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VI. Ma ella è pur cosa impossibile l'andar salvo nelle prosperità dall' invidia. Ad Ircano già internamente coceva la gloria de' giovani, e molto più gli pesavano i prosperi avvenimenti di Erode. Oltre a questo i messaggi, che dall' una banda e dall' altra tentavano d' avanzarsi scambievolmente con nuove gloriose di ciascheduno, e molti cortigiani invidiosi, a cui l'accortezza o dei giovani ovvero d' Antipatro dava qualche ombra, l' inasprivan dicendo, ch' egli, cedutane ogni cosa ad Antipatro e a' suoi figliuoli, stavasene colle mani in mano, e col solo nome di re privo d'ogni autorità. E fino a quando durerà in questo errore di volere allevarsi dei re in suo danno? No, essi più non infingono di avere l'amministrazione degli affari; se ne mostrano apertamente, cacciatone lui, padroni. Di fatto Erode, senza pure un suo ordine o una riga di suo pugno, tolta a tante persone la vita; il quale, quando pur non sia re ma ancora privato, dee comparire in giudizio per renderne conto a lui stesso e alle patrie leggi, le quali divietano si dia morte a persona, che non sia giudicata.

aveva

VII. Questi detti a poco a poco accendevano Ircano, il quale dato finalmente nelle furie citò Erode al suo tribunale. Egli tra pei conforti del padre e per la fidanza, che davagli l' operato fin qui, si mise in cammino, dopo ch' ebbe assicurata con guernigione la Galilea. Veniva egli adunque con una forte mano di gente intorno a se, di maniera però, che nè il troppo seguito lo mostrasse voglioso di perdere Ircano, nè il poco gettasselo sprovveduto in mano all' invidia. Ma Sesto Cesare temendo, che il giovane colto in mezzo

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de' suoi nimici non incorresse in qualche disavventura, mandò espressamente intimando ad Ircano, che lo assolvesse dall' accusa già datagli d'omicidio; ed egli, che già di per se v' inclinava, siccome quegli, a cui era caro Erode, il rimanda assoluto.

VIII. Ma Erode credendosi salvo a dispetto del re, si ricolse in Damasco appo Sesto; fermo di non volere più oltre ubbidire, se mai lo chiamassero altra fiata. Intanto i malevoli attizzavano Ircano dicendo, ch' Erode si era partito di là pieno d'ira, e stava disposto ad uscire contro di lui. Dando credenza il re a tali cose non sapeva, che si fare, perchè vedeva, che il suo nimico era dappiù di lui. Ma, dappoichè Sesto Cesare lo creò presidente della Celesiria e Samaria, non solo per lo buon animo della nazione verso di lui, ma perchè formidabile era il suo potere cadde Ircano nell' ultima disperazione e già già lo aspettava sopra di se col

l'esercito.

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IX. Nè andò oltre al vero il suo pensamento. Conciossiachè Erode sdegnato per la sentenza a se minacciata, fatto leva di gente, condussela a Gerusalemme con animo di rovinare Ircano; e lo avria senza fallo eseguito, se il padre insieme e il fratello venutigli incontro non ne avessero rintuzzata la collera, pregandolo, che dovesse la sua vendetta esser paga sol di minacce e terrori, e al re perdonasse, mercè del quale esso era venuto a sì alto stato; che se la citazione in giudizio lo aveva offeso, ben doveva sapergli grado altrettanto d'essere stato prosciolto, e non all'opposito, degli affronti volere soddisfazione, e della ricevuta sa

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lute mostrarsi ingrato. Se poi si voglia por mente, che le avventure moltiplici della guerra sono governate da Dio, alla moltitudine (27) delle sue truppe prevarrà l'ingiustizia della sua causa, laonde non dovere egli sperare bene affatto della vittoria, avendo a combattere con un re, con un suo compagno, e con un larghissimo benefattore, non mai stravagante, se non in quanto per colpa di rei consiglieri sembrava, ch'ora facessegli aggravio. Piegossi Erode a tai detti, avvisando bastare alle sue presenti speranze l' aver mostrato alla nazione ciò, che poteva.

X. In questo levaronsi a gran romore presso Apamea i Romani, e s'accese infra loro guerra civile, perocchè Cecilio Basso pel suo amore a Pompeo ucciso avea Sesto Cesare a tradimento e usurpatane la soldatesca, e gli altri capitani di Cesare in vendetta di tale uccisione erano venuti con tutte le forze alle mani con (28) Basso; a' quali e pe' meriti dell' ucciso e in risguardo del Cesare ancora vivo, ambedue suoi amici, Antipatro pe' figliuoli mandò soccorso. Ma mentrechè si tirava in lungo la guerra, ecco giunge d'Italia Murco (29) successore di Sesto Cesare.

CAPITOLO XI.

Erode è creato procuratore di tutta la Siria. Malico uccide Antipatro con veleno. I tribuni s' inducono a tor di vita Malico.

I. A questo tempo s'apprese inaspettatamente gran guerra d'infra i Romani, perchè Cassio e Bruto insidiosamente tolsero del mondo Cesare dopo tenuto tre anni e sei mesi l'Impero (30). Nato da questa uccisione grandissimo movimento, e divisisi in più fazioni i potenti, ognuno volgeva le sue speranze, dove parevagli più vantaggioso. Cassio pertanto rendesi in Siria per occupare l'esercito, ch' era intorno ad Apamea. Quivi racconciati insieme Basso e Murco, e tra se le legioni dell' uno e dell' altro libera dall' assedio Apamea, e preso egli a condurre l'esercito si aggirava per le città raccogliendo i tributi, ed esigendone più, che le forze di quelle dar non potevangli.

II. Quindi avendo egli imposti anche ai Giudei settecento talenti, Antipatro per timore delle minacce di Cassio ripartì il carico di riscuotere denajo ai suoi figli, e perchè si eseguisse sollecitamente, a parecchi altri più adatti al bisogno, tra' quali ebbe Malico uno dei suoi avversarj: tanto strignevalo la necessità. Primo a raddolcir Cassio fu Erode, il quale dalla Galilea gli recò la sua parte, ch' erano cento talenti, e per questo ebbe luogo tra' suoi amici più cari. Quindi Cassio recando il tardare, che facevano gli altri, a loro colpa si adirò

colle stesse città. Però recate in servitù Gofna ed Emmaus e due altre di minor conto partissi con intendimento ancora d' uccider Malico, perchè non aveva accelerata la riscossione; ma si oppose Antipatro alla rovina di costui e d'altre città, ammansando col presto dono di cento talenti l'ira di Cassio.

III. Non però Malico, dilungato che si fu Cassio, serbò memoria del beneficio d' Antipatro; anzi contro la vita di chi l'aveva salvato più volte, ordì una trama per torsi prestamente dinanzi l'ostacolo, ch' egli poneva alle sue iniquità. Ora Antipatro conceputo timore della possanza e tristizia del reo uomo, passa il Giordano per adunarvi milizia, che il difendesse contro le insidie altrui. Scoperto Malico colla sua sfacciatezza aggira i figliuoli d' Antipatro. Perciocchè ammaliati con molte discolpe e giuramenti Fasaelo custode di Gerusalemme, ed Erode generale delle armi gl' induce a volere intramettersi per lui di pace appo il padre. Di nuovo adunque lo salva Antipatro coll' impetrarne che fece la vita da Murco allora governatore della Siria, il quale aveva già risoluto di uccidere Malico per le novità, a che aspirava.

IV. Rotta poi guerra tra Cassio e Bruto dall' una banda, e il giovane Cesare e Antonio dall' altra, Cassio e Bruto, levato esercito dalla Siria, poichè videro aver conferito gran parte al loro bene Erode, crearonlo per quel tempo procuratore di tuttaquanta la Siria, lasciatogli un buon corpo di fanti e cavalli. Compiuta chè fosse la guerra, permisegli Cassio di farlo. re ancora della Giudea. Ma per Antipatro la potenza e le spe

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