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se con servizio di vostra santità; ch'io spererei, che avesse da esser almeno buon testimonio delle mie azioni, vedendo le presenti e per relazione intendendo le passate; e son certo, che se le trovasse vacue di quello ingegno e industria che nella lettera di vostra santità mi si scrive essersi desiderata in esse, le troverebbe almeno piene di fede e d'ottima intenzione. E se la santità vostra tiene a memoria quando io mi partii dai santissimi piedi suoi per venir in Ispagna, ricorderà, ch'io, come consapevole della tenuità del mio ingegno, le protestai ch'io non mi confidava d'esser sufficiente alla grandezza di questi negozii per altra condizione alcuna, che per il molto desiderio di servire; e che, secondo che molti mi potrebbero superar di sapere e d'ingegno, così niuno mi avanzerebbe d'affezione di buona volontà; però di quanto è colpa della natura, che mi ha prodotto tale, parmi meritar facilmente perdono, massime conoscendo il mio difetto e confessandolo. A questi prelati e grandi di Spagna io non ho mancato continuamente di dire e promettere per parte di vostra santità, e per l'avvenir farò il medesimo, come ella per la sua lettera mi comanda: e veramente tutti meritano esser riconosciuti della divozione e servitù loro verso la Sede apostolica e la persona di vostra santità: e per questo più m'è doluto veder molti di loro, e i principali, tristi e malcontenti d'una cosa che a questi giorni si è pubblicata qui in Burgos per certe lettere venute da Roma; ed è che vostra santità abbia dispensato il marchese d' Astorga per discioEglier il matrimonio tra lui e una figliuola del conte di Benevento: della qual cosa io mi ricordo avere scritto a vostra santità per parte dell'arcivescovo di Toledo, supplicandola a non far

tal dispensa: attesochè si erano sposati per mano d'un vescovo pubblicamente, e coram facie Ecclesiæ, ed erano stati cinque anni insieme, come marito e moglie: e che di questa dissoluzione nasceva ingiuria ad una delle parti: di che tutta Castiglia sarebbe in pericolo di scandalo grandissimo. A M. Paolo d'Arezzo ne parlò il proprio conte di Benevento, al quale non si è data questa nuova, perchè egli sta gravemente infermo, e si dubita, che, presentendo tal cosa, il dolore debba ammazzarlo: sentendone ancor gran dispiacere Don Giovanni Emanuello, il quale è stato così gran parziale di vostra santità, come quella sa e io ho veduto per li tempi passati e veggo ora più che mai : e, secondo che dice, perchè quella gli avea dato qualche speranza di non farlo: e, oltre a lui, hanno interesse in questo negozio gli arcivescovi di Toledo, e di Siviglia, il marchese di Vigliena e il duca dell'Infantaccio, il duca D. Pedro Giron, il contestabile, il duca di Naiara, l'Almirante e molti altri. Pur io penso che vostra santità non l'abbia fatto senza giusta e legittima causa: e così dico a tutti loro. Se io mi sono allargato in questa lettera forse più di quello che si conveniva alla mia servitù verso la santità vostra, la supplico con ogni riverenza che si degni perdonarmi e dar la colpa di questo mio fallo all' estrema passione che io sento per il cumulo di tanti travagli; il peso de'quali io certamente non potrei sopportare, se intendessi che vostra beatitudine non accettasse la mia escusazione, e che restasse mal satisfatta di me; che, quantunque gli altri fastidi tutti sien aspri, quelli che si patiscono non gli avendo meritati, sono quasi intollerabili. Vero è che la ragion vorrebbe, che, poich'io veggio la santità vostra, mio unico signore, e vi.

cario di Cristo in terra, sopportar con forte animo pazientemente una tanto grave calamità, non avendola meritata, io ancora sopportassi, senza dolermi, questo dispiacere il quale, a rispetto del suo, è picciolissimo; ma alla debolezza dell'animo più pesa il minimo che alla somma prudenza e virtuosa fortezza di vostra beatitudine l'infinito. E così spere che quella grandezza di cuore, accompagnata dal soccorso divino, aiuterà vostra santità tanto che vincerà questa procellosa tempesta di fortuna e vivrà molti anni con molta gloria e tranquillità, a servizio di Dio e beneficio de'cristiani; come tutti i suoi devoti servitori desiderano, e io sopra ogni altrọ. E umilmente baciando i santissimi piedi suoi, mi raccomando sempre in sua buona grazia. Di Burgos a' X di dicembre MDXXVII.

Di vostra beatitudine`umiliss, serv. e schiavo ec.

1

.DEL

CORTIGIANO.

LIBRO PRIMO.

ITA di Baldassar Castiglione scritta da Pierantonio Serassi.

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pag. 7

ETTERA del Castiglione a Don Michele de
Silva, vescovo di Viseo.
CAPO I. Proemio intorno alla difficoltà di
scrivere del perfetto cortigiano.

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27

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» 37

>> 39

APO II. Ordine de' ragionamenti di quest'opera. CAPO III. Della città d'Urbino e de'suoi duchi Federico e Guidubaldo di Montefeltro, e della duchessa Elisabetta Gonzaga. Esercizii, conversazione e gentiluomini di quella corte. >> ivi CAPO IV. Si propongono parecchi giuo

chi.

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» 46

CAPO V. Si dà il carico al conte Lodovico da Canossa di formare il perfetto cortigiano.

Delle qualità che deve avere il perfetto cortigiano.

CAPO VI. Nobiltà, ingegno, bellezza, grazia e buona estimazione.

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CAPO VII. Profession dell'arme, virtù che debbono accompagnarla e vizii che dee schivare.

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