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lazzo de'senatori che abitavano colassù per lapidarli. Era allora Roma immersa in una profonda anarchia a tal segno che papa Innocenzo VI. che dimorava in Avignone non trovò altro mezzo per ripararvi che di rispedire Rienzi a calmare le cose: questi tornato fu trascinato dal torrente, e il dì 8 di ottobre 1354 fu assalito nel palazzo capitolino, dove dimorava come capo del commune avendo invano tentato di fuggire travestito incontrò misera morte il suo cadavere esposto a contumelie e trascinato per le strade di Roma fu arso sulle rovine del mausoleo di Augusto. Pochi fatti ulteriori si riferiscono al Capitolio. Sul finire del secolo XIV. esso cominciò ad assumere l'aspetto odierno; imperciocchè l'anno 1394 per testimonianza del Gobelino papa Bonifacio IX. intraprese a fortificarlo di nuovo traendo motivo dalla sedizione de'Banderesi: allora furono costrutte le torri quadrilatere che si veggouo nell'angolo destro del palazzo senatorio a sinistra di chi scende verso il Foro per la strada de'carri, e prova ne sono le armi sue gentilizie che ancora rimangono in alto. Non erano ancora terminati i lavori, allorchè i Romani l'anno 1405 dopo la fazione del ponte Molle si raccolsero nel Capitolio, e prese le armi corsero ad assalire le genti di Ladislao re di Napoli, secondo che narra Leonardo Aretino, ma quel re se ne rese padrone tre anni dopo insieme con tutti gli altri posti fortificati di Roma. In quell'anno medesimo 1405 nella convenzione fatta fra i Romani e papa Innocenzo VII. si stabilì di ridurre il Capitolio in foggia di palazzo, come oggi si vede, ad uso de'giudizii: Capitolium reducatur et reduci debeat ad formam palatii et loci communis iudicii. Questi lavori continuarono interrottamente fino alla metà dello stesso secolo, allorchè papa Niccolò V. li portò a compimento, come rilevasi dal suo nome nel

la faccia del palazzo senatorio che guarda verso il Foro. Circa que'tempi intorno alle falde del Capitolio vedevansi molte picciole chiese, delle quali oggi poche rimangono, e che vengono ricordate dagli scrittori di quel secolo, cioè nel lato che guarda Roma moderna s. Biagio in Campitello detto pure s. Biagio in Scalis presso le scale di Araceli, s. Salvatore in Tellude sotto il palazzo de'Conservatori, s. Andrea in Mentuccia presso Tor de'Specchi, s. Caterina sub Tarpeio nella stessa parte, e s. Maria in Caprino monte, oggi detta in Vincis: dal lato verso la Consolazione s. Salvatore in Statera, e s. Maria della Consolazione: presso l'arco di Severo ss. Sergio e Bacco e dal canto della salita di Marforio s. Niccolò in Clivo Argentarii, e s. Lorenzo della Scesa, oggi s. Lorenzolo. Qui termina la esposizione de' fatti concernenti il Capitolio antico: quello che riguarda lo stato attuale di questo colle famoso verrà ricordato nella parte seconda di questa opera, che tratta dello stato moderno di Roma.

Or venendo alla descrizione topografica, onde possa aversi una idea della posizione e disposizione degli edificii, che anticamente lo vestivano, d'uopo è cominciare dagli accessi, pe'quali vi si poteva salire. Fu notato di sopra, che il Capitolio era la rocca di Roma antica, e ne formava la fronte verso il Campo Marzio: quindi è chiaro che da quella parte non solo non fu accessibile affatto, ma a maggiore sicurezza si fecero lavori, onde potesse resistere a qualunque assalto. Oggi però non è così, e da questo canto è accessibile per molte parti: imperciocchè havvi un cammino coperto, che lo unisce col palazzo di Venezia, opera del secolo XVI, quando per la edificazione di un casino eretto da papa Paolo III. nel giardino di Araceli, si fece necessaria una communicazione con quel palazzo allora papale: havvi

la scala marmorea, che conduce alla chiesa di Araceli, costrutta con frammenti antichi l'anno 1348, come si legge in una lapide incastrata nella facciata di quella chiesa segue la grande apertura della cordonata fatta coi disegni del Buonarroti sotto papa Paolo III: e la via carrozzabile detta delle tre Pile per lo stemma di papa Innocenzo XII. Pignattelli, che la aprì sul finire del secolo XVII: viene poi un sentiero detto della Rupe Tarpea tracciato per commodo degli abitanti dal palazzo Caffarelli e finalmente prima di giungere alla piazza Montanara è la via, che si dirigge all' antica Arx, la quale dicesi de'Saponari, per la prossima chiesa di 8. Maria in Vincis già appartenente a quell'arte, strada che pure fu aperta nel secolo XVI.

per mezzo

Ma dal canto di mezzodì, come quello che era rivolto alla città antica il colle ebbe accessi di vie e di scale fino dai tempi primitivi di Roma, le quali furono tracciate sull' andamento de'sentieri originali, e sulla traccia di queste sono stati mantenuti gli accessi ne' tempi moderni aggiungendone alcuni altri. Frai nuovi sono la strada che dicesi di Monte Caprino che si apre alla estremità della piazza della Consolazione e va ad unirsi alla via de'Saponari descritta di sopra, girando intorno la rupe Tarpea: quella detta via di Monte Tarpeo che comincia con gradini grossolani presso la chiesa di s. Maria della Consolazione e va ad unirsi alla salita antica detta de' Cento Gradi. Questa nuova apertura si fece a traverso le rupi da papa Gregorio XIII. l'anno 1582, siccome si legge nella iscrizione seguente collocata dove si unisce questa via colla salita antica detta de'Centò Gradi:

HINC. AD. TARPEIAM · SEDEM • ET. CAPITOLIA. DVCIT PERVIA NVNC. OLIM. SILVESTRIBVS. HORRIDA. DVMIS

GREGORIVS. X1I. PONT. MAX. VIAM. TARPEIAM. APERVIT

HIER ·
PAVLVS. BVBALVS AEDILIS

ALTERIVS. AEDILIS. SECVNDO

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SEXTO

3

CYRABANT

LXXXII
D
·

Moderno è pure l'accesso, che conduce al Capitolio che partendo dal Foro, e passando presso il tempio esa~ stilo incrocia colla strada di Monte Tarpèo; ma ivi s'immedesima e segue le traccie del Clivo antico: e questo è il solo atto ai carri dal lato del Foro. Antichi però, o per meglio dire sull'andamento di vie antiche sono gli accessi della cordonata e di quella strada scoscesa che mette in communicazione questa colla via di Marforio.

Ho detto, che solo dal canto del Foro il Capitolio fu accessibile per scale, o per vie: ora negli antichi scrittori tre sole se ne ricordano da questa parte cioè i Cento Gradi, il Clivo Capitolino, ed il Clivo Sacro o dell'Asilo. Ma niuno più apertamente di Tacito rischiara questo argomento, il quale nel lib. III. delle Storie c. LXXI. descrivendo la battaglia fra la fazione di Vitellio e quella di Vespasiano mostra come il primo assalto de'Vitelliani si diresse pel clivo capitolino, ma non avendo potuto vincere la resistenza di Sabino che difendeva il Capitolio per Vespasiano, questi si rivolsero agli altri accessi, cioè a quello presso il luco dell'Asilo, ed a quello de'cento gradi, che salivano alla rupe Tarpeia: Erigunt aciem per adversum collem usque ad primas capitolinae arcis fores. Erant antiquitus porticus in latere cLIVI dextrae subeuntibus: cioè il portico del Tabulario a destra per chi sale il clivo capitolino questo fu allora incendiato, e furono bru

ciate le porte del Capitolio, onde Sabino le barricò colle statue, e così impedì ai Vitelliani l'ingresso: allora quelli si rivolsero agli altri accessi : Tum diversos Capitolii aditus invadunt, iuxta lucum Asyli, et qua Tarpeia rupes centum gradibus aditur. Se pertanto tre soli furono gli accessi, pe'quali potevasi salire alle varie parti del Capitolio dal canto del Foro, questi si restringono a quelli, che ne conservano ancora le traccie apparenti, cioè ai due lati del Tabulario nella direzione delle odierna salita delle carozze, e della cordonata e che sono il Clivus Capitolinus, ed il Clivus Sacer, o Asyli degli Antichi e la strada detta via di Monte Tarpeo che si dirigge all'Arx, e che è tracciata sopra i Centum Gradus. Essendo pertanto in questa parte perfettamente di accordo lo stato de' luoghi coll' autorità degli antichi scrittori non rimane ora a maggior dilucidazione che a dimostrare la convenienza de'nomi antichi testè ricordati colle strade attuali, imperciocchè dallo stabilire con precisione la nomenclatura e l'andamento di queste salite antiche dipende la collocazione di varii monumenti, ed il conoscere il nome di alcuni di quelli, che ancora rimangono, cognizione importante per la illustrazione della storia antica di Roma.

Io credo dover cominciare dalla salita dei Cento Gradi, come quella che a varie riprese fasciava tutto il lato del colle, che domina il Foro, intersecando le altre due. Nel passo riferito di Tacito questo accesso viene designato colla frase: qua Tarpeia rupes centum gradibus aditur : quindi è chiaro che questi gradini andavano a terminare presso la rupe Tarpeia, la quale dominava immediatamente il vico iugario, oggi vicolo della Bufala, dove era l'area di Carmenta, che, come si vide, le dava nome, ed il Foro Olitorio corriP. I. 34

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