Immagini della pagina
PDF
ePub

duchessa. Avvenne ciò il dì settimo di giugno, mentre il cardinale era in palazzo per entrare in concistoro. Fu anche ritenuto il cardinal di Napoli (1) suo nipote con imputazione, che nell'estremo di Paolo avesse applicati a se alcuni mobili preziosi della camera, e fatti segnare a suo pro alcuni Brevi dal segretario senza commessione del moribundo pontefice. Nella qual causa fu egli specialmente difeso da Marcantonio Borghese avvocato egregio, e padre del pontefice Paolo V, il quale prese un tal nome per gratitudine a Paolo IV, in cui tempo la sua famiglia s'era felicemente annidata in Roma. Fu nondimeno quel cardinale dopo il miserabil fine de' suoi zii condannato ad una multa di cento mila scudi: il qual carico benchè gli fosse alleggiato, e per una graziosa diminuzione del pontefice, e per una spontanea contribuzione del collegio, e per una general compassione del popolo, contuttociò in breve tempo con la mestizia il trasse al sepolcro.

Ma ritornando agli altri più sventurati, diè relazione il pontefice nel conci(1) Diario del maestro delle cerimonie.

[graphic]

storo di quella carcerazione (1), esponendone le ragioni con grande amaritudine e pianto. La causa di tutti fu commessa con ispecial delegazione a Girolamo Federici vescovo di Sagone in Corsica governator di Roma (2), aggiugnendogli, quanto era all' esaminazione de' cardinali, per assistenti otto altri gravissimi lor colleghi. È fama che non tardasse il pontefice a darne contezza al re Filippo mediante il Santacroce ed occorrendo fra questo tempo che'l Canobio mandatogli di Spagna dal nunzio Reverta a'19 di giugno, e però mentre il Reverta ignorava la catastrofe, gli portò le mercedi fatte dal re al Carrafa (3) in grazia del papa, egli ne montò in grand'ira e negò d'aver mai comandato che si chiedessero (4): e il Santacro

(1) A'13 di giugno, come in una dell'ambasciador Amulio al senato, de' 14, nella quale, e in una lettera de' 15, e in altre stanno distesamente i misfatti opposti dal papa a que' due cardinali Carrafi, e da lui successivamente comunicati all'ambasciadore.

(2) Gli Atti Concistoriali a' 13 di giugno, e la sentenza revocatoria di Pio V.

(3) Lettera dell' Amulio al senato a' 13 di luglio 1560.

(4) Lettera dell' Amulio al senato a' 21 di settembre 1560.

ce ricusò poi di comunicare al Reverta i suoi trattati in Ispagna, con aspro sentimento dell'altro. Significò dunque il papa al re con la lingua del Santacroce, che'l Reverta s'era innoltrato sopra i comandamenti nell'ardor delle raccomandazioni: le quali anche gli erano state commesse da lui più ricercate, che spontanee. Che egli fin a quell'ora per la qualità del nunzio, e dell'ambasciadore non avea potuto manifestarsi bene al re. E gli fe noti i due processi fabricati per opera del cardinale a tempo di Paolo, nell'uno de' quali appariva dalla confessione dell'abate Nanni, che il Nanni fosse venuto in Roma con ordinazione de' ministri regii per far insidie di veleno al cardinale, onde tra per questa, e per altre colpe avea perduta la testa e nell'altro intitolato, contra il re Filippo, contenevasi la confessione di Cesare Spina soldato calavrese, come spinto a Roma da'ministri dello stesso re, e con mandato della maestà sua per uccidere il cardinale ed a titolo d'una tale sceleraggine era lo Spina morto di laccio. E con ciò contenevansi in que'processi altri indizii di macchinazioni tramate da Cesare,

e dal re al pontefice, e al cardinale. Le quali enormissime calunnie di que'principi, quasi artificii del Carrafa per infiammar contra di loro l'animo del zio, incredibilmente rinfiammarono contra di lui quello del re. E al Santacroce ancor per istrada furono mandate successivamente nuove cause contra il Carrafa, che'l mostrassero meritevole d'ogni più implacabile sdegno inverso del re, e del papa : come leghe co' Turchi, e co'protestanti a ruina degli Austriaci, delle quali appresso verrà menzione. Il procedimento della causa fu: che'l duca di Paliano inquisito sopra gli annoverati ed altri misfatti, i quali ridirannosi, negandogli nell'esaminazione placida, fu condotto alla rigorosa per trarne la confessione. Ond'egli, come è solito degli uomini dediti al piacere impaurir del dolore, non volle assaggiarlo, e scrisse un memoriale al pontefice, nel quale confessava, oltra l'uccision della moglie, e del Capece, l'ingannevole cambiamento d'una in un'altra lettera nella causa delle galee sforzesche. Perciò che là dove la vera lettera da lui scritta commetteva, ch'essendo nata differenza tra

i ministri francesi, e i fratelli del cardinal Santafiora intorno a que' vasselli, il castellano non vi si frammettesse, ne fu sustituita un'altra, la quale presupponeva, la controversia essere tra'fratelli del cardinale, e i loro ministri. Dal che avvenne, che Paolo IV credesse frode nel Lottino, e nei suoi padroni, e procedesse con la narrata acerbità contra di loro. Scusavasi il duca d'aver ciò fatto per sottrarsi allo sdegno del zio, e non perchè fossero travagliati gli Sforzeschi, e s'alterasse il pontefice contra gl'imperiali: com'era seguito per opera del cardinale, da cui diceva d'aver sostenuto inganno. Esponeva altresì le calunnie da lui e tentate contra il Colonna, e poste in esecuzione contra il suo dependente: le quali non meno ascriveva ad instigazion del fratello. Mirabile effetto dell' amor proprio, e vedutosi nel primo peccato umano, per alleggerirne se, accusarne come complice ed autore la più congiunta persona.

Al cardinale oltre a' già detti maleficii ne furono imputati altri, ne' quali similmente fu involto il duca aver egli attizzato il zio con fraude a muover guerra

« IndietroContinua »