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a registro con decreto del consiglio di qua dai monti in data del 18 febbrajo 1437.

Le concessioni fatte ad Ozegna da quel Duca vennero poi confermate dal feudatario del luogo con istromenti del 2 agosto, e del 17 settembre 1451. Nell'ultimo degli statuti di Ozegna esistono trenta capitoli che riguardano alcuni delitti, i danni campestri, la restituzione delle doti, il diritto che il feudatario, ed i suoi successori si riservarono di ricevere le orecchie, e le lingue delle bestie bovine che si macellerebbero nel villaggio, ed alcune franchigie non comprese nelle precedenti concessioni.

Le franchigie, gli statuti, e i privilegii di questo cumune furono poi confermati negli anni 1458, 1561, e 1581 dai duchi di Savoja Ludovico, Emmanuele Filiberto, e Carlo Emmanuele 1.

Tra i conti di Agliè che succedettero a Jacopo scudiere del duca Ludovico nel feudo di Ozegna, si novera Bonifacio cavaliere Gran Croce de' ss. Maurizio, e Lazzaro, ambasciadore presso la Santa Sede, presso l'Imperatore, e presso il Re cattolico: questo Bonifacio morì senza prole maschile, e lasciò il feudo di Ozegna a due sue figliuole Elisabetta, e Diana. La prima era moglie del conte Faraone Solaro di Moretta, commissario generale della cavalleria, e maggiordomo del duca Vittorio Amedeo; il qual conte Faraone morì in Lisbona essendo maggiordomo dell'infante Margherita di Savoja, duchessa di Mantova, e vice-regina di Portogallo: la seconda avea sposato Ottaviano Parpaglia conte di s. Secondo, i cui figliuoli vendettero la loro parte di giurisdizione su questo paese al conte Filippo s. Martino di Agliè, marchese di s. Germano, dai cui successori fu alienato al re Carlo Emmanuele III, che ne formò l'appannaggio del suo figliuolo duca del Ciablese, unitamente ai feudi di Agliè, e di Bairo.

Secondo l'asserzione di monsignor Agostino Della Chiesa, originario di Ozegna fu il casato dei Braida, che venne a stabilire la sua dimora in Torino nella persona di Giovanni Antonio, capitano di giustizia, e senatore ordinario nel senato di Torino: egli ebbe la contea di Ronsecco nel vercellese dello stesso casato fu un Giacinto, il quale pel va

lore, di cui diede luminose prove nelle guerre di Germania, pervenne ad alti gradi nell'imperiale milizia.

Il villaggio di Ozegna in ogni tempo diede uomini, che si applicarono con buon successo alle ottime discipline: un Angelo Bersanino, ch'ebbe i natali in questo luogo, venne in fama di eccellente medico nel principio del secolo xvi.

Un Cerrino Amedeo, oriondo di questo paese, fu dottissimo giurisperito, lasciò preziosi manoscritti di materie legali, e mancò ai vivi nel 1664.

Gerletti Stefano, ch'ebbe pure la culla in questo villaggio, laureossi in medicina, e si distinse nella seconda metà del secolo xvii, non solo come valente clinico, ma eziandio come peritissimo delle cose agrarie, di cui lasciò un manoscritto pregevole.

Un discendente della famiglia dei San-Martini di Chiesanuova, che risiede in Ozegna, dopo essere stato console del re di Sardegna a Corfù, ed alla Corogna, fu nominato ultimamente console generale a Lisbona. Altri dello stesso casato sono di presente addetti alla milizia.

Molti illustri personaggi diede l'antica, e distinta famiglia dei Battaglioni, originaria di Roma, la quale da lungo tempo risiede in Ozegna, e prima del 1470 era stabilita in Feletto, terra già appartenente al feudo pontificio di s. Benigno di questa famiglia furono :

Ottavio Felice, avvocato di nome celebratissimo, il quale ebbe dapprima la carica di giudice in Ozegna in virtù di patenti del 16 d'agosto 1695, e venne poi eletto senatore nel senato di Piemonte il 21 di novembre del 1723. Si hanno varie sue decisioni ricche di legale dottrina, e scritte in purgato latino: ei lasciò fama di dotto, ed integerrimo magistrato.

Un Gian Giacomo Battaglione era mastro uditore nella camera de' conti fin dall'anno 1584; e per molte benemerenze aveva la cittadinanza di Torino nel 1588.

Un altro Gian Giacomo nipote del precedente fu ricevi. dore generale delle caserme di qua dai monti nel 1650.

Fra gli altri distinti uomini cui diede questa insigne prosapia, si debbono annoverare un Giovanni Pietro, ch'era prefetto in Mondovì nel 1699; un altro che fu prefetto di Susa,

e poi di Mortara, ed uno che era maggiore della Castiglia d'Ivrea nel 1768.

Alla medesima stirpe apparteneva l'avvocato Battaglioni, che nel 1710 veniva deputato giudice delle terre pontificie S. Benigno, Lombardore, Feletto e Montanaro, per sostenere le ragioni del duca di Savoja contro quelle che si mettevano innanzi dal Papa nelle vive controversie che si erano riaccese intorno alla sovranità di quelle terre. Del dotto ed accorto uomo, ch'ebbe allora così delicata, e malagevole incumbenza fece onorevol cenno il celebre Botta nel libro XXXVI delle sue storie in continuazione al Guicciardini pag. 221 del vol. IX, edizione di Capolago presso Mendrisio, 1833.

A questa famiglia appartiene eziandio il chiarissimo avvocato Severino Battaglione, segretario di stato nella regia segreteria per gli affari dell'interno, assai noto per alcune sue scritture pubblicate nel Subalpino, le quali fanno fede, che ai gravi studi di alta amministrazione sa egli accoppiare con successo pur quelli delle buone lettere.

OZIERI, provincia della Sardegna nella parte settentrionale, confinante a tramontana con la provincia di Gallura, a levante e mezzodì con quella di Nuoro, a maestrale con quella di Sassari, a libeccio con quella di Alghero.

Comprendesi fra' paralelli 40° 28' e 40° 48' e fra i meridiani a pon. dal meridiano di Cagliari 0o 201 e 0° 24'.

La sua lunghezza dal piè orientale di Montessanto alla sommità di Montenero sopra le maremme dell'Orfili è di miglia 36; la larghezza dalla falda australe del Limbara a' limiti boreali del Goceano di miglia 17. La superficie di miglia quadrate 462.

Questa superficie è in gran parte montuosa, perchè il Campo o la parte piana, che è nella medesima, si può computare approssimativamente di sole cento miglia quadrate. Di questa pianura abbiam già parlato nell'articolo Campo di Ozieri.

Le montagne principali sono il Lèrrono o Lerno, e i monti Furcilla e Arcu, i quali sono congiunti nella parte più prossima all'estremità del Lerno, del quale possono parere una continuazione.

Il Lerno stendesi quasi in paralellismo alla catena del Limbara per miglia 12 nella linea di libeccio-grecale con alcuni rami dal suo fianco contro maestro-tramontana e con lungo declivio alla valle di Oscheri.

Il Furcilla così detto da alcuni per il biforcamento della sua linea principale con l'apertura al greco incontro al cono del castello Detrés, distendesi tre miglia e mezzo fino alla notata divergenza de' suoi due rami, uno dei quali lungo tre miglia, l'altro quattro.

Il monte Arcu comincia col Furcilla, e procedendo un po' sotto il levante sino al monte Ittìa incurvasi in arco volgendosi a greco-tramontana e prolungandosi più di sette miglia dopo aver mandato un ramo di miglia tre e mezzo

verso maestro-tramontana..

Nella regione poi tutta montuosa a ponente-libeccio sono quelle di Monte-Mugiere, di Pattada, di Ozieri ecc., sorgendo il primo a metri 1009. 86, e il secondo (nel centro del paese) a m. 780. 13, secondo il calcolo del gen. La Marmora.

Le valli principali sono, prima quella tra il Limbara e la massa del Lerno, seconda quella che apresi tra la catena del Lerno e i colli di Buddusò, terza quella che comprendesi nella curva de' monti Arcu e Furcilla, quarta quella che trovasi tra le montagne Arcu e Montenero; quindi le minori, che sono fra' rami a maestrale del Lerno.

La regione montuosa è assai ricca di acque, solcata da gran numero di rivoli, da molti de' quali formasi il secondo ramo del Termo, cioè l'Ena o il Bena, che dalle prime fonti alla sua congiunzione col ramo principale, che viene dalle fonti della pendice a maestrale delle montagne del Marghine, ha uno sviluppo di circa 28 miglia; formasi pure il secondo ramo del rio di Posada, e sono i due fiumi che influiscono nella destra dell'Olbio ecc.

Popolazione. Nell'articolo Montacuto, ne' prospetti statistici che proponemmo, abbiamo dato quanto spetta a questa provincia, se non che in luogo di Ardara e Moras, che fanno parte dell'attuale divisione amministrativa, si posero Bithi, Alà, che erano parte dell'antico dipartimento.

Noi pertanto rimandiamo il lettore all'indicato articolo complessivo di Montacuto, e agli articoli particolari di Ardara e

Moras, e qui soggiungeremo lo stato de' fondi granatici dei monti di soccorso, qual era nell'ottobre del 1844 dopo tre raccolte infelici.

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