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grazia pretendevasi in possesso di non pagare, quindi i diritti di cancelleria e messeria, che si percevono da tutti i dipartimenti in starelli 446. 2 di grano, e starelli 386. 8 d'orzo, rilevanti i primi alla somma di lire 1459. 18. 1, ė gli altri a quella di lire 483. 2. 3, le quali due somme riunite alle lire 10, che per tale diritto pagavansi dal comune di Gonnosfanadiga invece della quota in grano ed orzo, danno il totale di lire 1953. 0. 4.

La rendita totale del marchesato restò stanziata definitivamente in lire sarde 33163. 9. 4. Nella passività si computarono gli alimenti de'carcerati in s. Pancrazio a conto e carico del marchesato, lo stipendio fisso al medico ed al chirurgo e i medicinali: e gli stessi titoli si notarono per le carceri di Selargius, di Muravera, di Uras, di Monreale, di Tortoli e per quelle di altri feudi, dove alcuno si ditenessé a conto del marchese, e si pose la media di 3064. 10. 4; quindi si calcolarono i salari de' custodi e banditori in lire 1170; le esenzioni di sentenze in 655. 9. 4; le evocazioni di cause in 350; le riparazioni delle carceri in 100; le spese casuali e d'ufficio in 223. 2; le spese di liti civili in 250; gli alimenti di spuri in 174; i salari al delegato consultore, avvocato e priore de' poveri, al priore alle cause ed aʼministri fattuari di Maracalagonis in lire 2829; la detrazione del 5 per lo sulla rendita del dipartimento di Maracalagonis; il salario del podatario, del reggitore e del contadore del feudo in 2500; i donativi ordinario e straordinario, e di ponti e strade, e la contribuzione annua all'amministrazione delle torri in 2710. 18.6; i legati pii gravitanti sul feudo in 1076. 10; finalmente le pensioni censitiche rilevanti in complesso a lire 6103. 19. 11; sicchè il totale della passività si accertò di lire 18730. 5. 4.

Dedotta questa somma dalla rendita brutta di lire sarde 33,163, rimasero in netto lire sarde 14,433. 4. 7.

Questa somma essendo stata assoggettata alla detrazione del terzo, che il Marchese cesse alle Regie Finanze per transazione della causa di devoluzione, che pendeva, restò rendita netta spettante al medesimo la somma di lire sarde 9494. 13. .

A questa poi si aggiunse l'annua indennità per l'incame

ramento delle gabelle di Sarrabus e Tortoli, ordinato dal R. editto 18 maggio 1820, che era fissata in lire 1540. 12. 9. Però fu stanziata in fine invariabilmente la rendita netta, che le R. Finanze in correspettivo della cessione del marchesato di Chirra ed in transazione della lite vertente sulla devoluzione di quel feudo, non che in compenso delle suddette gabelle, dovessero corrispondere al marchese di Chirra nella somma di lire sarde 11,035. 5. 9.

Siccome poi il marchese instette che fosse rilasciato a suo earico il servigio delle pensioni, de'censi e legati pii gravitanti sul feudo, la qual somma ascendeva a lire sarde 7180. 9. 11, pertanto gli fu assegnata definitivamente al Marchese la somma annua di lire 18,215. 15. 8.

OLLASTRA-SIMAGIS, villaggio della Sardegna, compreso già nel dipartimento Simagis del regno di Arborea, ed ora nel mandamento dello stesso nome della prefettura di Ori

stano.

La sua situazione geografica è nella latitudine 39° 56' 30", e nella longitudine occidentale dal meridiano di Cagliari 0° 22' 30".

Siede nel piano sotto una piccola eminenza in distanza di circa un miglio dalla sponda sinistra del Tirso esposta al maestrale ponente e libeccio, e protetta alquanto da' venti dell'altro semicircolo per il rilevamento del terreno a tre miglia o poco più dal suo sito, dove sentesi molto calda l'estate, e così tepido l'inverno, che sieno rarissimi gli anni che il terreno si copra d'un lieve strato di neve. Grande è l'umidità dell'aria per il prossimo fiume e più ancora per la vicinanza d'una palude, e frequente la nebbia che troppo nuoce, massime nella primavera, a'seminati. Le pioggie sono scarse anzichenò, le tempeste non frequenti; l'aria nelle stagioni estiva ed autunnale è insalubre.

La superficie territoriale si può ragguagliare a miglia quadrate 10, non compresavi la montagna detta di s. Martino, della quale i Domenicani del convento di s. Martino presso Oristano avevano il dominio diretto ed utile, per cui perceveano i diritti del pascolo e del seminerio da chiunque vi introducesse bestiame o vi coltivasse alcun tratto di terreno.

Piano il territorio nelle altre parti è montuoso nella re

gione, che comprendesi sotto il nome della qui detta montagna di s. Martino, solcata da' più valloni ed erta in più parti, principalmente in Sa Conca de Saramacu, in su Pizzu de Giuannipalma, in Sa Conca ladu, in sa Conca de Pajotu, in Is concas de Piramela, in Is concas de s'orgiu. Da su queste eminenze vedesi un orizzonte che a qualche parte, dove mancano alte opposizioni, si estende in lunghissimo raggio, sino alle montagne del Colostrai, e per lungo tratto sopra il mare sardo in là del golfo d'Oristano.

Nel piano non vedesi sorgere alcun'acqua, e bisogna scavare de' pozzi; nella montagna sono aperte varie vene, ma nessuna notevole nè per copia, nè per particolar virtù.

Il Tirso, che indicammo assai prossimo al paese, scorre sul limite del territorio solamente per circa 4 di miglio, e nelle stagioni piovose è causa di gravissimo danno a' coloni per le sue innondazioni, quando queste durano molti giorni, talvolta quindici ed anche venti, già che fan marcire le sommerse biade, massime quando troppo spesso si ripetono: e si ripetono non di rado dodici, diciassette volte (come nel 1832), e in alcuni anni più di venti.

Abbiamo pure indicata una palude, che gli ollastrini dicono stagno, e questo è un bacino che avrà un fondo di circa 30 starelli. Riempiesi dalla ridondanza del Tirso o della fiumana che dicono di s. Antonio, e non di rado vi si conserva l'acqua per tutto l'anno. Qui s'abbeverano gli animali e frequentano molte specie di acquatici, ma non si trovano, che in certi anni delle anguille che nel tempo della inondazione vi si fermarono.

I volatili si trovano in questo territorio di molte specie, e alcune assai numerose, fra le quali noterò le pernici e i passeri. Nella montagna sono daini e cinghiali, non però cervi.

La regione boscosa (comprendesi anche la montagna) può stimarsi estesa in superficie di mille starelli. Il fuoco e la scure hanno da molto distrutto i ghiandiferi, e sono in piccolo numero gli oleastri in altro tempo così frequenti in questi salti, da aver dato il nome al paese.

Popolazione. Si annoverano in Ollastra anime 718, distinte in maggiori, maschi 225, femmine 236; minori, maschi 130, femmine 127, distribuite in famiglie 175.

Il movimento, della popolazione si indica nelle seguenti medie, nascite 35, morti 22, matrimonii 6.

Le malattie ordinarie sono infiammazioni di petto e febbri periodiche estive ed autunnali. Si vedono non rari i sessagenari, ma ben pochi possono approssimarsi agli 80 anni. Son curati da un flebotomo.

Degli ogliastrini 140 sono applicati all'agricoltura, 35 alla pastorizia, 10 a'mestieri. Essi sono laboriosi, pacifici e religiosi. Le donne tessono il lino in circa 120 telai, e comprano da altri paesi i tessuti di lana.

Alla scuola primaria non concorrono più di 6 fanciulli, e quelli che nel paese sappian leggere e scrivere non sono più di 16.

Agricoltura. Il terreno d'Ollastra non è in niente da meno che sia quello d'altra regione nel piano arborese, perchè ottimo a' cereali, alle specie ortensi, alle viti, a’fruttiferi e specialmente ulivi.

La quantità della seminagione è questa; starelli di frumento 600 poco più o meno, d'orzo 160, di fave e legumi 200. La produzione mediocre può determinarsi al 10 per i cereali, al 12 per le fave, al 20 per gli altri legumi. Di lino se ne semina tanto, che abbiasi di frutto circa 160 cantara, sufficiente materiale per il lavoro femminile. La coltura del canape è ancora assai ristretta e il prodotto non maggiore di cantare 12. La regione che appellano lodinas è ottima per quest'articolo.

In questo e in altri siti potrebbero venir bene i generi ortensi, ma gli ollastrini mostrano in questo particolare una gran negligenza. Solo nelle sponde della suindicata palude si piantano melloni, cocomeri, e altri pochi articoli.

Le vigne sono in due diversi regioni, e occupano poco terreno in uno ed altro. Il prodotto è proporzionatamente alla quantità de' fondi non piccolo, ed è pure di gran bontà, principalmente quello che si ha dalle vigne che dicono de jossu. La vernaccia ollastrina non è meno stimata che sia quella di altri vigneti campidanesi. La vendemmia può dare le 1200 anfore (màrigas), delle quali nè una piccolissima parte si vende o si brucia per acquavite, perchè sono insufficienti al bisogno.

I fruttiferi sono in pochissime specie, e le più comuni mandorli, fichi, susini, olivi, i cui individui potranno sommare a 3500. Gli olivi non sono forse più di 1100 alberi. La terza parte del terreno è distribuita in vari predi, o vigne, o cungiaus, come dicono i piccoli chiusi, a differenza delle tanche che sogliono essere d'un'area assai ampia. In quei piccoli chiusi si semina e si tiene a pastura il bestiame domito.

Pastorizia. Si educano dagli ollastrini le solite specie, e ciascuna ha ordinariamente tanti capi quanti qui si notano. Buoi per l'agricoltura 260, cavalli 90, majali 45, giumenti 200; quindi nel bestiame rude vacche 200, capre 1000, pecore 800, porci 300. Pascolano tutti ne' salti del comune, eccettuati i buoi che nel tempo de' lavori autunnali e nell'inverno sono alimentati di paglia e delle erbe de'sunnotati cungiaus.

La quantità del formaggio basta appena al bisogno delle famiglie, e però non si fa commercio che di capi vivi, pelli, lana.

Religione. Ollastra è compresa nella diocesi di Oristano ed è amministrata nelle cose spirituali da un prete, che ha il titolo di vicario ed ajutato da un altro sacerdote.

La chiesa parrocchiale ha per titolare s. Sebastiano; le filiali sono appellate una da s. Severo, l'altra da s. Marco.

La festa principale è per s. Marco, alla quale concorrono molti da'vicini paesi per la ricreazione de' balli pubblici e lo spettacolo della corsa.

Il cimiterio trovasi all'estremità dell'abitato sulla piccola eminenza che abbiamo già indicata.

Nel salto a poco più d'un miglio di distanza dal paese sulla sponda del Tirso in un rialto di notevole elevazione è una cappella dedicata alla m. s.. Vittoria, edifizio antico, ma molto piccolo.

Antichità. Restano le vestigia di sei nuraghi, e sono nominati, uno deis tres bias, n. de baccas, n. de is Pardis, a. de Molas, n. de... e n. de s. Orcu, del quale restano ancora non poche parti.

Vedonsi pure vestigia di antiche popolazioni in due siti, la prima alla distanza dal paese di circa tre miglia in Ca

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