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tramonto in quei giorni che l' armata francese da Bonaparte capitaneggiata dopo la presa dell' isola di Malta sulle coste di Egitto era sinonta, un breve sommovimento popolare eccitossi a Catania col pretesto della piccolezza del pane e del prezzo caro de' viveri, e non già una rivoluzione come taluni hanno pensato. Vi fu chi opinò che i novatori nulla perdendo di vista a voler far qua penetrare i sistemi politici da loro ideati sollecitassero il cieeo volgo all' anarchia; onde il 24 giugno 1798 rapiti furono vari camangiari dalle botteghe, ed un magazzino di riso di un cotal Fichera fu vôtato. Ma il principe di Biscari Vincenzo Paternò Castello non degenere da' suoi antecessori a voler tranquillare lo sfrenato popolaccio, tutto il frumento prese a suo conto che erasi compro ad altissimi prezzi dal senato, per quasi la metà del valore panificando, il restante dalla sua cassa mettendovi (1): talchè come il giorno apparve rinviliando il prezzo del pane, levato l'apparente orpello, perfettamente la calma vi si ebbe ristabilita.

ART. 511 Frattanto il nostro monarca Ferdinando dichiarato avea la guerra alla Francia, nel

(1) Fino al 1813 in Catania cumulavasi dal senato e dalla deputazione frumentaria la provvigione del grano per la pubblica panizzazione, la quale dicevasi l'abbasto. ciò era il motore principale della popolesca diffidenza e di questi ad otta ad otta rinnovati tramazzi; dacchè se il grano rin-. viliava di prezzo ne comparivano di già comprate migliaia di salme, e se mai rincarisse non se ne rinveniva da panificarne una settimana.

lo stato pontificio menando seco uno esercito di quasi ottantamila uomini diviso in tre colonne; la prima diretta sopra Roma comandata da lui stesso e dal general Colli; la seconda sopra Fermo solto gli ordini dello allora principe ereditario Francesco e del general Mack; la terza capitanata dal general Naselli e dal conte Rugiero di Dainas fu condotta per mare a Livorno ed Orbitello (1). Le truppe avendo a capo il re, entrarono gloriose in Roma il 29 novembre 1798 (2). Indi però ritraendosi Ferdinando a Napoli, dopo giunto Championet generale della repubblica francese colla sua armata, il ventisei dicembre imbarcossi col suo corteo per Palermo col ministro Acton con Hamilton inviato della Gran Bretagna sopra diversi legui inglesi e portoghesi, lasciando per vicereggente in quelle parti il principe Pignatelli, che poco dopo scantonato, il saggio monarca nel castello di Girgenti confinollo (3). Il senato catanese allora spedì a suoi ambasciadori presso il detto sovrano il duca di Misterbianco Vespasiano Trigona ed il principe di Reburdone Luigi Guttadauro, onde costoro al loro arrivo in quella capitale venuero ricevuti con le onorificenze agl' inviati catanesi riserbate. In conseguenza di che tre anni dopo essi proprî l'onore conseguirono di gentiluomini di camera di S. M.

(1) Borri Stor. d'Italia lib. 14, tom. 5, pag. 25. (2) BOTTA loc. cit. lib. 16, pag. 171.

(3) Al momento che in Sicilia pervenne Ferdinando, te peva le sue veci Tommaso Firrao principe di Luzzi ( NıCASTRO Pragm. tom. 5, pag. 165). Parecchie cose da supersi io wasanderò forvoglia; ma la mia ristrettezza assai deve giustificarmt.

con esercizio; la quale grazia era stata per l'avanti a Vincenzo Paternò Castello principe di Biscari conceduta.

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ART. 512- Imperciocchè il napolitano esercito dal cardinal Fabrizio Ruffo imperato coll' aiuto della Russia Porta Ottomana ed Inghilterra il regno di Napoli riconquistò, il re accomunò onori immensi a Nelson ammiraglio inglese per le sue gloriose azioni in Napoli seguite, quando colà con la sua flotta stanziava, lui concedendo lo stato di Bronte; senzachè il parlamento siciliano il presentò di una spada di brillanti fregiata. Sicchè il re nuovamente in quel cittadone trasferendosi a regolare quella parte de' suoi domini, gente fresca ar→ rolò al valoroso Damas affidandola, all'oggetto che nelle Marche e nella Toscana dritto marciasse. Tutte queste vertigini politiche d'Italia fecero anche sentirsi per poco sì a Catania. Alcuni sciocchi entusiasti, come allora s' intese voce, congiurarono contra la pubblica quiete mulinando far man bassa nel 1801 su tutti i nobili. Il capitano giustiziere Vincenzo Guttadauro barone di Pedag ggi colla sua prudenza scoperse il tutto, sbrancando quel denso velo ed impedendo ogni tramazzo:' onde i rei principali furono sostati e a seconda de' loro misfatti puniti. Contuttochè la pace con la Francia in Firenze il 28 marzo di quell'anno si fermasse, pure l' imperator Bonaparte, vinta la battaglia di Austerlitz credendo di già rotto il trattato, diresse una colonna delle sue vittoriose truppe sopra Napoli, Laonde Ferdinando con tutta la reale famiglia in Sicilia riducendosi nel gennaio del 1806, quel regno di ol

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tre il faro da Bonaparte si diè a suo fratello Giu

seppe.

ART. 513 In così fatta maniera dimorando in questa isola il sovrano volle visitare le principali città: il perchè prima a Messina si trasse, ed indi il 19 aprile del detto anno verso le ore ventitrè a Catania giunse. Entrò a cavallo per la strada etnea ove nel principio presso la casina del Gioeni una vaga porta artificiale vi si era acconciata, scendendo lunghesso la strada stesicorea, sino al duomo là dove il vescovo il clero e la nobiltà lo attendevano indi ad alloggiare in casa del prelodato principe di Reburdone se ne andò. Esprimer non posso a parole il giubilo de' Catanesi nel vedere fralle loro mura il proprio monarca, giacchè il senato i nobili il popolo tutto inimmaginabili dimostramenti di gioia gl' irono facendo; illuminazioni trofei fuochi di artificio feste di ballo furono messi a voler divertire questo amabile principe e intertenerlo. In costrutto merita ricordazione la danza data nel palazzo senatorio trasformato per tale círcostanza in uu vago ed ameno giardino; abilitandovisi gli alunni, del cutelliano collegio a servire da paggi di onore, la maestà del re. Corteggiavano il monarca, il suo vecchio ministro marchese Saratti il principe di Trabia quello di Aci ed altri signori siciliani ed esteri, Per poco careggiarono i Catanesi la sua presenza, avvegnachè dopo visitati la università degli studi il monastero de' benedettini e vari opifici di seta se ne partisse ad otto giorni il 27 aprile, tal guisa di allora innanzi avendo questo sovrano di persona veduta la

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magnificenza di Catania, a guardarla diessi con un occhio più benigno, e a dispensarle distinzioni maggiori.

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ART. 514-In tale incontro i cavalieri dell'ordine gerosolimitano che avendo tralasciata Messina in Catania soggiornavano sin dall' aprile 1804, ebbero l' onore di baciare le reali mani. Scorso qualche anno nel 1807 morendo il gran maestro Tommaso, fuvvi congregato nel convento di s. Maria di Novaluce, loco di loro residenza, il consiglio a provvedervisi la carica del gran magistero; ma non potendo gli animi loro a comunal accordo rivolgere, per luogotenente il balio Guevara crearono. Ta' fratelli militi dimorarono in essa città per lo spazio di anni venquattro fino al 1828, essendone tenuti a partirsi per decreto superiore che da Sicilia licenziavali: il perchè negli stati papali ricovraronsi, ed in Ferrara aprirono il loro

convento..

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ART. 515 Intanto ordini sovrani pressantissimi staluito aveano che tutte le ragazze.settenarie nate da ignoti parenti ad interesse de' rispettivi vescovadi si mantenessero, onde il vescovo di Catania Corrado Maria Deodato in aprile 1807 formò una casa per le medesime, il frutto del rispettivo lavoro per loro dote assegnandole. Avendo siffatto stabilimento un' annua rendita di ducati 1080, avvisi, alimentate quasi centonove verginette; bensì oggi fin quanto non sarà qual instituto provinciale considerato, il comune di Catania deve supplirvi il rimanente alla bisogna. Dippiù la mensa episcopale è stata a forza astretta pagare grani otto

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