA, V. Co.

Menir la man, Tener la mano ; Guidar la mano, Quando s' insegna a scrivere.

MENAR O MISSIAR LA POLENTA, Menare, Tramenare o Mestare la polenda o polenta CHI SA MEGIO MENAR LA POLENTA LA MENA, prov. metaf. Chi ha la mestola in mano si fa la minestra o suo modo, cioè Chi comanda o Chi è più pratico degli altri, fa le cose a suo modo.

MENAR LA PORTA ATORNO, Menare il can per l'aia; Star colle mani in mano; Baloccarsi; Donzellarsi, Oziare Far pilastro o pergola, Star fermo senza operare.

MENAR LA TESTA, Scrollare il capo ; Scuoter la testa.

MENAR O REMENår uno per boca, Detrarne; Mormorarne; Sparlare d' alcuno.

MENAR QUALCUN PER EL NASO, Menar per lo naso, vale Aggirare, Abbindolare alcuno

LASSARSE MENÀR PER EL NASO O MENAR A TORZIO, Lasciarsi aggirare come un arcolaio; Farsi girare come un palèo ; Lasciarsi levare in barca.

MENARSE, Dimenarsi; Diguazzarsi, Agitarsi colla persona, Muoversi.

MENARSE TROPO, Atteggiare, Muoversi troppo parlando e gestendo.

MENAR VIA UNO, Arrestare alcuno; Imprigionare alcuno.

MENAR ZO A CAMPANE DOPIE, Menare o Zombolare a mosca cieca; Sonare a martello; Suonare a doppio; Sciorinar colpi, mazzate, ceffate, cazzotti — In altro sign. Allaccare altrui un campanello o Appiccar sonagli ad alcuno, vale Sparlare d'alcuno indiscretamente.

MENAR ZO A CAMPANE DOFIE, dicesi talora d'una sentenza troppo rigida e mal digerita, Dar sentenze all'abbacchiata; Far giustizia col asce o coll' accetta.

VOLTÈLA, MENÈLa o zirèla, Volta, rivolta, dagli, picchia, ripicchia, vale In conclusione, In somma delle somme.

MENAR EL ROSTO, Vo'gere l'arrosto, cioè Lo schidione coll' arrosto al fuoco. MENARELO (coll' e larga) s. m. Menatoio, Strumento qualunque col quale si mena. MENARESSA, 8. f. Agguindolatrice, Che forma la matassa coil' arcolaio o guindolo. MENARESSO, s. f. Menante; Menatore, Che mena.

MENAROSTO, 8. m. Girarrosto ⚫ Menarrosto, voce dell' uso.

TIRAR SU EL MENAROSTO, Caricare il me narrosto. Scaricarsi è il suo contrario.

MENAROSTO, dicesi per disprezzo ad un tristo Oriuolo; assimilandolo al girarrosto. MENAZZO, T. antiq. V. MANAZZO. MENDA, 8. f. Menda; Rimendatura; Rimendo, Congiunzione di parti rotte.

MENDA DE LE MONÈDE, T. di Zecca, Aggiustamento delle monete. V. MENDAÒR.

MENDA è poi voce antiq. e vale Difetto. MENDA, 8. f. chiamano i Doratori quel Pezzetto d'oro battuto, che dopo la doratura mettono in que' luoghi ove la stessa doratura manca. Menda in buona lingua e nel suo primo significato vuol dire Difetto, ma ha non meno il secondo di Rifacimento di danno; e quindi pare che Menda potrebbe usarsi figur. nel sentimento espresso dai Doratori, come usano MENDAR, V.

MENDA, dicevasi in tempo antico fra noi per Biasimo; Critica. - Disse il nostro Calmo: I VOL DAR MENDA FINO AI DUCATI TRABUCANTI, detto metaf. che vale Apporre alle pandette o al sole, cioè Biasimar qualunque cosa, per ottima ch'essa sia. La voce MENDAR O DAR MENDA è propria della Zecca. V. MENDA Del Dizionario. MENDADORA O MENDARESSA, 8. f. Rimendatrice, Colei ch' esercita l'arte di mendare le rotture de' panni Rimendatore dicesi dell' Uomo.

MENDADURA, s. f. Rimendatura, V. MEN

DA.

MENDAÒR, s. m. o Tornidor de zeca, Aggiustatore; nell' uso però dicesi Revisore, Colui che nella zecca aggiusta le monete col peso.

MENDAR, v. Mendare; Rimendare; Far menda; Cucire a pelo, Rimendare un panno intignato.

Mendir le moneDE, T. di Zecca, Rivedere o Aggiustare le monete. V. MENDAÒR. MENDAR, v. detto in T. de' Doratori o METER MENDE, Mendare, essi intendono Rimettere dopo la doratura qualche pezzetto d'oro che manca, correggere i difetti della doratura.

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per lo più da poveri pescatori, il capo o castaldo de' quali chiamavasi Dose dei NicoLOTI, V. Correva per quella parte rapidamente il fiume Brenta, e fu quindi necessario nel secolo XIII di alzarvi un argine che ancora esiste e si dice ARZARE DE S. NICOLÒ. In quest'isola aveva residenza, prima della creazione de' Dogi, un Tribuno, come un altro ve n'era nell' isola opposta di Olivolo (S. Pietro di Castello), già instituiti nell'anno 804. Cessò il Tribuno di Olivolo per la sede Episcopale ivi collocata, ma quello di Mendigola continuovvi, e quando finirono i Tribuni assunse il titolo di Castaldo de' Mendicoli e poi di Doge. Dagli abitanti delle dette due isole Mendigola e Olivolo sorsero poi le notissime fazioni de' Nicolotti e Castellani, che si mantennero fino ai nostri tempi. V. Guera de Nicoloti e Castelani. MENDOSSA, s. f. a MANDOSSA, T. de' Beccai, Coltellaccio, Coltello lungo di lama, pesante e grossolano, di cui si servono i Beccai per tagliare la carne. MENEGA, 8. f. Domenica, Nome proprio di Femmina.

FAR LA MENEGA, Locuz. furbesca e vale Far la polenta. MENEGHELA (coll' e aperta) s. f. Certo giuoco di carte che fassi in compagnia di più persone, nel quale la Carta prevalente col nome di MENEGHELA è il due di spade. MÈNEGO, Domenico; Nome proprio di Uomo. In Toscana il volgo dice Beco per Domenico.

MENELÒTO, T. de' Pesc. V. A Gòn.

MENGHI, Voce furbesca, Bracchi e vale Birri. MENO (coll'e stretta) Sincope di MENEGO, cioè Domenico.

MENOELO. DEO MENOÈLO, V. DEO. MENOÈTO O MENUETO, s. m. Minuetto o Minuet, Sorta di danza nobile, che molto usavasi a' tempi nostri prima del 1797: è poi andata totalmente in disuso. MÈNOLA, s. f. T. de' Pesc. (che barb. fu detto Menolatus e Menomena), Pesce di mare del genere Sparus, di cui abbiamo tre differenti specie, come segue.

MENOLA, propriam. detta, ch' è lo Sparus Moena di Linn. Il suo corpo è allungato, stiacciato ai lati, con una macchia nera per parte, che non oltrepassa in lunghezza il mezzo piede; ed è pesce abbondante e triviale. Quando è piccolo chiamasi PoNTIO O PONTARIOL, dicesi GARIZZO, quando è maggiore; e MENOLA, quando sia giunto al suo perfetto accrescimento.

MENOLA SCHIAVA, Pesce ch'è di colore più azzurro sul dorso; ed è una varietà del superiore. Dicesi SCHIAVA perchè pescasi per lo più nei littorali Illirici detti Schiavoni.

MENOLA BIANCA, detta ancora MARIDOLA e AGÒN, Sparo Smaride, chiamato da Linn. Sparus Smaris. Questo pesce rassomiglia allo Sparus Moena, ma ne differisce per alcuni caratteri specifici. Chiamavasi anticamente dai Veneziani ZiROLO. MENTA, s. f. Menta, Erba o Pianta labia

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