Immagini della pagina
PDF
ePub

di contado, dove i spettatori ed i compagni fossero gente ignobile.

[ocr errors]

X. Disse allor il signor GASPARO PALLAVICINO: Nel paese nostro di Lombardia non s' hanno questi rispetti; anzi molti gentiluomini giovani trovansi, che le feste ballano tutto 'l di nel sole coi villani, e con essi giocano a lanciar la barra, lottare, correre e saltare: ed io non credo che sia male, perchė ivi non si fa paragone della nobilità, ma della forza e destrezza, nelle quai cose spesso gli uomini di villa non vaglion meno che i nobili; e par che quella domestichezza abbia in sè una certa liberalità amabile. — Quel ballar nel sole, rispose messer FEDERICO, a me non piace per modo alcuno, ně so che guadagno vi si trovi. Ma chi vuol pur lottar, correr e saltar coi villani, dee, al parer mio, farlo in modo di provarsi, e, come si suol dir, per gentilezza, non per contender con loro; e dee l'uomo esser quasi sicuro di vincere: altramente non vi si metta; perchè sta troppo male e troppo è brutta cosa e fuor della dignità vedere un gentiluomo vinto da un villano, e massimamente alla lotta: però credo io che sia ben astenersene, almeno in presenza di molti, perchè il guadagno nel vincere è pochissimo, e la perdita nell'esser vinto è grandissima. Fassi ancor il gioco della palla quasi sempre in publico; ed è uno di que' spettacoli, a cui la moltitudine apporta assai ornamento. Voglio adunque che questo e tutti gli altri, dall' armeggiar in fuora, faccia il nostro Cortegiano come cosa che sua professione non sia, e di che mostri non cercar o aspettar laude alcuna, nè si conosca che molto studio o tempo vi metta, avvenga che eccellentemente lo faccia; nè sia come alcuni che si dilettano di musica, e parlando con chi si sia, sempre che si fa qualche pausa nei ragionamenti, cominciano sotto voce a cantare; altri, camminando per le strade e per le chiese vanno sempre ballando; altri, incontrandosi in piazza o dove si sia con qualche amico, si metton subito in atto di giocar di spada o di lottare, secondo che più si dilettano. — Quivi disse messer CESARE GONZAGA: Meglio fa un cardinale giovane che avemo in Roma, il qual, perchè si sente ajutante della persona, conduce tutti quelli che lo vanno a visitare, ancorchè mai più non gli abbia ve

duti, in un suo giardino, ed invitagli con grandissima instanza a spogliarsi in giuppone e giocar seco a saltare.

XI. Rise messer FEDERICO; poi soggiunse: Sono alcuni altri esercizii, che far si possono nel publico e nel privato, come è il danzare; ed a questo estimo io che debba aver rispetto il Cortegiano: perchè danzando in presenza di molti ed in loco pieno di popolo parmi che si gli convenga servare una certa dignità, temperata però con leggiadra ed aerosa dolcezza di movimenti; e benchè si senta leggierissimo, e che abbia tempo e misura assai, non entri in quelle prestezze dei piedi e duplicati rebattimenti, i quali veggiamo che nel nostro Barletta stanno benissimo, e forse in un gentiluomo sariano poco convenienti: benchè in camera privatamente, come or noi ci troviamo, penso che licito gli sia e questo, e ballar moresche e brandi; ma in publico non così, fuorchè travestito, e benchè fosse di modo che ciascun lo conoscesse, non da noja; anzi per mostrarsi in tai cose nei spettacoli publici, con arme e senza arme, non è miglior via di quella; perchè lo esser travestito porta seco una certa libertà e licenza, la quale tra l'altre cose fa che l' uomo può pigliare forma di quello in che si sente valere, ed usar diligenza ed attilatura circa la principal intenzione della cosa in che mostrar si vuole, ed una certa sprezzatura circa quello che non importa, il che accresce molto la grazia: come saria vestirsi un giovane da vecchio, ben però con abito disciolto, per potersi mostrare nella gagliardia; un cavaliero in forma di pastor selvatico o altro tale abito, ma con perfetto cavallo, e leggiadramente acconcio secondo quella intenzione: perchè subito l'animo de' circostanti corre ad imaginar quello che agli occhi al primo aspetto s' appresenta ; e vedendo poi riuscir molto maggior cosa che non prometteva quell'abito, si diletta e piglia piacere.

Però ad un principe in tai giochi e spettacoli, ove intervenga fizione di falsi visaggi, non si converria il voler mantener la persona del principe proprio, perchè quel piacere che dalla novità viene ai spettatori mancheria in gran parte, che ad alcuno non è nuovo che il principe sia il principe; ed esso, sapendosi che, oltre allo esser principe, vuol aver an

cor forma di principe, perde la libertà di far tutte quelle cose che sono fuor della dignità di principe; e se in questi giochi fosse contenzione alcuna, massimamente con arme, poria ancor far credere di voler tener la persona di principe per non esser battuto, ma riguardato dagli altri; oltra che, facendo nei giochi quel medesimo che dee far da dovero quando fosse bisogno, levaria l'autorità al vero, e pareria quasi che ancor quello fosse gioco: ma in tal caso, spogliandosi il principe la persona di principe, e mescolandosi egualmente con i minori di sè, ben però di modo che possa esser conosciuto, col rifiutar la grandezza piglia un' altra maggior grandezza, che è il voler avanzar gli altri non d'autorità ma di virtù, e mostrar che 'l valor șuo non è accresciuto dallo esser principe.

XII. Dico adunque che 'l Cortegiano dee in questi spettacoli d'arme aver la medesima avvertenza, secondo il grado suo. Nel volteggiar poi a cavallo, lottar, correr e saltare, piacemi molto fuggir la moltitudine della plebe, o almeno lasciarsi veder rarissime volte; perchè non è al mondo cosa tanto eccellente, della quale gli ignoranti non si sazieno, e non tengan poco conto, vedendola spesso. Il medesimo giudico della musica: però non voglio che 'l nostro Cortegiano faccia come molti, che subito che son giunti ove che sia, e alla presenza ancor di signori de' quali non abbiano notizia alcuna, senza lasciarsi molto pregare, si mettono a far ciò che sanno, e spesso ancor quel che non sanno; di modo che par che solamente per quello effetto siano andati a farsi vedere, e che quella sia la loro principal professione. Venga adunque il Cortegiano a far musica, come a cosa per passar tempo, e quasi sforzato, e non in presenza di gente ignobile, nè di gran moltitudine; e benchè sappia ed intenda ciò che fa, in questo ancor voglio che dissimuli il studio e la fatica che è necessaria in tutte le cose che si hanno a far bene, e mostri estimar poco in sè stesso questa condizione, ma, col farla eccellentemente, la faccia estimar assai dagli altri.

XIII. Allor il signor GASPAR PALLAVICINO, molte sorti di musica, disse, si trovan, così di voci vive, come d' instrumenti: però a me piacerebbe intender qual sia la miglior tra tutte, ed a che tempo debba il Cortegiano operarla. Bella

musica, rispose messer FEDERICO, parmi il cantar bene a libro sicuramente e con bella maniera; ma ancor molto più il cantare alla viola, perchè tutta la dolcezza consiste quasi in un solo, e con molto maggior attenzion si nota ed intende il bel modo e l'aria non essendo occupate le orecchie in più che in una sol voce, e meglio ancor vi si discerne ogni piccolo errore; il che non accade cantando in compagnia, perchè l' uno ajuta l'altro. Ma sopra tutto parmi gratissimo il cantare alla viola per recitare; il che tanto di venustà ed efficacia aggiunge alle parole, che è gran maraviglia. Sono ancor armoniosi tutti gli instrumenti da tasti, perchè hanno le consonanze molto perfette, e con facilità vi si possono far molte cose che empiono l'animo della musical dolcezza. E non meno diletta la musica delle quattro viole da arco, la qual è soavissima ed artificiosa. Då ornamento e grazia assai la voce umana a tutti questi instrumenti, de' quali voglio che al nostro Cortegian basti aver notizia: e quanto più però in essi sarà eccellente, tanto sarà meglio; senza impacciarsi molto di quelli che Minerva rifiutò ad Alcibiade, perchè pare che abbiano del schifo. Il tempo poi nel quale usar si possono queste sorti di musica estimo io che sia, sempre che l'uomo si trova in una domestica e cara compagnia, quando altre faccende non vi sono; ma sopra tutto conviensi in presenza di donne, perchè quegli aspetti indolciscono gli animi di chi ode, e più i fanno penetrabili dalla soavità della musica, e ancor svegliano i spiriti di chi la fa: piacemi ben, come ancor ho detto, che si fugga la moltitudine, e massimamente degl' ignobili. Ma il condimento del tutto bisogna che sia la discrezione: perchè in effetto saria impossibile imaginar tutti i casi che occorrono; e se il Cortegiano sarà giusto giudice di sè stesso, s'accommoderà bene ai tempi, e conoscerà quando gli animi degli auditori saranno disposti ad udire, e quando no; conoscerà l' età sua: chè in vero non si conviene e dispare assai vedere un uomo di qualche grado, vecchio, canuto e senza denti, pien di rughe, con una viola in braccio sonando, cantare in mezzo d'una compagnia di donne, avvenga ancor che mediocremente lo facesse: e questo, perchè il più delle volte cantando si dicon parole amo

rose, e ne' vecchi l'amor è cosa ridicola; benchè qualche volta paja che egli si diletti, tra gli altri suoi miracoli, d'accendere in dispetto degli anni i cori agghiacciati.

XIV. Rispose allora il MAGNIFICO: Non private, messer Federico, i poveri vecchi di questo piacere; perchè io già ho conosciuti uomini di tempo, che hanno voci perfettissime, e mani dispostissime agl'instrumenti, molto più che alcuni giovani. Non voglio, disse messer FEDERICO, privare i vecchi di questo piacere, ma voglio ben privar voi e queste donne del ridervi di quella inezia; e se vorranno i vecchi cantare alla viola, faccianlo in secreto, e solamente per levarsi dell'animo que' travagliosi pensieri e gravi molestie di che la vita nostra è piena, e per gustar quella divinità ch'io credo che nella musica sentivano Pitagora e Socrate. E se bene non la eserciteranno, per aver fattone già nell'animo un certo abito la gustaran molto più udendola, che chi non avesse cognizione: perchè, si come spesso le braccia d'un fabro, debile nel resto, per esser più esercitate sono più gagliarde che quelle d'un altro uomo robusto, ma non assueto a faticar le braccia, cosi le orecchie esercitate nell'armonia molto meglio e più presto la discerneno, e con molto maggior piacer la giudicano, che l'altre, per buone ed acute che siano, non essendo versate nelle varietà delle consonanze musicali; perchè quelle modulazioni non entrano, ma senza lasciare gusto di sè via trapassano da canto all' orecchie non assuele d'udirle avvenga che insino alle fiere sentano qualche dilettazion della melodia. Questo è adunque il piacer, che si conviene ai vecchi pigliare della musica. Il medesimo dico del danzare; perchè in vero questi esercizii si deono lasciare prima che dalla età siamo sforzati a nostro dispetto lasciargli. Meglio è adunque, rispose quivi il signor MORELLO quasi adirato, escludere tutti i vecchi, e dir che solamente i giovani abbiam da esser chiamati Cortegiani. Rise allor messer FEDERICO, e disse: Vedete voi, signor Morello, che quelli che amano queste cose, se non son giovani, si studiano d' apparere; e però si tingono i capelli, e fannosi la barba due volte la settimana: e ciò procede, che la natura tacitamente loro dice, che tali cose non si convengono se non

« IndietroContinua »