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Oggi siamo alli XVI; e pure il signor Cesar ancora qui, benchè penso che questa sera ogni modo partirà. Porta cento mila ducati i lettere per lo esercito altro non posso dire p del già detto, se non che è giunto un uomo d l'infante (1) il quale conferma la clade d' gheria, donde questi signori sono restati mol attoniti; e par loro che Austria sia perduta, conoscono quella importanza che insin qui n hanno conosciuta. Qui si crede che il vaivod. di Transilvania cerchi di alzarsi re d'Unghe ria (2) e sia d'accordo col Turco: temesi che il re di Polonia faccia il medesimo aspirando Boemia (3); e se l'infante potesse avere dal Tu co una tregua, potrebbe essere che la pigliasse I Luterani fanno come sogliono (4), e il gras maestro di Prussia ha tolto moglie (5). Di Fran cia è venuto Monsieur di Large aspettato lung mente, quale, per quanto s'intende, non porta altro che quello che ho detto di sopra.

(1) Don Ferdinando, arciduca d'Austria, fratello dell'impe radore.

(2) E lo fu in effetto, essendogli col favore del Tare riuscito di salire a quel trono, e d'esserne coronato alli di novembre 1526. Egli si chiamava Giovanni di Rapulia, con varia fortuna continuò a regnare sino alla morte, che seguì alli 21 di luglio 1540.

che

(3) Il regno di Boemia lo ebbe l'arciduca Ferdinando a ri. guardo della regina Anna sua consorte, ch'era sorella del re Lodovico, e per la stessa ragione fu anche eletto re d'Ur gheria nel 1527 benchè non ne potesse godere il possesso che dopo la morte del vaivoda.

(4) Cioè ribellioni e stragi, come fatto aveano l'anno a tecedente i contadini della Franconia e della Turingia, che, sollevatisi contro de'loro signori, aveano Prese le armi numero di più di 40 mila, e combattuto disperatamente,

(5) Alberto, marchese di Brandeburgo, gran maestro del Fordine teutonico. Come egli, abbracciata l'eresia di Lutero, pigliasse moglie, e come si rendesse signore degli stati del so ordine in Prussia, si può vedere nel Graziani de scriptis in

Al nunzio in Francia (1).

Reverendo e magnifico signore.

Alli 4 di questo ebbi an plico di lettere di

vostra signoria de' 13 di settembre, nel quale erano altre sue lettere, cioè una duplicata de' 16 d'agosto, e un'altra de' 27 dello stesso mese: e rispondendo alla prima dico, che quelle che vostra signoria scrive di aver inviate per mano di Domenico Canigiani, magnifico orator fiorentino, de' 5 e 9 d'agosto insieme con un breve comune al reverendissimo legato e a me, nel quale si commetteva che ci dovessimo governare nelle occorrenze presenti secondo gli avvisi nostri, non sono pervenute. Vostra signoria potrà veder d'intendere come sieno capitate, poich'ella scrive averle fidate bene. Quanto a quello che scrive in cifra che facessimo intendere all'imperatore: non aver da' nostri principi il mandato di accettare in caso che sua cesarea maestà rispondesse voler entrare nella lega; fecesi senza che di questo fossimo avvisati altramente; perchè in verità niun di noi lo aveva. Del far instanza che senz'altro sua maestà cesarea volendo entrar nella lega adempisse le condizioni e mandasse al suo ambasciatore, che è in Francia, la sua intenzione col mandato per trattare col cristianissimo, non si è fatto; perchè non siamo giunti a questi termini; e quando l'imperator anco.

vita Minerva, lib. XVI, e più ampiamente nella vita del cardinal Commendone, scritta dallo stesso Graziani, (1) Ruberto. Aceiaiuoli.

rà avesse risposto risolutamante volervi entrare, non credo che ad alcun di noi nè al medesiino orator di Francia che è qui, fosse parso conveniente il richieder tal cosa, per non far ridere di noi (1). Non si è mancato di operar di modo che la cesarea maestà conosca, che ciò che si è fatto e si fa qui, tutto è di consenso e unanime volontà de'confederati: ma sarebbe molto necessario che il cristianissimo facesse il medesi mo e non trattasse qui molte cose circa la ri cuperazione de' figliuoli forse senza saputa vostra, e, credo, del papa. Però sarà bene che stiate con gli occhi aperti sopra questo punto; che qui non si mancherà di far quello che si deve. E ben credo che sua cesarea maestà pensava d'aver a travagliare con tutti i confederati; ma infin qui poco ha avuto che fare con Francia, e matico con Inghilterra, il qual non si chiama nè confederato nè conservator della lega fino a quest'ora, di modo che al papa e a'Veneziani ha toccato a travagliare, e non con molta uti. lità, almeno per sua beatitudine; e circa questo non mi occorre dir altro, poichè le cose d'Italia hanno fatto molta mutazione, come averete inteso, e però bisogna far altri pensieri. Circa alla vostra de' 27, perchè poco altro conteneva che lo stato nel quale allora si trovavano le cose d'Italia, per la medesima mutazione poco ancora occorre che dire. Rispondendo a quella de' 13 di settembre, dove vostra signoria mi accusa aver ricevuto una mia de'25 di agosto, nella quale le significava aver ricevuto la sua col breve, e non le dicevo di che dì; dico che

(1) Motteggia la saccenteria dell'Acciaiuoli sopra la quale l'autore si diffonde poi di proposito nel poscritto della let tera seguente,

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può essere facilmente, perchè una breve lettera ch'io scrissi per un uomo dell'ambasciatore di Francia, il quale m'avea dato quella di vostra signoria de'9 di luglio, e stava per partirsi, fu solamente per darle notizia della ricevuta delle sue, nè mi parve necessario, per non avere infino allora negoziato cosa alcuna, nè ancora possibile, perchè 'l messo stava col piede alla staffa, scrivere diffusamente: e portando la mia risposta il medesimo che m'avea dato la proposta di vostra signoria, pensai che potesse far sapere qualera la lettera ch'io aveva ricevuto, e conseguentemente il breve, che fu quello dove nostro signore allegava le cause della guerra escusandosi. Scrissi dappoi diffusamente per un uomo d'Inghilterra, e duplicatamente per un corriero a posta con una de'27 d'agosto, e avvisai vostra signoria di quanto mi occorreva in risposta delle sopraddette de'9 e dell'altre de' 15 e 26 di luglio, che sono tutte quelle ch'io ho avute da vostra signoria e non più, lasciando questo plico, a che ora rispondo; e così, perchè sono avvisato quelle mie per il detto corriero essere capitate, non replico il contenuto in esse. Scrissi ancora per il medesimo corriero degli 8 di settembre come era passata la pratica della intimazione e tutto quello che si era operato in compagnia con quest'altri signori oratori, e le risposte che si erano avute, per il che penso che vostra signoria dovesse restare ben informata del tutto, e conoscere che molto più nociva era la tardanza del cominciar la guerra per parte del cristianissimo e d'Inghilterra, che di mandare la risposta della intie mazione, nè si doveva dilatare così important. cosa con così debile escusazione; che dell'intimar

nostro non si potea aspettare altra risposta di quella che avessimo (1).

Il soprattener le navi in questi mari non fɑ perchè l'imperatore volesse passare in Italia, ma per mandarvì il vicerè, come ha fatto, che alli 24 del passato fece vela con 10 in 11 mila fanti tra spaguuoli e alemanni; e del tutto nostro signore è stato avvisato a tempo e della ve. rità e quando ancora l'imperatore fosse andato in Italia, non era così necessario che sua santità si partisse di Roma, come vostra signoria crede.

La diligenza di avvisare a nostro signore per più vie e modi io la ho fatta mandando le lettere in Italia, il che mi parea più a proposito che man darle in Francia: e il medesimo mi parrebbe di fare quando si aprisse la porta a qualche, accordo tra nostro signore e gli altri confederati con Cesare. Sicchè vostra signoria tenga pur ben avvisato il papa delle cose di là, e veda di fare ch'ei non riceva inganno; perchè in questo va molto l'interesse di nostro signore e di tutta la cristianità; ch'io da canto di qua sforzerommi di far il debito mio, e avviserò vostra signoria di tutto quello, che mi parrà necessario ch'ella abbia da intendere: il resto scriverò a Roma. Già vostra signoria si sarà assicurata che'l reverendissimo legato Salviati non fu ritenuto in cammino, se in Francia non lo ritengono. Le lettere di Roma, che vostra signoria mi manda con questo plico, sono appartenenti alle cose d'Ungheria, e sono del penultimo di luglio però essendo tanto vecchie,

(1) La risposta di Cesare fu, che, essendo questa lega fatta a dirittura contro di lui, non gli pareva onorevole l'entrarvi, che bensi,averebbe dato orecchio alle proposizioni d'una pace generale, qualora essi oratori avessero avuta commissio Re di trattarla.

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