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Consulta chiamasi in T. Legale presentemente la Lettera che scrivono le Autorità giudiziarie inferiori al Tribunale superiore o supremo; siccome Nota, quella fra Autorità eguali o non dipendenti fra esse; e Decreto la Lettera delle Autorità superiori. Nell'amministrativo poi dicesi Consulta o Rapporto la lettera delle Autorità inferiori alla superiore; Nota Quella tra uguali o non dipendenti; e Decreto o Ordinanza o Dispaccio, quel la delle Superiorità alle inferiori. CONSUNTIVO, s. m. Voce dataci dai Lombardi sotto il già Regno italico e usata negli affari di pubblica amministrazio ne, e vale Nota delle spese o danari consunti in un anno passato, a confronto del presuntivo (V. PREVENTIVO) - Il Consuntivo dell' anno 1824. fu maggiore di quello del 1826. ( Articolo riformato). CONTENTEZZA, s. f. Contentezza; Contentamento, Soddisfazione, Consolazione, Appagamento d'animo.

CONTENTEZZA DE CUOR FA BELA PELB IN VISO. Maniera nostra volgare, cui corrisponde la sentenza 81. della Giunta agli ammaestramenti degli antichi: Cose onde l'anima s'allegra e il corpo se ne conforta. CONTIZAR, v. ant. Conteggiare, Farc i conti, ed anche Contare; Numerare, Noverare.

SE NO FALA IN CONTIZAR LA PENA, Se il conto o il computo non falla; Se non vado errato nel conto. CONTRALTO.

CONTRALTI DE LA ROCA (o aperto) Maniera di gergo de' Barcaiuoli, che vuol dire Soldati.

SEMO A LA BOLA DEL RUFO DEI CONTRAL TI DE LA ROCA, Vuol dire, Stiamo a scaldarci al sole, cioè al fuoco dei soldati. CONTRARZARE, s. m. Argine di ripara o di rinforzo, dicesi Quello che si fa anche su i nostri fiumi per fortificare l'argine vecchio quando è indebolito dalle erosioni dell' acqua.

CONTRATO.

PASSAR O NO PASSAR EL CONTRATO, dicevasi a' tempi Veneti, Quando un patrizio ammogliandosi con donna di famiglia mon patrizia, doveva chiedere al Governo ed ottenere l'approvazione del coniratto nuziale, altrimenti i suoi figli non erano considerati dell' ordine patrizio. Quindi PASSAR EL CONTRATO voleva dire Omologare il contratto delle nozze ; Legittimare la scritta o sia il matrimonio, NO PASSAR EL CONTRATO significava Rifiu tare; Disapprovare.

CONTROLÓRA, s. f. (coll'ultimo o chiu

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motto che dice, I danari sono il secon do

sangue. CORAZZINA, s. f. Voce ant. Corazzina, dimin. di Corazza, Armadura del busto che usavasi anticam., alla quale dicevasi anche Corsaletto.

CORBA e CURBA, S. f. chiamano i Maniscalchi un Tumore che viene talvolta ai Cavalli al di sotto del garetto, i cui sintomi caratteristici sono una gonfiezza con tensione e dolore a quella parte. CORBO D'ASPRÈO O DE SASSO, S m. T. de' Pescatori, Coracino, Pesce di mare che corrisponde alla Sciaena Nigra di Bloc, conosciuto forse dagli antichi col nome Chromis in unione ad altre specie, che portavano lo stesso nome. Il suo colore è di piombo scuro, il corpo schiacciato, il muso rotondo; ed è buono a mangiare.

CORDAR, . Voce bassa, lo stesso che ACORDAR, V.

CORGNOLA, s. f. Corniola, Sorta di pie tra dura su cui si scolpiscono de'bassi rilievi, ed è una specie di Agata quasi trasparente. V. BUGANZA.

CORIAGINE, s. f. (voce latina) chiamanoi

Maniscalchi la Cachessia nel cavallo e nel bue. Al bue un tal male si manifesta nella pelle iudurita, attaccata alle coste, nella melanconia, nella ruminazione interrotta, nel dimagrimento e talvolta nella febbre. Nel cavallo sono comuni tutti i sintomi suddetti, fuorchè nella pelle indurita alle coste.

CORIERA, s. f. Barca corriera o anche Corriera, come voci dell'uso adottate dagli Uffizii pubblici amministrativi, chia masi Quella, con cui da un luogo all' altro si portano le lettere, le robe ed anche passeggieri. Quelle che hanno a fare con di Venezia sono le Corriere di Padova, Rovigo, di Ferrara, di Modena. CORISTA, s. m. Corista, dicesi da' Mo sici un Flautino di cui si servono per ac cordare e ridurre gli strumenti al tuono corista. Onde Tuono corista vale Tuono che s'adatta alle voci comuni, e Strumento corista, Che non è più alto nè più basso di quello che può servire per cori. CORIVO.

AQUA CORIVA,

dicono alcuni del volgo

per Acqua corrente, com'è quella de'huini; opposta a stagnante, come quella de' pozzi e degli stagni. CORLO.

-

per

SCOR
CORLO, detto in T. ant. vale
LON, Tremito A TRAR DEI CORLI NO TI
STARA MASSA, che vuol dire Fra poco
avrai i tremiti o le recate della morte.V.
SCORLOTO.

CORLOTO, s. m. ( dalla radicale Scon-
LAR, Scuotere) Voce ant. detta per Testa.
ROMPEMOGHE EL CORLOTO, Rompiamo
gli la testa.
CORNADA,s. f. lo stesso che SCORNADA, V.

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CORTE DE PALAZzo, Corte del palazzo ducale; ed è Quella in cui fassi la Borsa de' mercatanti, che prima e per varii secoli innanzi fu sempre fatta nella piazza di Rialto.

CORTELA, s. f. Voce ant., che ora dice. si CORTELINA, V. CORTELA, s. m. T. de'Muratori, Accol tellato, Lavoro di mattoni o pianelle messe per coltello; e s'usa per ammattonare le stalle, e se ne vede anche in alcune strade di Venezia, nelle quali per essere rimote, non fu creduto prezzo dell' opera l'adoperare macigni: lo stesso che ŜALIZO A CORTBLO O A TAGIO, V. SALIZO. CORTELÈRA, s. f. chiamasi da noi la Moglie o Femmina del Coltellinaio, la quale secondo l'inclinazione della lingua ed altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Coltellinaia.

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COTEGO DE CASA dicesi comunemente per avvilitivo di casa, intendendosi Casa piccola, quasi ch'ella possa paragonarsi ad una trappola da sorci. COTOLA.

MAGNARSE LE COTOLB, V. MAGNAR. COTOLETA.

COTOLETA, dicesi dicesi per Donnaiuolo, V. FEMENELA. COVERCHIETO, s. m. Operculo, cioè Piccolissimo coperchio, ma non dicesi che delle chiocciole e simili. Quindi Chiocciole operculate si chiamano Quelle che hanno l'operculo. COVERTO, add.

V. BRONZA.

BRONZA COVERTA, CRAGNO, s. m. Cranio, L'osso del capo

che difende il cervello,

Detto alle volte per lo Capo stesso, come A CRAGNO A CRAGNO, lo stesso che TESTA A TESTA, Á tu per tu, iesta a testa. CREAPOPOLI, s. m. Voce furbesca de'nostri Barcaiuoli, e vale il Pene.

CREDENZA, s. f. che anticam. dicevasi CRENZA, Credenza, dicesi anche da noi all' Armario nel quale si ripongono a custodia gli arnesi ed avanzi della mensa ed altre cose ad uso di famiglia. Nelle ca se de' grandi si dice Credenza alla stanza che serve in vece d'armario.

CREDENZIER, s. m. Credenziere, nelle case de' grandi si chiama Quell' uffiziale di servigio, che ha cura della credenza. CREDENZIERA, s. f. dicesi la Moglie Femmina di Credenziere, la quale ad imitazione di altre voci così formate dal nome mascolino, potrebbe dirsi Creden

ziera.

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CRIMINAL.

UN CRIMINAL, detto in forza di sust. vuol dire Delitto XE STA FATO UN GRAN CRIMINAL, È stato commesso un gran fatto criminoso o un gravissimo delitto.

Talora UN CRIMINAL, si prende per Rissa col ferimento di alcuno; e talvolta esageratamente per un semplice Abbaruffamento, detto più comunemente BARAFUSOLA, V.

CRIORETO, s. m. Gridetto, dim. di grido, Piccola contesa di parole senza male conseguenze.

CRISTO.

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CRUCIFICA, Voce di gergo de'nostri Barcaiuoli con cui intendono il Crocifisso. CRUCIO, s. m. Cruccio, Tormento, Afflizion d'animo.

GO UN GRAN CRUCIO, Ho un gran tormento; Ho una grande afflizione o travaglio EL XB UN GRAN CRUCIO, Egli mi è d'un continuo tormento; Mai non fina o non rifina di cruciarmi.

CRUDA, s. f. Voce di gergo, che vale la Morte.

CUCAGNA, s. f. Cuccagna, in buona lingua vale per Felicità o Luogo di felicità. Ma noi lo diciamo per Cornucopia, che vuol dire Abbondanza di tutte le cose; ed anche per Macca o Macco, cioè per Abbondanza di cose da mangiare ed a vilissimo prezzo.

GRAN CUCAGNA DE BECAFIGHT! Gran macco di beccafichi.

ZOGO DE LA CUCAGNA, L'albero della cuccagna, dicesi ad una Festa popolare, in cui vien rizzata in mezzo ad una piazza un'antenna assai alta unta di sego, avente in cima una borsa di danaro o alcune cose da mangiare, che costituiscono il premio di chi aggrappandosi sa giugnere alla sommità.

CU-CU, Voce o Grido usato nel giuoco del Capo a nascondere (SCONDARIOLA) da coloro che sono nascosti verso quello ch'è

DAFARETO DANDARO

DAFARÈTO,

AÈTO, V. лѣто,

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m. Lo stesso che AFA

DAGANDO, gerundio di Dan, in vece di DANDO, era in use fra i Veneziani nel secolo XVI. Questa maniera è tuttavia conservata dai Chioggiotti ed anche nel Polesine.

DAGNÒRA (coll' o chiuso) Modo avverb. ant, che vuol dire, Ogn' ora; Sempre. DAMASCO.

LAORAR A DAMASCO, Damaschinare o Far lavoro alla damaschina, cioè Incastrare i filuzzi d'oro o d'argento nell'acciaio e nel ferro intagliato e preparato per ricevere l'incastratura. Gli antichi dicevano a quest'arte Tausia e Fare o Lavorare di tausia. Dicesi Lavoro pure all agiamina. DAMINA, s. f. Damina, detto per vezzi o talvolta per adulazione, vuol dire Dama

di fresca età.

DAMINA, si dice presentemente in Venezia e per sola galanteria, in vece di Madama o Signora, ad una Donna di civile apparenza che vogliasi trattare con qualche riguardo.

DANDARO, add. Termine fam. di vezzi che usano le nostre donne, parlando d'un Fanciullino, per esprimere ch'egli è piccolo e vezzoso. Nel dimin. dicono DANDA

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RETO E DANDARIN, Lo stesso che BAGARIN e TROTOLETO. DANOSO.

LA DANOSA, dicesi in T. di gergo nel sign. di Lingua.

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DAOTIN O DA OTIN è il nome volgare che dassi ad uno spezzato o sia alla quarta parte della lira Austriaca che abbiamo attualmente in corso ch'è una monetina d'argento fino, stata battuta nell'anno 1823. quando fu soppressa la moneta italiana; e vale 25. centesimi, o sia Veneti soldi otto e mezzo in circa: dal che trasse l'appellazione volgare.

DEBESÒGNO, s. m. (colla s dolce) Voce bassa che vale l'Occorrente o la Tornata di casa, V. BISOGNO.

DECERNIR, v. ant. Discernere, nel sign. di Comprendere coll' intelletto, Cono

scere.

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METERSE EL CUOR IN PASE, V. PASE, CURAR.

CURAR EL FORMENTO O LA RISBRA, Diserbare; Sarchiare, Sveller l'erbe, che erescono colle biade. CURCUMA, s. f T. de'Droghieri, Curcuma, Radice d'una pianta indigena delle Indie e detta da'Sistem. Curcuma longa, di color giallo all'esterno e dentro croceo, che assomiglia alla cera vergine. Macinata questa radice serve all'uso del color giallo.

CURIA, s. f. Curia, chiamavasi ne' tempi Veneti la, così allora detta, Corte de'pubblici Rappresentanti Capi di Provincia, composta degli Assessori e de' Cancellie ri, i quali si dicevano quindi Curiali.

Ora col termine CURIA intendesi comu nemente la Curia patriarcale o vescovile. CUSARIN, add. Seta o

SBA CUSARINA, Azze cusarine, Accie da cucire, cioè Ad uso di cucire, CUSER.

CUSER A DRETO FILO, V. FILO.

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DEFERENZA DELEGATO vuol dire Affatto; Del tutto; Intieramente; Di colpo. DEFERENZA, s. f. Maniera ant. Diffe

renza.

DEFINITIVAMENTE, avv. (dal lat. Definitive) ch'era in uso ai tempi Veneti, specialmente negli atti pubblici, Diffi nitivamente, che vuol dire Decisivamente, Determinatamente. Dicevasi nelle sentenze di bando perpetuo, Che N. N. sia bandito definitivamente e in perpetuo. DEFINIZION, s. f. Diffinizione o Definizione, Decisione, termine. DEGNÈVOLE, add. Degnevole e Degnante, che degna, cioè Affabile, Cortese.

soccorso,

DEGNEVOLE però noi lo usiamo per lo più ironicamente parlando di alcuno che ridotto a basso stato non ricusi qualche e si dice EL XB UN SIGNOR DEaffabiGVBVOLE, quasi che s'abbassi per lità e gentilezza d'animo ad accettare una cosa piccola e vile. DELEGATO, add. Delegato, si dice al Giudice ch'è deputato dall'autorità supe riore ad una causa particolare.

Delegato provinciale, chiamasi moder namente in questo regno Lombardo Ve neto, il Magistrato capo di provincia negli affari amministrativi, ch'è in qualche modo sostituito al Prefetto del cessato Governo italico; e dicesi Provinciale perchè

DELEGAZION DERNO

si chiamano ora Provincie que' territorii che prima dicevansi Dipartimenti. DELEGAZION, s. f. Delegazione provinciale si dice ora l'Uffizio del Delegato, stato sostituito a quella che dicevasi Prefettura.

DELENGUARE, v. T. di Chioggia (forse corrotto e detto fig. dal lat. Deliquere) Illanguidire; Indebolirsi, Venir meno. DELETANTE, V. DILETANTE. DELETAR, v. V. Diletar. DELETOSO, add. Voce ant. detta già dal nostro Andrea Calmo per DELETANTE, V. DELETESO DE FIORI, Fiorista o Dilettante e coltivatore di fiori.

DELIMARSE, verbo propriam, usato a Chioggia, in vece di LIARSE che diciam noi figur. per Limarsi il cuore, Delimarsi, Consumarsi, venir meno per travagli e fatiche. Anche i Latiui avevano Deli

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LA GA

È da notare che alcune volte dicianro DBA (coll'e stretta) per plur. di Dɛo, invece di DɛI. Si dice per esempio, DO DEA DE LEA SUL MUSO; STA CARNE LA GA DO DEA DE GRASSO, Ella ha due dita di loia sul viso, cioè Due dita di sudiciume. Questa carne ha due dita di lardo.

FAR I CONTI SU I DEI, prov. ant. Ch'è simile al nostro FARSELA SUI DEI. V. FAR CASTELI IN ARIA, in CASTELO.

DEPERIMENTO, s. m. Latinismo, verb. di Depereo, Vocabolo molto usato fra noi dalle persone colte, ed anche Segretariesco, nel sign. di Guastamento; Guasto; Corrompimento; Corruzione; Putrefa

zione.

ROBE SOGETE A DEPERIMENTO, Cose corruttibili o corrompevoli, soggette a danni e discapiti.

DEPERIMENTO DE AFARI O DEL NEGOZIO, Decadenza, Declinazione, Diminuzione di prosperità, e talvolta s'intende Disordine oben anche Danno; Sterminio; Dissensione; Desolazione. DEPOSTA, V. in POSTA.

DERNO (IN) T. Marin. Issare la bandiera in derno, dicesi dell' Alzarla in cima all' asta e tenerla serrata.

DE RORE CELI DESGIAZZAR

DE RORE CELI, Voci latine d'un Salmo, le quali si dicono ne' discorsi familiari o anche talvolta a modo avverb. come nel seguente dettato.

ROBA VEGNUA DE RORE CELI, Roba venuta o mandata dal cielo, dalla Provvidenza, ovv. dalla pura sorte, inaspettatamente, improvvisamente. DESBAVARARSE, Cavarsi il BAVARO, COme noi diciamo, cioè il Soggolo monacale: ch'è quanto dire DESMUNEGarse, V. DESBOSEMAR, v. Sbozzimare, Cavar la bozzima. V. BOSEMA. DESBRAGHESSARSE.

DESBRAGHESSARSE PER QUALCHEDUNO O PER QUALCOSSA, Sbracarsi, detto figur. Sforzarsi, Fare ogni diligenza per che che sia. Scagliarsi, dette pur fig. Impegnarsi oltre al convenevole ad alcuna cosa. Scagliarsi per alcuno. DESCARTAR, v. Sciorre o Svolgere dal la carta, Levar via o Aprire la carta che involge che che sia, per vedere o prenderne il contenuto. In questo significato diciamo anche SCARTAR. Io non trovo nei dizionarii un verbo equivalente al nostro. DESCAZER.

DescaZer da le MALE PRATICHE, Abbandonare le male pratiche o la mala vita o le cattive amicizie. DESCONZO, s. m. ed anche SPALADURA, T. de Maniscalchi, Sorta di malattia del Cavallo e del Bue, che consiste in dolore, gonfiezza e raccorciamento della gamba con difficoltà di camminare; ed è una Lussazione.

DESCOPA

}

DESCOPAO add. Maniera antica, che ora direbbesi Scol o Scoro, Scopato, cioè Frustato, Battuto.

DESDEGNAR, v. Disdegnare, nel sign di Disprezzare, Rifiutar con disprezzo o con isdegno. DESFANTARSE.

DESFANTARSE, Maniera ant. che potrebbe dirsi anche in presente per Dileguarsi, nel signif. di Fuggir con prestezza o quasi sparire. DESFAR.

DESFAR EL GROPO,

va

detto met. ant., le, Togliere di mezzo le difficoltà o Sciogliere i dubbii. DESFATO.

DESFATO DA DISGRAZIE, Strutto; Distrutto; Ruinato; Desolato. DESFILÀ e DESfilato, s. m. T. de' Maniscalchi, Sorta di malattia del Cavallo e del Bue, che consiste nella difficoltà di camminare, di alzarsi e coricarsi. I Veterinarii la chiamano Debolezza dei tendini motori.

DESFITO, add. Voce ant. che vale come DESFATO, nel sentimento di Desolato; Afflitto; Sconfortato.

CHE FAROI GRAMA DESFITA, Senza vu CARO BEN CARA MIA VITA? Misera desolata, che farò mai senza di te? DESGIAZZAR.

DESGIAZZARSE, detto da alcuno metaf.

DESCUSÌO DESSEGNAR 775 Dirugginarsi; Dirozzarsi, Cominciar ad ammaestrarsi e perdere la rozzezza della mente. Uscir di gatto selvatico o di gatto frugato, direbbesi d'un semplice Contadino che per la pratica della Città si fosse alquanto dirozzato e avesse perduto la stupidità. Scaltrirsi o Scozzonarsi hanno lo stesso sign. ma si possono riferire al costume. V. MOLARSE DA LA RIVA e LASSARSE DA L'osso, in MOLAR e LASSAR, DESCUSÌO, add.

AVER EL CULO DESCUSIO, Aver la cacaiuola o la cacaia, che più modestamente dicesi Aver la soccorrenza — AVÈR LA BOCA DA CULO DESCUSIO, Aver la cacaiuola nella lingua o La lingua a cacaiuola, Non poter tener un segreto. DESGROPAR.

DESGROPARSE, detto fig. Scialarsi; Sfogarsi, Dir l'animo suo liberamente, DESGUANTAR, v. Voce usata figur. dal nostro poeta Gritti nell' apologo I DO LIONI, uel significato di Cacciar fuori - E LE SGRINFE I DESQUANTA SBREGHIFERE, per

dire Caccian fuori (i leoni) gli unghioni squarciatori.

mani.

DESGUANTARSE, Trarsi i guanti dalle DESGUSTAR, v. Disgustare, Apportar disgusto, Amareggiare alcuno "Disgu starsi, Prender disgusto di che che sia DESGUSTAR I AVENTORI, V. AVENTOR. DESGUSTARSE CON QUALCUN, Disgustarsi con alcuno, vale Alterarsi, adirarsi con esso lui.

DESGUSTO, s. m. Disgusto; Disgustevolezza, Dispiacenza, Dispiacere. DESGUSTOSO, add. Disgustoso, Disgu stevole, Dispiacevole, Disaggradevole. DESMANEGA.

SIESTU DESMANEGA, Espressione fam. d'impazienza, che vuol dire, Che tu sia impiccato! (MANEGO, si dice figur. per Boia).

mo,

DESMENTEGAIZZO, add. Voce ant. che si ha in più luoghi delle lettere del Callo stesso che DESMENTEGÒN, V. DESMERDAR, v. Mondar della merda, Nettare, Far mondi i bambini lordati di merda. I Siciliani dicono SMIRDULIARI. DESMESSO, add. Dimesso o Dismesso, Senza adornamenti. V. SOGLIO. ABITO DESMESSO, Dimesso, cioè Tralasciato.

LB PUTE LE Ga d'andar desMESSE, Le giovani o Le fanciulle debbono vestir positive, cioè Con abiti modesti. DESPAR, lo stesso che DISPAR, V.

METER A COO VUOVI IN DESPAR, V. Coo. DESPAZZAR, v. ant. che una volta dice

vasi in vece di ScOAR O SPAZZAR.V.

DESPETRÌR, v. Spetrare, Sciogliere, Disfar la durezza di cosa che sia come pietra.

DESPRÈSIO, s. m. ( colla s dolce) Voce della plebe, lo stesso che DESPREZZO, V. DESSEGNAR.

DESS EGNAR IN SABION, V. SABION,

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MEOLA E DE LA RAISE DEL TRONCO DE LA

MIA NATURALITAE, leggesi ne' componimenti poetici del Calmo, e vuol dire, Componimenti usciti dal mio talento naturale, senz'artificii; come la penna getta. DESTIRO, s. m. per DESTIRADA, è vocabolo ant. usato nel Poemetto sulla guerra de' Castellani e Nicolotti, nel sentimento di Tirare il collo ai polli; vale dunque Tirata Co SE FA A UNA GALINA, Ghe DAVA AL COLO SI FATO DESTIRO, CHE etc. Come si fa de' polli, gli avrei tirato il collo, cioè Lo avrei ucciso. DESTRUTO, add. Distrutto, da Distruggere.

DESTAUTO, Strutto; Desolato-Strutto si dice parimente per Magro. DEVA, Seconda persona dell'imperfetto Ora si dice Davà, ma i di DAR, Dar Chioggiotti dicono DEVA. DEVOTO, add. Divoto e Devoto, Che ha divozione, Pio, religioso.

DEVOTO DE LA MADONA DEI CERCHI, detto per ischerzo d'un Ubbriacone, ch'è quanto dire Dedito o Inclinato al vino. DÌ.

ADESSO FA DI! con inflessione ammirativa, Maniera fam. di risposta, che vuol dire No Per esempio la Madre domanda alla Figlia, ASTU FINIO QUELA CAMISA? e questa risponde ADESSO FA DÌ, volendo in certo modo far conoscere alla Madre l'irragionevolezza della dimanda, perchè in così breve tempo trascorso la camicia non poteva esser intieramente cucita. DIÁCHILON, s. m. Diaquilonne, Sorta di cerotto composto di più ingredienti, buono a' ciccioni e simili posteme per purgarle e chiuderle.

DIALTIA, s. f. Voce ant. Dialtea, Unguento composto di più ingredienti, ma specialmente di mucilagine d'altea. DIANA, s.f. Diana, nome proprio di qualche femmina.

Diana, dicesi al Battere il tamburo o Sonar le trombe sul far del giorno, che fanno i soldati, dall'uso che i Romani avevano di sonar colle trombe ai primi alJori del dì negli accampamenti un' aria dedicata a Diana, Dea delle selve. DIAVOLO.

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in forza di sust. dicesi più comunemente di Chi si diletta ad un'arte, a distinzione de' professori di essa.

DILETANTE DE LIBRI, V. LIBRO e PORTÀ.

DIG.

IN NOME DE DIO, che anche si dice SIA COL NOME DE DIO, Maniera fam., Or bene sta, e vale Sia in buon'ora, Sia col buon animo IN NOME DE DIO CHE GO TROVÁ QUEL CHE CERCAVA, Sia in buon'ora che ho finalmente trovato quel,ch'io cercava. DIÒL, s. m. Vocabolo de' Barcaiuoli, che vuol dire Duolo (dal lat. Dolor) nel sign. di Passione d'animo o anche InteresseMI NO GO DIOL PER QUELA COSSA; Di quell'affare non me ne curo; lo non ne sento passione alcuna.

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Il colore di quest' abito s'addice al suo viso, cioè si confa, ben conviene al colore del suo viso LA XE UNA COSSA CHE DISE MAL, Questa è cosa o parola o azione che sta male, cioè Che disconviene o è mal detta o mal fatta.

NO SARÀ MAI DITO VERO, Questo non sarà mai, cioè lo non permetterò giammai questa cosa NON SARÀ MAI DITO VERO CHE MI TORNA IN QUELA CASA, E' non avverrà mai ch' io torni a quella casa.

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TASE, ABIÈ QUELA CHE SB GHE DISE, Specie di ammonizione o reticenza che usasi familiarimente verso qualche indiscreto o imprudente parlatore, ed è come se gli dicesse, Di grazia ponete fine alle vostre chiacchiere ed abbiate quella che appellasi creanza o discrezione o prudenza. DISPAZZO, s. m. Dispaccio, dicevasi in T. Cancelleresco del Governo Veneto, quella Lettera che un pubblico Rappresentante scriveva al Senato : benchè più comunemente si chiamassero Dispacci le Lettere de Patrizii generali della Dalmazia e del Levante, i quali oltre al Cancelliere avevano presso a loro un altro Impiegato che chiamavano Dispaccista, propriamente occupato a scrivere i dispacci. DISPENSA, s. f. Dispensa, chiamasi famil. la Stanza dove si conservano le cose da mangiare.

Dispensa poi, in T. di Finanza e di Legge, si dice quell' Uffizio, dal quale si distribuiscono il sale, il tabacco e gli altri generi detti di privativa, ai rispettivi venditori.

DISPENSIER, s. m. Dispensiere o Dispensiero, in T. di Finanza, dicesi Quell'uffiziale o impiegato ch'è preposto alla Dispensa del sale, del tabacco, della polvere da fucile etc. a coloro che vendono queste derrate, dette di privativa regia, per conto pubblico. DISPOSITIVA, s. f. Dispositiva, chiamasi in T. Forense, Quella parte d'una sen

tenza che risolve, che determina o decide. DISSERNER, v. Discernere, Ottimamen te vedere e distintamente conoscere; e non che degli occhi del corpo, dicesi ancora dell'intelletto.

NOL GA GIUDIZIO DA DISSERNER, Non ha tutti i suoi mesi,vale È scemo, pazziccio DISSIMULAZION, s. f. Dissimulazione,

Arte, Studio di nascondere il proprio pensiero o alcun disegno, Finzione. V. SIMULAZION.

DISTILAR, V. V. LAMBICAR.
DISTILAZION.

ANDAR IN DISTILLAZIÓN DAL SUOR, Maniera fam. esagerata, Struggersi o Macinarsi pel gran sudore; Sudo tanto che mi struggo o mi macino, cioè Mi con

sumo.

DIVERSIVO, s. m. Voce fam. Svagamento; Distrazione; Interrompimento; Intermezzo, intendiamo Occupazione differente dall' ordinaria, e meglio Diverti mento; Passatempo; Diporto; Sollazzo, Gosa che ci distragga dalle noiose consuetudini.

QUALCHE DIVERSIVO BISOGNA AVÈR, SE DE NO SE CREPA, L'arco sempre teso si spezza; Un po' di svagamento o di passatempo è necessario alla vita.

Diversivo è anche T. Idraulico usato frequentemente dagl' Ingegneri, e dicesi Quel canale che diverte o devia parte dell'acqua d'un fiume. Il Canal bianco e l'Adigetto in Polesine sono diversivi delľ Adige Diversivo a fior d'acqua o Sfioratore, e nella Toscana Rifiuto, dicesi a Quel diversivo che si ottiene dalla soprabbondanza dell'acqua e sia dell' acqua superiore superflua.

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CH'EL TROVA UN DO DE DANARI IN VECE DE L'ASSO, EL SBALA, EL PROTON LO SGOBA dei A LA BOLA DE RUFO, Maniera di gergo barcaruoli, e vuol dire, Che vada via col nome di mia Nonna e il diavolo se lo porti all' inferno. DOGALINA.

La Dogalina era anche una Veste usata anticamente da' Veneziani in genere, di cui si fa menzione in varii Autori, ma specialmente dal Varotari e dal Calmo, che usavasi ancora nel 1600. DOGIA.

DOGIA VECHIA, chiamano i nostri Ma niscalchi l' Affezione reumatica di una o più gambe del cavallo, con zoppicatura non continua e per lo più senza dolore al tatto, con recidiva senza periodi esatti. DOLER.

DAR DONDE DIOL, ribobolo ant. Dare dove gli duole, che anche dicesi Dare in quel d'alcuno, vale Promuovere un discorso sopra materia in cui altri abbia passione; dimandar appunto di quelle cose o mettere in campo materia che altri desidera e ha caro di sapere. DOLO, s. m. Voce ant. per Passione o Dolore dell'animo. DOLOR.

Duolo cioè

DOLOR è anche Voce di gergo de' Bar

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