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PARTER, S.

s. m. Platea, dicesi La parte più bassa d'un teatro, dove stanno gli spettatori. V. PLATEA.

PARUCA, s. f. dicesi da molti per PERUCA, V.

PASSADORA, s. f. dicesi la Moglie o Femmina di Passatore o Navichiere, la quale sull' esempio di altre voci consimili, potrebbe dirsi Passatora o Navichiera. PASSAMANERA, s. f. diciamo comunemente alla Moglie o Femmina di Passamanaio, la quale sull'esempio di altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Passamanaia.

PASSÈLEGO, s. m. Voce antica del nostro dialetto, usata dal Calmo, che s'interpreta Passeraio, nel sign. metaf. di Confuso cicaleccio di più persone.

In una lettera di lode al famoso pittore Giacomo Tintoretto suo contemporaneo, dice il Calmo: ZoÈ LAVORAR PER TRAZER UTELE E GLORIA, MANZAR PER VIVER, E UN CASCAR IN PASSELEGO, E UN 80NAR, RIDER E CANTAR PER NO LAGARSE DAR VOLTA EL CERVELO, CO INTRAVIEN A PURASSAI CHE SE AFFISSA TANTO IN TUN ARTEFICIO CHE I PERDE PUÒ L'INZEGNO E LA

MOLENA DEL CAO IN TUNA BOTA. Approva il Calmo con queste espressioni il metodo svariato di vita del Tintoretto nella giudiziosa distribuzione delle ore dedi cate a diverse azioni, cioè nel lavorare per trarne utile e gloria, nel mangiare per vivere, e nel cader poi in passeraio (società libera e gioviale), sonare, re e cantare per non diventar pazzo, come intraviene a tanti, che fisi o attuffati nell' esercizio d'una cosa sola, perdono poi l'ingegno ed il cervello tutto

ad un tratto.

PASTIGLIA.

ride

PASTIGLIE, si chiamano dal volgo quei Pezzi di pane giallo condito che vendesi per le strade di Venezia ad uso della poveraglia; ed è Farina gialla intrisa e mescolata con discreta quantità di zibibbo, cotta in forno e tagliata in pezzi. PASTIZZIERA, s. f. diciamo alla Moglie o Femmina di Pasticciere o Pastelliere, la quale sull' esempio di tante altre voci consimili e cosi formate, potrebbe dirsi Pasticciera o Pastelliera. PATACON.

Chiamasi da noi con questo termine PATACON anche una macchia d' olio o di grasso che sia in un vestito o simile. Italianamente dicesi Frittella. PATAN.

Si dice per agg, a uomo in vece di PATATUCO, V.

PATIETO, add. dimin. di PATio, detto per agg, a uomo nel sign. di Tristanzuolo.

EL XE UN POCO PATIETO, Egli è alquanto sparutino o sparutuzzo o tristanzuolo.

PAVÈRO.

A correzione dell'articolo inserito nel dizionario, si soggiunge, che Questa vo• ce PAVERO non deriva già da PAVÈRA, CO

me credevasi, ma è corrotta dal latino Papyrus, ch'è il Cyperus Papyrus dei Naturalisti, Pianta celebre dell'Egitto e della Sicilia, di cui gli Egiziani,e poi i Greci ed i Romani fecero tanto uso in diverse manifatture, tra le quali servivansi della parte più tenera della radice per lucignoli nelle torce de' funerali. Abbiamo nel Lessico latino del Forcellini a prova di questa verità il seguente passo di Vegezio: Papyrum candelarum purgatam subtiliter carpis, intingis in ovi albu

mento etc.

E siccome la Pianta che noi chiamiamo PAVÈRA, serve a varii di quegli usi a' quali serviva il Papiro, come a fare stuoie, vestire fiaschi, e l'anima tenera della mazza a far lucignoli: così sembra all' Autore che per la stessa ragione sia stata questa pianta detta per analogia. Papyrus, che nella corruzione della lingua latina fu poi detta PAVERA, essendo auche Papyrus di genere femminino. PAVIMENTO, s. m. Pavimento, Parte superiore di palco, dove si cammina. Dicesi anche Strato e Suolo, e secondo la specie Mattonato, Lastricato, Battuto. V. SIOLO.

PAULO, Paolo, Nome proprio di Uomo.

pa.

Paolo, chiamasi poi una Moneta palina d'argento del valore poco più di venti soldi Veneti, che una volta per ragione di confine collo Stato Papale era in corso anche fra noi.

PEATON, 8. m. accr. di PEATA PEATONI chiamavansi Quelle barcacce coperte, con finestre a guisa de' Burchielli, che servivano sotto il Governo Veneto per uso di trasportare il Doge e i Senatori quando recavansi solennemente ad assistere alle sacre funzioni o a visitare alcuna chiesa lontana.

PECHES, s. m. chiamavasi un Vestito da uomo, specie di sopratodos, stato usato ai nostri tempi.

PEDICÈLI, s. m. dicono i Maliscalchi alla Corrosione nella corona del piede che soffre talvolta il Cavallo, dond' esce un sangue sordido e puzzolente. PELADON, add. Lo stesso che PELATON, V. PELAR.

PELARSE, dicono gli idioti per Appellarsi, Ricorrere al Tribunal superiore contro la sentenza d' un inferiore. PELATINA, s. f. Pelatina o Pelarella, detta anche Alopecia o Alopezia e Volpe, Infermità che fa cadere i peli, siccome fa la tigna ed alcun altro malore. PENAZZI, S. m. Bordoni, chiamansi Quelle penne che non del tutto spuntate fuori si scuoprono nella pelle degli uccel li. Quindi FAR I PENAZZI, Mettere i bordoni.

PENDENTE.

I PENDENTI, detto in forza di sust. e scherzevolmente, vale i Testicoli. PEOCHIO.

No GO BISOGNO DEI VOSTRI PEOCHI, si dice talvolta con qualche irritamento e familiarmente, Non ho bisogno de' vo

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PERO.

PERO BRUTO E BON, Pera brutta, buona, così registrato nel Dizionario botanico di Targioni Tozzetti, Frutto di ventre quasi rotondo, di scorza scabra, striata, di colore fosco, di polpa succosa e di sapore soavissimo.

AVER UN PERO MORTO, Maniera di gergo, che vuol dire Avere un rendevos, un appuntamento; e dicesi talora in mala parte. V. RENDEVU.

PEROLO, ed anche PERO LOTO, parlando di ghiaccio, Ghiacciuolo o Diacciuolo, dicesi a quell' Umore che agghiaccia nel grondare. L acqua si congela in cadendo e nelle volte a modo di ghiacciuolo. PERPETUARSE, verbo molto usato nel discorso delle persone colte, Perpetuarsi, e intendiamo più comunemente Continuare senza interruzione, mantenersi nel possesso d'una carica, d'un diritto o di una cosa in somma vantaggiosa a pregiudizio altrui.

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Peso morto dicesi il Solo e semplice peso assoluto, per cui le cose naturalmente premono una sopra l' altra senza forza o movimento-Comprare a peso morto vale Comprar qualche animale da macello - Comprare a peso vivo è il Comprare un animale pesandolo vivo. Peso grosso, diciamo a Quello ch'è ragguagliato a libbra grossa; e Peso sottile a quello ch'è ragguagliato alla libbra sottile. V. LIRA.

PESÒTOLO, s. m. (colla s dolee) Lo stesso che PESÈTO, per Peso leggieri, ma indica gravità minore.

PESÒTOLO, add. Gravicciuolo, Alquanto grave o pesante.

PESTENAGIE, s. f. si chiamano fra noi le Fette di Carota impastellate e fritte nell'olio o nel grasso. Di questa frittura facevasi grande spaccio una volta, specialmente nella quaresima, dai così detti FRITOLINI o sia Venditori di frittelle. Talvolta vendevansi frittelle di mele, ed anche cefali salati fritti ad uso della poveraglia. Furono poi sostituite le frittelle di farina bianca che sussistono; e le altre fritture non sono più di moda. PESTRIN.

ODOR DA PESTRIN, Felore di latte agro, Quel tristo odore che rende il latte cotto e inacidito.

PESTRINÈRA, s. f. dicesi alla Moglie o Femmina di Lattaio, la quale sull'esempio di altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Lattaia. PETAFIA. V. MADAMA PATAFIA. PETIMÈTRE,s.m. Voce derivata dalFranz. Petitmaitre, fatta comune nel nostro parlare, Civettino; Damerino; Zerbino; Ganimede, dicesi a Giovane inclinato a far all'amore, Vanerello e leggicrucolo che sta sulla moda e sull'attillatura--Tulipano o Bellimbusto direbbesi a Uno che ha bella presenza, ma è dappoco--Frinfino e Frinfrino sono voci dello stesso signif.ma antiquate

PETÒ, s. m. Voce fam, come PITOCHEZzo, nel significato di Spilorceria; Taccagneria, Miseria, Avarizia sordida. PETORALI, in forza di sust.chiamansi le Mele e le Pere cotte che si vendono d'inverno in varii luoghi della Città nostra, e specialmente in Piazza, da coloro che gridane PETORALI BONI PER EL PETO.

PEVARELA PIAVOLETO

PEVARÈLA, s. f. T. degli Erbolai, Savoreggia o Santoreggia e Coniella o Peverella, detta ancora Erba acciuga o acciugaia. Erba di buon sapore che nasce in campagna, e si coltiva anche negli orti: i Contadini la usano per condimento della lente e di altri cibi. Dai Sistematici si distingue in Satureia montana e in Satureia hortensis. Nelle epizoozie è usata quest'erba per profumare le stalle. PEVERADA, si dice-ancora per PEVARAᎠᎪ ; V.

PEZZÈTA, s. f. Pezzetta, nel signif. di

Cencio.

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FATURA PIAGIOSA Opera o Fattura noiosa, fastidiosa, tediosa. PIAGNO, s. m. si dice da molti idioti PIAGEZZO, V.

per

SENZ'ANDAR A TOR VOLTA A TANTI PIAGNI, Senza tante involture o andirivieni, cioè Senza tante parole inutili; Senza arzigogoli o ghiribizzi, Senza assottigliarla tanto; Senza tentennare o tentennarla, Senza vacillare o titubare. PIÀSER, v.

PIASE? coll' interrogativo, è voce responsiva di Chi o non ha inteso l'interrogatorio o si senta chiamare; ed è come dicesse, Che cosa vi piace? In che cosa poss'io servirvi? cioè Che volete? I-Franzesi dicono allo stesso modo Plait-il?

PIASE! coll'ammirativo, è anche voce fam. di maraviglia che si dice da molti al vedere o sentire un qualche gran fatto; ed è come dicesse Che cosa mai veggo! Che cosa mai sento! Bagattelle! Zucche fritte!

Queste maniere sono parlate dalla plebe e più dal Contado. PIASTRÈLE.

PIASTABLE, si chiamano Quelle lastrucce quadre di terra cotta inverniciate e talora dipinte, che servono ad abbellire il fondo de'camminetti alla franzese. Non avrei nessuna difficoltà a dir Piastrelle, se non ha di meglio.

PIATO, add. Piatto, Spianato, schiacciato, di forma piana a guisa di piattello.

Dicesi ancora nel sign. di Liscio; Polito; Levigato; Lustrato, Contrario di Ruvido TOLA TUTA PIATA, Tavola tutta liscia o levigata. PIAVOLÈTO, s. m. Fantoccino, Piccolo

PIAVOLEZZO PIGNAT ELA

'fantoccio di centi, che anche dicesi Bamboccino..

PIA VOLEZZO.

PIAVOLEZZO, si dice ancora nel signifcato di PUTBLADA, V. PIA VOLA.

spe

PIAVOLA DA MESTRE, chi amasi'una cie di Bambola che vendesi a Mestre per balocco delle fanciulline. Questo è un pezzo di pasta di farina, mal cotta, rappresentante una bambola, che ha due perlette per occhi, della carta per gonnella, un pezzetto di granata in mano e due anche tre piedi di canna PIAVOLA DA MESTRE si dice poi famil. per mo tteggio a Femmina magra e mal vestita. PIAVOLÈTA, s. f. dimin. di Pravola, V. PICÀGIO, s. m.

PICAGIO DE MEDAGIA CAGIA,

V.

lo stesso che Pr

PICEGHET. m., dimin. di PICEGO,

PICEGHÌN

indicanti un Pizzico piccolissimo di che che sia. Il Dizionario non ha diminutivo di questa voce che indica quantità minutissima di cosa presa colle punta delle dita riunite; e forse sarebbero in questo caso opportune le voci Miccichino; Micolino; Miccino; Pocolino e simili; ma nessuna esprime il nostro PICEGHETO. V. MIGOLIN.

PICEGHIN,

,s. m. o'TRESSETE PICEGHIN anche TRESSETE A TOR SU LA CARTA O TRESSETIN, si chiama una Specie di Tresette che fassi in due, nel quale dopo es sersi distribuite a cadauno dodici carte, le altre sedici che restano nel monte (TxLON) vengono prese una alla volta, direm quasi a spizzico o a spilluzzico: dalla quat maniera è derivato il nome vernacolo PrCEGHIN.

PICOLA, chiamasi nelle osterie di Venezia la Metà della GROSSA, ch'è una misura da vino propria delle sole osterie, differente dalle misure de'Magazzini; e forse è sottinteso LIRA. PICOLOTOLO, add. Piccolo e nell'espressione di questo termine, parlando di persona, intendiamo Più piccolo che mezzano e più alto di Piccolello e Piccoletto, PIE CODOGNI, T. di Mascalcia, Incastellatura, Dolore al piede del Cavallo, cagionato dalla siccità dell' ugna e dei quarti che comprimono le due parti, ed. obbligano spessissimo il cavallo a zoppicare, perchè la forchetta è troppo serrata e non ha la sua estensione naturale. PIGNA.

EL S'HA LAVA EL MUSO CO L'aqua de PIGNA, dice alcuno allusione ad un per avaro.

PIGNA poi come T. agr. significa Barca, Specie di Pagliaio fatto in figura conica attorno ad un palo che i Toscani chiamano Stocco. PIGNATÈLA.

FAR PIGNATELA, dicesì specialmente dalle donne, e più particolarmente dalle greche (superstiziose) 'per Far malie o fattucchierie. V. STRIGARIA.

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PIGNATELA, chiamasi poi cope tamente la Natura femminile.

PIGNOL.

DAR I PIGNOLI, è un gastigo che seleva darsi a' fanciulli in certe scuole basse o villane, facendo loro unire i polpastrelli delle dita e percuotendoli con una striscia di legno o simile. I colpi poi dati sulla palma della mano aperta si dicono SARDELE, V.

PILA.

PILA, detto in T. di gergo, vale Tasca; Saccoccia.

PILO, s. m. detto in T. de' Maniscalchi, Lo stesso che CROSCO, V. PIMPINÈLA, s. f. chiamasi dalle nostre donne, ma specialmente dalle nutrici, un certo giuoco che si fa a' bambini per baloccargli, e fassi girando circolarmente una mano colle dita aperte e canterellando come segue, LA PIMPINÈLA LA PIMPINA, LA VOL BEZZETI NO LA GHE N'HA, UN POCHETO DE PAN, UN POCHETO DE VIN, A STO POVERO FANTOLIN.

PINZO (colla z aspra )

PINZO DEL SACO, V. PELESIN. PIOVA.

PIOVA DA ISTA, Scossa, dicesi a Piog gia di poca durata ma gagliarda. Una scossa delle buone. Si dice anche Nembo, che significa subita o repentina pioggia, che non piglia gran paese, ma si dà per sinonimo di Procella o Turbine. PIOVAN.

DEBOTO VIEN ZO SIOR PIOVAV, detto così per lo scherzo o equivoco della parola, e intendiamo Fra poco piove o E imminente la pioggia.

PIRONARSE, v. Lo stesso che FAR LE PI-
RONAE, V. PIRONADA.
PISSAROLO, s. m.

PISSAROLO MARZO, dicono i Maniscalchi allo Scolo giallo-verdastro ch'esce talvolta dal prepuzio del Cavallo e del Bue. PISSA SANGUE, s. m. Piscia sangue, Malattia conosciuta nel Bue e nella Pecora, e più radamente nel Cavallo, per cui J'animale piscia sangue e talvolta miescolato coll' orina.

PISTOLA.

Go LA MIA PISTOLA CURTA IN SCARSELA, Maniera fam. met, che vale Guarentia; Salvezza; Schermo, Difesa o talvolta Documento decisivo, che potrebbe dirsi Arma difensiya.

PITE, s. m. chiamano a Burano una Gjara o Orcio di terra cotta, il quale murato in un angolo della cucina e sepolto bino alla bocca nella sabbia, tiensi in molte case per custodirvi l'acqua di cui talvolta è gran penuria in quell'isola. Forse è derivata la soce vernacola dal Greco idos, Delium, Urceus: di che si veda il Du-Cange alla voce Pitalfus.

πι

PITER.

PITER, dicesi in gergo anche al Pitale, cioè al Vaso di terra per uso delle necessità corporali.

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VEDER I SORZI IN PIVIAL, V. Veder. PIUMIN

CARNE CHE LB XE UN PIUMIN, Si dice talora famil. di Bella giovane che abbia carnagione morbida, dilicata, liscia, la quale assomiglia alla morbidezza d'un piumino.

PLATEA, s. f. Platea, dicesi La parte più bassa d'un teatro dove stanno gli spetta4ori, quasi Piazza o Cortile del teatro. PODAGRA.

Dicesi familiarmente da noi PODAGRA per agg, ad una donna nel signif. di Pigra; Tarda; Neghittosa; Infingarda. POLANA, s. f. chiamano i nostri Specchiai la Flanella che mettono sotto agli specchi perchè non si guasti la foglia. POLENTA.

POLENTA A LA NICOLOTA, Specie di polenta gialla che usasi a Burano, la quale è condita di mele, zibibbo, mandorle, noci e pinocchi, ed è a quelle parti un cibo squisito, detto altrimenti PATACHÈO, V. POLENTINA.

POLENTINA CALDA O SIOR POLENTINA CALDA, si dice per ischerzo o disprezzo di Giovane pretendente. V. CAGHÈTE. POLIN,

s. m. O CALO POLIN, chiamasi da noi Quel piccolo callo un po' elevato che vien talora ad altrui fra le dita de' piedi, il quale ha nel mezzo una specie di puntina che s'assomiglia ad un pidocchio pollino, donde probabilmente ebbe la sua derivazione il nostro termine vernacolo. Quindi gli potrebbe corrispondere Callo pullino.

POLINÒLA, s. f. chiamano i Veterinarii una Malattia del Bue, che i scientifici definiscono per Premiti all ano con flatulenza. I sintomi di questo male sono Svogliatezza, languidezza nel camminare, mancanza di nutrizione, occhi melanconici; ed è per lo più cagionata da indigestione,

POLIZZIN, s. m. Polizzino e Polizzina dimin. di Polizza; noi però intendiamo col nostro termine Un piccolo biglietto, Una letteruccia. POLTRON

Non sarà discaro d'intendere una più ragionevole derivazione di questa voce, giacchè non sembra a bastanza appagante il motivo di quella che abbiamo accennato nell'opera. Anche negli ultimi secoJi latini v'ebbe de'neghittosi e de'vili che per sottrarsi al servigio militare mutilavansi la mano destra del pollice. Costoro venivano contrassegnati nelle liste di coscrizione dalle parole Pollice truncus, le quali in seguito scritte abbreviatamente o con fretta, ne appariva Pol trun o Poltrun: donde formossi, come sembra evi

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CHIAPAR LA POLVERE, Impolverarsi, Aspergersi di polvere ; intendiamo Quella delle strade nel tempo d'estate - PIBN DE POLVERE, Impolverato, Tutto asperso di polvere Quando usavasi la polvere di cipri, s'intendeva Incipriato. POMOLA, s. f. Lo stesso che PomoLo, parlando di Spilli, V. POMOLO. PONSETI, Voce della plebe, in rece di POLSETI, V. PONTADA.

PONTADA, dicono le nostre donne Più panuilini lordi che s'uniscono con una tirata d'ago per darli alla Lavandaia da mondare. Sembra che la voce conveniente potess' essere Puntata.

PONTADA, si dice ancora da'nostri Tor-, colieri di stamperia a quei tre, quattro ed anche sei fogli uniti che puntano quando sono in bianco, cioè nella prima forma del foglio. PONTINA.

ABITO A PONTINE, si dice Quello d'una donna, il cui lembo sia lavorato o cincischiato a punte, che secondo la moda corrente gli servono d'ornamento. Abito col lembo a punte.

PONTO, s. m. T. de' Legnaiuoli, Dado o Ralla, Pezzo di ferro o di bronzo su cui girano i bilichi degli usci. PONTOLARSE, v. Puntellarsi, cioè Sestenersi, ma più intendiam noi col nostro termine l'Appoggiarsi che fa alcuno talvolta ad una persona per sostenersi. CARA BLA LA LASSA CHE ME PONTOLA, Mi permetta d'appoggiarmi, di soste-.

nermi.

POPIER, s. Voce di s. m. dei Barcagergo juoli, detta per agg. a uomo nel sign, di Sodomito. PORCARIA.

di

PORCARIA, si dice ancora fam. nel sign. di Cibo nocivo o indigestibile, qualità pessima, come sono alcune carni

e le frutte non mature. PORCHETO.

TOR SU EL PORCHETO, modo fam. e met. significa Andare col peggio o colle peg gio, ehe vale Rimanere al di sotto. La nostra locuzione è tratta da Chi nelle regate guadagna l'ultimo premio, ch'è quel lo d'un porcellino. Potrebbesi anche dire Andare a capo rotto e Andare o Rima nere col capo rotto. PORÈTI,

s. m. dicono i Maliscalchi a cer te Esulcerazioni delle gambe posteriori. che soffre il Cavallo tra il cannone e la pasturale della parte di dietro, donde geme un umor putrido giallognolo, che in seguito si fa fetente. PORTA.

PORTA DE LA CARTA, V. CARTA. PORTELA.

PORTELA DEL CONFESSO, V. CONFESSO,

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