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menta quello del presente Canto: Ch'io possa in te rifletter quel ch'i' penso (4). E qui stesso abbiamo inluia, intuare, immiare (2), e poi incontreremo inlei (3), strani vocaboli ma potenti, e ch' hanno analogia in certi verbali del linguaggio scolastico. L'immiarsi è quasi commentato dal verso: Ond' ella che vedea me si com' io (4); l'intuarsi dice più che quello del Gozzi: Anima intrinsecatasi nella tua. E questi e altri be' passi che rincontreremo per via vengono illustrati dalle sentenze seguenti: I pensieri de' cuori solo Dio conosce, ma altri li conoscono in quanto è ad essi rivelato o per la visione del Verbo, o altrimenti (5). Non vediamo il vero io in te, e tu in me, ma entrambi in quella che è al di sopra delle menti nostre, immutabile verità (6).

Ma s'egli è lecito e debito purgare da taccia di stranezza tutti quasi i modi di Dante che a noi

(1) Terz. 7. (2) Terz. 25 e 27. — (3) Par., XXII, t. 43. (4) Par., I, t. 29. —(5) Som. Sup., 74. (6) Aug. Conf., XII. Della cognizione della coscienza altrui, vedi Som. Sup., 87, 9 2.

paiono strani, e che, chi bene rammenti, hante esempi o uguali o somiglianti nell'uso o del p polo o della scienza; non è però nè debito né lecito ammirare ogni cosa come ugualmente potente, ugualmente elegante; e in ispecialità nella terza Cantica, dove certe bellezze sono più alte che nelle altre due, e che in tutta la poesia italiana ed umana, acciocchè l'ammirazione non sia punerile e peggio, importa notare alcune ineleganze o languori o aridità o dissonanze delle parole e di numero dalla qualità delle cose significate. Ne, parlando del bel pianeta ch'ad amar conforta 1, si può dire bello il periclo e l'epiciclo, e il vagheggiare che egli fa il sole or da coppa or da ciglio (2). E direbbesi verso dell'Ariosto o d'altra più moderno: Le genti antiche nell'antico errore 3. se non che codesto alternare la parsimonia severa alla numerosa abbondanza può talvolta essere pregio che attesta la molta ricchezza sì del sentimento e si del pensiero.

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CANTO X.

Argomento.

Sono nel Sole: quivi le anime de' dotti in istudii divini. Tommaso d'Aquino gli mostra altri teologi e filosofi del suo tempo ed antichi: del suo tempo, Alberto Magno, Pier Lombardo, Riccardo da S. Vittore, Sigieri: e più antichi, Graziano, Beda, Isidoro, Boezio, Orosio, Dionigi Areopagita, Salomone. Da un verso che qui getta sul re degli Ebrei, e da un altro sull'ordine domenicano, coglierà occasione a due lunghe digressioni ne'Canti che seguono. La materia politica già dirada; il cuore fa luogo all'intelletto; le citazioni, i ragionamenti scientifici soprabbondano.

La prima parte del Canto forse lunghetta.

Pur belle le terzine 2, 3, 6, 7, 10; 12 alla 17; 19 alla 22; 25 alla 28; 31, 33, 34, 43, 44, 45, 47, 49.

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1. (L) LO PRIMO... VALORE: Dio Padre.

(L) QUANTO PER mente o per occhio si gira: il visibile e l'invisibile. CH'ESSER NON PUOTE...: chi lo vede non può non conoscere e non amare Dio.

(SL) GIBA. Inf., XXX, t. 45: Per la memoria mi si gira.

(F) GIRA. Boet. La generazione di tutte le cose, e tutto il progresso delle nature mutabili, e quanto muoresi in qualche modo, sortisce sue cagioni e ordine e forme dalla stabilità della mente divina.

3. (L) L'UN MOTO ALL'ALTRO: delle stelle fisse e de' pianeti. — PERCUOTE: rincontra.

(SL) PERCUOTE. Come cetra. Semint.: Percuotendo le corde.

(F) LEVA. Boet.: III: Riguardate lo spazio e la fermezza e la celerità dei cieli, e restate una volta dall'ammirare cose vili. Lactant.: Nessuno è si rozzo ne d'indole tanto fiera che levando al cielo gli occhi, aneorche non sappia qual sia l'Iddio la cui provvidenza regge tutto quel che veggiamo, pur non intenda che una qualche provvidenza ci sia dalla stessa grandezza di queste cose, dal loro movimento e ordine e costanza ed utilità e bellezza e contemperamento; nè poter essere che il tutto con ragione ammirabile e coerente non sia costrutto per un superiore consiglio. MECO. S'alzano al sole, ch' era allora in Ariete. Ai capi d'Ariete e di Libra sono punti dove il zodiaco s'incrocicchia coll' equatore. Le stelle fisse si movono in circoli paralleli

4. E li comincia a vagheggiar nell'arte

Di quel Maestro che dentro a sẻ l'ama,
Tanto che mai da lei l'occhio non parte.

5. Vedi come da indi si dirama

L'obbliquo cerchio che i pianeti porta,
Per soddisfare al mondo che li chiama.

al zodiaco: però dice che il moto delle stelle urta quasi

e s'incontra nel moto de' pianeti e del sole. 4. (L) MAESTRO: artefice. L'AMA: ama l'arte motrice del tutto.

(F) MAESTRO. De Mon.: La natura nella mente del primo motore, che è Dio, è nel cielo siccome in organo, mediante il quale la similitudine dell' eterna bontà si spiega nella materia ondeggiante. Il Cielo è l'organo dell' arte divina, che chiamano comunemente

natura.

5. (L) L'OBBliquo cerchio: lo zodiaco. LI CHIAMA: ne invoca l'influenza,

(SL) MONDO. Georg., I: Mundus ut ad Scythiam, Riphoasque arduus arces Consurgit. CHIAMA. In una parola una personificazione che dà desiderii e voce al mondo. Tibullo, al Nilo dell' Egitto: Te propter nullos tellus tua postulat imbres, Arida nec pluvio supplicat herba Jovi (I, 8).

(F) INDI. Dal circolo dell' equatore si parte il zodiaco, il cui piano taglia obbliquamente il piano dell'equatore a gradi 25, minuti 3. Anon. Il circuito obliquo è un circolo nella spera che interseca il circolo equinoziale... e l'una metade sua china verso settentrione, l'altra verso meriggio: il quale è chiamato zodiaco. Aristotele (De Gener. et Corrupt.) lo chiama circolo obliquo. CERCHIO. Pietro: Il moto universale del nono ciclo, che è il primo mobile, va da oriente a occidente in ventiquattr'ore, s'incontra col moto del circolo dello zodiaco che corre d'occidente in oriente, in giorni trenta e sei ore. E l'incontro è massimo quando to zodiaco si volge nel circolo dell' equatore che dicesi equinoziale.

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6. (L) STRADA TORTA: le orbite de' pianeti varie, influiscono da varie direzioni, e così creano varii effetti nella terra.

(F) TORTA. Ovid. Met., II: Sectus in obliquum est lato curvamine limes. — INVANO. Conv., II, 15: Lo cielo cristallino, o primo mobile, ordina col suo movimento la quotidiana revoluzione di tutti gli altri, per la quale ogni di tutti quelli ricevono quaggiù la virtù di tutte le loro parti. Che se la revoluzione di questo non ordinasse ciò, poco di loro virtù quaggiù verrebbe, o di loro vista. Onde ponemo che possibile fosse questo nono cielo non movere, la terza parte del cielo sarebbe ancora non veduta in ciascuno luogo della terra.... Di vero non sarebbe quaggiù generazione nè vita d'animale è di piante: notte non sarebbe nè dì, nè settimana, nė mese, nè anno: ma tutto l'universo sarebbe disordinato, e il movimento degli altri (cieli) sarebbe indarno. Arist. Met. Il moto diurno è cagione della continuità, ciò della generazione: il secondo moto per lo zodiaco è causa della diversità onde nasce l'alternare del generarsi e del corrompersi.· POTENZIA, I cieli mettono in atto la materia che è solo in potenza.

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ORDINE.

(SL) FOSSE. Non evidente il costrutto. Georg., I.... Via secta per ambas Obliquus qua se signorum verteret ordo,

(F) LONTANO. Se il piano dell'orbita del sole e de' pianeti facesse col piano dell'orbita delle stelle fisse un angolo maggiore o minore di quello che fa, sarebbe turbato l'ordine e in cielo e in terra. Anon. S'egli accedesse di sopra alle stelle fisse, tutte le cose di sotto per frigiditate morrebbero; e se disvendesse al circolo lunave, per la caldezza arderebbono. Aristotele (De Gener. el Corrupt.) dice l'apogeo e il perigeo necessarii alle vite terrene. E il simile in Alberto Magno. Segneri (Incr. X, 5): Intendere questa obliquità è intendere la cifra di tutti gli avvenimenti naturali. -PARTIRE. Conv., II, 5: Tolomeo... accorgendosi che l'ottava spera si movea per più movimenti, veggendo il cerchio suo partire dal dritto cerchio che volge tutto da oriente in occidente...

S. (L) BANCO, a convito. PRELIDA come per saggio. ASSAI PRIMA CHE STANCO: non ti stancherà mai.

(F) LIETO. Anon. Dice il Filosofo: Tutti gli uomini naturalmente desiderano di sapere, o quando l'uomo acquista la cosa ch' egli desidera, ha dilettazione.

9. (L) TI CIBA: pensaci.

(SL) CIBA. Greg. Mor.. Scientia convivium pors Jer., XV, 16: Inventi sunt sermones tui, et comedy cas, et factum est mihi verbum tuum in gladium. Ambr., Pœnit. II, 4: Ne velut semesas verborum nostrorum raulas reliquisse videamur, incoplum pris quamBUT FESvivium. Ilario: Il cibo che è duro s'appresta indema alla bocca di chi è lattante. Conv., I, 4: Volendo lorn 19parecchiare, intendo fare un generate convito di ciò ch's ho loro mostrato: e di quello pane che è mestiere a cont falla vivanda, senza lo quale da loro non potrebb`erste mangiata a questo convito... L'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono compilat; li quali priego tutti che, se il convito non fusse tmtsplendido quanto conviene alla sua grida, che non at mio volere ma alla mia facultate imputino ogni dif tis perocchè la mia voglia di compiuta e cara liberalita e qui seguace. X : Quando a così nobile conrito per a sue vivante, è cosi onorevole per li suoi conritati, u pone pane di biado, e non di formento... - I, 13: 7m po è d' intendere a ministrare le vivande. E nel Traltato II simile metafora, e altrove spesso. Senza senso di sforzo. Par., XXIX, t. 43: Ribari 6 occhi oramai verso la dritta strada. Ma il torcerer la strada dritta, e nè anche la materia che ritore cura, non paiono modi belli. - CURA. Passando ad a soggetto. Georg., III: Hoc satis armentis: superai part altera curæ, Lanigeros agitare greges.

10. (L) LO MINISTRO MAGGIOR: il sole. IMPRENTA impronta. NE: ci.

(F) MAGGIOR. Marz. Capella: Il sole è principe e re della natura. Conv., III, 14: Il sole, discendendo to reg gio suo quaggiù, reduce le cose a sua similitudine di tum Dante, Rime: Con li bei raggi infonde Vita e virlu çuay giuso Nella materia siccome è disposta. Segneri (inct., X, 3): Il sole... come primo ministro nel regno della matura, ci va distribuendo ad ogni ora quanto abbiems da vita... secondo gli ordini che ricevè, da principio, dai suo sovrano. (Il regno e il sovrano non ce li aver messi Dante.) TEMPO. Canz.: La bella stella che tempo misura. Ambrogio: Il sole è occhio del mondo. bellezza del cielo, misura de' tempi, virtù e vigore is tutte le cose nascenti. MISURA. Som.: Misuraust en tempo le cose che hanno principio e fine. Col tempo suransi i moti corporali. Arist.: Misuriamo non $80 il moto col tempo, ma anche il tempo cal mato, perca si determinano a vicenda. Cic. : Homines populariter aw num tantummodo solis, idest, unius astri reditu liuntur.

-

11. (L) CON QUELLA PARTE: l'Ariete. - SPIRE Kra S'APPRESENTA: si leva, e allunga il di.

(F) GIRAVA. Era allora in mezzo a quello spar del cielo dove a ogni grado della sua rivoluzione 3o ticipa il nascere, e presentasi sul nostro orizzont Posta la terra immobile, il sole da un tropico all' ailr dovrà muoversi per una spirale, e le spire per o

12. Ed io era con lui; ma nel salire

Non m'accors' io, se non com' uom s' accorge, Anzi 'l primo pensier, del suo venire. 13. E Beatrice, quella che si scorge

Di bene in meglio, si subitamente Che l'atto suo per tempo non si sporge, 14. Quant' esser convenia, da sè, lucente!

Quel ch'era dentro al Sol, dov'io entrami, Non per color, ma per lume, parvente. 15. Perch' io lo 'ngegno e l'arte e l'uso chiami, Si no direi che mai s'immaginasse: Ma creder puossi, e di veder si brami. 16. E se le fantasie nostre son basse

A tanta altezza, non è maraviglia;

Che sovra 'I Sol non fu occhio ch' andasse.

17. Tal era quivi la quarta famiglia

Dell'alto Padre, che sempre la sazia Mostrando come spira e come figlia. 18. E Beatrice cominciò: Ringrazia,

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14. (L) Quel cu' gli spiriti che. ENTRAMI: entrai. NON PER COLOR, ma per lume: luce pura senza colore. (SL) COLOR. Non la varietà de' colori li faceva risaltare dalla luce del sole o tra sè, ma il grado d' intensità d' essa luce. Per apparire nel sole e' dovevano essere più chiari del sole e l'uno poi era più chiaro o maggiore dell'altro. Tante imagini in una voce. 15. (L) Perch': per quanto.

dopo morte.

Si: così.

VEDER

16. (F) FANTASIE. Conv.: Il nostro intelletto per difetto della fantasia non puote a certe cose salire : però ella vien meno talora all'intelletto,

17. (L) LA QUARTA FAMIGLIA : i Dottori teologi. - CoNE SPIRA E COME FIGLIA la Trinità.

(SL) SAZIA. La Chiesa: Satiasti familiam tuam muneribus sacris.

(F) QUARTA. Dan., XII, 5: Qui... docti fuerint, falgebunt quasi splendor firmamenti : et qui ad justibam erudiunt mullos, quasi stellæ in perpetuas ætersitates, Febo era il Dio della scienza. Anon.: Disse Doroteo, che 'l sole... è significatore di spirito e di sapienza e d'intelletto e d'acquistamento di fede 18. (L) SENSIBIL oggetto.

(F) SOL. Conv., 111, 12: Nullo sensibile in tutto il

19. Cuor di mortal non fu mai si digesto A divozion, e a rendersi a Dio, Con tutto 'l suo gradir, cotanto presto, 20. Com' a quelle parole mi fec' io:

E si tutto'l mio amore in lui si mise Che Beatrice ecclissò nell' obblio. 21. Non le dispiacque; ma si se ne rise Che lo splendor degli occhi suoi ridenti Mia mente, unita, in più cose divise. 22. lo vidi più fulgór' vivi e vincenti

Far di noi centro, e di sè far corona, Più dolci in voce, che 'n vista lucenti. 23. Così cinger la figlia di Latona Vedém talvolta quando l'aere è pregno, Si che ritenga il fil che fa la zona. 24. Nella corte del ciel dond' io rivegno, Si truovan molte gioie care e belle, Tanto che non si posson trar del regno: 25. El canto di que' lumi era di quelle.

Chi non s'impenna si che lassù voli,
Dal muto aspetti quindi le novelle.
26. Poi, si cantando, quegli ardenti soli
Si fur girati intorno a noi tre volte,
Come stelle vicine a'fermi poli;
27. Donne mi parver non da ballo sciolte,
Ma che s'arrestin tacite ascoltando
Finchè le nuove note hanno ricolte.

mondo è più degno di farsi esemplo di Dio, che 'l sole, lo quale di sensibile luce sè prima, e poi tutte le corpora celestiali e elementali aliumina; cosi Iddio se prima con luce intellettuale aliumina, e poi le celestiali e le altre intelligibili. SENSIBIL. Purg. XXXII, t. 5: Per rispetto al mollo Sensibile, onde a forza mi rimossi. 19. (L) DIGESTO: disposto.

(SL) DIGESTO. Vale ai Latini ordinato, e nel medio evo ordinato valeva disposto.

(F) DIVOZION. Som.: La divozione è il principale atto della religione.

20. (L) Lui: Dio.

21. (L) RISE di gioia. DIVISE distrasse.

(F) DIVISE. Som.: L'intelletto umano, non essendo semplice in atto come il divino, compone e divide. Stat. Achill., I: Hue, illuc, diversa mente volutat. 22. (L) VINCENTI l'occhio.

(SL) VINCENTI Conv., II, 7: Certi (corpi) sono tanto vincenti nella purità del diafano, che diventano si raggianti, che vincono l'armonia dell'occhio. En., I: Noctem flammis... vincunt,

23. (L) LA FIGLIA DI LATONA: la Luna. -PREGNO di FIL di luce. ZONA alone.

vapore.

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28. E dentro all' un sentii cominciar:- Quando Lo raggio della Grazia, onde s'accende Verace amore, e che poi cresce amando, 29. Moltiplicato in te tanto risplende

Che ti conduce su per quella scala U', senza risalir, nessun discende; 30. Qual ti negasse 'l vin della sua fiala Per la tua sete, in libertà non fora Se non com' acqua ch'al mar non si cala. 34. Tu vuoi saper di quai piante s'infiora

Questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia La bella Donna ch'al ciel t'avvalora. 32. lo fui degli agni della santa greggia Che Domenico mena per cammino, U' ben s'impingua se non si vaneggia. 33. Questi che m'è a destra più vicino,

Frate e maestro fummi: ed esso Alberto È di Cologna; ed io Thomas d'Aquino. 34. Se tu di tutti gli altri esser vuoi certo, Diretro al mio parlar ten' vien' col viso Girando su per lo beato serto.

35. Quell' altro fiammeggiare esce del riso Di Grazian, che l'uno e l'altro Foro Aiuto sì che piace in Paradiso.

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(SL) VIN. Accenna alla cortese pietà di Maria: Vinum non habent (Purg., XIII, t. 40). SE. Par., I, t. 47: Maraviglia sarebbe in te, se privo D' impedimento, giù ti fossi assiso, Com' a terra quieto fuoco vivo. 32. (L) FUI DEGLI AGNI... fui frate domenicano. U' se non si gonfia s'ingrassa.

(SL) VANEGGIA. V. il Canto XI, t. 9. Ad Corinth., I, VIII, 4: La scienza enfia. Ma qui vale ogni vanità che svia da religione.

33. (L) FRATE domenicano.

(SL) ALBERTO Magno, filosofo e teologo insigne. Nacque in Isvevia, visse a lungo in Colonia, detta Cologna anco dal Villani (V, 4). Fu maestro in Parigi nel 1261; rinunziò per amor degli studii al vescovado di Ratisbona: mori nel 4282. Anon. Alcuno crede ch'elli sapesse di ciascuna scienza licita ed illicita. [Frezzi, Quadrir., I. IV, c. 9: Alberto Magno è dopo lui 'l secondo: Egli suppli li membri e'l vestimento Alle Filosofie in questo mondo.] THOMAS. Molti e i più grandi de' qui rinomati teologi sono italiani; parecchi, maestri nell' università di Parigi.

34. (L) Viso: vista.

35. (L) L'UNO E L'ALTRO FORO: scrisse Jus canonico e civile.

(SL) GRAZIANO. Di Chiusi, monaco: visse nel XII secolo. Pietro: Compose i decreti riguardanti l'uno e l'altro foro, canonico e civile.

36. L'altro ch'appresso adorna il nostro coro, Quel Pietro fu che, con la poverella, Offerse a santa Chiesa il suo tesoro. 37. La quinta luce ch'è tra noi più bella, Spira di tale amor che tutto 'l mondo Laggiù n'ha gola di saper novella. 38. Entro v'è l'alta luce u' si profondo Saver fu messo, che, se 'l vero è vero, A veder tanto non surse 'l secondo. 39. Appresso vedi 'l lume di quel cero

Che, giuso in carne, piu addentro vide L'angelica natura e 'l ministero. 40. Nell' altra piccioletta luce ride

Quell'avvocato de' templi cristiani,
Del cui latino Agostin si provvide.

36. (L) CON LA POVERELLA OFFERSE...: come la ved va del Vangelo che offerse a Dio piccola moneta ma cara. (SL) PIETRO Lombardo; maestro delle sentenze chiaro per quattro libri di teologia commentati in tande università. Nacque in Novara, fu professore e vescovo di Parigi. TESORO. Nel proemio: Desiderando alcun che della tenue nostra sostanza mettere con la poverelis nel tesoro del Signore. Marc., XII, 42; Luc., XXI, 2. 37 (L) LA QUINTA LUCE: Salomone. -SAPER NOVELLA se sia salvo o no.

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39. (L) DI QUEL CERO: Dionigi.

(SL) QUEL CERO. Dionigi Areopagita, discepol di s. Paolo. Ma il libro Della celeste gerarchia non vuole di lui. Som.: I ceri accendonsi nelle solennità. NATURA. Som.: La natura angelica.

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(F) MINISTERO. Som. Angeli introducuntur assistentes et administrantes. Le azioni degli angea chiamansi ministerii. 40. (L) LATINO ragionamento. - SI PROVVIDE: ajută la Chiesa.

(SL) QUELL'. Altri intende Paolo Orosio, che scrisse sette libri d'apologia dedicati ad Agostino. Q.sti ne parla nel libro De ratione animæ: Giovane rehgioso... Orosio prete nostro, svegliato d' ingegno, adente d'affetto, desiderando essere vaso utile nella casa del Signore per confutare le false dottrine pernicisse. Piccoletta è la sua luce, perchè di scrittore men chiara Sant'Agostino, citato da Dante (De Mon., 59, 61), per mezzo di Giuliano Cartaginese invitò Orosio & scrivere, perché delle calamità e de' misfatti del mond non ebbe spazio di parlare nel libro della Città. L' pera a' tempi di Dante era assai nota, e poco dopo velgarizzata. Gio. Villani la cita. LATINO. Par., AIE,

t. 48 Petr., Vit. relig., II: Lattanzio in quei libro in cui disarmati gli errori de' Gentili, armò quanto porn tette la fede nostra, e in questa medɛ sima opera ad Agestino e ad altri che seguirono fece la strada. Pietro qu intende Ambrogio convertitore d'Agostino. PROVIDE. Non sè, ma la Chiesa che era a lui più che se

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