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COLONA COMPIETA

terinarii ad una Malattia del cavallo e del bue, che consiste nella rigidezza e immobilità del collo; ed è una Contrazione spasmodica, parziale ai muscoli del collo. Ne'buoi è spesso la conseguenza delle contusioni del gioge. COLONA.

COLONE, detto in gergo, vale Gambe. COLONELA, s. f. dicesi la Moglie o Femmina di Colonnello militare. COLOR.

COLOR SBIAVIO, V. SBIAVIO.

COLOR DE CALIZENE, Colore fuligginoso, nericcio.

COLORI, pronome, Coloro plur. di Colui. Secondo il Muratori, l'etimologia della voce Coloro si trae dal qui illorum usato ne'secoli barbarici in vece di qui ex illis.

COLTIVAR, v. Coltivare, Lavorare la terra o Farla lavorare.

COLTIVAR QUALCUN, detto per similit. Coltivar l'amicizia o la benevolenza d'alcuno, cioè Porre ogni studio per acquistarla, accrescerla o conservarla; e dicesi anche Coltivare assolut.

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sione.

SEMPRE COMBUSTION IN FAMEGIA, Semalterpre contese, contrasti, dissidii, cazioni, differenze. COME.

COME I FO O COMIFO, Maniera scherzevole detta per imitazione del Franzese Comme il faut, e comunemente parlata, che equivale al COSSEDIE, V. COMEO,

s.m. Voce ant, ch'è andata in disuso, dicendosi ora da' Veneziani Como Gomito. per

MANEGHE A COMEO, V. MANEGA. COMPAGNO.

FARLI TUTI COMPAGNI, Mandar tutti alla pari, vale Trattare e giudicare tutti in una maniera, Far di tutti l'istesso

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COMPLESSO, s. m. (che gl'idioti dicono COMPRESSO) Complesso, Uu tutto insieme.

DANO IN COMPLESSO, Danno complessivo; La totalità o La somma comples siva del danno, cioè La somma intiera.La voce Complessivo è usitatissima nel Foro. COMPLESSO, add. detto per agg. a Uomo, Complesso, Pieno di carne, bruto, Informato; Uomo ben complesso; Atticciato; Ben tarchiato.

Mem

MAL COMPLESSO, Mal formato; Male ammannito, V. SCACHIO.

COMPOSTINI, s. m. ( che suona Piccola composta) si chiamano Quelle olive nere, che acconce o conservate nell'olio ci provengono dalle isole del Levante e specialmente da Corfù. COMPRAR.

COMPRARSE UNO CO LE BONE MANIERE, Acquistarsi o Guadagnarsi l'animo o l'amore o la benevolenza di alcuno. COMPRESSO, sust. e add. Voce bassa, V. COMPLESSO.

CONCETO, s. m. Concetto, Buon nome, credito, riputazione.

CONCETO DE LADRO, Credito di ladro o di furfante o di baro ec. CONCHETA, s. f. Conchetta, Specie di truogolo, che si mette sotto la cannella della botte per raccogliere il vino che sgocciola quando si versa. Questo vino svapora moltissimo e diventa cattivo; laonde si suol chiamare VIN DE CONCHETA il Vino peggiore. CONCOLO, s. m. CONCOLO DEL PAN, dicesi a Quella tavola su cui si fa o si porta il pane a cuocere: ed è lo stesso che PANARIOL, V.

LA MB CONFÀ,

CONFAR, v. Approdare, da Prò, cioè Far pro, utile, giovamento Mi fa prò; Mi upproda; Mi giova. CONFETURIERA, s. f. dicesi la Moglie o Femmina di Confettiere o Confettatore: la quale secon lo altre voci consimili e cosi formate dal nome mascolino, potrebbe dirsi Confettiera.

CONFIN, s. m. Confine o Confino, Termine così di Stato, come di privato podere. Frontiera, dicesi il Luogo ne'confini del Dominio a fronte d'un altro Stato. PORTAR VIA PER CONFIN, Acquistare per ius congruo, Si dice di Quel ius o privilegio che secondo le leggi Venete avesa

CONFUSIONER CONSULTA

771 il vicino d'esser preferito nella vendita d'una cosa confinante o d'altra simile.

Eravi a' tempi Veneti una Magistratura di due Patrizii dell' ordine de' Savii, detti Provveditori alla Camera de' confini, che soprintendevano ai confini dello Stato e in conseguenza all' Uffizio dei Provveditori ai confini instituito in ogni Città di provincia confinante, com'erano a Udine, a Belluno, a Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Crema e Rovigo. CONFUSIONER, si dice ancora per Con FUSIONARIO, V.

CONSENZIENTE, add. Consenziente;
Acconsenziente, Che acconsente, ch'è
d'accordo; e talvolta si prende in sini
stra parte per Complice.
CONSERVA.

CONSERVA DE FRUTI, Conserva, chia mansi i fiori, i frutti ed altre cose confettate nello zucchero o sia nel giulebbe: come Giulebbo di mele appie; Giulebbo di fior d'aranci, Giulebbe di gelsomini ec. CONSIDERANDO, s. m. Voce o Maniera cominciata ad usarsi nel nostro Foro fin dalla prima epoca del già Governo Italico l'anno 1805. e fattasi ora più comune e parlata in forza di sustantivo. Dicesi volgarmente UN CONSIDERANDO O I CONSIUn motivo o I motivi d'una DERANDO, per sentenza civile o criminale, perchè tutti i motivi cominciavano, secondo la pratica Franzese, dalla parola Considerando. E quantunque colla mutazione del Governo siasi anche cangiato il modo di esporre questi motivi nelle cause civili, e non siavi più il ritornello del Considerando, continua nondimeno l'uso tra molti forensi di dirli CONSIDERANDO. Si vuole osservare che anche ne'tempi del Governo Veneto chiamavansi comunemente 1 BO QUIA (e quindi UN EO QUIA ) li Motivi delle intromissioni Avvogaresche contro le sentenze criminali di prima istanza appellate, niente per altro se non perchè, scrivendosi latinamente nel Magistrato degli Avvogadori, tutti i diversi motivi giustificanti l'atto dell'intromissione, cominciavano dalle parole Eo quia, V. questa voce.

CONSOBRIN, s. m. Voce dal lat. Consobrinus che significa Cugino, usata scherzevolmente dal nostro Andrea Calmo in modo molti luoghi delle sue lettere per d'amicizia. CONSOBRIN CARO, egli scriveva, CONSOBRIN DE VELUO, CONSOBRIN D'ORO, in vece di Caro amico; Ben amato e simili.

CONSULTA, s. f. Consulta, Conferenza di più persone che consultano. Consulta si diceva ai tempi Veneti Quella ordinaria che facevasi la mattina d'ogni giorno feriale nel palazzo ducale, composta de' Savii del consiglio, de' Savii di terra ferma e de' Savii agli ordini, benchè talvolta anche senza questi ultimi, per le proposizioni da farsi al Senato, il quale si convocava per metodo le sere del giovedì e sabbato.

Consulta straordinaria, detta più volte Consulta neGRA, dicevasi Quando per

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tante.

Consulta chiamasi in T. Legale presentemente la Lettera che scrivono le Autorità giudiziarie inferiori al Tribunale superiore o supremo; siccome Nota, quella fra Autorità eguali o non dipendenti fra esse; e Decreto la Lettera delle Autorità superiori. Nell'amministrativo poi dicesi Consulta o Rapporto la lettera delle Autorità inferiori alla superiore; Nota Quella tra uguali o non dipendenti; e Decreto o Ordinanza o Dispaccio, quella delle Superiorità alle inferiori. CONSUNTIVO, s. m. Voce dataci dai Lombardi sotto il già Regno italico e usata negli affari di pubblica amministrazione, e vale Nota delle spese o danari consunti in un anno passato, a confronto del presuntivo (V. PREVENTIVO) - Il Consuntivo dell'anno 1824. fu maggiore di quello del 1826. (Articolo riformato). CONTENTEZZA s. f. Contentezza; Contentamento, Soddisfazione, Consolazione, Appagamento d'animo.

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CONTENTEZZA LE CUOR FA BELA PELE IN VISO. Maniera nostra volgare, cui corrisponde la sentenza 81. della Giunta agli ammaestramenti degli antichi: Cose onde l'anima s'allegra e il corpo se ne conforta.

CONTIZAR, v. ant. Conteggiare, Fare i conti, ed anche Contare; Numerare, Noverare.

SE NO FALA IN CONTIZAR LA PENA, Se il conto o il computo non falla; Se non

vado errato nel conto. CONTRALTO.

Contralti de la ROCA (o aperto) Maniera di gergo de' Barcaiuoli, che vuol dire Soldati.

SEMO A LA BOLA DEL RUFO DEI CONTRALTI DE LA ROCA, vuol dire, Stiamo a scaldarci al sole, cioè al fucco dei soldati. CONTRARZARE, s. m. Argine di riparo o di rinforzo, dicesi Quello che si fa anche sui nostri fiumi per fortificare l'argine vecchio quando è indebolito dalle erosioni dell' acqua.

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CORAZZINA CORNO

motto che dice, I danari sono il secondo sangue.

CORAZZINA, s. f. Voce ant. Corazzina, dimin. di Corazza, Armadura del busto che usavasi anticam., alla quale dicevasi anche Corsaletto.

CORBA e CURBA, S. f. chiamano i Manie scalchi un Tumore che viene talvolta ai Cavalli al di sotto del garetto, i cui sine tomi caratteristici sono una gonfiezza con tensione e dolore a quella parte. CORBO D'ASPREO O DE SASSO, S m. T. de' Pescatori, Coracino, Pesce di mare che corrisponde alla Sciaena Nigra di Bloc, conosciuto forse dagli antichi col nome Chromis in unione ad altre specie, che portavano lo stesso nome. Il suo colore è di piombo scuro, il corpo schiacciato, il muso rotondo; ed è buono a mangiare.

CORDAR, v. Voce bassa, lo stesso che ACORDAR, V.

CORGNÒLA, s. f. Corniola, Sorta di pietra dura su cui si scolpiscono de'bassi ri lievi, ed è una specie di Agata quasi trasparente. V. BUGANZA.

CORIAGINE, s. f. (voce latina) chiamanoi Maniscalchila Cachessia nel cavallo e nel buc. Al bue un tal male si manifesta nella nella pelle iudurita, attaccata alle coste, melanconia, nella ruminazione interrotta, nel dimagrimento e talvolta nella febbre. Nel cavallo sono comuni tutti i sintomi suddetti, fuorchè nella pelle indurita alle coste.

CORIÈRA, s. f. Barca corriera o anche Corriera, come voci dell'uso adottate dagli Uffizii pubblici amministrativi, chiamasi Quella, con cui da un luogo all' altro si portano le lettere, le robe ed anche passeggieri. Quelle che hanno a fare con Venezia sono le Corriere di Padova, di Rovigo, di Ferrara, di Modena. CORISTA, s. m. Corista, dicesi da' Musici un Flautino di cui si servono per ac cordare e ridurre gli strumenti al tuono corista. Onde Tuono corista vale Tuono che s'adatta alle voci comuni, e Strumento corista, Che non è più alto nè più basso di quello che può servire per cori. CORIVO.

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CORTE DE FÁLAZzo, Corte del palazzo ducale; ed è Quella in cui fassi la Borsa de' mercatanti, che prima e per varii secoli innanzi fu sempre fatta nella piazza di Rialto.

CORTÈLA, s. f. Voce ant., che ora dice· si CORTELINA, V.

CORTELA, s. m. T. de'Muratori, Accol tellato, Lavoro di mattoni o pianelle mescoltello; e s'usa per ammattonare se per le stalle, e se ne vede anche in alcune strade di Venezia, nelle quali per essere dell' rimote, non fu creduto opeprezzo ra l'adoperare macigni: lo stesso che ŜALIZO A CORTELO O A TAGIO, V. SALIZO. CORTELERA, s. f. chiamasi da noi la Moglie o Femmina del Coltellinaio, la quale secondo l'inclinazione della lingua ed altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Coltellinaia.

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no certo.

CÒTEGO.

-

COTEGO DE CASA, dicesi comunemente per avvilitivo di casa, intendendosi Casa piccola, quasi ch'ella possa paragonarsi ad una trappola da sorci. COTOLA.

MAGNARSE LE COTOLE, V. MAGNAR. COTOLETA.

COTOLETA, dicesi per Donnaiuolo, V. FEMENELA.

COVERCHIETO, s. m. Operculo, cioè Piccolissimo coperchio, ma non dicesi che delle chiocciole e simili.Quindi Chiocciole operculate si chiamano Quelle che hanno l'operculo. COVERTO, add.

BRONZA COVERTA, V. BRONZA. CRAGNO, s. m. Cranio, L'osso del capo che difende il cervello,

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Detto alle volte per lo Capo stesso, come A CRAGNO A CRAGNO lo stesso che A TESTA A TESTA, A tu per tu; Testa a testa. CREAPÒPOLI, s. m. Voce furbesca de'nostri Barcaiuoli, e vale il Pene. CREDENZA, s. f. che anticam. dicevasi CRENZA, Credenza, dicesi anche da noi all' Armario nel quale si ripongono a custodia gli arnesi ed avanzi della mensa ed altre cose ad uso di famiglia. Nelle ca · se de'grandi si dice Credenza alla stanza che serve in vece d'armario. CREDENZIER, s. m. Credenziere, nelle case de' grandi si chiama Quell' uffiziale di servigio, che ha cura della credenza. CREDENZIERA, s. f. dicesi la Moglie o Femmina di Credenziere, la quale ad imitazione di altre voci così formate dal Home mascolino, potrebbe dirsi Credenziera.

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CRIAR DE L'ANARA, gridare delle anatre. CRICA, s. f. Cricca, Nome di giuoco di carte che si fa in più persone, ch'era in grand' uso anche in Venezia fin dal secolo XVII., come rilevasi dalle poesie vernacole del nostro Varotari, ma ch'è poi ito in disuso. Non sappiamo di questo giuoco se non che dicevasi e chiamavasi

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CRICO.

CRICO, voce ora disusata, che dicevasi anticamente nel signif. di Colpo; Per

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CRIORETO, s. m. Gridetto, dim. di grido, Piccola contesa di parole senza male conseguenze. CRISTO.

FAR EL CRISTO, dicesi da' Nuotatori di Colui che nuotando stia a galla colle braccia aperte e a gambe giunte, fingendo esser un cadavere che vada colla corrente.

METER UNO IN CRISTO, Melter uno a dovere, Farlo stare ne' limiti.

MORTO CRISTO, STUA CANDÈLA: lo stesso che FINIA LA festa, stuar lE CANDELE, V. in FESTA. CROCO.

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CURAR CUSSI

METERSE EL CUOR IN PASE, V. PASE. CURAR.

CURAR EL FORMENTO O LA RISÈRA, Diser bare; Sarchiare, Sveller l'erbe, che erescono colle biade.

CURCUMA, s. f T. de Droghieri, Curcuma, Radice d'una pianta indigena delle Indie e detta da'Sistem. Curcuma longa, di color giallo all'esterno e dentro croceo, che assomiglia alla cera vergine. Macinata questa radice serve all'uso del color giallo.

CURIA, s. f. Curia, chiamavasi neʼtempi Veneti la, così allora detta, Corte de'pubblici Rappresentanti Capi di Provincia, composta degli Assessori e de' Cancellierì, i quali si dicevano quindi Curiali.

Ora col termine CURIA intendesi comunemente la Curia patriarcale o vescovile. CUSARIN, add.

SEA CUSARINA, AZZE CUSARINE, Sela o Accie da cucire, cioè Ad uso di cucire, CUSER.

CUSER A DRETO FILO, V. FILO.

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O cussi o COLA, Maniera fam. che vuol dire O in questo o in quell' altro modo; O CUSSÌ o O in un modo o nell' altro COLA BL SERVIZIO SARÀ FATO, Comunque il servizio sarà fatto, cioè In qualunque

modo.

D

DAFARETO DANDARO

DAFARÈTO,

s. m. Lo stesso che AFA

RÈTO, V. DAGANDO, gerundio di DAR, in vece di DANDO, era in uso fra i Veneziani nel secolo XVI. Questa maniera è tuttavia conservata dai Chioggiotti ed anche nel Polesine.

DAGNORA (coll' o chiuso) Modo avverb. ant, che vuol dire, Ogn' ora; Sempre. DAMASCO.

LAORAR A DAMASCO, Damaschinare O Far lavoro alla damaschina, cioè Incastrare i filuzzi d'oro o d'argento nell'acciaio e nel ferro intagliato e preparato per ricevere l'incastratura. Gli antichi dicevano a quest'arte Tausia e Fare o Lavorare di tausia. Dicesi pure Lavoro all' agiamina.

DAMINA, s. f. Damina, detto per vezzi o talvolta per adulazione, vuol dire Dama di fresca età.

DAMINA, si dice presentemente in Venezia e per sola galanteria, in vece di Madama o Signora, ad una Donna di civile apparenza che vogliasi trattare con qualche riguardo,

DANDARO, add. Termine fam. di vezzi che usano le nostre donne, parlando d'un Fanciullino, per esprimere ch'egli è pic colo e vezzoso. Nel dimin. dicono DANDA

DANOSO DE FATO IN FIN

RETO È DANDARIN, Lo stesso che BAGARIN e TROTOLETO. DANÒSO.

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gergo

LA DANOSA, dicesi in T. di nel sign. di Lingua. DAOTIN O DA OTIN è il nome volgare che dassi ad uno spezzato o sia alla quarta parte della lira Austriaca che abbiamo attualmente in corso ch'è una monetina d'argento fino, stata battuta nell'anno 1823. quando fu soppressa la moneta italiana; e vale 25. centesimi, o sia Veneti soldi otto e mezzo in circa: dal che trasse l'appellazione volgare. DEBESÒGNO, s. m. (colla s dolce) Voce bassa che vale l'Occorrente a la Tornata di casa, V. BISOGNO.

DECERNIR, v. ant. Discernere, nel sign, di Comprendere coll' intelletto, Cono

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DEFINITIVAMENTE, avv. (dal lat. Definitive) ch'era in uso ai tempi Veneti, specialmente negli atti pubblici, Diffi nitivamente, che vuol dire Decisivamente, Determinatamente. Dicevasi nelle senChe N. N. sia tenze di bando perpetuo, bandito definitivamente e in perpetuo. DEFINIZION, s. f. Diffinizione o Definizione, Decisione, termine. DEGNÉVOLE, add. Degnevole e Degnan te, che degna, cioè Affabile, Cortese.

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DEGNEVOLE però noi lo usiamo per più ironicamente parlando di alcuno che ridotto a basso stato non ricusi qualche soccorso, e si dice EL XB UN SIGNOR DEaffabiper GNEVOLE, quasi che s'abbassi lità e gentilezza d'animo ad accettare una cosa piccola e vile. DELEGATO, add. Delegato, si dice al Giudice ch'è deputato dall'autorità superiore ad una causa particolare.

Delegato provinciale, chiamasi moder namente in questo regno Lombardo Veneto, il Magistrato capo di provincia negli affari amministrativi, ch'è in qualche modo sostituito al Prefetto del cessato Governo italico; e dicesi Provinciale perchè

DELEGAZION DERNO

si chiamano ora Provincie que' territorii che prima dicevansi Dipartimenti. DELEGAZION, s. f. Delegazione provin ciale si dice ora l'Uffizio del Delegato, stato sostituito a quella che dicevasi Prefettura.

DELENGUARE, v. T. di Chioggia (forse corrotto e detto fig. dal lat. Deliquere) Illanguidire; Indebolirsi, Venir m eno. DELETANTE, V. DILETANTE. DELETAR, V. V. Diletar. DELETÒSO, add. Voce ant, detta già dal nostro Andrea Calmo DELETANTE, V. DELETOSO DE FIORI, Fiorista o Dileltante e coltivatore di fiori. DELIMARSE, verbo propriam, usato a Chioggia, in vece di LIMARSE che diciam noi figur. per Limarsi il cuore; Delimarsi, Consumarsi, venir meno per travagli e fatiche. Anche i Latini avevano Deli

mare.

per

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DEO.

È da notare che alcune volte diciamo DEA (coll'e stretta) per plur. di Dɛo, invece di DEI. Si dice per esempio, La ga DO DEA DE LEA SUL MUSO; STA CARNE LA GA DO DEA DE GRASSO, Ella ha due dita di loia sul viso, cioè Due dita di sudiciume. Questa carne ha due dita di lardo.

FAR I CONTI SU I DEI, prov. ant. Ch'è simile al nostro FARSELA SUI DEI. V. FAR CASTELI IN ARIA, in CASTELO. DEPERIMENTO, s. m. Latinismo, verb, di Depereo, Vocabolo molto usato fra noi dalle persone colte, ed anche Segretariesco, nel sign. di Guastamento; Guasto; Corrompimento; Corruzione; Putrefa

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DE RORE CELI DESGIAZZAR

DE RORE CELI, Voci latine d'un Salmo, le quali si dicono ne' discorsi familiari o anche talvolta a modo avverb. come nel seguente dettato.

ROBA VEGNUA DE RORE CELI, Roba venuta o mandata dal cielo, dalla Provvidenza, ovv. dalla pura sorte, inaspettatamente, improvvisamente. DESBAVARARSE, Cavarsi il BAVARO, come noi diciamo, cioè il Soggolo monaçale ch'è quanto dire DESMUNEGARSE, V. DESBOSEMÅR, v. Sbozzimare, Cavar la

bozzima. V. BOSEMA. DESBRAGHESSARSE.

DESBRAGHESSAKSE, PER QUALCHEDUNO O PER QUALCOSSA, Sbracarsi, detto figur. Sforzarsi, Fare ogni diligenza per che che sia. Scagliarsi, detto pur fig. Impe gnarsi oltre al convenevole ad alcuna cosa. Scagliarsi per alcune. DESCARTAR, v. Sciorre o Svolgere dalla carta, Levar via o Aprire la carta che involge che che sia, per vedere o prenderne il contenuto. In questo significato diciamo anche SCARTAR. Io non trovo nei dizionarii un verbo equivalente al nostro. DESCAZER.

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DESFANTARSE.

DESFANTARSE, Maniera ant. che potrebbe dirsi anche in presente per Dileguarsi, nel signif. di Fuggir con prestezza o quasi sparire. DESFAR.

DESFAR EL GROPO, detto met. ant., vale, Togliere di mezzo le difficoltà o Ściogliere i dubbii. DESFATO.

DESFATO DA DISGRAZIE, Strutto; Distrutto; Ruinato; Desolato. DESFILA e DESFILATO, s. m. T. de' Maniscalchi, Sorta di malattia del Cavallo e del Bue, che consiste nella difficoltà di camminare, di alzarsi e coricarsi. I Veterinarii la chiamano Debolezza dei tendini motori.

DESFITO, add. Voce ant. che vale come DESFATO, nel sentimento di Desolato; Afflitto; Sconfortato.

CHE FAROI GRAMA DESFITA, SENZA Vʊ CARO BEN CARA MIA VITA? Misera desolata, che farò mai senza di te? DESGIAZZAR.

DESGIAZZARSE, detto da alcuno metaf.

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mani.

DESGUANTARSE, Trarsi i guanti dalle DESGUSTAR, v. Disgustare, Apportar disgusto, Amareggiare alcuno "Disgu starsi, Prender disgusto di che che sia DESGUSTAR I AVENTORI, V. AVENTOR. DESGUSTARSE CON QUALCUN, Disgustar si con alcuno, vale Alterarsi, adirarsi con esso lui.

DESGUSTO, s. m. Disgusto; Disgustevolezza, Dispiacenza, Dispiacere. DESGUSTOSO, add. Disgustoso, Disgu stevole, Dispiacevole, Disaggradevole. DESMANEGA.

SIESTU DESMANEGA, Espressione fam. d'impazienza, che vuol dire, Che tu sia impiccato! (MANEGO, si dice figur. per Boia).

DESMENTEGAIZZO, add. Voce ant. che si ha in più luoghi delle lettere del Calmo, lo stesso che DESMENTEGÒN, V. DESMERDAR, v. Mondar della merda, Netiare, Far mondi i bambini lordati di nerda. I Siciliani dicono SMIRDULIARI.. DESMESSO, add. Dimesso o Dismesso, Senza adornamenti. V. SOGLIO.

ABITO DESMESSO, Dimesso, cioè Tra

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