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Note storiche sul feudo di Montacuto, Marghine, Anglona, Osilo, Coguinas e gli altri, che col medesimo formarono un solo stato con diversi titoli.

Nell'articolo Montacuto notammo già le pretensioni di Barnaba Doria sopra questa regione, che restò in potere di Ugone, Giudice di Arborea, e fu poi tenuta per sua disposizione testamentaria dal figlio Giovanni, finchè Mariano non gliela tolse, e di nuovo l'aggregò allo stato, al quale stette unito sino all'abolizione del Giudicato nel 1410; or proporremo alcune altre memorie, che si riferiscono allo stesso dipartimento entro lo spazio di tempo considerato nelle poche note storiche date a suo luogo su questa regione, dichia reremo meglio certi fatti, e subito ragionerem del feudo. Nell'anno 1523 quando l'Infante stava all'assedio d'Iglesias il Montacuto insieme col Goceano era già in potere del Giudice d'Arborea, e pare fosse stato occupato di recente, perchè Barnaba Doria domandò all'Infante fosse per sua autorità costretto Ugone a rimettergli il possesso de' due cantoni, che egli pretendeva di suo diritto dopo la concessione che egli diceva ottenutane dal Re. L'Infante, che non voleva far dispiacere al Giudice, il cui ajuto eragli tanto necessario nell'impresa, non fece alcun provvedimento. Pare che la supposta concessione di Barnaba fosse stata fatta dal Re, quando prima d'intraprendere la conquista accordavasi con Mariano ed i Doria.

Il favore dell'Infante verso Ugone forse fu causa che i figli di Barnaba, morto lui, si alienassero dagli aragonesi. Nel 1328 quando Alfonso sorse al trono confermava l'investitura data ad Ugone, e dichiarò sotto la sua dipendenza le città di Oristano, Terralba, S. Giusta e Ales, il castello e la città di Bosa, le castella del Goceano, di Monreale di Monteferro, e di Montacuto.

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Il Giudice d'Arborea facendo il suo testamento dichiarava successore del Giudicato il figlio primogenito Pietro, e dava il dipartimento del Goceano a Mariano, quello di Montacuto a Giovanni: ed il re Pietro quando ascese al trono avendo da' medesimi ricevuto il giuramento di fedeltà dava loro investitura dei predetti stati.

Nel 1352 Mariano Giudice d'Arborea e conte del Goceano

sdegnato contro il re d'Aragona prese in ira suo fratello Giovanni troppo devoto di quel monarca, occupò il castello di Montacuto con la regione, che era parte del suo Stato, e lui chiuse in prigione. Così il Montacuto ritornò ad esser parte dello Stato di Arborea, ed il Re quando intimò a Mariano di rientrare nei termini del giusto non fece cenno della usurpazione del Montacuto.

Quando nel 1585 Leonora volle rivendicare i suoi diritti contro i congiurati arboresi che avevano ucciso il fratello e si erano costituiti in repubblica, il castello di Montacuto fu una delle sue prime conquiste. Ivi essa accrebbe le sue forze con i prodi del dipartimento che amavano la dinastia dei Serra.

Nell'anno 1388 quando i sardi del partito di Leonora soscrissero a' patti col re Giovanni, tra gli altri sindaci dei dipartimenti interveniva Folco de Sii abitatore della villa di Ocieri.

Nel 1410, quando fu abolito il Giudicato di Arborea e istituito Cubello marchese di Oristano e conte del Goceano con giurisdizione solamente sopra i campidani arboresi e la contea del Goceano, il Montacuto, come tutti gli altri dipartimenti, furono confiscati. Egli è però probabile che il Visconte di Narbona occupasse il dipartimento e lo ritenesse con tante altre parti dell'antico Stato Arborese, a cui vantava diritto; anzi pare certo perchè il re di Aragona non dispose di questo dipartimento se non nel 1421, quando erasi stipulata la transazione coll'erede del Visconte di Narbona. In quest'anno il re D. Alfonso trovandosi in Palermo dava, addì 15 febbrajo, un diploma in favore di Bernardo Centelles, vicerè del regno e benemerito della corona per i servigi resi alla medesima e per le spese fatte nel tempo che ardea la guerra, infeudandogli le regioni di Montacuto, Anglona, Meiulogu, Montes, in feudo e secondo la propria natura di feudo, giusta il dritto italico.

Con altro diploma della stessa data gli infeudava il contado del Goceano con le Barbagie in compenso di fiorini d'oro d'Aragona ventiduemila dovutigli dalla corona e rinunziati dal Rivosecco.

Con un terzo diploma poi del 20 agosto 1424 concedeva

a Bernardo e successori il mero imperio de'sovradetti luoghi a lui infeudati ne' precedenti diplomi.

Raimondo figlio di Bernardo trovandosi in strettezze supplicò il sovrano di poter vendere ed impignorare qualunque de' feudi e l'ottenne con carta R. de' 24 giugno 1438; quindi con stromento 14 maggio 1439 vendette in prezzo di lire sarde 24500 al nobile D. Salvatore d'Arborea l'incontrada del Marghine ed il castello di Macomer con giurisdizione alta e bassa, mero e misto imperio, con tutti i dritti, grazie e prerogative che egli godeva in essa incontrada, salve le riserve che il sovrano aveva fatto nell'infeudazione, e pochi giorni dopo alienò con istromento 7 giugno ad Angelo Cano per lire 6000 di moneta alfonsina la baronia di Osilo e tutti i luoghi e territori, incontrade, ville abitate e disabitate, che erano comprese nella medesima, cedendola in feudo secondo il diritto italico.

Nel 1447 riacquistò il Rivosecco da Angelo Cano la baronia di Osilo, la villa di Coguinas ed il castello Doria per 4300 ducati d'oro di Venezia.

Il re D. Giovanni con diploma 23 marzo 1462 allodiava in suo favore questi feudi.

Serafino suo figlio e successore rientrava in possessione del feudo dell'incontrada del Marghine devoluto alla corona per la fellonia di D. Salvatore di Arborea per concessione del re D. Ferdinando sotto li 31 luglio 1480 dato in Toledo. Lo stesso sovrano con altro diploma de'6 febbrajo 1504, rendeva allodiale anche questa incontrada.

Cherubino Centelles suo fratello succedeva a Serafino morto senza prole, e poi morendo lasciava questi stati a suo figlio.

Francesco Centelles marito di D. Maria Cardona fu padre di D. Pietro Centelles, conte di Oliva, morto senza prole, e lasciò gli stati alla figlia D. Maddalena Centelles, sposa di Carlo Borgia, duca di Gandia, perchè allora tutto il patrimonio di Centelles passò in casa Gandia.

Subentrò a D. Maddalena il suo figlio D. Francesco Borgia, a questi il suo primogenito Carlo e così successivamente da maschio in maschio fino alla morte senza successione di D. Luigi Ignazio Borgia avvenuta nel 1740, ed allora il

fisco patrimoniale stimando questi stati come veri feudi ne intentò la devoluzione.

Si oppose D. Marianna Borgia, duchessa di Mandas sorella del defunto, e presentò i diplomi di allodiazione, rifiutati dal fisco perchè non capibreviati (registrati nei capibrevi, libri officiali) e non proposti nell'originale.

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Avendo l'intendenza generale coi voti della reale udienza fatto ragione alle conclusioni del fisco e pronunciato tenuta la duchessa a presentare i diplomi originali, costei appellò al supremo consiglio, ma non fece, che introdurre l'appello e legittimare il giudizio con cedola de' 21 febbrajo 1743, dopo la quale epoca non più si cessò da ogni istanza fino al 1252, 17 maggio, quando comparve il causidico Grosso a e per parte dei collegi delle messione della California, alla morta nel 1748, aveva legato i frutti di queste incontrade feudali decorsi pendente sua vita; ma il fisco avendo contradetto perchè l'appello fosse stato deserto e perchè i frutti erano caduti nella rappresaglia ordinata col R. editto de'50 luglio 1741, non si fece altro procedimento fino al 1757.

Indie per l'interesse della quale la predetta duchessa

In quest'anno addì 19 febbrajo il duca di Gandia D. Francesco Pimentel rappresentò esser lui unico e legittimo erede di questi stati, perchè figlio legittimo e naturale del conte D. Antonio Francesco Pimentel e di D. Ignazia Maria Borgia; figlia di D. Pasquale Francesco Borgia e sorella delli furono Luigi e Marianna Borgia duchessa di Bejiar; ma il fisco avendo contraddetto tacque egli pure e l'affare restò lì.

Morto l'anzidetto duca di Benevento, la duchessa di Gandia, curatrice e tutrice di D. Maria Giuseppa Alfonso-Pimentel presentò i documenti necessari per provare la filiazione di essa pupilla ed il diritto di succedere in questi stati, e supplicò il Re di transigere su questa lite rimettendosi alla generosità sovrana.

In vista di questa domanda si stipulò lo stromento di transazione, che fu approvato dal Re sotto li 28 luglio 1767. Gli accordi presi erano i seguenti:

1. Che si leverebbe il sequestro delle incontrade del Marghine, Montacuto, Anglona, Osilo e Coguinás, e che i frutti dal 1.° gennajo 1767 apparterrebbero alla duchessa.

2. Che si rimetterebbero alla duchessa gli stati de' redditi e pesi annessi a dette incontrade.

3. Che ogni anno cominciando dal 1.° gennajo 1768 sino al 1793 cioè per anni venticinque si pagherebbe dalla R. Cassa la somma di lire vecchie di Piemonte 10 mila per esser convertita negli infraespressi oggetti, cioè:

Lire 3000 da distribuirsi ogni anno dalla duchessa e successori in 15 doti da 200 lire a figlie povere ed oneste delle ville d'aria malsana delle suddette incontrade che si mariterebbero a giovani poveri, agricoltori o pastori :

Altre lire 5000 per promovere la coltivazione edil prosperamento del bestiame, introducendo pecore di Spagna a migliorare la razza sarda:

Altre 5000 per.... ?

E finalmente lire 1000 da applicarsi per la manutenzione di cinque alunni nel collegio di Sassari, i quali fossero nativi di dette terre malsane, perchè si potessero avere nelle medesime buoni parrochi, e vi risiedessero senza danno della sanità.

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4 e 5. Che le prefate duchesse si darebbero per contente e non insisterebbero in alcuna domanda mediante il pagamento di lire 100 mila di Piemonte, facienti scudi sardi 25 mila.

6. Le medesime sarebbero obbligate di provvedere per la tanca di Padrumannu due de' migliori cavalli di razza, che cambierebbero ogni cinque anni.

Il Re approvava la transazione con diploma de' 17 settembre 1767, e confermava le antiche concessioni delle incontrade di Montacuto, Anglona, Marghine, Macomer, Osilo, Coguinas, in favore della contessa e duchessa di Benevente e Gandia, D. Maria Giuseppa Alfonso-Pimentel, erigendo la prima in ducato, la seconda in principato, la terza in marchesato, e le altre due in contado con facoltà al possessore di cedere questi titoli al primo e posgeniti.

Nel dì 21 gennajo 1768 il causidico Cesare Baille, procuratore generale della prefata duchessa, dopo richiesta al R. patrimonio di esser immesso in possessione, ebbelo accordato per sentenza di quel giorno.

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