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VITA

DI

TORQUATO TASSO

ESTRATTA DAGLI ELOGJ
DI LORENZO CRASSO

Le contese della nascita di Torquato Tasse sono state si grandi, che, più che ad indagare il vero, han servito di mantenimento all' ostinazione, fatalità forse dell' Italia, ch' ereditando dalla Grecia le Scienze, ereditò anche d'un altro Omero le contese de' natali. E quantunque Torquato in più luoghi delle sue Opere chiamossi Napoletano, e io, come di patria,possa valermi di così bella testimonianza, con tutto ciò non debbo questo affermare, sapendo bene, che non meno coloro, che nascono nella Città di Napoli, che negli altri luoghi, e città del Regno, Napoletani s'appellano. Da Bernardo Tasso di Bergamo chiarissimo poeta, e da Porzia Rossi, l'uno, e l'altra di nobilissima famiglia, a' dieci d'aprile 1544. nacque Torquato Tasso in Sorrento, Città deliziosa per l'odorifere onde del mare, e per le fruttifere sue colline, da Napoli diciotto miglia lontana. Fin da' primi anni delineata osservavasi nel suo volto una serietà cinta d'una mestissima pallidezza. Avendo appresa dopo la

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Grammatica la Rettorica, e la Poetica, fu dall'accorto genitore mandato allo Studio di Padova, acciocchè approfittandosi nelle Leggi divenisse il sostegno della sua Casa, pur troppo avvezza da molti anni a sofferire le fierissime scosse dell'implacabile Fortuna.Ma conoscendosi Torquato fornito d'animo ripugnante alla professione Legale, benchè temesse, e venerasse il padre, pieno di poetici entusiasmi altre leggi non imparò, che le canore leggi d'un armonioso componimento.Non ancor giunto all'anno decim'ottavo fe' comparire del suo amenissimo ingegno il primo fiore, stampando il Rinaldo, poema, il quale agiudizio degl'intendenti superò non solamen te l'età incapace di formar così regolata composizione, ma di molti rinomati Poeti avan zò la gloria. Per la morte de' genitori, da Padova, dove studiato aveva la Filosofia, e l'altre Scienze, si conferì a Bologna, prevenuto però in ogni luogo dalla sua fama, e ivi trovò ricovero in casa di Monsignor Cesis, poscia Cardinale.Invaghito del Tasso il Principe Cardinal d'Este, Mecenate de' virtuosi, chiamollo a Ferrara, conducendolo sempre seco, recandosi a somma grandezza d'aver alla sua Corte un Poeta di tanta estimazione, che dal Cristianissimo Re di Francia veniva onorato col titolo di Grande. Con questa occasione entrò nella grazia di tutta la Casa Estense protettrice delle lettere, e prinpalmene di Alfonso Duca di Ferrara, nella di cui fiorilissima Corte ebbe agio Torquato

di dar l' ultimo compimento al suo poema eroico intitolato la Gerusalemme liberata, che da molti e molti anni cominciato aveva. Questo è quel poema, il quale perfettissimamen te composto ha dato a divedere, che Omero nella lingua Greca, Virgilio nella lingua Latina superiori non sono a così bella composizione nell' Italico idioma composta per la sceltezza delle parole, per l'altezza dello stile, e per la nobiltà della frase, per la propor zione delle metafore, per l'armonia del metro, per l'elezione del soggetto, per la perfezione dell'arte, ammirandosi nella struttura di sì grand' Opera le Scienze lutte; onde con ragio ne dal dottissimo Paolo Beni venne celebrata sopra tutti gli altri Poemi nel libro della Comparazione di Omero, di Virgilio, e det Tasso, avendo della Gerusalemme liberata commentati i primi dieci Canti, perchè più chiaramente apparissero di questo singolar Poeta la dottrina, e l'arte. Ma con tutto ciò contro a così lucidissimo Sole dell'eroica poesia non mancarono d'insorgere ombre caligi nose per ecclissarlo. Era nella Città di Firenze famosissima l'Accademia della Crusca, la quale, o che nutrisse ancor lo sdegno conceputo verso il Tasso, o che improporzio nate stimasse le lodi attribuite al Poema, fabbricò centro a detto Poema una rigorosa censura, che uscita alla pubblica luce, quantun que gli Autori di essa per letterati li giudi casse il mondo, non però volle alienarsi dal la pristina opinione, anzi al Tasso serve

d'accrescimento di gloria. Ma a Torquato di genio malinconico accrebbe la detta censura non ordinaria bile, e impaziente d'ogni dimora diedesi a formar la risposta alla Crusca, e a rifar il Poema col novello titolo di Gerusalemme conquistata; errore veracemente grande, nato da un grand'uomo, e da' Letterati tutti ripreso, solo difendendolo l'oppressione da tempo in tempo della sua naturale malinconia, la quale crescendo con gli anni era divenuta un'evidentissima fatuita. Mentre dunque Torquato dimorava in Ferrara nella splendidissima Corte del Duca Alfonso con ogni estimazione, di nuovo si vide assalito dalla sua solita atrabile, e come lontano da' retti sensi miravasi operare, ora qual fuggitivo andando ramingo con mutazione d' abito, e di nome, ora qual timido agnello ritornato all'ovile, solamente costante nell' incostanza delle sue azioni. Non mancò in tanti discorsi d'eruditi ingegni chi assegnasse per cagion di quella pazzia l'altissime fiamme d' un impossibile amore internamente racchiuse col predominio pell'innata malinconia. A fatto così compassionevole cercando dar soccorso il prudentissimo Duca procurò di racchiuderlo in luogo di sicurezza, nella qual custodia, ancorchè dimorato vi fosse buono spazio di tempo, indarno forse avrebbe la pristina libertà ottenuto, se dal pietoso zelo, e dalla sviscerata amicizia dell' Abate Angelo Grillo Benedettino, poeta anch'egli di nobil grido, non fossero procurate appresso il Duca

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